Questa settimana: immigrazione e incentivi per i nativi; cose poco sorprendenti; le finanze pubbliche greche nel primo trimestre; quanta gente ammazzano i droni?; Alessandro Gilioli: a puzzle.
Buona lettura, buon fine settimana e buon 25 aprile.
- I fenomeni migratori generano conseguenze economiche abbastanza complesse. Tra le varie ipotesi che sono state fatte vi è la seguente: l'immigrazione di lavoratori senza specifiche competenze (low-skilled) tende a spiazzare simili lavoratori nativi. Però, dato che la scelta di acquisire competenze specifiche, per esempio frequentando la scuola più a lungo, è endogena, i lavoratori nativi possono reagire all'immigrazione aumentando il loro livello di qualificazione. In quale misura questo accada è un problema empirico. Matte Foged e Giovanni Peri hanno analizzato dati danesi, trovando un effetto positivo dell'immigrazione low-skilled sui salari e sulla complessità dei lavori dei low-skilled nativi. Il dibattito naturalmente continua.
- Alessandro De Nicola su Repubblica analizza lo stato delle cosidette privatizzazioni promosse prima del governo Letta e poi da Renzi. Spiega che stanno andando alla grande, generando un sacco di entrate per il Tesoro e finalmente smuovendo il mercato del controllo delle imprese. Nahhh, sto scherzando. Ovviamente è tutto come al solito: si fa poco, in ritardo, e quel poco è principalmente trasferimento alla Cassa Depositi e Prestiti, ossia una partita di giro interna al settore pubblico.
- Su bruegel.org, Silvia Merler analizza i dati del bilancio pubblico greco nel primo trimestre. Non fermatevi al titolo, che è molto positivo (''Big improvement in the Greek primary budget''). Leggendo l'articolo risulta da un lato che il miglioramento delle entrate è dovuto a fondi europei per gli investimenti (o almeno così ho capito), mentre la riduzione delle spese è stata ottenuta con un sempreverde ben conosciuto in Italia: il ritardo nei pagamenti. Questo è quanto dice l'articolo: ''The lower expenditures are in fact mainly attributed to “the rearrangement of the cash payments projection”, i.e. delay in payments to third parties. According to Kathimerini, the state spent just 43 million euro by the end of March on paying expired debts to suppliers, which received some 500 million euros in total in the first quarter of 2014.''
- Due ostaggi di Al-Qaida, l'italiano Giovanni Lo Porto e l'americano Warren Weinstein, sono stati uccisi durante un attacco americano condotto con droni. L'episodio, di qualche mese fa ma rivelato solo ora, ha rinnovato l'attenzione su questa nuova tecnologia bellica. In particolare, quanti civili vengono uccisi dai droni? La possibilità di errore è più alta o più bassa che per i velivoli pilotati? Su fivethirtyeight.org Leah Libresco espone gli scarsi dati a disposizione. Difficile trarre conclusioni, data la scarsa qualità dei dati, ma il fenomeno ha dimensioni allarmanti. Si stima che tra 421 e 960 civili sono stati uccisi in Pakistan da droni negli ultimi 10 anni.
- Alessandro Gilioli è un giornalista e blogger del gruppo Espresso. Il suo blog Piovono Rane è uno dei pìù popolari in Italia. È per me un mezzo mistero. Gilioli è un osservatore estremamente acuto e, in mia opinione, un fine analista politico. È anche capace di una sorta di brutale onestà che in Italia è molto rara. Per esempio, pur essendo orientato a sinistra (nel senso di ''alla sinistra del PD renziano''), ha sempre riconosciuto le carenze culturali e umane dei politicanti di sinistra in Italia. Il mistero deriva dal fatto che quando parla di economia, e per quel che mi è dato capire solo quando parla di economia, Gilioli si trasforma in un'altra persona, capace di dire le sciocchezze più incredibili e, apparentemente, totalmente incapace di mettere in questione le certezze apprese da piccolo. L'ultimo episodio è questa sua lettera aperta ad Aldo Grasso. È un buon esempio perché è una lettera ragionevole e che in sostanza condivido. Ma poi trovi affermazioni come questa: ''Vede, Grasso, ci sono diritti o 'privilegi' che per noi sono normalità, eppure solo a nominarli loro ti guardano come se fossimo alieni: la tredicesima, la quattordicesima, le ferie pagate, la pensione, le aspettative, la maternità, il sindacato, qualche volta anche il telefonino e il pc aziendale - per non dire dell'automobile, che a quanto ricordo al Corriere è in leasing quasi for free. Ce la sentiamo davvero noi, con tutte queste cose in tasca da trent'anni, di irridere chi non le ha mai viste e non le vedrà mai?''. Quasi tutti questi supposti diritti o privilegi che li si voglia chiamare sono semplicemente modalità differenti di pagamento del salario. Alcuni (i fringe benefits come telefonino e macchina) sono efficienti dal punto di vista fiscale, altri (per esempio la tredicesima) sono in realtà sfavorevoli al lavoratore, che è costretto ad aspettare fino a dicembre per farsi pagare soldi che gli sono dovuti nell'arco dell'anno. Si ha quasi l'impressione che Gilioli creda veramente che, quando le aziende e i lavoratori contrattano, non abbiano in mente il costo annuo del lavoratore, ma il costo mensile senza la tredicesima. O, per metterla in altri termini: veramente Gilioli crede che i lavoratori di altre parti del mondo abbiano meno diritti dei lavoratori italiani perché lo stipendio annuo viene pagato in 12 parti anziché in 13? Ragionamenti del tutto analoghi si applicano su quattordicesima e ferie pagate. Possibile che al momento di elencare diritti irrinunciabili dei lavoratori si salti fuori con simili sciocchezze? Però purtroppo non è la prima volta che Gilioli dice simili baggianate. Lo ripeto, per me è un mistero.
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Gli autori riportano "Certainly the high job mobility, facilitated by the flexibility and competitiveness of the Danish labour market, were key catalysts for the observed native workers’ response" (il grassetto è mio). È ragionevole dedurre che in un mercato del lavoro con caratteristiche molto diverse da quello danese, come ad esempio quello italiano, anche gli effetti sarebbero diversi. Uno degli autori sembrerebbe italiano; mi chiedo se ha scritto qualcosa di specifico sul Bel Paese.
È italianissimo, è uno dei tanti economisti italiani che lavorano negli USA. Sta alla University of California Davis ed è uno dei principali studiosi delle conseguenze economiche delle migrazioni. In questo lavoro discute la stessa questione (does low-skilled immigration lead to better specialization by natives?) per vari paesi OECD, inclusa l'Italia. La sua pagina web con le sue pubblicazioni è qui.
Quello che mi stupisce è la rapidità del fenomeno (figura 2). Mi sarei aspettato una certa latenza. Forse è questo l'effetto della flessibilità del mercato del lavoro danese? Possiamo ipotizzare che anche in un mercato ingessato come l'italiano si avrebbe lo stesso effetto, solo con una latenza maggiore?
I salari invece salgono, ma poi si stabilizzano. Anche questo mi pare curioso.Perchè non continuano a salire? Forse l'aumento di offerta di skilled workers ha un effetto calmierante sui salari? Se fosse così, alla fine il vantaggio per i nativi sarebbe minore ed il fenomeno sarebbe politicamente meno spendibile.