Questa settimana: la spesa pubblica che piace a Ostellino; il Corriere della Se[g]ra; pensieri da scienza triste su chi muore cercando di immigrare; la realtà e Mr. De Blasio; Giavazzi, Tabellini e il ''commitment problem''.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Forse i più giovani non ricordano, per loro fortuna, Piero Ostellino, l'intellettuale famoso per aver scoperto che tutti i problemi dell'Italia sono causati dall'art. 42 della costituzione. In un simpatico fondo sul Corriere detto intellettuale scopre finalmente una spesa pubblica che gli piace. [sarcasm mode on] Curiosamente, è proprio la spesa pubblica che beneficia la sua generazione e classe sociale [sarcasm mode off]. La conclusione dell'articolo, in cui dopo aver invocato la spesa pubblica pro domo sua se la prende con la ''diffusa cultura politica statalista e dirigista'' è veramente da campionato mondiale dell'ipocrisia.
- Ad ogni buon conto: il Corriere riesce anche a fare peggio che pubblicare i fondi di Ostellino. Davide De Luca pone la domanda giusta: ma che problema hanno al Corriere? E no, non è un esempio isolato. La home page di corriere.it è sempre piena di roba del genere.
- Ci sono solo due modi per ridurre a zero il numero di morti tra coloro che cercano di immigrare clandestinamente in Italia (o in qualunque paese). Il primo è quello di liberalizzare completamente l'immigrazione. Il secondo è quello di instaurare un regime di polizia simile a quello della Corea del Nord. Qualunque soluzione intermedia genera un ammontare positivo di tentata immigrazione clandestina, e quindi un numero strettamente positivo di morti. Le soluzioni intermedie sono chiaramente quelle preferite dagli elettori. Queste, in sintesi, le osservazioni di Chris Dillow.
- Non era difficile prevedere che De Blasio avrebbe incontrato qualche problema a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Dopo alcuni mesi al New York Times hanno provato a tirare le somme. I conti, al momento, non è che proprio tornino.
- Giavazzi e Tabellini hanno scritto un articolo in cui invocano una riduzione immediata delle tasse per il 5% del PIL (in Italia sarebbero tra 70 e 80 miliardi), finanziando i deficit risultanti a debito nel breve periodo (con massiccio intervento della BCE) e con una riduzione graduale della spesa nei prossimi 3-4 anni. Trattandosi di Giavazzi e Tabellini sono certo che hanno pensato con attenzione al ''commitment problem'', cioè all'incentivo che i governi avrebbero, una volta ottenuto il finanziamento monetario del deficit, a rinnegare la promessa di tagliare la spesa. Non ne parlano però nell'articolo. A me questo pare il problema centrale. Forse a loro no, ma mi piacerebbe sapere perché.
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Per riprendere le medesime parole dei Proff. Alesina,Giavazzi. Serve un cambio radicale di paradigma, o rivoltare il Paese come un calzino, con 10 Regioni su 20 in attivo, e residui fiscali Nord/Sud che da soli assorbono i 70/80 bn proposti.
Temi da affrontare:
http://www.nysscpa.org/oxleyact2002.htm
http://www3.weforum.org/docs/GCR2013-14/GCR_Rankings_2013-14.pdf.
L'Italia e' li', da qualche parte, vicino a Lituania e Kazakistan (spero si scriva cosi'). 80 miliardi?