Questa settimana: sul feticismo del settore manufatturiero; tassi di interesse bassi e deflazione; quanto costa l'inefficienza della SIAE?; ancora sul risultato elettorale australiano; una spiegazione sintetica della proposta del nuovo ulivo; intervista a Crespi sull'appeal elettorale di Fini; una conferenza organizzata dagli studenti bocconiani liberali il 10-11-12 ottobre.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Il Sole 24 Ore pubblica la traduzione di un intervento di Jagdish Baghwati, uno degli economisti internazionali più prominenti a livello mondiale. Baghwati discute il luogo comune secondo cui la manifattura gioca un ruolo speciale nell'economia.
- La blogosfera neokeynesiana (Krugman, Thoma, De Long, etc...) reagisce strappandosi le vesti ad una frase pronunciata da Narayana Kocherlakota, presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis. L'ottimo Steve Williamson invita alla calma (links al discorso e agli altri commenti sul suo post), con scarsi risultati, e alla fine sembra perdere la pazienza purelui.
- Diego Menegon ha prodotto per l'Istituto Bruno Leoni uno studio comparando l'efficienza della SIAE (a cui è garantito un monopolio legale) nella gestione dei diritti d'autore a quella di varie esperienze estere. La conclusione è che ''[l]a minor efficienza della SIAE rispetto agli organismi esteri equivalenti costa agli autori, ai discografici e ai fruitori di opere musicali protette (quindi ai consumatori) 13,5 milioni di euro.''
- So che ci deve essere almeno un'altra persona che legge questo blog ed è interessato al sistema elettorale australiano. A tale persona consiglio la lettura (un po' datata) di questo post sul blog world elections.
- Dal blog di Pippo Civati, consigliere regionale PD lombardo, una spiegazione sintetica della differenza tra vecchio e nuovo ulivo.
- Luigi Crespi gestisce la omonima società di sondaggi e ha ultimamente lavorato per Fini e il suo raggruppamento. In una intervista a Il Secolo snocciola un po' di numeri, che a naso a me appaiono un po' troppo ottimisti. Quello che però mi fa più infuriare è questa persistente abitudine dei sondaggisti e giornalisti italiani a ''sbattere il numero in prima pagina'' senza un minimo di spiegazione. Per esempio, Crespi dice che tra i potenziali elettori di Fini ''ben il 25% è rappresentato proprio da delusi di centrodestra, che alle ultime elezioni europee, ad esempio, non si erano recati alle urne''. Sì, ma siccome le europee hanno sempre partecipazione più bassa delle politiche, cosa significa veramente questo in termini di recupero dell'astensione? E qual è l'intervallo di confidenza per un numero del genere, che presumo sia piccolo assai? E l'astensione per gli altri partiti come va? D'accordo, è ingiusto prendersela con Crespi, visto che lo fan tutti, ma oggi avevo sottomano lui.
- In Bocconi, i ragazzi di Studenti Bocconiani Liberali (full disclaimer: ci hanno aiutato organizzando una presentazione del libro qualche mese fa) organizzano una conferenza internazionale di due giorni con varie persone (tra cui un redattore di nFA). L'obiettivo, ci dicono, è dare il via a un movimento europeo di studenti libertari. La deadline per la registrazione è il 20 settembre.
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professor Brusco, per lavoro sono "costretto" a seguire le elezioni australiane: grazie per il link!
Io non sono "costretto" per lavoro ma mi da spunti di conversazione coi colleghi ;)
Cheers