Questa settimana: quanto si può recuperare dalle pensioni alte?; e càdilo; IVA, meglio così; su politici, economisti e maiali; e su politici e studiosi di relazioni internazionali; la non-grande coalizione tedesca;
Buona lettura e buon fine settimana.
- Su lavoce.info Tito Boeri e Tommaso Nannicini si chiedono quanto si può ridurre la spesa per pensioni intervenendo sulle pensioni relativamente alte. In realtà non così tanto, alla fine. Risparmi consistenti si possono probabilmente ottenere solo se si riforma profondamente il sistema e si ricalcolano le pensioni elevate con il metodo contributivo, ma non ho idea di quali e quanti ostacoli di natura legale possano sorgere. E avere come nuovo giudice costituzionale Giuliano Amato sicuramente non aiuterà.
- A me manca la forza di commentare le vicissitudini governative. Mi affido a una vignetta di Makkox, che se guardate è di circa due mesi fa. Questa invece è del 10 settembre. Tra le tante cose che questa classe politica non ha vi è chiaramente il senso del ridicolo.
- Mi manca anche la forza per commentare la vicenda del (mancato) blocco dell'aumento IVA mediante aumento di altre tasse indirette. Mario Seminerio per fortuna ha più stamina e fornisce un'analisi puntuale della vicenda (compreso il commento finale sul meglio così). Letta aveva fatto ridere tutti quando ha detto che non voleva galleggiare. Posso solo ribadire che tra le tante cose che questa classe politica non ha vi è chiaramente il senso del ridicolo.
- Partendo dall'osservazione che quasi sempre le decisioni di politica economica sono determinate più dai pregiudizi dell'elettorato che da solida ricerca economica, Chris Dillow si chiede se veramente vale la pena, per gli economisti, parlare ai politici. L'esercizio viene comparato a cercare di insegnare a cantare a un maiale: ti fa perdere tempo e irrita il maiale. Un po' sul lato pessimista direi, ma da leggere.
- Su un tema simile, Paul Avey (MIT) e Michael Desch (Notre Dame) si chiedono se la ricerca accademica sulle relazioni internazionali viene usata dai politici. In questo campo le cose sono leggermente migliori che per la politica economica, nel senso che mentre in politica economica il pubblico ha quasi sempre pregiudizi impervi all'analisi, nelle relazioni internazionali è spesso privo di pregiudizi per semplice ignoranza delle questioni (per esempio, l'italiano medio probabilmente non pensa nulla sulla tensione permanente tra Etiopia ed Eritrea mentre ha sicuramente opinioni sull'immigrazione). La mia lettura del pezzo però è piuttosto negativa. I policy makers non sembrano apprezzare né l'analisi teorica né l'analisi empirica che cerca di trovare regolarità tra diversi periodi e paesi. Non son ben sicuro però, questo è un campo che non conosco bene.
- Prima delle elezioni tedesche mi ero appuntato questo articolo di Matt Shugart. Essenzialmente, a fronte dei sondaggi (che poi si sono rilevati più o meno corretti; la Merkel ha fatto un po' meglio, i verdi un po' peggio) che pronosticavano un'alleanza tra democristiani e socialdemocratici come unica possibile coalizione governativa, la domanda era: come differisce il 2013 da altre simili episodi di governo congiunto tra SPD e CDU/CSU avvenuti nel passato? Per farla breve: stavolta i due partiti hanno una quota assai inferiore dell'elettorato e la CDU/CSU è di gran lunga il partito dominante.
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Secondo me Tito Boeri commette lo stesso errore di tutti gli altri: qualunque contributo, a qualsiasi titolo, che colpisca solo le pensioni (d'oro o d'argento non importa) è stato bocciato dalla Corte Costrituzionale in maniera netta e decisa. Se serve ripesco la sentenza (è quella che riguarda anche i magistrati), ma è scritto a chiare lettere che è incostituzionale prevedere dei "contributi", che la Corte definisce tasse e basta, bocciando quindi il bispensiero della parola, e che colpiscano solo una categoria di contribuenti.
D'altronde è logico: se fosse possibile cominceremmo ad avere le tasse per categoria, e torneremmo direttamente al medioevo.
Io (e ne parlavo per puro caso con un professore di diritto ieri sera) la vedo così: se vuoi evitare le pensioni d'oro devi stabilire hic et nunc che l'INPS è un Ente di diritto privato e che lo Stato garantisce le pensioni fino a una certa cifra, oltre la quale sarà cura dell'INPS (meglio una Spa costituita ad hoc e che puoi anche lasciar fallire se non ce la fa a pagare le pensioni di Amato..), erogarle in presenza di fondi accantonati con il metodo contributivo, non realizzi una sforbiciatina, ma un bel taglio.
Qualunque forma di "contributo" sulle sole pensioni sarà sempre incostituzionale (ed è un bene !), quindi calcolare quanto "frutterebbe" un contributo (che è una tassa a tutti gli effetti) è un pessimo esercizio retorico.
Temo, peraltro, che tutti quelli che parlano di tagliare le pensioni d'oro lo fanno solo come argomento del giorno, e non hanno alcuna intenzione di farlo, indipendentemente dall'ammontare dei risparmi, per il semplice motivo che hanno in mente una soluzione alla Boeri, e che sanno anche essere poco praticabile, oppure la faranno sapendo che sarà bocciata.
Dato che per il 99% dei pensionati è facile recuperare i dati dei contributi pagati, una soluzione che porti all'indicizzazione solo della parte di pensione calcolata col contributivo PURO e azzeri l' indicizzazione di tutta la parte restante se applicata a partire dal 1995 penso avrebbe portato risparmi consistenti senza essere una tassa e come tutti gli interventi graduali a lungo termine sarebbe stato un bene in un futuro troppo lontano per chi ragiona solo in base ai sondaggi del giorno dopo.
Forse è un idea troppo stupida e banale, ma se si fossero fatte molte cose stupide e banali così saremmo messi meglio?
La corte ha stabilito cosi, perchè si trattava di una tassa (contributo è la solita parolina edulcorata all'italiana) sul reddito di una categoria che però appunto veniva discriminata secondo un criterio non molto chiaro. Ma forse si puo aggirare la questione.
Mettiamo di abolire l'imposta sui redditi come è fatta adesso e riapprovare due nuove imposte: Imposta sui redditi da LAVORO, con aliquote piu o meno uguali all'odierna imposta sui redditi ma che riguarda solo gli stipendi.
e Imposta sulle rendite non tassate alla fonte con aliquote progressive che possono differire anche di molto (piu progressive) rispetto all'imposta precedente. Nelle rendite possono confluire prima di tutto le pensioni, gli affitti senza cedolare secca, le rendite catastali, gli interessi e le rendite da titoli di stato no perchè hanno la tassazione già fatta alla fonte.
In questo modo puoi tassare le rendite in maniera differente dagli stipendi e questo potrebbe anche favorire lo spostamento della tassazione dal lavoro alla rendita, e spero la Corte non abbia piu nulla da ridire, altrimenti dovrebbe avere da ridire pure sulla cedolare secca o alla tassazione sui titoli di stato, in quanto entrambe sono alternative all'attuale imposta sul reddito.
Veramente a me risulta che è già cosi'. Tra esenzioni, sussidi, regalie, eccezioni, ... dal medioevo non siamo mai usciti.