La competizione tra le procure, gli incentivi ai magistrati a farsi conoscere sui giornali, in televisione e via discorrendo sta distruggendo il sistema giudiziario!? Cosi' si dice.
Per esempio, sul Corriere di oggi, 14 maggio, Sergio Romano scrive: "Quando scoppiò Tangentopoli la reazione della magistratura fu, a dir
poco, anomala. I procuratori si impadronirono del circuito mediatico e
lo alimentarono con fughe, interviste, indiscrezioni. Le procure
cominciarono a contendersi la materia delle indagini. Alcuni magistrati
si abituarono a vivere nel cerchio di luce dei riflettori e dettero
l'impressione di amare il loro nuovo ruolo. Mi dissi allora che queste
anomalie erano forse giustificate da una esigenza: aprire un varco,
grazie al consenso della pubblica opinione, nel muro di cinismo e di
omertà che copriva il rapporto tra la politica e gli affari. Ma i
magistrati avrebbero dovuto essere i primi a rendersi conto che
bisognava tornare, dopo la «libera uscita» di quel momento eccezionale,
alle antiche virtù del mestiere: il silenzio, la discrezione e una
forte distanza di sicurezza dal mondo della politica.Ciò che sta
accadendo in questi giorni sembra dimostrare che lo stile di Mani
pulite sopravvive. Siamo letteralmente sommersi da notizie di cui
ignoriamo la paternità. E stiamo assistendo a una competizione fra le
procure che ricorda gli anni di Tangentopoli."
Molti hanno sostenuto simili posizioni riguardo a Tangentopoli. Molti usano e hanno usato argomenti simili contro Di Pietro. Sergio Romano ha ragione a fare l'analogia tra Tangentopoli e quello che sta succedendo in questi giorni al sistema del calcio.
Ma e' davvero ovvio che "il silenzio, la discrezione" siano "antiche virtù del mestiere" di magistrato? Noi siamo economisti, abbiamo la tendenza (ma anche conoscenza teorica ed empirica che ci induce) ad apprezzare sistemi di incentivi ben posti. Non c'e' dubbio che 5 minuti al telegiornale, una citazione sui giornali, o addirittura uno scranno parlamentare, non rappresentino un sistema di incentivi ben posto per l'ordine giudiziario e che possano avere effetti perversi in pratica e in principio. Ma quando non ci sono incentivi, quando il lavoro e' noioso e poco remunerativo, quando la carriera e' unicamente funzione dell'eta', e cosi' via con le antiche proprieta' del sistema giudiziario italiano, allora ogni incentivo e' bene: scuote il sistema, permette ai migliori magistrati di tirare fuori la testa, e induce migliori studenti a entrare in magistratura.
Le "antiche virtu'" di silenzio e discrezione di cui parla Romano sono forse virtu' individuali ma dal punto di vista del sistema giudiziario non sono altro che il risvolto di una organizzazione istituzionale ingessata ed inefficiente (e anche corrotta, perche' in un sistema di questo tipo gli incentivi spesso entrano dalla porta posteriore, offerti da politici e potenti in cambio di insabbiamenti).
Cosi' come l'imprenditore arrogante ci sta antipatico ma crea ricchezza, il magistrato vanesio crea giustizia.
P.S. Sergio Romano cita un'altra antica virtu' dei magistrati: "una
forte distanza di sicurezza dal mondo della politica." Anche su questo ci sarebbe molto da discutere, possibilmente con un'analisi del sistema giudiziario americano in cui i pubblici ministeri sono carica politica elettiva. Ma qui il discorso e' piu' complesso e richiederebbe approfondimenti che spero di poter fare in futuro.
... mi sembra uno degli aspetti piu' dannosi della giustizia americana. Ti aspetto al varco in attesa del tuo approfondimento sul tema. Bell'articolo comunque.