In questi tempi, nella stampa amerikana come in quella italiana si discute naturalmente molto di indebitamento. Sul New York Times sono apparsi vari articoli sull'argomento che ho pensato di discutere, perché particolarmente fastidiosi (ho già parlato del tema in passato, qui; forse mi ripeto un po' ma mi pare un tema importante).
Articoli fastidiosi per due ragioni. Primo perché sta prendendo piede, in modo un po' strisciante e senza discussione esplicita, l'idea che chi perde/ha perso/perderà dalla crisi dei mutui è il debitore. Può anche darsi che sia vero, i costi psicologici di lasciare la propria abitazione possono anche essere elevatissimi. Però non dimentichiamo l'aspetto fondamentale, l'unico diretto e misurabile: un mucchio di gente ha preso a prestito, si è comprata delle cose (tipicamente beni durevoli) e non ha ripagato/non sta ripagando. In tali circostanze, sarà ben il prestatore e non il debitore che perde, o no? Discutiamo pure dei costi psicologici, ma come si fa a dare per scontato che "il cattivo" sia il prestatore? Sarà anche che il prestatore è una banca (ma chi glieli ha dati i soldi alla banca?) e il debitore una povera persona con nome, cognome, e figli a carico.... ma è troppo chiedere un po' di analisi oltre alle emozioni ed alla simpatia per gli indebitati?
L'articolo più fastidioso è quello di Paul Krugman (più fastidioso perché PK capisce, eccome se capisce). Traduco da Banks Gone Wild, 23 Novembre, 2007:
Le perdite sofferte dagli azionisti di Merrill, Citigroup, Bear Stearns e così via sono il minimo. Molto più importanti in termini umani sono le centinaia di migliaia, se non i milioni di famiglie americane allettate da contratti di mutuo che non capivano, che ora vedono le rate del mutuo salire, e in molti casi, perdono le proprie case a causa degli alti tassi di interesse.
Perché mai le perdite degli azionisti delle banche e degli intermediari finanziari sono il minimo? Hanno fatto investimenti errati o ed ora pagano; nulla di male in questo. Ma così è per coloro che si sono indebitati. Perché per gli azionisti delle banche e degli intermediari finanziari non si può usare la stessa scusa, che "non capivano." Poverini credevano di comperare titoli di stato! Poco credibile? Ma perché chi ha finanziato l'acquisto della casa con dei mutui a tassi variabili non capiva? Credevano che i mutui fossero a tasso fisso? Hanno acceso mutui strani, mutui che richiedevano rate minime nei primi anni e che poi salivano rapidamente. Ma siamo sicuri che questa fosse una strategia dovuta solo al fatto che la gente non capiva? Ripensiamoci un attimo: hanno acquistato case a prezzi elevati senza sapere bene se i prezzi fossero eccessivi (tutti urlavano da anni alla "bolla immobiliare", PK compreso) e hanno acceso mutui che permettavano loro di aspettare e vedere prima di cominciare a ripagare il capitale preso a prestito. (Hanno visto, adesso, e rifilano le case sopravvalutate alle banche).
Non sto certo argomentando che sia così per tutti, molti hanno comprato case sopravvalutate e ci hanno perso un mucchio di soldi. Ma come è possibile argomentare che i debitori non capivano sulla base di quello che hanno fatto? Possono anche averci perso, succede nei mercati finanziari, ma non pare proprio abbiano fatto scelte irrazionali ex ante. Le banche e i propri azionisti sì che ci hanno perso, ma questa è un'altra storia e non gliene frega niente a nessuno delle banche e degli azionisti.
Altro esempio di articolo fastidioso è di Bob Herbert (lui però è noto per gli articoli strappalacrime e per .... diciamo così, la non eccessiva capacità di analisi; quindi infastidisce un po' meno). Traduco da Lost in a Flood of Debt, 24 Novembre, 2007:
Dopo aver pagato religiosamente le rate del mutuo per decenni, la signora Levey e suo marito, Dan, furono convinti a fare un nuovo debito, apparentemente per consolidare il debito precedente, nel 2002. Fu come buttarsi nelle sabbie mobili. Dan era seriamente malato in quel periodo e morì due anni dopo. Ancora oggi la signora Levey non capisce quale contratto lei e suo marito, sposato più di 50 anni prima, hanno firmato. I termini del contratto è come fossero scritti in Sanscrito. Ma lei ha provato a continuare i pagamenti. Così ha estinto i propri risparmi. Ha perso l'auto. Ha smesso di comprare vestiti e si è messa a risparmiare nel cibo. Ma non c'era modo di continuare a pagare.
Migliaia di poveri come la signora Levey, che hanno lavorato anni per comprarsi casa, sono stati massacrati, distrutti. I banchieri più disonesti, ce n'erano molti, li hanno affascinati convincendoli a firmare contratti con l'obiettivo di impadronirsi di tutto ciò che essi possedevano.
L'avevo detto che era strappalacrime, BH. Dopo avere pianto, uno si chiede: ma i soldi ottenuti dal nuovo debito nel 2002, dove sono finiti? O la casa non era poi stata pagata in passato, oppure quei soldi da qualche parte devono essere finiti.
Insomma, il punto, per un economista è abbastanza semplice: in una economia competitiva (ed è difficile sostenere che il mercato finanziario amerikano non lo sia) se il debitore riceve 100 dollari oggi e li ripaga nei prossimi 20/30/40 anni, il valore attualizzato delle rate di ripagamento del debito nel futuro è uguale a 100 dollari. I tassi (plurale, perché variano nel tempo) a cui le rate sono attualizzate sono cosa complessa, dipendono dal rischio dovuto alla variabilità dei tassi di interesse e da vari altri fattori macroeconomici. Gli economisti finanziari passano il loro tempo a calcolarli, questi tassi, sono quelli a cui ogni operazione finanziaria viene valutata. Bene, per argomentare che i banchieri si sono comportati in modo disonesto, bisogna argomentare che i contratti di mutuo che hanno fatto firmare ai debitori erano tali che il valore attualizzato delle rate di ripagamento del debito nel futuro era superiore al mutuo stesso, al momento in cui il mutuo è stato contratto. Io non ho visto nessun calcolo (BH no, ma PK questi calcoli li sa fare) che lo dimostri. Devo anche dire che in assenza di questi calcoli io non ci credo che, complessivamente, i mutui avessero valore attualizzato delle rate di ripagamento del debito nel futuro superiore al mutuo stesso; non ci credo perché ciò non è sostenibile in un mercato competitivo. Si noti che non è necessario che i debitori sappiano fare i calcoli del valore attualizzato, basta che possano scegliere in che banca andare a fare il mutuo; questo è il bello dei mercati competitivi. Ma questa è mia credenza personale, se così la volete chiamare.
Un altro esempio: per cambiare qualcuno che pensa che i debitori sono ancora più irrazionali - perché sì, tutto qui è una applicazione libera, leggera, e selettiva dell'economia comportamentale che già ha i suoi problemi quando è usata più o meno a proposito.... Non solo firmano contratti di mutuo in Sanscrito che non capiscono, ma lo fanno con ogni sorta di debito, e per ragioni assurde, come comprarsi la bella televisione a schermo piatto. All'autore pare ovvio che la televisione a schermo piatto sia cosa da ricchi davanti a cui i poveri devono sbavare in religioso silenzio; magari la rubassero, potremmo capire, ma indebitarsi per comprarla proprio no. In Trying to Guess What Happens Next, 25 Novembre 2007, Peter Goodman dice:
Le imprese stanno tagliando drasticamente le previsioni di profitto perché si sta facendo avanti l'idea che i consumatori americani sono troppo indebitati per comprarsi il nuovo televisore a schermo piatto.
[...] la maggior fonte di instabilità economica è la dipendenza malata [del sistema economico] dalla disponibilità dei consumatori americani a continuare a comprare prodotti nonostante il debito cresca continuamente.
E infine la cosa che mi fa più arrabbiare: sia in Paul Krugman che in Bob Herbert, appare la stessa parola, ripetutamente, in riferimento alle motivazioni delle banche: greed, cupidigia. Non profits, profitti, ma cupidigia. Che differenza fa? Beh, la differenza è etica. A parte per un paio di marxisti che si aggirano confusi per l'Europa (e l'Italia in particolare), la parola profitti non ha più connotazione negativa, ma cupidigia si. Cupidigia ha connotazione etica molto negativa.
La parola profitto fa pensare a Gianni Agnelli . La parola cupidigia fa pensare a un personaggio di Grosz . A me questa pare basso esercizio retorico.
Ottimo articolo, condivido al 99%. L'1% di disaccordo riguarda l'associazione della parola profitto a Gianni Agnelli. Il termine lo associo assai più facilmente a qualche imprenditore vero (e attuale difensore delle sue rendite monopolistiche), tipo Bill Gates.
Il termine 'Gianni Agnelli' lo associo molto più facilmente a 'sussidi statali', 'protezionismo' e, orrore degli orrori, 'Juventus'.
Vabbe', vabbe', riferend ad Agnelli mica intendevo "profitti buoni", ma profitti. "Greed" e' ancora peggio dei "profitti cattivi" di Agnelli. Certo, la connotazione etica della Juventus e' peggio di quella della parola "greed". In questo senso, ho sbagliato esempio.