Questa settimana: scienze comportali al governo USA ; Jeremy Corbyn come bene di lusso;elezioni in Catalogna; Alberto su europeismo.
Buona lettura e buon fine settimana
- Il governo USA ha emanato un paio di settimane fa un decreto che istruisce le agenzie governative ad usare, dove possibile, i risultati delle scienze comportamentali (psicologia ed economia comportamentale) per la progettazione e implementazione delle loro politiche. In questo approccio, si enfatizzano alcuni tratti caratteriali (abitudine, pigrizia, etc...) che portano molte persone a non fare la scelta "giusta". Per esempio, molte persone non si iscrivono a fondi pensione anche quando è molto conveniente farlo (per esempio perché questo attiva un contributo del datore di lavoro di pari entità). L'approccio comportamentale suggerisce di iscrivere automaticamente i lavoratori al fondo fondo pensione quando ne hanno il diritto, lasciando loro l'opzione di ritirarsi se veramente lo desiderano. John Cochrane ne presenta una lettura critica.
- Un interessante articolo di Janan Ganesh sul Financial Times cerca di gettare qualche luce sul fenomeno Corbyn. Non so se l'interpretazione sia giusta, ma direi più sì che no. In sostanza: Corbyn non è una scelta seria, non andrà da nessuna parte e più o meno tutti lo sanno. Ma allora perché sostenerlo? Beh, perché è divertente sostenere uno che dice quello che pensa e non un politico che cerca di arrivare al potere. Ma, qui sta la cosa ancora più divertente, se ti puoi permettere di perdere il tuo tempo dietro a uno che non concluderà niente vuol dire che, alla fine, ottenere risultati politici è per te meno importante che riaffermare la tua identità. Ma questo è possibile solo se le cose non stanno andando così male. Cito Ganesh: ''When a Corbynite says there is more to politics than winning elections, they tacitly concede that Britain is tolerable as it is, at least for them. If it were not, the acquisition of power would be the alpha and omega of their cause.''. In sostanza, Corbyn se lo possono permettere i membri della middle class in cerca di purezza ideologica. È, paradossalmente, un bene di lusso.
- Faraci su thefielder ci presenta una buona analisi del successo degli indipendentisti alle ultime elezioni in Catalogna.Interessante anche un commento sul blog di Matt Shugart sulla disproporzionalità del sistema elettorale per la Generalitat catalana, che è simile a quello usato in Spagna per il parlamento. La ridotta dimensione dei distretti elettorali ha fatto sì che il primo partito ha ottenuto quasi il 50% dei seggi con il 40% dei voti.
- Un'intervista ad ampio raggio di Alberto sul futuro dell'europeismo su stradeonline, dove ripropone la sua idea di usare la la leva fiscale come collateral per il debito sovrano.
Indietro
Interessante l'intervista al prof. Bisin, ma si vede che vive in Amerika e non (più) in Europa. I "burocrati europei" non contano niente: le decisioni oggetto dell'articolo si prendono nell'Eurogruppo, al quale partecipano ministri; il ruolo dei burocrati europei è poco più che portare il caffè e fare fotocopie. Le decisioni sono prese da ministri, dei quali si può pensare bene o male, ma che certamente non sono burocrati; questi, come tutti i burocrati del mondo fanno ciò che gli viene detto di fare.
Prendo spunto da questo per mettere a fuoco il mutamento del ruolo delle istituzioni europee sviluppatosi gradualmente negli ultimi 15-20 anni. In pratica quando qualche governo deve prendere un provvedimento necessario ma impopolare, e non vuole assumersene la responsabilità politica si oganizza un'iniziativa europea in tal senso, e poi quando finalmente il provvedimento viene adottato il governo si giustifica "ce lo impone l'Europa". A questo punto verrebbe la pena di estendere la possibilità di utilizzare questo comodo strumento anche ai comuni cittadini: la UE potrebbe erogare apposite normative che regolino la gestione delle camere degli adolescenti e gli orari di uscita e riento: "rimetti in ordina la tua camera, te lo impone l'Europa"; "devi rientrare alle 22, te lo impone l'Europa" e perchè non un regolamento sulle modalità di spremitura dei tubetti di dentifricio.
Ora devo scappare, a minuti comincia una conferenza: "il problema della calvizie e il ruolo delle istituzioni europee".
Bisogna distinguere i livelli di competenza: è ovvio che ci sono questioni nelle quali l'ultima parola spetta ai governi degli Stati Membri, ma nell'ambito delle sue attribuzioni - quelle previste dai trattati - l'UE conserva il potere d'iniziativa in campo legislativo e tutti i poteri di natura amministrativa. Poi non dimentichiamo la Corte di Giustizia, per molti versi motore dell'integrazione.
Sul fatto che i burocrati facciano quel che gli viene detto di fare io sono meno ottimista, almeno in Italia. Questa nota di Ichino descrive uno stato di cose che non solo è inquietante, ma mi sembra susciti anche poche reazioni:
www.pietroichino.it
Mah, accetto la frecciata, ma il problema non e' che non sto in Europa ma che penso da economista per giunta un po' teorico: che le decisioni siano prese da burocrati europei o a da governi che si nascondono dietro il partavento dell'Europa, nulla cambia ai fini del mio discorso/argomento.