In un post che avevo scritto subito dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale mi chiedevo quale fosse la fonte di tanta agitazione nel centrodestra. Scrivere di queste cose è un po' da temerari, perché per capire veramente cosa succede c'è bisogno di informazione sulle correnti cospiratorie che attraversano continuamente i palazzi romani. Noi, di tali correnti, non sappiamo nulla e quindi ci dobbiamo limitare all'analisi dei dati pubblici. Prudenza vorrebbe quindi che non ci si avventuri in materie che non si conoscono bene. Ma, come detto nel riassunto introduttivo, è il fine settimana e un po' di cazzeggio non ci sta neanche così male. Prendete quindi questo pezzo con un grosso grano di sale e se avete voglia pure voi di fantasticare un po' continuate.
Allora, siccome siamo su nFA e anche per il cazzeggio abbiamo le nostre regole, cominciamo con qualche numero. I numeri sono quelli della consistenza dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato, e sono importanti perché, piaccia o no, qualunque tentativo di ribaltone deve basarsi su un'ipotesi realistica di maggioranza alternativa.
Gruppo | Camera | Senato |
---|---|---|
Partito Democratico | 216 | 118 |
Italia dei Valori | 27 | 14 |
UDC | 35 | 11 |
Lega Nord | 60 | 26 |
Misto | 21 | 8 |
Popolo della Libertà | 271 | 145 |
La tabella riassume i dati all'ottobre 2009, come riportati da wikipedia. Essenzialmente, il messaggio numerico è questo. La Camera ha 630 seggi, quindi la maggioranza è 316. Il Senato ne ha 322, includendo i 7 senatori a vita, quindi la maggioranza è 162. Alla Camera le attuali opposizioni (PD+IdV+UDC) contano 278 seggi. Questo significa che ne mancano 38 per arrivare alla maggioranza. Al Senato le attuali opposizioni contano 143 seggi. Ne mancano quindi 19 per arrivare alla maggioranza.
Ma i numeri veri sono un po' diversi. Il centrosinistra ha imparato a sue spese che governare con una maggioranza risicatissima, anche solo in una delle due Camere, non è per niente semplice. Se poi tale maggioranza risicatissima non fosse nemmeno uscita dalle urne ma fosse il risultato di una manovra di palazzo le tensioni sarebbero probabilmente insopportabili. Ora, politici che, per ambizione smisurata, fanno cose improbabili ne abbiamo visti, e nel processo danneggiano il paese e la propria parte politica. Ma assumiamo che prevalga un minimo di buon senso e che quindi il ribaltone si faccia solo se ci sono margini di manovra sufficienti.
Esattamente quanto è grande un ''margine sufficiente'' purtroppo è una stima soggettiva. Visto che sto cazzeggiando, butto lì i miei numeri. Diciamo che ci vogliono una ventina in più di deputati e una decina in più di senatori. Ossia, per fare cifra tonda, all'opposizione mancano circa 60 deputati e 30 senatori. E adesso date un'occhiata alla consistenza dei gruppi parlamentari della Lega Nord. 60 deputati e 26 senatori. Dà da pensare, no? Specialmente se si tiene conto che 3 senatori a vita nominalmente del gruppo misto (Ciampi, Levi Montalcini, Scalfaro) sono voti sicuri per il centrosinistra.
Quindi, ci dicono i numeri, in questa legislatura la Lega è l'elettore mediano. Da lì deriva la sua forza contrattuale, che è stata finora utilizzata per spingere provvedimenti di grandissima importanza quali l'istituzione delle ronde. A questo punto a qualcuno deve pur venire l'idea: e se si usasse la posizione privilegiata della Lega per fare qualcosa? E se proprio ai dirigenti leghisti questo non viene in mente, contenti come sono delle proprie cadreghe, deve per forza venire in mente a qualcuno che magari la cadrega l'ha già ma ne vuole una più alta. Signore e signori, vi presentiamo Giulio Tremonti.
In linea generale, si tende a pensare, spaccare con Berlusconi è un'operazione temeraria, sia per la Lega sia per qualche sottogruppo del PdL. L'elettorato non perdonerebbe la svendita ai ''comunisti'' in stile 1994. Ma se si offrissero sicure garanzie, se il primo ministro fosse presieduto da un primo ministro amato e rispettato dal popolo della destra...E allora perché non un governo Tremonti?
Ovviamente per completare il progetto occorre anche il beneplacito della sinistra. E infatti è da un pezzo che il buon Tremonti fa rumori socialstatalisti; la sinistra, come i cani di Pavlov (lo so, analogia banale, ma non me ne vengono altre) inizia immediatamente a salivare appena sente parlare di lotta al mercatismo, posto fisso per tutti, ''riqualificazione'' della spesa e deliri vari. E poi c'è il sito messo su con Amato, le riunioni dell'Istituto Aspen, il silenzio assordante di PD e IdV di fronte alla nuova porcheria statalista della Banca del Mezzogiorno... Insomma, tanti segnali che sommati danno l'idea di una direzione di marcia. Di nuovo, ricordate, questo è cazzeggio, niente fonti riservate, niente gole profonde che ci raccontano reconditi segreti. Stiamo semplicemente mettendo in fila le scarse notizie che abbiamo.
Negli ultimi giorni c'è stata l'accelerazione. Prima il documento-fantasma del PdL, la cui esistenza è stata discussa negli organi del partito (Libero e Giornale). Il documento in sé è irrilevante, ma il fatto che venga ripreso dai fogli di Berlusconi è un chiaro indice del fatto che lo scontro non può più essere tenuto in sordina. Poi il consiglio dei ministri che salta, l'intervento di Bossi in difesa di Tremonti, la minaccia di dimissioni. Quest'ultima poi smentita ma, come ci ha ricordato l'ottimo Carlo Stagnaro in relazione alla Banca del Mezzogiorno ''una smentita è una notizia data due volte'' (lui si riferiva all'affermazione che la Banca del Mezzogiorno non sarà un carrozzone).
A questo punto, per la prima volta, le somme hanno iniziato a tornarmi. Continuavo a chiedermi, come mai tanta agitazione nel centrodestra se non si vedono numeri chiari per il ribaltone? I numeri non mi tornavano perché davo per scontata la fedeltà della Lega a BS. L'unico altro gruppo chiaramente organizzato nel centrodestra, quello dei finiani, non è abbastanza numeroso per spostare gli equilibri. Quanti siano esattamente i finiani disposti ad andare fino in fondo in caso di ribaltone non è dato sapere con esattezza. Ma se guardiamo ai dissidenti dell'ultimo voto sulla legge sull'omofobia, contiamo una decina di deputati, mettendo assieme personaggi eterogenei come Della Vedova e Italo Bocchino. Ne servono sessanta, oltre a trenta senatori. Moltiplichiamo pure per tre, siamo a malapena alla metà di quelli che servono.
Ma se ipotizziamo una ripetizione pura e dura del 1994 allora i conti tornano, e la fibrillazione del centrodestra smette di essere un mistero. La ripetizione sarebbe pura e dura perché il ribaltatore sarebbe, esattamente come allora, il ministro del Tesoro del governo BS. Dini allora, Tremonti adesso (il quale nel 1994 aveva appena finito di voltar gabbana, facendosi eleggere con il Patto Segni e passando al centrodestra; ma sto divagando). E l'alleanza politica che permette il ribaltone, ora come allora, sarebbe l'alleanza de facto tra centrosinistra e Lega.
Dobbiamo avere paura di un governo Tremonti appoggiato da Lega e centrosinistra? Chiaro che si, non c'è alcuna speranza che combini nulla di buono. La vera domanda però è se sarebbe meglio o peggio del governo attuale. La risposta è difficilissima, ma sarei inclinato a pensare che sarebbe marginalmente meglio. Ma ho già cazzeggiato fin troppo per mettermi a comparare infinitesimi. Meglio tornare a lavorare.
Chi è il pazzo che vorrebbe governare in questo periodo? Con poi il rischio di essere sotterrati dai media berlusconiani per tutto il tempo restante della legislatura e arrivare al voto completamente distrutti. E per fare cosa esattamente vista la diversità delle posizioni politiche? A mio avviso per capirci qualche cosina bisognerà aspettare almeno le amministrative.