Questa settimana: letture variesull'interventocontro Lactalis; l'effetto della proprietà straniera in Svezia; le ultime notizie su scuola e precariato; un riassunto sui movimenti dei parlamentari; il potere del settore finanziario e il sistema elettorale.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Mentre il capitalismo relazionale italiano compie una manvora in più contro il libero mercato, qualcunoprovaa ragionare. Ho trovato ottima la definizione di ''capitalismo di Don Rodrigo''. E tanto che ci sono segnalo anche l'avvelenata di Giannino nonché un articolo de L'Inkiesta sulla partecipazione della Coop al progetto di scalata patriottica.
- Anche se l'articolo è stato pubblicato più di due mesi fa, i recenti avvenimenti hanno reso attuale questo studio di Bandick, Görg e Karpaty. Pensate che in Svezia multinazionali come Volvo e Saab sono ''cadute in mano straniera'', per usare il linguaggio delirante di tanta stampa nostrana. Eppure né l'occupazione né la spesa in ricerca e sviluppo ne hanno sofferto. Guarda un po'.
- Ho trovato abbastanza deprimente la lettura di questo articolo sui precari della scuola. C'è un po' di tutto. L'incompetenza e l'improvvisazione dei ministri, un sistema legale e giuridico che induce incertezze da tutti i lati, l'intervento furbetto dei deputati ... Mah, certo che se pensano di migliorare la preparazione dei nostri studenti in questo modo....
- Divertente riassunto grafico sui cambiamenti di gruppo di deputati e senatori durante la legislatura. L'unico appunto è che mi pare ingeneroso imputare a quelli che sono rimasti in FLI al Senato un doppio cambio di gruppo, solo perché alla fine sono rimasti in meno di 10 e sono dovuti andare nel gruppo misto. Un riassunto aggiornato della consistenza dei gruppi si trova su wikipedia, alla pagina sulla XVI legislatura.
- Il sempre ottimo Mario Seminerio ci segnala che la Editoriale Il Fatto ha chiuso il bilancio con un simpatico profitto, un fracco di tasse e niente sussidi. Abbastanza da distruggere l'alibi di quelli che dicono ''ma senza l'aiuto pubblico tutta la stampa sarebbe filogovernativa'', ignorando che è vero l'esatto opposto: la libertà di stampa è antitetica ai sussidi governativi.
- Su unoi dei blog dell'Economist, si discute di come fa il settore finanziario ad avere così tanto potere negli Stati Unitihttp://www.economist.com/blogs/democracyinamerica e si afferma che parte della repsonsabilità può essere nel sistema elettorale. In Olanda, un paese ultraproporzionalista, apparentemente un'alleanza tra destra radicale e sinistra socialista ha limitato il potere delle grandi banche. Sono scettico e certo ci vuole più di un esempio, ma la questione è interessante.
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Trovo strano l'accostamento dei tre articoli sotto la categoria generica di "prova a ragionare". Sono tutti e tre contrari all'istituzione di una nuova IRI, ma con suggerimenti pratici diversi e a mio avviso altamente discutibili. Scarpa dice "non c'è bisogno di una legge, basta mettergli i bastoni fra le ruote a livello amministrativo". Panunzi "ma perchè quello (Parmalat) si e quall'altro (Telecom) no"? Silva vuole addirittura il filtro preventivo, a cura di una autorità "accountable" (ma mi faccia il piacere - il governo metterebbe a capo un suo famiglio e deciderebbe lui). Non capisco perchè bisogna sottoporre le acquisizioni ad un filtro preventivo a seconda di un fumoso criterio di strategicità. Perchè lo fanno i francesi ed i tedeschi? Ci sono molte altre cose più commendevoli da imitare in Francia e sopratutto in Germania. Anche perchè facciamo un tifo da stadio quando le nostre aziende comprano all'estero - e non solo nelle auto (Chrysler), negli occhiali (Oakley e Rayban) ma anche in settori "strategici" tipo gli elicotteri (Westland), l'elettronica per la difesa (DRS), le fibre ottiche (Draka). Salvo poi a urlare quando l'azienda straniera si mostra più efficiente di quella italiana (Chrysler again) ed il confronto mette a nudo i problemi nazionali
Giovanni, il tuo commento mi demoralizza perché penso di non essere stato molto chiaro. Il mio punto non è certo che anche per Telecom debba valere l'italianità. Piuttosto, cercavo di mettere in luce l'assoluta pretestuosità di TUTTE queste battaglie per il patriottismo economico. Era un articolo giocato sul filo dell'ironia, ma non pensavo che qualcuno potesse leggerlo come un inno all'interventismo.
Ad essere pignoli, visto che il criterio dell'italianità per tremonti riguarda la nazionalità degli azionisiti di controllo (e non la nazione dove l'impresa produce e genera ricchezza), credo sosterrebbe che Prysmian non è italiana.