Letture per il fine settimana, 9-10-2010

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Questa settimana: quanto costano le province?; quanto costa rinunciare al mercato?; privatizzare la Rai; sui capital requirements; il porcellum chavista.

Buona lettura e buon fine settimana. Edited in diretta, dal liceo classico Immanuel Kant, di Roma.

  • Andrea Giuricin, dell'Istituto Bruno Leoni, ha prodotto un breve articolo in cui stima i risparmi che si potrebbero ottenere dall'abolizione delle province. In una intervista al Sole 24 ore, Voltremont ha detto che il risparmio non sarebbe superiore ai 100-200 milioni (la metodologia non è chiara; il giornalista riporta ''in base a dati del tesoro'', whatever that means). La stima di Giuricin è invece di due miliardi, ossia da dieci a venti volte la stima del ministro. Noi, che siamo dei pezzenti poco adusi alle grandi cifre, siamo ancora qua che ci chiediamo: ''ma se anche fossero solo 100 milioni di euro, cosa c'è di sbagliato nel risparmiarli?''.
  • Brad De Long, economista di Berkeley del quale forse avete già sentito parlare, ha fatto il seguente semplice esercizietto. Ha preso 12 paesi che nel 1991 (più o meno l'epoca del crollo della cortina di ferro) avevano passato qualche decade senza economia di mercato e ha provato a compararli, in termine di reddito pro-capite con paesi che al momento dell'eliminazione del mercato erano simili (per esempio, Nord Corea è comparata a Sud Corea). Esercizietto indubbiamente un po' arbitrario, campione non tanto grande, tutto quello che volete (l'accoppiamento Russia-Finlandia per esempio mi pare un po' tirato, e Cambogia e Vietnam sono state in guerra per gran parte del periodo). Però la differenza nel reddito pro-capite è veramente colossale.
  • Fini si è messo a parlare di privatizzazione della Rai, e Piercamillo Falasca spiega bene perché è una buona idea. Noi siamo così contenti di non essere più i soli a parlarne che quasi quasi ci dimentichiamo di chiedere a Fini dove cazzo è stato negli ultimi 16 anni. Però alla fine, siccome siamo dei cafoni e dei pessimi politici, in realtà lo chiediamo, con parolaccia inclusa.
  • Un gruppo di docenti di Stanford (più Martin Hellwig) ha prodotto un working paper sull'annosa questione degli effetti dei capital requirements per le banche, concludendo che alla fine non sembra poi essere così vero che richiedere alle banche di avere un buon livello di equity sia terribilmente costoso. Da meditare e digerire.
  • Può questa rubrica essere completa senza una qualche pippa su elezioni e sistemi elettorali? No che non può. E allora ecco qua un'analisi delle ultime elezioni venezuelane, con spiegazione del porcellum venezuelano (lo vogliamo chiamare cochinum?).
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Commenti

Ci sono 55 commenti

 

 

 

Esercizietto indubbiamente un po' arbitrario,

 

To say the least: aggiungo un Italia ed Yugoslavia

Dici che De Long potrebbe avere un'idea un po' personale della geografia, magari perché non gli interessa troppo quella che considera periferia?

http://www.rassegnastampa.comune.roma.it/PDF/2010/2010-10-07/2010100716831385.pdf

 

Consiglio a tutti la lettura sulla caduta delle casematte, forse case matte

del cul facea trombetta

 

“La fluidità tra i nessi, il gioco di rifrazione tra i nodi, concepito come campo energetico privo di centro, non affida a nessuna istituzione burocratica le chiavi del cuore avventuroso di questo logos eracliteo ma moltiplica l’energia, consentendo al sistema di scambio, a Matrix, di concentrarsi nella distensione, strutturando in modo inedito le sue combinazioni molecolari”

 

 

 

 

(mi dicono che questo acuto passaggio viene da P. Nanni, uno degli estensori del manifesto di ottobre, di prossima pubblicazione, il 25 c.m., a MIlano.

Attendo speranzoso.

La cosa piu' interessante e' che i commenti all'articolo di Brad DeLong sono in grandissima maggioranza critici, e in difesa del socialismo: il che la dice lunga sulla sua audience abituale. Il suo mentore, poi, nei sotterranei della Big Apple si e' ritrovato addirittura a capo di un esercito rivoluzionario...

 

Il suo mentore, poi, nei sotterranei della Big Apple si e' ritrovato addirittura a capo di un esercito rivoluzionario...

 

E che esercito: la foto è di jedo, un marchio di fabbrica dei cavalieri jedi che, per chi ancora non lo sapesse, hanno anche una loro organizzazione religiosahttp://www.jedichurch.org/.

Sull'idea che la privatizzazione della Rai possa essere cosa utile non ho mai avuto dubbi.

Ma non credo possa avvenire mai, tra la gran parte della sinistra che ha una certa allergia all'idea di una riduzione del dominio della politica, e il principale attore della destra che ha ovvi motivi per rifiutare ogni possibilità e spazio ad eventuali concorrenti alle sue imprese lo spazio è minimo.

Ma non credo possa avvenire mai............

Una ragione aggiuntiva è che volendosi occupare di mercato televisivo e quindi pubblicitario, bisognerebbe regolamentarlo in toto e quindi, verosimilmente, andare a toccare gli interessi Mediaset. Quindi non se ne farà nulla.

Segnalo questo pezzo che riporta dei grafici interessanti sui finanziamenti ai congressmans americani. 

questo il Senate:

 

Questa la House:

 

Divertente, però non so quanto fatto bene. Ho guardato il pezzo originale e nelle note metodologiche spiegano quanto segue:

 

The Congressional seating chart is based on which industry has given the most to each member of Congress over his or her career. This means that members are seated according to the industry that has given a plurality of donations. For example, a member who received 20% of her donations from financial firms and 19% from unions would be seated in the finance, insurance, and real estate bloc.

 

Per esempio, se ho capito bene, Ron Paul viene messo nella casella FIRE perché il 3% delle sue donazioni viene da imprese in quel settore. Mi pare francamente un po' esagerato.

Non mi spiego poi l'enorme differenza di efficacia dei sindacati tra House e Senate. Perché mai dovrebbe essere?

 

Andrea Giuricin, dell'Istituto Bruno Leoni, ha prodotto un breve articolo in cui stima i risparmi che si potrebbero ottenere dall'abolizione delle province. In una intervista al Sole 24 ore, Voltremont ha detto che il risparmio non sarebbe superiore ai 100-200 milioni (la metodologia non è chiara; il giornalista riporta ''in base a dati del tesoro'', whatever that means). La stima di Giuricin è invece di due miliardi, ossia da dieci a venti volte la stima del ministro. Noi, che siamo dei pezzenti poco adusi alle grandi cifre, siamo ancora qua che ci chiediamo: ''ma se anche fossero solo 100 milioni di euro, cosa c'è di sbagliato nel risparmiarli?''.

 


Come federalista di lunga data (Lusiani magari non è molte volte stato d'accordo con me ma mi conosce dal 1997) considero che una Lombardia senza province sarebbe come una Svizzera senza cantoni, un'Austria senza länder. Quindi una assoluta idiozia, incapace di funzionare. Abolite le provincie bisognerebbe reiventare qualche cosa in mezzo tra comune e regione. Che siano i distretti di Einaudi o ache sia altro, una territorialità intermedia è necessaria. Il problema non è abolire le provincie ma dar loro i compiti che in Svizzera sono dei cantoni.
In Svizzera nessuno è cosi' folle da pensare di abolire i Cantoni, pensando a "quanto costano".
Eventualmente si calcoli cosa vuol dire, in termini di risparmio, eliminare le regioni :-) 

Francesco

 

 

Il ragionamento sul costo politico, qui utilizzato contro le province (poiché indubbiamente è al momento l'ente meno utile), potrebbe facilmente esere esteso: quant'è il solo "costo politico" dei Comuni? Perché non li aboliamo e spostiamo funzioni e dipendenti alle Regioni? E a che servono i costi politici delle Regioni? E quelle dgli Stati a che servono? Basta isitutire l'elezione diretta del Presidente dell'Unione Eruopea, più il Parlamento e ci risparmiamo anche gli sprechi dei Parlamenti nazionali! Ma perché invece non accentriamo tutto in un World Board di 5 membri (uno per continente, eletti col STV per rispetto delle minoranze, ovvio) e manteniamo solo loro?

Concordo con i rilievi di Francesco. Eliminate le Province sorgerebbe un problema di mancanza di rappresentanza politica tra il livello "regione" e il livello "comune", specie per i comuni non urbani. Ciò renderebbe inoltre molto difficile il passaggio dall'ambiente politico locale (amministrativo) a quello legislativo (Capisco che questa preoccupazione faccia ridere, in un Paese con un sistema partitico ed elettorale che permette che tutti gli eletti vengano scelti uffici romani di Bossi, Berlusconi, Casini ecc. ecc., ma lasciatemi la speranza che le cose potrebbero migliorare, almeno quella...)

Inoltre penso che "l'aboliamo le province" svii l'attenzione dall'anomalia principale del sistema rappresentativo italiano (rispetto ai paesi democratici), che non è "l'alto numero di comuni", nè "le province", ma è un parlamento di mille persone, che godono di un'imunità quasi assoluta e per questo sono ricmpensati con 15.000 euri/mese...

P.S.

Certo non difendo il diritto del Molise ad avere due province!

 

Come federalista di lunga data (Lusiani magari non è molte volte stato d'accordo con me ma mi conosce dal 1997) considero che una Lombardia senza province sarebbe come una Svizzera senza cantoni, un'Austria senza länder. Quindi una assoluta idiozia, incapace di funzionare. Abolite le provincie bisognerebbe reiventare qualche cosa in mezzo tra comune e regione.

 

Sono sostanzialmente d'accordo.  Inoltre non penso proprio che gli sprechi maggiori dello Stato italiano siano connessi alle Province, che sono una pagliuzza in confronto alla trave dello Stato centrale, che "ruba" 50 miliardi di euro all'anno alle Regioni in attivo, efficienti, relativamente piu' oneste, per pagare sprechi, ruberie e spese clientelari nelle Regioni meridionali.  La cifra di 50 miliardi di euro all'anno, stimata da L.Ricolfi, si aggiunge ai trasferimenti necessari ad assicurare massima solidarieta' nella forma di spesa pubblica uguale per tutte le Regioni indipendentemente dai redditi e quindi capacita' contributiva.

Lo "studio" di Giuricin mi sembra una presa in giro. L'argomento per stimare 2 miliardi di risparmi (dopo aver ammesso che il rispamio dovuto alla semplice eliminazione dei politici e' 115milioni di Euro, 1.9 euro per italiano all'anno) e' tutto qui:

 

Le spese di amministrazione e controllo delle Province sarebbero probabilmente in buona parte eliminabili, se le funzioni fossero esercitate da altri livelli di Governo. Infatti, tale somma di denaro serve a gestire, non tanto funzioni precise (come trasporti, istruzioni, etc.), quanto il mantenimento dell’organizzazione delle Province stesse.
Le spese di controllo e amministrazione ammontano a quasi 4 miliardi di euro, di cui poco più di 2 di costo per il personale. Assumendo di riallocare tutti i dipendenti in conseguenza dell’abolizione delle province (ma sapendo che, almeno nel lungo termine, il numero dei dipendenti pubblici potrebbe essere strutturalmente ridotto), si può stimare un risparmio dell’ordine dei 2 miliardi di euro.

 

Se veramente si vuole risparmiare io propongo qualcosa di piu' semplice e sicuramente attuabile in due minuti, senza dover riorganizzare nulla: si fissano gli stipendi dei parlamentari e degli amministratori locali italiani al livello medio della UE15 (per posizione paragonabile per livello di governo e numero di persone amministrate) riscalato per il PIL nominale italiano, a partire dal presidente della Repubblica, del Consiglio e dai ministri, passando per i barbieri del Parlamento che guadagnano piu' di un magistrato di corte d'appello, e non dimenticando il pres. della prov. autonoma di Bolzano, che viene pagato piu' di Angela Merkel, e senza trascurare i parlamentari europei.  Ridotto alla media UE15 il salario dei politici e dei barbieri, bisognerebbe passare a ridurre sempre alla media UE15 gli stipendi dei dirigenti pubblici, sempre usando come paragone posizioni paragonabili per responsabilita' e budget di spesa.  Non solo cio' e' fattibile da un giorno all'altro, ma sarebbe giusto e vorrei vedere chi avrebbe il coraggio di protestare, in presenza di elettori dotati di un livello minimo di alfabetizzazione e intelligenza e non traviati da ideologie e spirito di fazione.

 

Non sono d'accordo.

Dal punto di vista di funzionalita' la provincia e' a mio avviso superflua come organi legislativo ed esecutivo. Vero, ci sono mille differenze a livello regionale (non sono lombardo, ma toscano, dove le diversita' tra Firenze, Siena, Pisa, Livorno, Arezzo, Grosseto, per esempio sono significanti), ma dare un autonomia e un potere maggiore ai comuni risolverebbe il problema.

Son convinto che un sistema piu' snello del tipo Italia-Regioni-Comuni potrebbe essere molto piu' efficente oltre che ovviamente far risparmiare soldi.

 

Detto questo, son convinto che rimarra' un utopia e niente cambiera' nemmeno nel medio-lungo periodo.

Condivido appieno l'affermazione del signor Forte. C'è una specie di furia iconoclasta contro le Provincie, ma nessuno o quasi dei fautori della loro abrogazione si preoccupa più di tanto di sapere quali sono i campi d'attività delle medesime, cosicché gli vien facile raccontare che le funzioni svolte, semplicemente, tornerebbero in capo a Comuni e Regioni. Il signor Forte coglie perfettamente il segno citando quale esempio la Lombardia, regione simbolo della delega alle Provincie di una serie di funzioni che essa non era in grado di svolgere adeguatamente o che (succede anche questo) non voleva svolgere. Funzioni che per la loro natura sarebbe sciocco pensare di affidare ai Comuni, ancorché consorziati. Raccontiamola tutta: le Provincie esercitano controlli oltre che su attività private, anche su attività dei Comuni, soprattutto in materia di pianificazione urbanistica (chi vuole intendere intenda), ma anche di tutela di suolo, sottosuolo e risorse idriche, di gestione del ciclo dei rifiuti (parlo sempre per la Lombardia). E queste funzioni di controllo infastidiscono, parecchio, perché più di talvolta fanno venire alla luce non solo sventatezze varie, ma anche inadempienze e "furbizie". Davvero si pensa che i Comuni consorziati tra loro si autocontrollerebbero? O che saprebbero meglio gestire le funzioni loro assegnate ex novo? Beato chi ci crede.

Sia chiaro, una difesa delle Provincie non ha senso in assoluto, assume senso se si ha l'umiltà di riconoscere che vi possono essere situazioni in cui un ente effettivamente non serve (cosa che, per esempio, il dott. Silvio Boccalatte, IBL, sembra non capire o non accettare). Serve una Provincia in Val d'Aosta, regione autonoma di piccole dimensioni? Forse no. D'altro canto, serve una Regione Trentino-Alto Adige, anch'essa dotata di poteri legislativi per quanto residuali, a fronte di due fortissime Provincie autonome quali Trento e Bolzano? Probabilmente la risposta è ancora no.

Io sono convinto che il risparmio tagliando la spesa pubblica sia doveroso, ma altrettanto convinto che sia più intelligente capire quali funzioni, attività, competenze, in una parola quali "cose" debbano essere abbandonate dal pubblico (a partire dallo Stato e via via da tutti gli altri soggetti), decidendo poi "chi" debba fare ciò che resta, ovvero sia, a quale scala territoriale debbano essere fatte quelle "cose". Il resto, per me, è propaganda.

il metodo utilizzato da chavez in alcune constituencies è lo stesso che ha permesso ad hamas di raggiungere un'ampia maggioranza alle ultime elezioni palestinesi, ma è anche lo stesso sistema con cui viene eletto il collegio elettorale presidenziale degli usa.

le differenze sono due, una positiva e l'altra negativa.

Da una parte le constituencies disegnate in venezuela sono molto più piccole (in termini di seggi) di quelle palestinesi o americane, in questo modo viene diminuito l'effetto del "voto di blocco", per cui il sistma si avvicina di più al più tradizionale maggioritario uninominale: Il fatto che chavez non sia riuscito a disegnare collegi più grandi indica che a tutt'oggi non ha abbastanza potere per fare quello che vuole, nonostante la recente riforma costituzionale (certo che anche l'opposizione venezuelana non è campionessa di democrazia...)

Dall'altra parte constituencies con confini non prefissati danno maggiori possibilità di manipolare il voto, poichè si possono manipolarne i confini(il "gerrymandering" utilizzatissimo in California, nella elezioni federali).

P.S.

poi ovviamente è ben diverso eleggere un collegio elettorale, che deve solo votare per una sola volta, ed un parlamento con poteri legislativi e costituenti.

 

 

ma io mi chiedo 

se il risparmio con l'abolizione delleprovince è , come sostiene Voltremont , di soli 100 milioni perchè lo stesso non si è opposto all'inserimento nel programma elettorale?

Questa e' una vera domanda, per chi ne sa piu' di me, quanto costa (caduti esclusi) l'impegno militare italiano in Afghanistan?

È una domanda legittima, Adriano, che io riformulerei cosi, però:

quanto costano le alternative disponibili, analizzando la questione nel suo complesso, quindi da punti di vista che non si limitino alla mera spesa per l'azione in corso, ivi compresa la dolorosa perdita di vite umane?

Sono certo che la risposta non sia semplice, né univoca. Io mi confesso non in grado di darla, ma credo che - per dirla come i nostri amici economisti ..... - la valutazione del trade-off debba esser fatta, al fine di avere gli strumenti per le decisioni.

l'ultimo rifinanziamento è stato di più di 350 mln di euro. Considerato da quanto tempo stiamo li e che all'inizio la missione era più limitata, possiamo dire d'aver senz'altro speso più di un miliardo e mezzo di euro fin'ora.

Abolirei le regioni e una buona parte delle provincie.

A chi argomenta che i risparmi derivanti dall'abolizione delle suddette possono esser ottenuti da tagli di numeri di parlamentari ecc., dico perchè non entrambi?

Non c'è un centesimo e tutto ciò che si può risparmiare ben venga.