Questa settimana: ricomincia la giostra sull'art. 18; le discussioni sul TFR in busta paga; il divorzio rapido, in Italia e in UK; il nuovo senato francese; le elezioni dell'Ontario;(neo|ultra)liber(al)ismo for dummies.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Si preannuncia un'altra stagione di discussioni più o meno male informate sul diritto del lavoro. Per cercare di capire un po' meglio in che direzione si sta andando (che non è necessariamente la direzione in cui si arriverà) è utile cominciare da questa intervista di Filippo Taddei, responsabile economia del PD. Un punto che, almeno per ora, sembra dato è che le novità si applicheranno esclusivamente ai nuovi assunti. Se volete un po' di background veloce sulla materia, date un'occhiata a questo articolo ''didattico'' apparso sul Il Post. Se invece vi sentite in vena di esplorazioni più ponderose, su reforming.it trovate un bel pdf di 76 pagine in cui si compara la legislazione italiana con quella degli altri paesi europei.
- L'idea di mettere ''il TFR in busta paga'' circola da parecchio tempo. Per chi vuole capire perché la reputazione dell'Italia è così bassa, almeno per ciò che riguarda la politica economica, è utile ripassare le farneticazioni di un certo Bossi, all'epoca capo del secondo partito più importante della coalizione di governo. Correva l'agosto 2011, con le pallottole dello spread che fischiavano sempre più vicine e la BCE che aveva appena mandato un messaggio esasperato dettagliando le cose da fare a un governo che appariva sempre più immobile e incapace. Il Bossi allora disse: «Avrete una grande sorpresa tra poco, il Tfr in busta paga che permetterà anche di raddoppiare gli stipendi. L’ha pensato Tremonti, che quando va a casa sua c’è sua moglie che gli rompe le balle: “Guarda che qui c’è la gente sempre più povera. Devi fare qualcosa”. E qualcosa ha trovato». Sono passati tre anni, una elezione generale e tre governi. A quanto pare, certe idee idee geniali continuano a circolare. Notare che la proposta iniziò a girare molto prima del 2011. Leggetevi questo uno-due-tre, in rigorosa sequenza temporale, dei tempi del governo D'Alema (1999). La sequenza sembra destinata a ripetersi. Il ballon d'essai per testare la proposta c'è già stato. Le reazioni arrabbiate dei sindacati e degli industriali anche. Manca solo la parte tre, detta ''della ritirata''. Utile e veloce lettura didattica: spiegazione del TFR su Il Sole 24 Ore.
- Su segnalazione di Alessandro Riolo, riportiamo una notizia apparsa sulla stampa inglese che riguarda l'Italia. Quello che pare sia successo è che 182 coppie di italiani abbiano divorziato in 137 corti britanniche fingendo di essere residenti nel Regno Unito. Nessuno di questi 182 aveva mai vissuto nel Regno Unito, ma si erano rivolti ad una coppia di consulenti, in Italia, che per 3 o 4 mila Euro a coppia li aveva fatti divorziare dalle rapide corti britanniche. I divorzi sono stati ora tutti annullati. Domanda su cui pensare: chi hanno daneggiato le coppie che hanno consensualmente deciso di divorziare più rapidamente sfruttando questo escamotage illegale?
- Il nuovo modello di Senato proposto per l'Italia, cha ha iniziato il lungo processo legislativo all'inizio dell'agosto scorso, è ricalcato sul modello francese. È abbastanza stupefacente la nostra capacità di copiare solo le cose pessime dall'estero. Per esempio, dalla Francia potremmo copiare il doppio turno di collegio per l'elezione del Parlamento. Ma quello no. Meglio copiare il Senato a elezione indiretta.
- Leggete il link solo se siete veramente interessati alla politica canadese, tra l'altro le elezioni in Ontario sono state in giugno. Volevo solo osservare che, data la fama di moderazione che i canadesi hanno almeno in amerika, vedere un politico mainstream e per di più conservatore che chiama l'avversario ‘evil reptilian kitten-eater from another planet’ è abbastanza sorprendente. Se poi ci mettiamo pure il bizzarro sindaco di Toronto, direi che c'è abbastanza materiale per rivedere i nostri pregiudizi sui canadesi.
- Andrea non conosce i dettagli delle varie definizioni di (neo)liber(al)ismo, ma le spiega esaurientemente Zamagni.
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romper il cazzo a un convegno coi valdesi, che fan meno male di molte delle buffonesche avventure dei teologi, ma... Sig. Moro .... la Repubblica del Sud Africa fa parte di un gruppo di pressione economica che si autodefini' come BRICS (sta per Brazil, Russia, India, China, SouthAfrica.) Che con ignoranza pari all'impudenza li chiami "mattoni" o mattonate (tal il significato, ahinoi, di bricKs) indica con quanta serieta' dovremmo prendere le rodomontate contro il liberalismo.....
che scrive BRICKS non Andrea