Questa settimana: vendita di attivi e debito pubblico; Pietro Ichino sulle pensioni; verso il bipartitismo?; i premi in matematica.
Buona lettura e buon fin settimana.
- Sul Sole 24 Ore del 14 agosto è apparso un articolo in cui si riprende una proposta, già lanciata a marzo (ma le varianti di sono succedute negli anni), per una riduzione del debito pubblico mediante vendita degli attivi pubblici. Ho sempre reazioni miste di fronte a queste proposte. Da un lato mi pare buona cosa che si parli di ridurre il debito mediante vendita degli attivi pubblici. Dall'altro, resto sempre perplesso dalle curiose manovre finanziarie che accompagnano la ''vendita'', con virgolette non a caso. Si parla sempre, tra le altre cose, di conferire attivi a qualche fondo, monetizzare e poi vedere che succede. Mario Seminerio ha coniato il termine ''ingegneria finanziaria per disperati'' che credo si applichi bene a molte di queste proposte. In sostanza, gli attivi pubblici si vendono vendendoli. Se non ci si riesce, perché il mercato non assorbe gli attivi o perché le resistenze politiche sono insormontabili (molti di questi attivi sono degli enti locali) allora è molto improbabile che operazioni di offfuscamento finanziario possano avere maggiore successo. Occorre andare al nodo della questione e cercare di dare gli incentivi giusti. Per esempio, le vendite degli attivi di un ente locale dovrebbero andare verso la cancellazione del debito di tale ente, fornendo l'opportuno mix di carota (ti permetto di investire di più se non hai debito) e bastone (se sei in deficit ti obbligo a vendere). Altre cose, francamente, mi sembrano solo palliativi.
- Pietro Ichino pubblica sul suo blog un articolo sul futuro della riforma pensionistica. S tratta di cose di buonsenso, ma non per questo meno importanti in un (lungo) momento in cui gli attacchi alla riforma Fornero si susseguono. Finora le difficoltà di bilancio hanno permesso di rintuzzare gli attacchi (vedi la vicenda di ''quota 96'' nella scuola) ma è palese che buona parte del mondo politico e sindacale non mollerà facilmente la presa. Molto utile anche la scheda tecnica che permette di meglio inquadrare e capire cosa è successo ai cosidetti ''esodati''.
- Il PD di Renzi sta agendo per diventare il partito unico del centronistra, mostrando capacità di attrazione sia verso la sua sinistra sia verso il centro. È curiosa invece la pressoché totale stagnazione del centrodestra, dove non si scorge nessun progetto chiaro di unificazione (se si esclude quello di Passera, di cui è troppo presto per valutare le probabilità di successo). Ovviamente in questo momento il PD controlla il governo centrale e molti governi locali, e questo rende molto più facile esercitare forza di attrazione. È un gioco abbastanza complicato e affascinante. Come evolverà il sistema partitico dipenderà dalle decisioni sul sistema elettorale, che verranno prese dai partiti esistenti. Ciò che rende complicato e affascinante il gioco è che almeno sul versante del centrodestra i partiti attualmente esistenti non sono necessariamente quelli che ci saranno dopo una riforma elettorale. Molti avranno la tentazione di bloccare tutto, dato che l'attuale sistema proporzionale garantisce una qualche fettina di potere. Altri potrebbero essere più ambiziosi. Vediamo.
- Maurizio Codogno su Il Post passa in rassegna i vari premi in matematica esistenti, per quelli che non si vogliono fermare alla Fields medal.
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Per aggregare serve un leader e Renzi per ora è quello del centrosinistra. Poi vedremo quanto dura (dura minga, dura no) ma nel centrodestra la partita è aperta tra Berlusconi (anatra zoppa) ed i possibili pretendenti. Il problema in entrambi gli schieramenti è che ci sono tanti galli nel pollaio e che ci sono continue lotte per eliminarli. Ranzi ha vinto per ora nel suo campo, nel centrodestra una volta fatto fuori Fini e Bossi, disarmati Monti e Casini non si vedono astri nascenti che siano presentabili. Una Passera per ora non fa primavera ma potrebbe essere interessante in futuro. In pratca pero' quello che non vedo, nel centrodestrea come nel centrosinistra, è un progetto concreto e positivo di cambiamento del paese.
la cosa interessante è che cosa questo comporta per la riforma elettorale. Finora Renzi è riuscito a mantenere l'appoggio di Berlusconi su un progetto bipolare (l'italicum), anche se non necessariamente bipartitico. Ha più o meno tenuto i i voti di NCD e di tanti centristi, ma non so quanto questo possa durare, e qualche segno di scaramuccia estiva è già apparso (è ovvio che Alfano non pensa sia possibile eliminare l'art. 18 entro agosto). Casini e Alfano, insieme a Lega e Fd'I, mi pare starebbero meglio se non ci fosse alcuna riforma. Il comportamento dei parlamentari eletti con Scelta Civica è molto difficile da predire (almeno quelli non già accodati a qualche altro partito). Insomma, interesting times.
Alludo a Lau-Rentius (qui Magnificus appellatur).
ho l'impressione che abbia concentrato le forze in una direzione 'sbagliata', o semi-giusta.. (la riforma costituzionale) litigando su questioni piu' o meno 'marginali, a questo punto, vista l'approssimazione complessiva e l'ircocervo...(il cervo e' fuggito via..) della medesima riforma sul Senato (ha pochi poteri, e rischia di servire solo a 'sdoganare' gli ineffabili prenditori locali...sovente sotto inchiesta ex 416 c.p. and surroundings..), e trascurando l'emergenza economica.
Potrebbe essere utile a snellire l'efficienza dei processi/deliverables, ma se si rende conto che un patto con la UE sulle riforme e' nel suo interesse avra' un futuro altrimenti finisce come Monti, il cunctator (erosione progressiva di consenso).
Come si vede dai toni, neppure troppo allusivi o impliciti...
PIL= - 9....tutto il resto...e' noia...come disse Qualcuno