La farraginosità dell’apparato normativo di ogni ordine e grado del Bel Paese è un dato che possiamo dare tranquillamente per acquisito. Alla sua semplificazione è impegnato l’alacre Calderoli. Si tratta di un’impresa titanica alla quale va la riconoscenza di tutti. Quale segno tangibile di apprezzamento per i suoi meritori sforzi, viene qui offerto un piccolo contributo che trae spunto dalla seguente domanda: le norme che non verranno eliminate dal machete di Calderoli si capiscono? Hanno senso compiuto? Sono scritte in una lingua intellegibile? Un piccolo esperimento ci permette di dubitarne.
Il recente codice del consumo si propone l'ambizioso compito di salvaguardare il consumatore che incappa nei callidi stratagemmi orditi da perfidi venditori (il professionista nel linguaggio del codice). All'articolo 24 si spiega cosa è una pratica commerciale aggressiva (PCA).
È considerata aggressiva una pratica commerciale che, nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, mediante molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica o indebito condizionamento, limita o è idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto e, pertanto, lo induce o è idonea ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.
Un solo periodo di 74 parole, con 6 virgole distribuite con studiata fantasia.
Se il professionista di buona volontà cerca di evitare una PCA si domanderà cosa significa. Quindi inizierà a leggere con attenzione il testo, separando logicamente le proposizioni che vi sono contenute.
E' considerata aggressiva una pratica commerciale che nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso,
Ohibò! Questo significa che se il professionista vuol sapere quando è che rischia di mettere in atto una PCA la risposta è: dipende.
mediante molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica o indebito condizionamento,
Questo significa che se il professionista vuol sapere in che modo si può commettere una PCA, ovviamente per starne alla larga, la risposta è: con qualunque mezzo gli capiti fra le mani. Se però pensa di farla franca, costringendo qualcuno a colpi di mazza ferrata ad acquistare un mobile per la cucina, contando sul fatto che con la mazza ferrata non si esercita né molestia né coercizione, ebbene no, questo disdicevole comportamento è una PCA. Del pari, se l’acquirente ancora non si decide a portarsi a casa l’asciugacapelli color malva talpa che da mezz'ora gli viene tenacemente proposto, il professionista non può impunemente avvicinarsi alla sua fiammante auto nuova, facendogli immaginare quale sarà il prossimo uso dell’acuminato punteruolo con il quale sta giocherellando: anche quest’altro disdicevole comportamento è una PCA.
limita o è idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamentodel consumatore medio in relazione al prodotto
Questo significa che se il professionista si interroga su quali effetti vengono presi in considerazione dalla norma, per stabilire se il malcapitato è vittima di una PCA, la risposta è: praticamente tutti. L’approccio universale qui raggiunge altezze vertiginose. Una PCA limita sia in astratto sia in concreto, e quindi sempre, tanto la libertà di scelta che quella di comportamento. E tuttavia per evitare l'abisso nel quale il professionista si sente sprofondare, si butta là, con abile understatement, un avverbio – considerevolmente - che ridà al fenomeno una dimensione molto discrezionale, ma fortunatamente anche molto umana. Dopodiché, con solo 6 parole, “consumatore medio in relazione al prodotto”,si introduce un contenitore semantico di straordinaria potenza espressiva e concettuale che ha l’indubbio vantaggio di potersi applicare tanto ai servizi funebri come ai taglierini per le unghie, e tuttavia sprovvisto del più elementare contenuto operativo. O peggio - oppure meglio, dipende dalle preferenze specialmente se uno fa l'avvocato – trattandosi di criterio totalmente indeterminato si consente, ancora una volta, il massimo della discrezionalità a chi è chiamato a darle contenuto concreto, e si lascia nel massimo dell'incertezza chi intendesse ottenere dei lumi su quello che può o non può fare. E per finire
e, pertanto, lo induce o è idonea ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.
Questa é l'apoteosi della visione universale. Il consumatore medio di cui sopra, quello desideroso di un asciugacapelli medio, avrebbe voluto comperarne uno di un colore medio (verde? celeste? chissà?), ad un prezzo medio e così via mediando. Forse avrebbe voluto comprare degli straccali, e invece si é portato via l'asciugacapelli. Forse voleva fare solo il filo alla prosperosa commessa che ha intravisto dalla vetrina, o forse voleva fare solo due chiacchiere. Chissà.
Le leggi non vanno scritte in questo modo insensato e ridicolo. Il primo passo per farle rispettare consiste nello scriverle in modo comprensibile. Calderoli fa bene a usare il machete per disboscare l'impenetrabile boscaglia di leggi che ci affligge, ma non deve dimenticarsi di impartire precise istruzioni di chiarezza e semplicità a chi quelle leggi le scrive. In proposito gli suggeriamo di rendere obbligatorie le sette regole che Mark Twain consigliava agli scrittori, ma che valgono anche per i drafters delle leggi:
1. Dì quello che vuoi dire senza girarci intorno
2. Usa le parole giuste e non un loro parente prossimo
3. Non usare più parole del necessario
4. Non omettere i particolari importanti
5. Evita la sciatteria
6. Fai buon uso della grammatica
7. Usa uno stile semplice ed immediato.
Quest'articolo della legge le viola tutte e 7. Provare per credere. L'esercizio può essere ripetuto, con analoghi risultati, molte altre volte, c'é solo l'imbarazzo della scelta. Sarebbe ora di cominciare a seguire Mark Twain.
Proviamo il gioco: chi semplifica di piu' senza cambiare "considerevolmente" la legge.
L'eliminazione di "decisione di natura commerciale", con "decisione" senza aggettivi o altre definizioni mi piace assai.
Si parte considerando "una pratica commerciale" e "il consumatore", ma la "decisione" del consumatore non é limitata all'ambito commerciale e si potrebbe quindi estendere all'ambito elettorale (Tv commerciale => spot elettorale e simili => consumatore/elettore => decisione/voto che non avrebbe altrimenti preso).
Però dubito che Calderoli approverebbe: troppo semplice.