Letture per il fine settimana, 02-01-2010

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Nella prima puntata del 2010 suggeriamo: microcredito, stato della socialdemocrazia, il monopolio google, produzione industriale in tempi di crisi, indipendenza della stampa.

Buona lettura e buon fine settimana.

  • Questo blog post del Center For Global Development (in inglese) spiega come opera Kiva, uno dei principali siti di microfinanza diretto ai paesi in via di sviluppo. Il microcredito online non avviene come molti pensano avvenga.
  • Tony Judt su quel che resta della socialdemocrazia. La rivista Critica Sociale (che, a quanto pare, esiste ancora) pubblica la traduzione di una conferenza tenuta da Tony Judt e originariamente pubblicata sulla New York Review of Books. Judt è un importante studioso di storia contemporanea. Agli albori, ma proprio agli albori, di nFA Alberto ha recensito un suo libro sulla storia europea post 1945 (il libro è ora stato tradotto in italiano). Il libro era ben fatto, ma in tutta onestà il saggio è di qualità inferiore; ci pare infatti che ignori completamente il problema della crescita del costo del welfare state nell'arco del dopoguerra e dei problemi che questo ha causato. Resta comunque una buona esposizione del punto di vista socialdemocratico almeno nei paesi di lingua inglese.
  • Un commento del New York Times (in inglese) sul crescente potere monopolistico di Google nel campo pubblicitario e altrove. L'autore propone di imporre legislativamente una "search neutrality", che imponga ai motori di ricerca di non usare criteri preferenziali per classificare i risultati delle ricerche. A parte il fatto che non è chiaro come operativamente questo possa essere fatto, continuiamo a non capire (come per la net neutrality) quali siano le barriere all'entrata che ostacolano l'ingresso di motori di ricerca migliori. Solo la presenza di barriere all'entrata di questo tipo giustificherebbe l'intervento legislativo.
  • Mario Seminerio su epistemes segnala un articolo di Bugamelli, Cristadoro e Zevi sul calo della produzione industriale italiana durante la crisi attuale. L'articolo dei tre ricercatori di bankitalia presenta un'analisi micro e macroeconomica dai toni piuttosto preoccupanti.
  • L'effetto della pubblicità sulla copertura delle notizie. Marco Gambaro, dell'Università di Milano e Riccardo Puglisi dell'Università di Pavia (full disclosure: Marco è un amico che ha partecipato alle giornate nFAdi Firenze nel luglio scorso) si sono posti la seguente domanda: se un'azienda compra pubblicità su un quotidiano, come cambia l'atteggiamento del quotidiano nei confronti dell'azienda? I loro risultati sono riassunti nel sommario del paper:

    Controlling for newspaper and company fixed effects, we show that newspaper coverage of a given company is positively related with the amount of ads purchased on that newspaper by that company. We also find that coverage of a company is higher the day after a press release, but especially so on newspapers where more ads are purchased.

  • Oscar Giannino sui premi del Sole 24 Ore (vedere qui). Sempre sul tema dell'indipendenza della stampa, dopo il ponderoso paper la fulminante frecciata. ''C’è una certa differenza tra chi può andare a tappeto e chi tappeto si fa. Noi siamo della prima specie, a me è capitato tante volte e l’essenziale è ritirarsi in piedi a riprendere ad allenarsi per il prossimo incontro. Ma la media dell’informazione economica italiana è del secondo tipo''. Grandissimo Oscar.
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Commenti

Ci sono 26 commenti

Mi permetto di segnalare un pezzo di "Wired" sulle possibilità di produzione di energia nucleare dal Torio.

 

EDIT:  Ah, buon anno a tutti!  :)

 

Il pezzo che andrea e sandro suggeriscono di Toni Judt e' il testo di un discorso che Judt ha tenuto a NYU (di cui e' faculty) lo scorso autunno. E' stato un discorso molto toccante - un enorme sforzo della volonta': Toni Judt e' stato colpito l'anno scorso da Lou Gehrig disease, parla attraverso una macchina,.. una cosa tremenda. 

Ecco qui: imparate, redattori peccatori!

<em>Il Papa: "Futuro nelle mani di dio
non di maghi o economisti"
<em>

 

Ho ascoltato il TG3 e il TgCom, che hanno riportato la notizia esattamente in questi termini, accomunando maghi ed economisti. Mi pareva una dichiarazione un poco imprudente e assolutamente improbabile da parte del Papa, quindi ho controllato cosa ha detto. Che è questo:

 

"I problemi non mancano, nella chiesa e nel mondo, come pure nella vita quotidiana delle famiglie. Ma, grazie a dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti"

 

Come si vede i giornalisti hanno travisato completamente. Primo, il Papa parla di speranza e non di futuro. Secondo, il Papa distingue chiaramente tra gli improbabili pronostici (presumibimente dei maghi) e le previsioni economiche (presumibilmente degli economisti). Queste ultime vengono considerate importanti ma non possono essere base della speranza. Credo che tutti gli economisti, sia credenti sia non credenti, condividano questa affermazione. Quelli credenti immagino condividano anche la affermazione aggiuntiva che la speranza è affidata alla fede in Dio.

Occorre chiedersi come sia  possibile che fonti diverse come Repubblica, Tg3 e TgCom ripetano tutte la medesima identica idiozia. Di solito succede quando si copia la stessa agenzia. Parecchi giornalisti italiani (con evidenza, almeno alcuni di Repubblica, Tg3 e TgCom) sono tanto fuori dal mondo da ritenere possibile che il Papa accomuni maghi ed economisti, e quindi se vedono un titolo assurdo di una agenzia lo ripetono senza nemmeno andare a leggere la notizia. Ho provato a guardare. Ansa.it sembra aver fatto un buon lavoro e non è colpevole. Forse hanno copiato da AdnKronos. In ogni caso: che figura da imbecilli!

UPDATE. Il Sole 24 Ore non rinuncia ad arruolarsi nei ranghi degli imbecilli. Ogni commento è inutile.

UPDATE 2. E alla fine arriva anche il Corriere. Da piangere.

 

 

A parte il fatto che non è chiaro come operativamente questo possa essere fatto, continuiamo a non capire (come per la net neutrality) quali siano le barriere all'entrata che ostacolano l'ingresso di motori di ricerca migliori

 

Sono d'accordo per quanto riguarda search neutrality: la proposta di Adam Raff su NYT è una cagata. Però il problema di net neutrality esiste perché riguarda più che altro situazioni di micromonopolio locale dei providers che si vengono a creare soprattutto per restrizioni dovute al cablaggio. In molte aree degli USA gli internet providers hanno micromonopoli: a Madison, ad esempio, io posso scegliere solo tra AT&T e Charter. Un po' fuori Madison nemmeno più la scelta.

La bill per abolire la Net Neutrality introdotta da McCain (chiamata subdolamente Internet Freedom Preservation Act- certa gente è bravissima a ridefinire il concetto di libertà e stravolgerlo finché non ha valore opposto) è effettivamente una proposta assolutamente dannosa e pericolosa.

Ma non sarà che tutto questo è dato da un'abissale ignoranza sui temi di economia? Dico, ho un amico che vuole fare il giornalista e studia scienze della comunicazione. Questo tipo non sa nulla, ma proprio nulla, dei più basici fondamenti di economia. E' normale? Di cosa dovrebbero scrivere i giornalisti di oggi a parte la cronaca nera? Teologia?

Secondo me è tutta lì la questione. Certe cretinate da indovino dello sciamano Tremonti verrebbero sbeffeggiate se in Italia ci fosse cultura economica.

Invece, chi studia economia in Italia è ragioniere, punto.