Dopo un periodo di alcuni mesi di assenza dovuti a impegni di lavoro, torno alla partecipazione attiva al blog. Riparte quindi la serie delle letture per il fine settimana, che cercherò di mantenere regolarmente. A seguito i contenuti di questa settimana.
- La nomina di Matteo Orfini alla presidenza del PD è probabilmente uno dei più vistosi casi di salita sul carro del vincitore degli ultimi mesi, e di casi ce ne sono stati tanti; i meno giovani ricorderanno l'Orfini come esponente di punta dei giovani eunuchi turchi (l'altro era Fassina), i peshmerga delle truppe bersaniane. È abbastanza facile irridere questi ridicoli cacciatori di poltrone, quindi saremmo tentati di lasciar perdere a causa della banalità dell'esercizio, ma irridere è anche giusto e necessario. Segnaliamo quindi volentieri questo ottimo commento di di Dario Cafiero su Termometro Politico.
- Una tendenza che si è sviluppata negli USA negli ultimi 20 anni è la marcata differenza nelle preferenze elettorali tra donne e uomini; le prime tendono a votare per i candidati democratici molto più frequentemente dei secondi (questi i dati per le presidenziali del 2012, si tratta di dati tipici). In Italia, per quel che ne so, non esisteva nulla del genere. Tipicamente le donne mostravano una preferenza per il centrodestra, ma il fenomeno era guidato unicamente dalle casalinghe, che davano a Berlusconi livelli di consenso bulgari. Una delle tante novità delle ultime elezioni europee è stata la comparsa di un forte gender gap anche in Italia. Le donne italiane hanno particolarmente premiato il PD e penalizzato il M5S. Ora, una domanda ovvia da porsi è se un partito può accrescere la quota di voto femminile candidando più donne. Se, per esempio, questa era l'idea di Renzi quando ha messo 5 capolista donne alle europee la cosa sembra aver funzionato, e anche molto bene. Questo articolo di John Sides, del dipartimento di political science di George Washington University e animatore del blog Monkey Cage, racconta alcuni risultati di ricerca recente negli USA. Non sembra esserci forte evidenza che le candidature femminili per i repubblicani attraggano i voti delle donne.
- Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione del PD, cerca di spiegare perché il PD di Renzi sta diventando un vero partito di sinistra. Se l'interpretazione di Nicodemo fosse corretta, Renzi rappresenterebbe sostanzialmente un ''Nixon goes to China'', ossia il fenomeno per cui solo un politico con accreditate credenziali di destra (o sinistra) riesce a imprimere una svolta politica di segno contrario. Per esempio, solo un democratico proveniente dalla DC in Italia avrebbe potuto compiere il traghettamento del PD nel Partito del Socialismo Europeo; un tentativo del genere da parte di un ex PCI/PDS/DS sarebbe stato invece fieramente resistito. È una tesi interessante e che spiega in parte l'attrattiva che Renzi esercita anche a sinistra del PD. Purtroppo significa (e la cosa è citata anche nell'articolo di Nicodemo) che siamo destinati a vedere altre policy ''di sinistra'' come la tassazione delle cattivissime rendite finanziarie.
- Maurizio Sacconi ha sfoderato l'arma finedumonno contro i matrimoni gay: non ce li possiamo permettere perché aumenterebbero il costo delle pensioni di reversibilità! Il buon Mario Seminerio ha già avuto la sua parte di divertimento nel commentare la cosa. Si tratta in effetti di un argomento contro tutti i matrimoni, non solo quelli gay. Comunque, giusto per divertirci, ci siamo messi a guardare qualche numero approssimativo. La prima domanda da fare è: ma quanti sono poi questi matrimoni gay scassabilanci? In Massachusetts, dove sono legali ormai da 10 anni, sembrano essersi stabilizzati sul 4% del totale dei matrimoni. In Spagna, dove sono legali dal 2005, il numero è invece inferiore al 2,5%. Prendendo per buono il dato più alto del 4% possiamo quindi fare il seguente calcolo approssimativo. Se le pensioni di reversibilità in Italia rappresentano 41 miliardi di euro, il 2,6% del PIL, permettere il matrimonio gay dovrebbe aumentare tale cifra del 4%. Stiamo parlando di circa 1,64 miliardi, circa lo 0,1% del PIL. Cifre che si ridurrebbero della metà se risultassimo essere più vicini alla Spagna che al Massachusetts. E, ovviamente si tratta di una spesa che si manifesterà tra un bel po' di tempo, anche se i matrimoni gay venissero legalizzati oggi. Diciamo che la sensibilità ai problemi di bilancio che Sacconi manifesta sul tema non è la stessa che manifestava pochi anni fa proprio sulla spesa pensionistica. Si noti peraltro che l'ipotesi che sottostà a questo calcolo è che i matrimoni gay siano simili a quelli eterosessuali nel generare spesa per pensioni di reversibilità. Per le coppie eterosessuali tale spesa è in particolare guidata dal fatto che a) sia frequente che un coniuge lavori e l'altro no b) il coniuge che non lavora sia di sesso femminile e quindi destinato in media a vivere più a lungo di quello che lavora. Non ho dati al riguardo ma sospetto fortemente che nei matrimoni gay la percentuale di coppie con un solo percettore di reddito sia più bassa che tra le coppie eterosessuali. E, ovviamente, la speranza di vita dei due coniugi è la stessa. Se queste congetture fossero corrette, la spesa per pensioni di reversibilità dovuta ai matrimoni gay sarebbe ancora inferiore.
- Come dice la famosa frase, la storia si propone prima come tragedia e poi come farsa. La prima ondata delle rivelazioni di Wikileaks fu, se non una tragedia, senz'altro una cosa di notevole importanza, e la pubblicarono il New York Times e il Guardian. Ora siamo più o meno alle comiche, con il gruppo Repubblica che cerca di vincere il premio del titolo più idiota mai visto. Quello che è successo è che è stata rivelata una prima bozza dell'accordo per la liberalizzazione dei servizi finanziari (l'articolista ci ha aggiunto pure sanità e istruzione, che veramente non c'entrano nulla con il documento). Ovviamente era noto da tempo che fossero in atto le trattative al riguardo, e come sempre accade nei negoziati internazionali le fasi intermedie vengono mantenute segrete. Poi naturalmente, una volta perfezionati gli accordi i parlamenti nazionali votano se accettarli o meno. Ma, hey, perché perdere un'occasione per raccontare una bella storiella complottista?
Ed ecco la frase incriminata, quella che fa ribollire il sangue dei "sinceri giornalisti democratici" «Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi». Veramente non c'è piu' pudore. Ci credo che l'accordo deve rimanere segreto per cinque anni, anche dopo la sua approvazione. Come faranno a mantener esegreto un accordo approvato internazionalmente non si sa ma all'espresso qualche cosa inventeranno.