Questa settimana: in ricordo di Angus Maddison e di David Blackwell; crescita della disuguaglianza e crisi finanziaria; la condanna di Brancher; la verità su crescita del PIL e vittoria ai mondiali; il sondaggio Vendola-Bersani; l'onorevole Matteoli e la teoria delle aste; il referendum sull'acqua.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Quest'anno sono morti due studiosi che sono nomi familiari per gli economisti. Angus Maddison (qui la biografia su wikipedia in inglese, purtroppo quella italiana è molto lacunosa), economista ma soprattutto storico, ha dato un contributo fondamentale alla costruzione della contabilità nazionale come ora la conosciamo e allo studio quantitativo dei processi di crescita. David Blackwell è un matematico che agli economisti è noto, tra le altre cose, per il Blackwell contraction mapping theorem (lo metto in inglese perché in italiano suona strano), un risultato frequentemente usato in programmazione dinamica e con importanti applicazioni in macroeconomia. Ma non solo la sua opera scientifica è stellare, la sua vita è ancora più affascinante. Figlio di un ferroviere, fu infatti il primo afroamericano a essere ammesso tra i docenti di Berkeley.
- Di questi tempi si discute spesso della relazione tra crescita della disuguaglianza e crisi finanziaria. E' un tema sul quale vale la pena tornare più in esteso ma su cui la gente sembra particolarmente propensa a parlare a ruota libera. Il post di Chris Dillow può servire come introduzione al tema. Ma, ripeto, questa è una cosa su cui vale la pena tornare più in esteso.
- Aldo Brancher, il noto ministro-lampo, è stato condannato per l'affaire Antonveneta. Dal nostro punto di vista la cosa in assoluto più sconcertante è come il governo non abbia nemmeno fatto finta di voler sostituire il ministro dimissionario. Ricapitolando: Brancher viene nominato ministro pochi giorni prima di andare a giudizio; il suo primo atto è di usare la carica per evitare il processo; la manovra fallisce perché pressioni istituzionali e mediatiche lo costringono alle dimissioni; nessun nuovo ministro viene nominato al suo posto. I suoi compiti come ministro non sono mai stati specificati, quindi ovviamente non è possibile che vengano assegnati ad altri. La domanda è: esiste alcuna interpretazione plausibile dei fatti che non sia che l'unica ragione per la nomina di Brancher fosse di sottrarlo alla giustizia? E se la domanda a questa risposta è ''no'', come ci pare debba essere, non è questa ragione sufficiente per chiedere a gran voce le dimissioni del governo?
- Marco Celentani, sul blog nadaesgratis, guarda un po' più attentamente lo studio ABN Amro su tasso di crescita del PIL e vittoria ai mondiali. L'articolo purtroppo è in spagnolo, ma mi pare si capisca. In sostanza, la relazione non esiste. La chiusura di Marco è abbastanza misurata: ''Hasta la fecha no disponemos de ninguna evidencia que nos haga sospechar que ganar un mundial pueda tener un efecto sobre el crecimiento, ni bueno, ni malo.'' [Traduzione: Fino ad ora non disponiamo di nessuna evidenza che ci faccia sospettare che vincere un mondiale possa avere un effetto sulla crescita, né buono né cattivo]. Il commentatore barbarroja è più sanguigno: ''Acojonante lo que la gente puede llegar a publicar''. No, questo non lo traduco.
- Paolo Natale su Europa (ex quotidiano della Margherita e ora quotidiano del PD) analizza con certa scetticismo il sondaggio pubblicato da Repubblica che vede Vendola in (leggerissimo) vantaggio su Bersani in una ipotetica corsa per candidato del centrosinistra.
- Lo confessiamo, noi sospettiamo fortemente che la stragrande maggioranza dei nostri politici di economia non capisca una beata minchia. Ma ci sono momenti in cui tale sospetto si concreta in assoluta certezza. Le dichiarazioni del ministro Matteoli dopo la gara Tirrenia sono uno di tali momenti. Nella gara per Tirrenia alla fine era rimasto un solo concorrente. Nessun problema, dice il ministro, uno basta e avanza: mica si può vendere a due. C'è di più comunque. Uno può dire: dimentichiamoci le idiozie di Matteoli e facciamo buon viso a cattivo gioco, almeno la società è stata privatizzata e smetterà di essere un peso per lo stato. Well, think again. La ''privatizzazione'' consiste nella vendita di Tirrenia alla società Mediterranea Holding il cui socio principale, con il 37% del capitale, è (rullo di tamburi)...la Regione Sicilia. Quindi, riassumendo, un'altra gara alle vongole che risulta in un'altra privatizzazione alle vongole. Ma siamo sicuri che quando, inevitabilmente, la società busserà di nuovo alle casse dello stato qualcuno se la prenderà con il liberismo selvaggio.
- Su Chicago-blog un dibattito tra Carlo Stagnaro dell'Istituto Bruno Leoni e Luca Martinelli di Altreconomiariguardo al referendum sulla ''privatizzazione'' dell'acqua. Probabilmente ci sarà una escalation dei toni con l'avvicinarsi del referendum, quindi questo è probabilmente il momento in cui si possono leggere le cose più pacate sull'argomento.
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I miei due cent su un paio degli argomenti trattati:
in primis il discorso dell'asta del ministro Matteoli: c'è ancora qualcuno che si stupisce di vedere indicazioni del fatto che in Italia non si sappia affatto cosa vuol dire "contesto competitivo" (o come funzioni)?
Poi il discorso dell'acqua; il tema, specialmente in Italia, è delicato. Dico specialmente in Italia perché qui è più comprensibile che si abbia paura che meccanismi anche giusti possano essere usati come grimaldello per consentire l'accesso a un potere eccessivo ad alcuni soggetti. Nel caso presente, il meccanismo della privatizzazione è giusto: la collettività mantiene la proprietà della risorsa e delle infrastrutture e una società privata provvede alla gestione del servizio e/o alla realizzazione/ammodernamento delle infrastrutture stesse in cambio di una concessione di N anni (con N sufficientemente grande per garantire la redditività dell'investimento).
Questo meccanismo permette di avere un servizio allocandone i costi in modo ottimale (dal momento che un soggetto privato si suppone gestisca meglio i soldi di uno pubblico). Il servizio costa e la società in questione deve trarne un profitto, ma:
Il problema quindi parrebbe non porsi, e in effetti il problema non esiste sulla cosiddetta "privatizzazione", quanto piuttosto su altri elementi che (sorpresa!) riguardano molto il contesto pubblico:
Concludendo, in cosa la privatizzazione dell'acqua dovrebbe essere diversa da altre privatizzazioni? In nulla, nel bene e nel male. E il male riguarda più la mala gestio della cosa pubblica che il far gestire a una società privata un bene di prima necessità.