Questa settimana: gli ultimi interventi sul diritto societario; e se si votasse domani?; John Cochrane sullo stato del dibattito in macroeconomia; c'è una sola roccia; perché i filosofi (e gli economisti) non dovrebbero far politica; la partecipazione alla forza lavoro negli Stati Uniti.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Le modifiche al diritto societario recentemente introdotte nel cosidetto decreto competitività sembrano andare esattamente nella direzione di ridurre la produttività. Devo confessare che non ho letto le nuove norme con attenzione, lo metto nella lista delle cose da approfondire.
- In generale il risultato di una negoziazione dipende sempre dal cosidetto ''punto di status quo'', ossia quel che succede se non si raggiunge alcun accordo. Nella complessa partita sulle riforme elettorali-istituzionali tale punto è determinato principalmente dal sistema elettorale vigente. Ma qual è tale sistema? La sentenza della Corte Costutuzionale del 4 dicembre scorso, che individuava elementi di incostituzionalità nel sistema attuale, ha generato una certa incertezza al riguardo. Il Post, in uno dei suoi meritevoli ''spiegoni'', prova a fare il punto della situazione. Sostanzialmente il sistema è proporzionale con sbarramento al 2% per i partiti in coalizione e 4% per i partiti singoli. A me però continua a non risultare chiaro il punto delle preferenze. Per la Corte Costituzionale questo era un punto importante, ma non vedo come possa essere ''aggiustato'' senza espliciti interventi legislativi.
- Un post di John Cochrane offre un po' di prospettiva storica sullo stato del dibattito in macroeconomia, a partire dal classico paper di Bob Lucas e Tom Sargent "After Keynesian Macroeconomics". Per chi è interessato vale la pena di leggere con attenzione, compresi i link agli altri partecipanti al dibattito.
- C'è una sola roccia. Il suo nome è Tarcisio. Siamo tutti schiavi della demografia, e per i nati negli anni Sessanta la Grande Inter resta la squadra indimenticabile.
- Sul blog Bleeding Heart Libertarians, Bas van der Vossen spiega perché a suo avviso i filosofi non dovrebbero fare politica attiva. L'argomento è relativamente semplice, e si applica in verità non solo ai filosofi ma a tutti gli scienziati sociali, economisti inclusi: l'attivismo politico implica distorsione delle prospettive analitiche e inquinamento della propria capacità di fare ricerca in modo spassionato. Ovviamente Bas lo spiega molto meglio di così.
- Tim Taylor pubblica un buon pezzo di riassunto sulla diminuzione della partecipazione alla forza lavoro degli americani, specialmente i maschi, che riassume lo studio "The Labor Force Participation Rate Since 2007: Causes and Policy Implications'' del Council of Economic Advisers. Il fenomeno ha sia cause strutturali sia cause cicliche e il problema è capire quanto pesano le une e le altre. Credo che l'Italia sia molto differente (a cominciare dalla partecipazione femminile alla forza lavoro, che da noi conserva un buon potenziale di crescita) ma è un po' che non guardo i dati.
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COme fanno i 'nati negli anni Sessanta' a ricordarsi la grande inter avendo al massimo 3 anni in occasione della seconda coppa dei campioni?
anche se sei juventino :-).
Facciamo anni Cinquanta-Sessanta? Immagino dobbiamo prima definire l'epoca storica della Grande Inter. Se ci limitiamo alla seconda coppa campioni allora poca speranza per i nati negli anni Sessanta. Ma se facciamo arrivare l'epopea fino allo scudetto del 70-71 ....
Io sono nato nel 61 e mi ricordo bene gli scudetti del 65-66 e del 70-71. La Roccia c'era in entrambi.