Questa settimana: Warren Buffet su EITC e minimum wage; età di pensionamento e disuguaglianza; renzismo e riformismo; Augusto Barbera sulla sentenza della Corte Costituzionale relativa a indicizzazione e pensioni; come si dice ''Criscuolo'' a Chicago?.
Buona lettura e buon fine settimana.
- In un editoriale sul Wall Street Journal, Warren Buffet interviene sul tema della riduzione della povertà, spiegando perché incentivi fiscali ai percettori di bassi redditi funzionano meglio dell'aumento del salario minimo. L'articolo non è perfetto (non è vero, per esempio, che ''there is no disincentive effect'') ma nel complesso è pieno di buon senso. Ah, un'altra cosa. Probabilmente avete letto in questi giorni che a Los Angeles il salario minimo è stato aumentato a 15 dollari l'ora. Non è proprio così.
- Paul Krugman riporta una osservazione interessante sulla relazione tra disuguaglianza ed età di pensionamento. In un report del Luxembourg Income Study Center, Gornick e Milanovic comparano i livelli di disuguaglianza, misurati dal coefficiente di Gini, prima e dopo l'intervento redistributivo dello stato mediante tasse e trasferimenti. La prima osservazione, già abbastanza nota, è che gli Stati Uniti hanno un livello di disuguaglianza pre-redistribuzione molto simile a quello di vari paesi dell'Europa continentale e inferiore al Regno Unito. Per esempio, il Gini è 0,52 in USA, 0,51 in Francia, 0,50 in Italia. La differenza vera sta nel Gini post-trasferimenti, che in USA decresce meno. Ma, come detto, questa è roba nota. Viene considerata una cosa sorprendente perché i paesi europei hanno in atto una serie di interventi regolativi, assenti negli USA, come ad esempio la contrattazione collettiva a livello nazionale dei contratti di lavoro, che dovrebbero ridurre la disuguaglianza pre-trasferimenti. Perché ciò non accade? La risposta del report è che c'è un effetto di composizione tra ''giovani'' e vecchi. La figura 2 mostra che quando si limita l'analisi della disuguaglianza agli under 60 la disuguaglianza pre-trasferimenti è chiaramente più alta negli Stati Uniti. La conclusione di Krugman è che le varie istituzioni, come la contrattatazione collettiva, che in Europa limitano la disuguaglianza, effettivamente funzionano. La ragione per cui questa maggiore disuguaglianza non si manifesta a livello aggregato è che negli USA si va in pensione più tardi ''causing many older households to have positive market income where comparable households in other countries have no or very little market income''. Lo dice come se questa fosse una cosa sbagliata. Io quello che deduco è che se la riforma Fornero l'avessimo fatta nel 1981 anziché nel 2011, ora saremmo non solo un paese con assai minori problemi di finanza pubblica e con un reddito medio più alto, ma anche un paese assai meno diseguale.
- In preparazione del dibattito su renzismo e riformismo alle giornate nFA di Firenze, segnalo una difesa della politica economica di Renzi da parte di Tommaso Nannicini su il Foglio.
- Sul fatto che la sentenza della Corte Costituzionale sull'indicizzazione delle pensioni non abbia alcun senso economico abbiamo già detto. È interessante però osservare le eccezioni che vengono ad essa mosse anche dal punto di vista del diritto costituzionale. Un articolo di Augusto Barbera sulla rivista dell'associazione italiana dei costituzionalisti spiega perché anche dal punto di vista giuridico la sentenza non sta in piedi.
- Comunque, non è solo in Italia che le sentenze giudiziarie rendono problematico il controllo della spesa pensionistica. Lo stesso è appena successo in Illinois.
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Leggendo l'intervento di Tommaso Nannicini mi sono soffermato su alcuni passaggi che riporterei alla vostra attenzione. Mi sembra che il cherry-picking sui numeri lasci più o meno il tempo che trova, ma nell'articolo sembra esserci un elenco (programmatico?) degli interventi economici cari al governo.
Mi sono permesso di citarli in forma di elenco numerato per semplificarne la discussione.
Sembra che l'Autore possa considerare i punti 1,2 e 3 i fronti in cui siamo alle rifiniture, concedo che possa ritenere che sul punto 6 il Governo sia alle fondamenta (1), mentre sui punti 4 e 5 si può solo parlare di progetto preliminare. Tralasciando ogni considerazione sulla differente urgenza nella attuazione dei punti elencati.
Nel prosieguo l'Autore ammette che:
Andando a cercare cosa dice il programma di governo sui punti citati è facile trovare un apposito sito, che tuttavia non contiene alcuna stesura di programma ma solo il monitoraggio della sua attuazione (?)
Dato che le vicende che hanno portato l'insediamento del Governo non prevedevano che un programma fosse vagliato dagli elettori, il programma votato era quello di Bersani, ritengo che al netto degli annunci a mezzo stampa la forma più verificabile di programma sia quello fornito dal Primo Ministro nel discorso per la fiducia (Senato).
Sui primi due punti del discorso preferirei non soffermarmi, ma ritengo che su quello citato siamo al punto di partenza. Lo stesso Nennicini lo richiama nella conclusione del suo articolo.
La chiosa finale conferma che ormai si possa parlare di renzismo dove ormai il leader foggia anche una forma di comunicazione.
1. nota: da tecnico dell'ingegneria dovrei usare il termine fondazioni, ma esperti di altri settori farebbero confusione con gli enti con un patrimonio preordinato al perseguimento di un determinato scopo.
Mi ricorda tanto il discorso di un altro capo del governo che diceva "Vincere. E vinceremo".