Questa settimana: un simposio su behavioral law and economics; e se la Scala chiudesse?; la crescente disuguaglianza del reddito negli USA e i suoi possibili effetti; disuguaglianza e crisi finanziarie; federalismo fiscale e meccanismi premiali; Peter Orszag va a Citigroup.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Un gentile lettore ci segnala il seguente simposio on line su behavioral law and economics. Da leggere anche la risposta di Richard Thaler.
- In un articolo su La StampaGuido Ceronetti si chiede a chi giova il continuo sussidio pubblico all'opera (va beh, lui non la mette esattamente così ma quello è il succo). In tempi in cui tutti urlano contro i tagli alla cultura, l'intervento ci ha un po' sorpreso, tanto che tra redattori ci siamo chiesti se il pezzo fosse serio o ironico. Comunque la questione è ben posta.
- Tyler Cowen, animatore del popolare blog Marginal Revolution e docente di economia a George Mason University, discute le ragioni della crescita della disuguaglianza negli USA e le possibili conseguenze. Un po' troppo lungo e con tendenza ad andare off topic, però qualche idea interessante c'è.
- Ed Gleaser, in uno dei blog di economia del New York Times, passa in rassegna le varie teorie che cercano di legare la crisi finanziaria alla crescente disuguaglianza.
- Continua l'emanazione dei decreti attuativi del federalismo fiscale. In dicembre è stata resa nota la bozza sui meccanismi sanzionatori e premiali per gli enti locali. Un commento alla bozza è fornito da Ettore Jorio su Federalismi.it.
- Peter Orszag è nome probabilmente molto poco noto in Italia, tanto è vero che non ha pagina wikipedia (per questo il link precedente è alla pagina in inglese). Ma è stato un importante membro dell'amministrazione Obama come direttore dell'Office of Management and Budget, e ha avuto un ruolo fondamentale nell'elaborazione della riforma sanitaria. Ora va a Citigroup, ulteriormente indebolendo le già tenui barriere tra grosse banche e governo.
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Ma sopratutto: chi ci va alla Scala? I soldi pubblici che lì si spendono/investono che beneficiano? E perché si ritiene che certe forme di cultura siano così meritorie di tutela che il loro costo deve gravare su tutti noi? Perché io ho il sospetto che alla fin fine la Scala, e i suoi riti penosi di uova, animalisti e ribelli vari (che qualche anno dopo si scambiano le parti in concerto: da contestatori a contestati) sia un po' come il golf: dobbiamo pagare perché ci siano campi da golf in ogni capoluogo di provincia?
Comunque Ceronetti, da quello che avevo letto, è una specie di Massimo Fini in versi...insomma handle with care...
questo articolo de lavoce.info mostra l'andamento del fondo unico per lo spettacolo negli ultimi 20 anni. Mentre in termini nominali non ci sono stati grosse variazioni, in termini reali e' calato del 50%.
non so bene come si finanzino i teatri d'opera in altri paesi, tuttavia questo articolo dice che per la san francisco opera, una delle migliori negli states, i proventi dei biglietti sono circa il 35% del budget, mentre le donazioni individuali (di privati e business) rappresentano circa il 50% delle entrate.
qualcuno conosce i bilanci dei teatri italiani e quanto gli aiuti incidano nelle entrate? per la scala ho trovato questo, ma credo che sia solo l'associazione che raccoglie donazioni per la scala, non l'effettivo bilancio del teatro. (in ogni caso, se effettivamente quello da me linkato descrive le donazioni private alla scala, le differenza con le donazioni private alla sfopera sono enormi: parliamo di 600mila euro contro 34milioni di USdollars)