In questo numero: una valutazione del bailout, un commento all'episodio Balotelli, la saga di Sartori e l'Islam.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Cosa ha ottenuto il TARP? (in inglese). Il Troubled Assets Relief Program è il nome ufficiale di quello che è stato ufficiosamente battezzato bailout, il salvataggio delle banche americane. Elizabeth Warren, professoressa di legge ad Harvard, presiede il comitato parlamentare per il controllo dell'uso di questi fondi. Il link fornito fornisce un breve riassunto del ben più ponderoso rapporto completo emesso nel dicembre 2009, che trovate qui (pdf).
- L'affaire SuperMario. Beppe Severgnini offre un'analisi equilibrata di quanto successo a Verona il 6 gennaio. Il ragazzo forse è impulsivo e arrogante, ma è anche esasperato. E in Italia, ovviamente, si risponde molto debolmente agli episodi di inciviltà che regolarmente si verificano sugli spalti. Perché non si sospendono le partite? Perché non si estirpa il tifo becero e violento?
- La saga di Sartori e l'Islam. Tutto iniziò il 20 dicembre quando Sartori scrisse un pezzo sul Corriere sulla (impossibile, a suo dire) integrazione degli islamici. Da subito, vari commentatori trovarono il pezzo estremamente superficiale e male informato. Per gli appassionati, una raccolta di interventi si trova qui e un'altra si trova qui (e qui c'è un pezzo assai divertente). Sartori ignora il tutto (magari non legge i blog) e risponde solo a una lettera di Tito Boeri sempre sul Corriere. La risposta, come minimo, non brilla per pacatezza e buon gusto. A questo punto uno si attende che il Corriere dia spazio anche alle altre opinioni, che so, magari una replica di Boeri che è stato pesantemente insultato. Invece De Bortoli non sembra sentire questa esigenza, e fa intervenire di nuovo Sartori sul tema. Ci verrebbe da dire che l'ultimo intervento di Sartori è una sostanziale marcia indietro, ma in tutta onestà non possiamo dirlo perché non siamo sicuri di capire quello che scrive. Siamo certi che ciò è a causa della nostra bassa cultura e non del fatto che il pezzo è circonvoluto e confuso.
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Prima di tutto linko questo articolo che è scritto ancora una volta da Severgnini, penso una delle migliori firme che abbia tutt'ora il Corsera. E vorrei anche citare un passaggio presente nella Bussola di Phastidio: "Il liberale ama la tolleranza, che egli considera “la necessaria conseguenza della convinzione di essere uomini fallibili”. Tuttavia, egli è tollerante con i tolleranti, ma intollerante con gli intolleranti." Oso pure dire che Sartori sta diventando veramente vecchio: oltre a questi tre articoli che ritengo davvero banali per un politologo che ha anni di esperienza alle spalle e ha scritto "Democrazia in trenta lezioni", un libro che invito tutti a leggere e che è ben lontano da queste schifezze, ultimamente ha fatto delle uscite che non mi sono piaciute più di tanto.
Non sono un grande perbenista nei confronti degli immigrati, anzi, sono dell'idea che se qualche immigrato, senza asilo politico, commetta qualche reato grave sia anche giusto mandarlo a casa; come sono d'accordo che gli immigrati non dovrebbero godere di un welfare state che molto spesso non li fà nemmeno lavorare; come infine sono favorevole all'idea che l'immigrazione sarebbe da regolare se davvero c'è più gente che forza lavoro richiesta (anche se, a quanto ho capito da letture passate, gli industriali ne chiedono ancora). Ma da qua a chiudere le frontiere come fà capire Sartori (perchè reputo sia l'unica conseguenza dopo che si è appurato che l'Islam non sia integrabile) o i Leghisti è veramente troppo. Gli immigrati con richiesta d'asilo valida devono essere fatti entrare, per una questione di dignità e di buon senso, musulmani o non. Potrei essere pure d'accordo con un più severo "esame di ammissione" alla cittadinanza Italiana, ma pure le pratiche burocratiche devono necessariamente snellirsi: un mio amico Albanese è qui da 17 anni (ne ha 20), i suoi genitori lavorano, sua sorella studia al liceo locale, e lui studia alla Bocconi, e non gli hanno ancora validato la richiesta di cittadino Italiano, nè a lui nè ai suoi.
Ma soprattutto, ritengo che il passo fondamentale debba essere fatto da noi, sia dai cittadini comuni che dai nostri rappresentanti. Noi Italiani siamo dei delinquenti in piena regola: evadiamo le tasse e appena possiamo non rispettiamo le regole. Pensate ad un immigrato che arriva qui in Italia: appena arriva, l'unico lavoro che riesce a trovare nella maggior parte dei casi è in nero, sia al sud che al nord, e in alcuni casi anche con un trattamento non certo dei migliori; esce per strada, e trova noi, che non rispettiamo neppure le regole basilari; che cosa imparerà da questo un immigrato? Non sto assolutamente giustificando i comportamenti sbagliati, ma ribadisco, non possiamo nemmeno pensare che gli immigrati stiano buoni se noi per primi non rispettiamo le norme. C'è anche da chiedersi: perchè non rispettiamo le regole? Perchè la giustizia non funziona, e finchè abbiamo dei rappresentanti (i quali alla fine non fanno che rispecchiare noi stessi) che pensano, sia da una parte che dall'altra, a farsi leggi ad personam (aggettivo molto di moda ultimamente) per pararsi il loro sederino, beh, allora è pure inutile che stiamo qui a discutere.
PS Sì, ho generalizzato, continuando a ripetere "noi italiani" perchè tutti siamo responsabili dello stato della nostra nazione, dal primo all'ultimo.
PPS Scusatemi lo sfogo finale.
Concordo sul fatto che vi sia illegalita' diffusa in Italia ma come ho mostrato in altri interventi riguardo specificamente all'evasione fiscale almeno il 45% degli italiani che abita dall'Emilia Romagna in su evadono piu' o meno come in Francia e Germania, pur sottoposti ad una pressione fiscale superiore. Inoltre i lombardi in media evadono meno che in Francia e Germania e paragonabilmente ai Paesi piu' virtuosi, seppure sottoposti ad una pressione fiscale estremamente superiore.
Pertanto considero errato attribuire agli italiani un demerito che mediamente una buona parte di loro semplicemente non ha.
Rimane comunque vero che anche nel Nord Italia esiste illegalita' diffusa, e lo Stato e' generalmente incapace di fare leggi condivise ed utili e di farle rispettare decentemente. Siccome e' empiricamente accertato che gli italiani non possono abbandonare velocemente i loro vizi, sarebbe opportuno limitare l'immigrazione perche' lo Stato italiano e' una specie di antitesi della "open society" propizia all'integrazione di culture diverse: l'Italia non ha poche e semplici leggi, non riesce a farle rispettare efficacemente ed equamente, e il suo Stato e' invasivo e ingombrante nell'intermediazione economica.