Questa settimana: il welfare state negli USA; università per le masse; Vendola e l'acqua; Google perde una causa;la patrimonialina nella manovrina.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Yonatan Ben-Shalom, Robert Moffitt e John Karl Scholzriassumono su vox.eu i risultati delle loro indagini empiriche sull'estensione delwelfare state negli USA. Risulta che la natura dell'assistenza ai poveri è cambiata abbastanza negli ultimi venti anni, ma non sembra essersi ridotta.
- È ovvio che i redattori di questo blog hanno un conflitto d'interessi quando si tratta di promuovere l'educazione universitaria. Ma, hey, ci sono conflitti d'interessi peggiori e comunque noi lo diciamo subito. Detto questo, segnaliamo l'articolo di David Leonhardt sul New York Times riguardo all'opportunità di estendere il più possibile l'educazione universitaria (anche se la tesi che il ritardo in Europa nel rendere obbligatoria la scuola superiore sia dovuta principalmente alla nefasta influenza di intellettuali snob lascia un po' perplessi). Lo studio originario sul rendimento dell'investimento in educazione universitaria lo trovate qui.
- Hanno generato una certa maretta le dichiarazioni di Vendola sul fatto che le tariffe dell'acqua non verranno abbassate in Puglia (mica si può ''precipitare nei burroni della demagogia''). L'articolo del Corriere è un po' buffo perché sembra fare abbastanza casino, non si capisce se dovuto a Vedola o al giornalista, tra un possibilie taglio delle tariffe del 7% e la mancata remunerazione del 7% del capitale. L'impressione è da un lato che vi sia una fondamentale incomprensione della nozione di ''remunerazione del capitale'' e dall'altro che a volte gli enti locali facciamo veramente cose strane. Un prestito in sterline? Mah. Comunque, le dichiarazioni sono state variamente riprese, per esempio da Linkiesta, Phastidio e Francesco Costa. Di quest'ultimo segnalo una perla nei commenti, che rischia altrimenti di passare inosservata: Luca Martinelli, del comitato per il SI, che dichiara che non c'è stata nessuna propaganda del fronte del sì al referendum in merito al 7% come “guadagno garantito”. Si può sempre contare su certa gente per una bella risata.
- Google autocomplete suggerisce di aggiungere "truffatore" al nome di un imprenditore e perde la causa al tribunale di Milano.
- Tra il comico e il tragico. Phastidio commenta la novissima imposta che dovrebbe colpire i poveri cristi cattivi speculatori. Se ne era già parlato nei commenti all'articolo che onorava nel titolo alcuni musicisti ormai in tarda età.
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Sono giorni che due cose mi girano vorticosamente come le pale di un elicottero, colgo l'occasione per chiarire le vicende "acqua", oltre che di Vendola anche di Hera.
1. Il referendum ha abolito l'obbligo di calcolare in bolletta il 7% come utile garantito sul capitale investito. Per il futuro. Tutti i contratti con gli ATO in vigore, quindi con una tariffa già decisa NON possono essere rivisti, almeno fino allo scadere del contratto stesso, e non si deve essere giuristi per saperlo, quindi Vendola, anche se avesse voluto, NON può riguardare le tariffe già concordate con l'Acquedotto Pugliese.
2. La legge, all'italiana, stabiliva "capitale investito", senza specificare se capitale proprio o di terzi, l'AD di Acquedotto Pugliese intende (come farebbe qualunque imprenditore) il 6,92% di interesse come un costo, non come una renumerazione di capitale proprio. Ditemi dove sbaglia.
3. La peggiore mistificazione è su Hera: il 3.5% di aumento delle tariffe non è per il mancato riconoscimento del 7% (gli viene riconosciuto un 5% sui futuri investimenti), ma perchè Hera aveva concordato una tariffa con gli ATO emiliani basandosi su un dato consumo idrico, che non c'è stato.
Allora è andata all'ATO di Bologna e ha detto: ho sbagliato i miei calcoli,dammi di più, e l'intreccio perfetto fra controllante e controllato (entrambi del PD, il Comune di Bologna è azionista di Hera) ha generato l'aumento, invece di un bel calcio nel sedere con il cartello: se non sai fare il tuo mestiere (calcolare l'acqua) cambia mestiere. Adesso cambiamo lo scenario: avesse vinto il NO al posto di Hera si siede Marco Esposito e dice: ho bisogno di un aumento delle tariffe, qui ci sono XXXX euro per voi. E allora addirittura potreste ringraziare l'esistenza di un conflitto di interessi (da nessun liberista notato..) a dir poco sconcertante che c'è in Emilia Romagna.
La Ronchi faceva schifo per tutti i nodi irrisolti, che il referendum ha mitigato, ma non cancellato: mancanza di un regolatore esterno e mancanza di indicazione dei meccanismi di gara. Il referendum non ha cancellato queste mancanze, ha evitato che se ne avvantagessero i soliti noti.
I presunti liberisti nostrani anzichè mistificare e disinformare, distorcendo la realtà, parlassero invece della mancanza dei meccanismi di gara e controllo, e facessero la battaglia per questo, e non per Vendola, che le tariffe non le può modificare nemmeno se volesse.
Marco, tutto perfetto e condivisibile. Ma tu continui da settimane a battere un tasto: quello della definizione di capitale investito. Tu lamenti che non viene specificato se questo capitale investito è proprio o di terzi. Ebbene, vedo che non riesci a comprendere che "capitale investito" è il mix di capitale proprio e di terzi. As easy as that. Quella è la definizione da libro di testo di capitale investito. Da lì consegue il concetto di remunerazione di capitale investito, che è il costo medio ponderato del capitale, anche se tu insisti da settimane a definirla "utile garantito". E non è utile garantito, nemmeno a piangere. Quel 7 per cento è il costo di un fattore chiamato capitale investito. Possiamo continuare fino al giorno del giudizio, possiamo opinare sul valore del 7 per cento (Carlo Stagnaro ha già segnalato che in alcuni ambiti quel valore dovrebbe essere superiore, in altri inferiore) ma quella non è una rendita. Guardala così, semplificando: AQP ha finanziato parte dei propri investimenti con un bond in sterline al costo del 6,92%. Non ha usato mezzi propri, quindi il capitale investito è pari a 0% mezzi propri e 100% mezzi di terzi (debito). Quindi il 6,92% è il costo medio ponderato del capitale investito. In tariffa va il 7% del capitale investito, quindi AQP è in equilibrio reddituale su quella tranche di investimenti. Spero che così sia più chiaro, perché questo malinteso dovremmo veramente sforzarci di rimuoverlo. Basta un bel testo di base di corporate finance (tipo il Damodaran) per arrivarci.
Oh, ma non eri tu che volevi votare "si'"?
In Emilia-ROmagna noi possiamo insegnare alla mafia come si mette su un sistema di potere senza bisogno di sparare o mettere bombe.
Quando si dice che c'e' un terribile conflitto di interessi, tra l'altro, non sono solo interessi economici: i vertici dell'ARPA (l'agenzia che controlla la qualita' dell'acqua degli acquedotti) sono nominati dalla Regione, in cui comanda il PD. Secondo te, l'ARPA andra' mai a dire in giro che l'acqua di Hera (controllata dal PD) non e' piu' che buona?