Libri deludenti

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Alla ricerca di qualcosa di nuovo si finisce per leggere un po' di tutto e, spesso, capita di perdere il proprio tempo. Alcuni libri, però, sono più deludenti di altri.

Lo sono perché, sia per il nome dell'autore, sia perché te l'ha consigliato l'amico, sia perché ne parla la rivista di cui ti fidi, sia per il tema, sia per quel che sia, avevi inizato a leggerli con la speranza d'apprendere qualcosa che non sapevi o di scoprire un ragionamento che potesse, allo stesso tempo, convincerti e sorprenderti.

Quando nulla di tutto questo accade, rimani deluso e vorresti richiedere indietro sia i soldi che il tempo buttato. Siccome entrambi i rimborsi sono impossibili, ti consoli rendendo pubblica la tua delusione.

So benissimo che, menzionandoli qui, finirò per guadagnar loro qualche addizionale lettore (la curiosità, si sà, segue percorsi contorti) però, davvero, io vi consiglierei di lasciar stare: tempo perso - e per questo, in puro stile behavioral-paternalista, niente links. Li avevo messi e li ho tolti!

Living in the End Times, di Slavoj Zizek. Un altro cretino spreca 400 densissime pagine per spiegarci che siamo arrivati alla fine dei tempi (capitalistici, whatever that means, che non lo sa neanche lui). Dopo, ovviamente, grazie all'eterna critica dell'eterna economia politica (santiddio la mancanza di creatività di questi filosofi da osteria) arriverà il comunismo dei cyber punk e di non ho capito bene quale storiella kafkiana ... insomma, Toni Negri ribollito in salsa slovena (e cattedra a Londra). Una delle cose più patetiche che abbia letto in svariati anni (fa sembrare Empire un libro originale, tanto per dire) mi ha impressionato ancor di più per due ragioni. SZ sembra essere considerato un emergente nel giro "buono" ed ho provato a leggere le sue cazzate mentre terminavo di leggere le riflessioni che Judt andava pubblicando sulla New York Review of Books (ora raccolte in volume, e questo il link lo merita). La mia boxer deve aver percepito che quell'ammasso di carta non era un libro e se l'è praticamente mangiucchiato tutto, il che mi ha tolto l'ultima incertezza.  Ho gettato ciò che ne rimaneva in pattumiera.

La lunga accumulazione originaria, di D. Sacchetto ed M. Tomba. No, non passo il tempo a leggere solo troiate paleo-marxiste. Semplicemente, quest'estate, avevo sperato di trovare qualcosa d'interessante (così mi era stato detto) in questi "nuovi pensatori" ed ho dato un'occhiata ad un po' di ciò che veniva raccomandato. Qui siamo alla crisi isterica, il contenuto analitico è nullo. Però permette di capire come si riproducano le scuole di pensiero: per concessione di cattedra all'interno dell'università. Essendo l'università italiana il mostro baronale che è, nelle facoltà di sociologia, scienze politiche ed affini italiane la fanno da padroni gli emuli oramai semianalfabeti di Toni Negri, Ferruccio Gambino e via elencando. E si capisce dove e perché nascano cose come il movimento 29 Aprile ... e di perché Bossi e Berlusconi vincerebbero anche se quest'ultimo diventasse Rasputin ed il primo ancor più mona di quanto già non sia, per improbabile che possa sembrare.

L'invenzione dell'economia, di Serge Latouche. Ha già detto Andrea di costui ed ha già detto anche troppo. È stata un'esperienza rivelatrice, però: ho visto, da dentro, come si diventa, scegliendo coscientemente di farlo, un cattivo maestro ed un fenomeno di massa. Fra Berlusconi e Latouche non v'è alcuna differenza ... Sono entrambi figli dell'informazione televisiva e del talk show tuttologico ma, soprattutto, sono figli della tendenza, istintiva in ognuno di noi, di credere che le nostre fantasie ed i nostri desideri riguardo al mondo corrispondano a realtà e financo a verità scientifiche. Ora mi verrebbe un commento comparativo con l'opera di Levitt, ma ve lo risparmio ...

What Darwin Got Wrong, di Jerry Fodor e Massimo Piattelli-Palmarini. Apparentemente Darwin, quello dell'evoluzione della specie, ha fatto un grave errore logico. Così grave che la teoria che gli si attribuisce (quella della selezione naturale) si riduce ad una tautologia. Ora - lasciando di lato il fatto che non è necessariamente così male che una teoria di tipo assiomatico sia tautologica - devo ammettere che dopo aver letto due volte il libro non ho capito il punto. L'ho letto due volte perché Fodor e Piattelli-Palmarini non sono esattamente due sprovveduti, quindi ho assunto d'essere io il denso. E probabilmente lo sono, perché continuo a non intendere dove sia l'errore fatale che distruggerebbe l'intero programma darwiniano. Ai lettori l'ultima parola. Avviso ai naviganti: il libro è scritto, intenzionalmente, per intimidire. Non lasciate che succeda, secondo me è tutta fuffa.

Natural Experiments of History, edited by Jared Diamond e James Robinson. Ai non specialisti la notizia forse non è ancora arrivata ma, a partire da una quindicina d'anni fa, la moda sempre più dominante nelle scienze sociali, ed in economia in particolare, è quella dell'esperimento naturale. L'idea, altisonante, è che mentre gli scienziati naturali hanno i loro laboratori artificiali dove giocano con la natura, noi abbiamo il laboratorio della storia dove la natura ha giocato con noi, generandoci esperimenti controllati. Il linguaggio è para-scientifico: ci sono gli "ambienti", le "condizioni iniziali", i "trattamenti", i "controlli", le "perturbazioni" e tutto il resto che fa tanto fisica o biologia. L'apparato "scientifico" così definito permetterebbe, attraverso una serie di tecniche statistiche di tipo divinatorio la cui utilizzazione è strettamente riservata agli iniziati, di stabilire relazioni causali che "spiegano" particolari fatti storici. La realtà è molto più prosaica, come i sette capitoli di questo libro provano: storia per dilettanti e chiacchiere in libertà, ma tutte rigorosamente "in linea" con i tempi (chi ha orecchie per intendere intenda, gli altri in roulotte). Il libro è corredato da un "afterword" dove i due editori ci offrono anche un piccolo manuale di come si fanno (bene) gli esperimenti naturali e si diventa veri scienziati sociali, come loro. Penoso.

Per una sinistra pensante, di Salvatore Biasco. Dal moroso di Valeria Termini è arrivato, quasi due anni fa ma io l'ho letto solo l'estate scorsa perché me l'ha passato un amico chiedendomi cosa ne pensassi, questo interessante esempio di "ossimoro a causa dell'autore". Una cosa comica, involontariamente ma terribilmente comica. L'ignoranza dell'uomo sembra proporzionale solo alla sua arroganza ed alla plasticità carrieristica della sua "compagna". Poi ci stupiamo che questi non riescano ad avere nulla da dire persino di fronte ad uno come BS! Nulla di cui stupirsi, se quelli che "pensano" sono come Biasco ...

Sud, di Marcello Veneziani. Gli effetti deleteri del liceo classico sul funzionamento della mente umana perdurano nel tempo e sono visibili anche dopo decenni. Triste ma vero, come prova questo libro. Un libro d'una tale banalità da sembrare una sequenza di compiti d'italiano scritti dal secchione (fascista) della classe durante la quinta liceo. Classico, ovviamente.

Mezzogiorno a tradimento, di Gianfranco Viesti. Ossia perché la sinistra non ha capito un cazzo della questione settentrionale (sì, ho scritto "settentrionale"), cedendo quindi il paese a BS e Lega. Un libro orrendo, lamentoso, tecnicamente patetico, ripieno di errori sia logici, che statistici, che economici. La cosa tragica è che l'autore, mi dicono, è uno dei "tecnici" del PD per il mezzogiorno. Sembra anche sia professore ordinario di economia. A me, leggendo il libro, non è sembrato.

Dialogo a Nordest, di Gianni De Michelis e Maurizio Sacconi. Il capobanda ed il suo bracciodestro conversano, con il Devoto-Oli sottomano, sul futuro dell'Italia e dell'universo. Spassoso davvero, va letto. È che questi due pagliacci si danno così dei toni da grande statista (quello con i capelli unti) e da intellettuale (quello con la mascagna corta) che viene da scompisciarsi. Fra "sfida dei container", asse "Berlusconi, Putin, Mubarak, Gheddafi", "primum vivere" (rivisitato: solita troiata dell'Italia che non ha avuto la crisi) e "cristianesimo triveneto riscoperto", il libro è una miniera inesauribile di troiate.

Donne e uomini, di Raffaela Rumiati. L'ho comprato perché, scendendo con mia moglie in auto dalla montagna a fine agosto 2010, ho sentito la signora Rumiati parlare alla radio durante una, lunghissima intervista che ci ha accompagnato da Staulanza a Longarone. Non riuscendo a credere avesse messo per iscritto il TIR di scempiaggini pseudo-femministe che le avevano fatto dire durante la trasmissione, ho acquistato subito il libro. Che, riconosco, è scritto in modo più accorto e contiene una survey (limitata e biased) di alcuni risultati della ricerca (in campo neuro-psico logico e paraggi) sulle cause e gli effetti delle differenze comportamentali fra uomini e donne. La conclusione, comunque, è quella dell'intervista alla radio: fatta eccezione per gli organi sessuali, non c'è alcuna differenza "naturale" fra uomini e donne che possa essere associata ai loro diversi comportamenti "sociali". Tutta una questione di educazione e "cultura". Ah, Aldo, ti cita. Per spiegarti che sei confuso, ovviamente.

The Soros Lectures, di George Soros. I soldi, specialmente se guadagnati a colpi di speculazioni fortunate, prima, e di manipolazione dei mercati, poi, danno al cervello e convincono le menti deboli d'aver capito tutto e di possedere doti sopranaturali. Soros, alla fin fine, non è tanto differente da BS. Ha la stessa psicologia di base, solo che a BS bastano la figa fresca e le sostanze che l'aiutano a consumarla, mentre Soros ha deciso che lui rifà da cima a fondo filosofia, economia, e, se gli avanza tempo, anche il sistema politico mondiale. E tutto perché Popper, nella LSE del primo dopoguerra, non volle prenderlo sul serio ...

Napoli, siccome immobile, di Aldo Masullo intervistato da Claudio Scamardella. È alquanto ingiusto mettere qui questo libro, perdippiù come dulcis in fundo. Però, seppur non paragonabile al dialogo comico sul nordest, anche questa conversazione alla fine delude. I due ci provano, Masullo in particolare, ad uscire dagli schemi tipici del meridionalismo di sinistra Ed in svariate parti ci riesce a puntare il dito su una cultura, meridionale e napoletana in particolare, che fa del lamento vittimistico il proprio assioma, sulle ipocrisie della sinistra assistenzialista, sui tragici e semi- (o anche non semi) criminali risultati dell'era Bassolino (che tutt'ora perdura), su una borghesia (o elites in genere) napoletana che porta la pesante responsabilità di aver guidato la città nel suo inviluppo, su un sistema politico-economico-culturale, insomma, che ha fatto dell'assistenzialismo e del malaffare una scelta di società e di cultura. Tutto questo lo fa, anche se sembra scordasi sia la storia che l'economia, Masullo e lo fa molto bene. In alcuni passaggi, in particolare, il linguaggio che usa e le metafore ed immagini che propone sono sia innovative che pregnanti. Ma poi casca il palco, assieme alle mie braccia, quando arriviamo al da farsi. Che è praticamente "more of the same", anche se a Masullo non sembra perché a lui, forse giustamente qua filosofo, sembra che se educhi le menti e le istruisci, tutto si risolve. Purtroppo, come l'esperienza insegna coerente alla teoria, così non è: gli interessi e gli incentivi contano.

Però, alla fin fine, questo almeno è un libro "deludente" per davvero, invece di quelle troiate invereconde che lo precedono in questa piccola rassegna dell'orrore. È deludente perché ti delude solo verso la fine (well, ok, verso la metà) dopo averti illuso che forse stavi leggendo davvero qualcosa di nuovo e di utile. Gli altri, invece, capisci che sono boiate alla decima pagina (terza, nel caso di Soros, seconda in quello di Sacconi e De Michelis) ...

Insomma, fra tutti i libri deludenti che ho qui elencato, questo è l'unico per cui valga la pena spendere qualche euro ed acquistarlo ... ma credo sia esaurito!

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