Il male del Nord

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Dove, fra zebedei e vaselina, si parla di Lega, della classe dirigente del Nord, delle sue scelte e delle conseguenze che esse hanno per noi, quelli del Nord.

Cos'altro scrivere per festeggiare, da questo lontano osservatorio, la presa per i fondelli chiamata "federalismo comunale" che hanno approvato l'altro ieri?

 

Sembra eccessivo dirlo, ed è senz'altro noioso ricordarlo, ma in ogni altro paese democratico la valanga di accuse rivolte a B (e provate da abbondante evidenza) sarebbero state sufficienti a farlo da tempo sparire dalla scena politica. Le occasioni di certo non sono mancate negli ultimi mesi. Il potere mediatico e la schiera di servi di cui B dispone e che lautamente paga non sono, tuttavia, sufficienti a spiegare un’anomalia democratica che darà occupazione a schiere di storici. B è ancora lì, come un gatto delle cui vite oramai s’è perso il conto. Qual è dunque l’ultimo anello con cui ancora il Sultano s’aggrappa al potere?

L’anello si chiama Lega Nord. È la Lega che, scusate il francesismo, tiene B per gli zebedei (figurativamente parlando, Fede qui non c’entra nulla). È la Lega che ora stringe, ora allenta la presa, senza però mai dare lo strattone finale. Cosa ci guadagna il gruppo dirigente della Lega e cosa ci guadagna il Nord, da questa tattica?

La risposta, si dirà, è facile facile. Ci sono da approvare i decreti attuativi sul federalismo fiscale, il grande passo per la liberazione del popolo e delle energie del Nord. Continuare a far andare avanti il regno del Sultano è solo un piccolo prezzo da pagare affinché il popolo del Nord si affranchi dal giogo di istituzioni tiranniche, come farà grazie all'approvazione avvenuta l'altro giorno di quello che si rivelerà essere, con grande probabilità, un nuovo, gigantesco ed occulto aumento di tasse e spesa pubblica. La nuova casta leghista, infatti, ha bisogno di foraggio fresco per quello disponibile se lo sono mangiato tutto a Roma ed al Sud. Per quest’opera meritoria, essa verrà ricompensata dal suo popolo: Bossi, Maroni, Calderoli e compagnia, passeranno ai posteri come i condottieri vincitori di una grande battaglia di libertà. Tutto chiaro quindi? No, proprio no. Trattasi, infatti, di balle spaziali.

La prima balla è che l'aver mantenuto, ed il continuare a mantenere, B al potere sia solo un piccolo prezzo per il Nord.

L’altra balla è che i cittadini del Nord riceveranno in cambio di questo compromesso la liberazione da una politica arraffona e corrotta.

La realtà, purtroppo, è che il Nord sta accettando un patto dannoso e scellerato in cui B viene politicamente tenuto in vita in cambio di un piatto di lenticchie, secondo l’ipotesi più ottimista, o dell’ennesima fornitura di vaselina, secondo l’ipotesi più realista. Perché il prezzo pagato dal Nord sia grande e perché la ricompensa sia la vaselina lo spiego mentre rispondo a un’altra domanda: perchè gli elettori del Nord, i leghisti in particolare, hanno finora accettato tutto ciò?

La mia risposta, sebbene probabilmente non esaustiva, si snoda su due punti: 1) Arretratezza culturale e democratica della classe dirigente del Nord, imprenditoriale in particolare. 2) Una buona dose di miopia nel farsi i conti in tasca. In questi due punti si riassume il “male del Nord”.

1) L’arretratezza democratica. In questi anni di governo nazionale, il Nord leghista ha colpevolmente e ripetutamente votato leggi che contribuiscono gravemente allo sfascio del sistema della legalità: allungamento dei tempi dei processi e accorciamento delle prescrizioni; tentativi di ridimensionare gli strumenti d’indagine di polizia e magistratura; approvazione di immunità a puro uso e consumo personale. Se il paese è stato, sino ad ora e solo in parte, risparmiato dallo sfascio che la legislazione approvata dal Parlamento avrebbe causato, lo dobbiamo solo ai ripetuti interventi della Corte Costituzionale. A questa, negli ultimi mesi, si è aggiunto il tardivo, fiacco ed incoerente strappo finiano. A parte saltuarie manifestazioni, non vi è traccia di alcun movimento di massa che dal Nord abbia denunciato la corruzione del potere. Ma lo sdegno per la corruzione, sdegno che al Nord accompagnò l’ascesa leghista di inizio anni ’90, in realtà cos’era? Una richiesta forte e consapevole di moralità nella politica, o solo l’inutile urlo di un’infertile frustrazione di massa che diceva "voemo anca niantri i schei robai"?

Alla distruzione del sistema delle regole si accompagna, poi, la progressiva messa in cattività dell’informazione, attuata in parte attraverso la nomina di lacché in punti chiave del sistema televisivo, ma anche tramite l’utilizzo della macchina del fango (o della censura) per qualsiasi voce dissidente. A ciò si aggiungono, più  direttamente, attività legislative quali l’oscuramento dei programmi di approfondimento politico durante la campagna elettorale. Questi son fatti, e son proprio quei fatti per cui l’Italia, vista da fuori, appare con chiarezza come un Paese ancora sulla soglia dello sviluppo democratico.

Appare anche con chiarezza come il Nord abbia perso (per manifesta incapacità) l’occasione di traghettare se stesso (e il Paese) fuori dal pantano; un'occasione che sembrava aver afferrato attorno al 1994 e che sembra ora essersi dispersa in finti federalismi, ampolle d'acqua sporca e razzismo anti-immigranti che rasenta oramai i toni degli anni '30 (vi invito a girare per Feisbuc per avere un'idea delle opinioni e dei sentimenti che la Lega è riuscita a far "emergere" dalla pancia profonda del mio Veneto medesimo). È questa una macchia che con gli schei non si può lavare. Ma degli schei parliamo più sotto. La conclusione qui da trarre è che la borghesia del Nord (il ceto medio composto di piccoli imprenditori, commercianti e professionisti) non è stata capace di difendere con forza quei principi di libertà e democrazia che sono invece radicati nella classe dirigente delle altre democrazie occidentali. Si insinua il dubbio che a tali valori, predicati a parole, il Nord non creda poi molto. Certo, una fetta della base leghista e del PDL al Nord manifesta un po' di mal di pancia. Ma l'impressione è che il problema sia solo la figuraccia che l'harem di B fa fare al Paese. Non fosse stato per le mignotte, grandi mal di pancia non se ne sarebbero visti nei confronti dei problemi, a mio avviso ben più gravi, che ho citato sopra.

2) La miopia dei conti in tasca. Vorrei partire da un grafico, che mostra l’andamento del valore aggiunto per unità di lavoro nell'industria in alcune regioni del Centro-Nord e che, però, non riesco a mettere. Credetemi sulla parola: esso evidenzia che la produttività del lavoro, in ogni regione del Nord, è ferma da almeno dieci anni. Altre misure di produttività (produttività totale dei fattori), che colgono quanto intenso sia il progresso tecnologico, danno una visione ancora più  preoccupante e mostrano come tale “efficienza” sia fin dal 2000 in discesa (!). Non c’è quindi differenza fra l’andamento della produttività media italiana e quella del Nord, che da questo punto di vista non ha proprio nulla di speciale, checché la retorica leghista sostenga. L'unica eccezione, visibile nei dati, è che la produttività del Veneto ha superato quella della Toscana attorno alla seconda metà degli anni '90 e poi ha smesso di crescere anch'essa, come le altre. Il Nord, dunque, ha bisogno di massicce iniezioni di efficienza, se vuole ricominciare a crescere e a far schei. Vediamo, perciò, con quale lungimiranza il Nord leghista si sia scelto, attraverso i suoi rappresentati politici, un programma economico per raggiungere tale obiettivo. Nel discutere di ciò mostrerò perchè il tanto osannato federalismo, per cui il Nord dà via le mutande con il loro contenuto, sarà molto probabilmente l’ennesima vaselina da spalmare sul didietro del popolo. Divido la questione in tre parti: a), b), c).

a)   Il federalismo è la torta su cui la dirigenza leghista si appresta a far banchetto. La strategia leghista è semplice: a Roma il nostro potere di mangiare la torta è del 10%, mentre al Nord è del 40%. Non preoccupiamoci, quindi, di ridurre la dimensione della torta ma spostiamola dove ne possiamo mangiare di più. La torta è rappresentata solo in parte dalle risorse fiscali aggiuntive che i politici del Nord potranno trattenere nei loro forzieri. Difficile qui dare cifre, almeno finché i decreti attuativi non saranno dettagliatamente esaminati, ma una “educated guess” porta a pensare che molto probabilmente queste risorse si fermeranno al massimo ad uno o due punti percentuali di PIL (del Nord). Il grosso della torta sta invece nel piano di  ingerenza e di tosatura dell’economia privata del Nord da parte della dirigenza leghista. Che questo piano sia in atto da tempo non è frutto di fantasia o preconcetto, è un fatto per chiunque lo voglia vedere. Qualche esempio basta per spiegare la questione.

Partiamo dalle banche, così parliamo di cose che san tutti. Ad aprile 2010 Bossi dichiara: “È chiaro che le banche più  grosse del Nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice ‘prendete le banche’ e noi lo faremo”. Bossi mantiene le promesse e a settembre c’è l’affaire Profumo (l’Economist traduce la questione alla platea internazionale: “I politici italiani del passato hanno sfruttato le istituzioni finanziarie per il loro fini, e recentemente i leaders della Lega hanno mormorato di voler riguadagnare il controllo su quello che considerano le “loro” banche”). Poco importa che la prima e finora unica esperienza bancaria leghista abbia generato un fallimento conclusosi con un amichevole salvataggio dal signor Fiorani (strani personaggi eh?). Quando l’occasione c’è, come nel caso delle nomine nelle fondazioni bancarie, i dirigenti leghisti magnano di buon gusto, aggiungendoci un personalissimo tono etnico (trovano sempre il modo per spiegare che magnare tutto ciò che si muove o che ha sede in territorio padano sia l’apice del federalismo compiuto).

Ma, quando l’occasione non c’è, la dirigenza leghista la crea ope legis. Come nel caso degli impianti idroelettrici, esempio fulgido di federalismo Lega-style. La Lega, infatti, è riuscita ad inserire in Finanziaria un articolo secondo cui “le concessioni delle centrali idroelettriche saranno rinnovate soltanto se i gestori faranno entrare nelle società anche le aministrazioni provinciali (con quote tra il 30 e il 40 per cento)”. Si noti che, così facendo, la Lega imita il PD che ha dato il buon esempio nella provincia di Trento dove la "provincializzazione" delle imprese generatrici di energia elettrica è avvenuta da alcuni anni, con il plauso di tutti. Qualcuno potrebbe obiettare: ma se si vuole “indennizzare” il territorio che ospita le dighe, perchè non si alza semplicemente la tassa di concessione pagata dai gestori? Risposta scontata: le poltrone, le poltrone, le poltrone! Ed il potere che consegue dal piegare le imprese private agli interessi dei politici.

Altro esempio, i sussidi al cinema. Roba da non crederci, ma esiste un fondo per il cinema alimentato tassando gli esercenti cinematografici che non proiettano un numero “adeguato” di film italiani o europei (tocca metterci anche gli europei, sennò ci aprono un’infrazione a Bruxelles). Ecco pronta ad entrare in azione la lunga e scaltra mano leghista: vorrai mica che questi soldi se li magnino tutti i parenti dei corrotti politici romani sistemati a cinecittà, o i Barbareschi di turno? Non è accettabile, sono anche soldi padani e da noi (leggi: dirigenti, amici, parenti leghisti) saran mangiati! Ecco dunque che il fondo nazionale diventa regionale (vedete come si sposta la torta?). Aspettiamo dunque con ansia un nuovo film di Tinto Brass, rigorosamente in dialetto fintovenexian, con protagonista la gnocca padana e special guest il Trota.

Si può andare avanti a iosa con questi esempi (si veda anche il post di Giulio, e non scordiamoci questo che non passa mai di moda, per non parlare ovviamente delle eterne quote latte, la Malpensa "leghizzata", il milleproroghe che piace alla Lega,  e via elencando peronismo leghista ...), ma il punto è chiaro, a meno che non si voglia far finta di non vedere. Cittadini del Nord, pronti dunque a rinnovare la scorta di vaselina? [NB: molto del materiale qui linkato è preso direttamente dalla sezione “documenti” del sito della Lega. Si tratta dunque di ciò che la Lega giudica essere il suo manifesto politico. Questo per evitare che qualcuno venga a dire che sono i giornalisti che interpretano male, che decontestuallizano, che non sanno il dialetto veneto o quello lumbard, che Calderoli, Bossi e compagnia bella non volevano in realtà dire quello che hanno detto. Tecnica negazionista, questa, tipica del duo ghedin-berlusconiano, volta a distruggere ogni neurone rimanente nella testa degli interlocutori.]

b)   Al punto 1) ho parlato della bassezza morale con cui il Nord ha accettato di appoggiare la distruzione democratica messa in atto in questi anni da B. Ma lasciamo stare la morale, e parliamo di schei, sperando che almeno qui il Nord capisca. Ma davvero si può essere così miopi da credere che la distruzione del sistema delle regole ed il suo rimpiazzo con un sistema che premia corrotti e corruttori, non abbia nessuna ripercussione sul sistema economico? Davvero la classe dirigente del Nord crede che la mancanza di trasparenza, governance e accountability (come si dice da queste parti) non c’entri nulla con quella curva piatta della produttività che abbiamo menzionato sopra? Davvero si può credere che norme come la depenalizzazione del falso in bilancio, approvata dal Ministro Castelli per salvare il Sultano, non abbiano conseguenze sulla crescita? Sveglia signori miei! Guardate gli indici internazionali di corruzione, rule of law, voice and accountability: l’Italia è in costante peggioramento da almeno 15 anni a questa parte. Ormai il livello dei nostri indici è al di fuori di quello dei Paesi OCSE. La competitività si fa anche su questo!

c)   Un cenno al mondo dell’istruzione, pilastro fondamentale per la crescita economica. In altre parti del mondo avanzato le battaglie per migliorare l’istruzione si fanno cercando di affinare i metodi di misura della performance di insegnanti e studenti, di dare autonomia e migliori incentivi ai presidi nella selezione del personale. La Lega invece ha altre idee innovative per i suoi figli del Nord. Albi e vincoli alla mobilità, et voilà! Aspettiamo fiduciosi il risultato dei prossimi test PISA. Non mi stupirei per niente se la Lega proponesse, per le università padane, un accesso privilegiato al posto di ricercatore universitario a favore degli oriundi padani: dobbiamo pur aiutare i nostri giovani, in modo che possano far ricerca  su temi cari al nostro terriotorio, magari con fondi gestiti da un bella commissione di illuminati politici! A costoro non passerà mai per la testa l’idea che il Nord debba puntare ad attrarre nelle sue scuole gli insegnanti più abili e nelle università i ricercatori migliori al mondo. Siano essi altoatesini o calabresi, bianchi neri gialli rossi o blu di pelle. La strumentalizzazione dell’etnicità, spesso inventata di sana pianta, rischia di rafforzare una cultura che accetta di buon grado un sistema delle rendite,purché tali rendite vadano in tasca ai "locali", ai "nostri". Una cultura siffatta porterà niente di buono allo sviluppo del Nord, anzi rischierà di tagliarlo fuori da un mercato dei capitali (banche) e del lavoro (professionisti stranieri) oramai globale.D’altronde cosa ci si può aspettare da personaggi ignoranti, ma ignoranti forte?

Concludo la mia invettiva, è sabato anche per me dopotutto, con uno sguardo al futuro. Arretratezza democratica e miopia politica sono i mali che affliggono da decenni la classe dirigente del Nord. Quale ne sia la ragione storica non mi è chiaro. Non mi è neanche chiaro quanto tale male sia radicato, ma vari segnali portano a sospettare che non sarà facile liberarsene. In tal senso, la fine del berlusconismo o l’introduzione del "federalismo comunale" tanto caro a Tremonti (nessuno se ne è reso conto o lo ha ammesso, ma ha stravinto lui!) non coincideranno con un momento di rinascita del Nord. La cui classe dirigente continuerà, molto probabilmente, ad avere nella Lega e in ciò che rimarrà dei profughi berlusconiani la più alta (si fa per dire) rappresentazione della propria civiltà politica.

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Commenti

Ci sono 223 commenti

 

da personaggi ignoranti, ma ignoranti forte

 

ed orgogliosi di esserlo.

 

Più che relativa al Nord, mi pare una invettiva idonea anche per tutta l'Italia, pur ammettendo differenze con il sud.

 

Davvero si può credere che norme come la depenalizzazione del falso in bilancio, approvata dal Ministro Castelli per salvare il Sultano, non abbiano conseguenze sulla crescita?

 

Mi spiace vedere questo elemento di propaganda all'italiana in un intervento in altri punti valido e meglio argomentato. Il falso in bilancio non e' stato depenalizzato nel 2002, tanto e' vero che Corriere della sera del 6 ottobre 2009:

 

La condanna è il doppio della pena richiesta dalla procura
Falso in bilancio, condannato Fiorani
Tre anni e sei mesi per l'ex amministratore delegato di Bpi.
Il legale: «Non può aver fatto tutto da solo»

... Secondo l'accusa, nei bilanci 2003-2004 dell'allora ex Bipelle non sarebbero state indicate una serie di operazioni, nascondendo così le perdite (che si sarebbero aggirate intorno a oltre 200 milioni di euro) e facendo, fra l'altro, figurare una solidità patrimoniale che in realtà la banca non aveva.

 

Il falso in bilancio italiano era, prima del 2002, normato all'italiana secondo principi idealistici slegati da considerazioni di sostanza economica, tanto che durante la legislatura di sinistra 1996-2001 era gia' stata preparata (credo da Fassino) una nuova norma che recepiva il fatto gia' abbastanza consolidato dalla giurisprudenza che falsi in bilancio non premeditati e di entita' irrilevante in confronto al fatturato venivano puniti con pene molto attenuate.  Certamente durante la legislatura di destra del 2001-2006 il testo preparato dalla sinistra e' stato "aggiustato" per assicurare protezione personale ad alcuni malfattori (questo va condannato), tuttavia la norma vigente dal 2002 sara perfettibile ma rimane passabile e ritengo migliore della precedente, e in particolare le soglie di punibilita' del (1% sul patrimonio e 5% sull'utile lordo) sono paragonabili a quelle usate dalla SEC USA (che usa il 5% credo sull'utile lordo). Non solo, e' possibile essere condannati penalmente anche per falsi in bilancio sotto soglia.  Se si vuole discutere seriamente sarebbe il caso di abbandonare questo genere di scadente propaganda politica basata sull'abuso del significato delle parole.

Vorrei anche ricordare che nei due anni di legislatura di sinistra 2006-2008 hanno trovato il tempo di rimettere le tasse di successione ma non hanno trovato il tempo per riformare il falso in bilancio, nonostante la presenza di Di Pietro nella maggioranza e nel governo.  Gli stava bene "depenalizzato"?

Altri approfondimenti su:

 

"Il falso in bilancio non e' stato depenalizzato nel 2002"

E' vero che non è stato depenalizzato, però anche dal link a wikipedia si legge che "Il testo normativo è stato oggetto di recente sensibile revisione, con la quale la precedente sanzione della reclusione da uno a 5 anni è stata modificata con la sanzione dell'arresto fino a due anni".

Se non sbaglio tra i limiti per richiedere la sospensione condizionale della pena vi è quello della condanna non superiore ai due anni, quindi, forse è per questo, ma magari mi sbaglio, che, in maniera un po' improrpia, si parla di depenalizzazione. Quantomeno di riduzione delle pene però credo si possa parlare.

Alberto in linea di fatto sei preciso. Credo che l'idea  non fosse quella di focalizzarsi tecnicamente su ogni punto, falso in bilancio compreso, ma di significare atti che, piccoli o grandi che siano cotnribuiscono a delineare un clima non cereto favorevole alla legalità.

Giusta la correzione tecnica, ingiusta l'accusa ma su quella veniamo dopo.

Sono io l'editore di turno che ha approvato questo articolo, quindi faccio io ammenda. Visto che la modificazione apportata da Castelli (vedi sotto) in nome e per conto del BS viene ampiamente considerata come praticamente equivalente alla depenalizzazione ho lasciato correre l'espressione usata da Brighella, pur consapevole che, in zona BS e Lega, si insista che non han fatto nulla di grave. Ma raccontan balle ed i chiarimenti di Alberto, per questo utili e graditi, permettono di evidenziarle ancor meglio.

Per i dettagli tecnici della questione rinvio a questa fonte non di parte dove si chiarisce ampiamente (non come fa Alberto ...) perché le modifiche di Castelli al testo del centro-sinistra abbiano fatto tutta la differenza. La differenza conta e, nel suo commento, Alberto la omette perdendo tempo a descrivere ciò che c'era nel progetto del centro-sinistra!

Per evidenziare invece che il nostro uso della parola "depenalizzazione" è del tutto comune fra gli addetti ai lavori e per nulla "propaganda politica" rinvio ad uno fra le centinaia di articoli di professionisti che così si esprimono. Son certo che Alberto Lusiani legge il Sole 24Ore e sa meglio di me quale sia il consenso degli esperti sull'argomento.

Riassumendo: il signor Castelli, esponente della Lega Nord messo a fare il ministro della Giustizia in nome e per conto di BS, approfittò di una dovuta e necessaria riforma del codice in materia di falsi di bilancio (riforma non avviata da lui, che nulla riformò, ma dal suo predecessore) per inserirvi alterazioni sostanziali che avevano l'unica funzione di eliminare o fortemente ridurre la punibilità dei reati al tempo imputati al suo datore di lavoro, detto BS. 

I fatti questo dicono e dicono anche che chiunque operi nel settore ritiene che tali modifiche abbiano implicato una de-facto depenalizzazione del reato di falso in bilancio.

La "propaganda all'italiana", quindi, in quanto abbiamo pubblicato, proprio non c'era.

Cosa sia, invece, l'intervento di Alberto Lusiani lo lascio decidere ai lettori sulla base dei fatti qui riportati.

Però, visto che il suo commento chiude con l'invito a leggere un tal Bonacchi, uomo senz'altro non di parte che scrive su una rivistina altamente indipendente (quanto passa, secondo, voi, BS ai suoi fedeli leccalecca per quei bottoncini di pubblicità che trovate a destra? Può qualcuno mettere una buona parola, che li mettiamo anche noi sulla nuova versione del sito nFA?), chiudo anche io con un invito a leggere qualcosa un pelino di parte.

Fra i tanti disponibili questo articoletto di Massimo Donadi ricorda perché è legittimo chiamarla depenalizzazione e perché sia uno dei tanti grandi mali per cui dobbiamo ringraziare la Lega Nord, nella persona dell'ingegner Castelli in questo caso.

Alberto, fa sempre piacere discutere dei dettagli tecnici, proprio per non finire a fare "propaganda all'italiana", come dici tu. Dissento, tuttavia, sulla conclusione che la propaganda all'italiana sia quella che ho fatto io, piuttosto che quella fatta dai signori alla cui opinioni tu fai riferimento.

Anch'io ho il vizietto di cercare di informarmi, prima di parlare. Soprattutto in quanto non sono un giurista, nonostante io abbia comunque una buona base di nozioni giuridiche. Il sito di ragionpolitica l'avevo trovato pure io, basta mettere le parole chiave su google e salta subito fuori. Tuttavia, siccome il ragionamento degli eredi di Baget Bozzo non quadrava con altre cose che conoscevo, mi ero messo a fare qualche ricerca in piu', e ne avevo tratto le conclusioni che ho riportate nel testo.

Non vorrei aprire una diatriba che non si ferma piu', dato che non vorrei che il post andasse off-topic. Tuttavia, sento di dover giustificare le mie opinioni alla luce delle tue osservazioni.

Non e' vero che la soglie del 5% e' stata ritenuta idonea dalla SEC, anzi e' vero proprio il contrario. Una soglia del 5% come accettabile "material error" era una pratica spesso utilizzata dai revisori contabili delle societa' americane. Era una pratica comune, non una legge del Congresso. Nei paesi di common law (sebbene cio' si verifichi in parte anche nei Paesi di civil law), il concetto di "pratica comune", soprattutto quando la pratica e' stata validata in casi particolari da un qualche giudice, tende ad acquisire una sorta di giustificazione generale. La SEC e' intevenuta esattamente per porre dei limiti a questa pratica. Infatti, nel '99 la SEC interviene con un regolamento che precisa che "the staff reminds registrants and the auditors of their financial statements that exclusive reliance on this or any percentage or numerical threshold has no basis in the accounting literature or in the law". Quindi e' sbagliato dire che la legge italiana si e' rifatta alla normativa SEC, actually quite the opposite is true. Qualche altra informazione sulla materiality rule la trovi qui. Ripeto, queste soglie quantitative sono criteri di orientamento per i revisori, non sono leggi che detreminano soglie di non punibilita' (sempre il regolamento SEC dice "The use of a percentage as a numerical threshold, such as 5%, may provide the basis for a preliminary assumption that – without considering all relevant circumstances – a deviation of less than the specified percentage with respect to a particular item on the registrant's financial statements is unlikely to be material. The staff has no objection to such a "rule of thumb" as an initial step in assessing materiality. But quantifying, in percentage terms, the magnitude of a misstatement is only the beginning of an analysis of materiality; it cannot appropriately be used as a substitute for a full analysis of all relevant considerations").

Ma elaboriamo ulteriormente. In USA, La normativa SEC di cui sopra, unita alla lettura della regolamentazione del FASB (Financial Accounting Standards Board) implica, come abbiamo visto, che se fai un errore sotto il 5% puoi essere ancora perseguito (la soglia e' solo il "rule of thumb"). Inoltre, se si prova che c'e' volontarieta' nell'errore, la rule of thumb del 5% diventa irrilevante, e lo scrutinio diventa molto piu' severo. Cioe', se c'e' volontarieta', puoi essere condannato anche con un errore dello 0.001% (faccio per dire). Se invece sei sopra il 5%, allora volontarieta' o no sei nei casini comunque. In Italia, invece, se sei sotto il 5% nessuno ti puo' toccare, mentre se sei sopra il 5% ti possono toccaresolo se c'e' volontarieta' (dato che si tratta norme penali)! Faccio infine notare che ogni volta che si fa cenno ad una regolamentazione SEC si fa cenno alle grandi societa' (diciamo le quotate), che comunque hanno gia' controlli piu' stringenti da parte di revisori esterni. La norma italiana invece, non solo e' molto meno stringente, ma in piu' si applicata a tutte le societa' di capitali, anche a quelle non quotate (che sono prive degli altri strumenti di controllo), e che i Italia sono..praticamente tutte! E' proprio una panzana incredibile il dire che l'Italia non ha fatto altro che copiare le norme SEC! L'Italia non ha fatto altro che difendere i ladri, i corrotti, i corruttori tra cui, come sottoinsieme, c'e' B e i suoi amici.

Se vuoi un commento sul caso italiano fatto da uno bravo e che ci capisce qualcosa, puoi guardare quello di Enriques

Ultimo appunto. Nel 2002, mentre dopo Parmalat l'Italia approvava la suddetta legge salva-B e salva ladri, gli USA approvavano il Sarbanes-Oxeley Act, sulla scia dello scandalo Enron, proprio al fine di dare una ulteriore stretta al falso in bilancio (si' le norme sul falso in bilancio hanno importanti effetti economici, come sostengo nel post). Tanto per ricordarne alcuni passaggi,  il  Sarbanes-Oxeley Act dice, per quanto riguarda la responsabilita' del CFO e CEO (Section 906),

"CRIMINAL PENALTIES. Whoever (1) certifies any statement as set forth in subsections(a) and (b) of this section knowing that the periodic report accompanying the statement does not comport with all the requirements set forth in this section shall be fined not more than $1,000,000 or imprisoned not more than 10 years, or both; or‘‘(2) willfully certifies any statement as set forth in sub- sections (a) and (b) of this section knowing that the periodic report accompanying the statement does not comport with all the requirements set forth in this section shall be fined not more than $5,000,000, or imprisoned not more than 20 years, or both.’’

Direi che non c'e' nulla da aggiungere.

Mi fa piacere che tu trovi gli altri punti dell'articolo ben argomentati.

 

A parte saltuarie manifestazioni, non vi è traccia di alcun movimento di massa che dal Nord abbia denunciato la corruzione del potere.

 

Di cosa stai parlando??? Alla fine degli anni '80 e inizio degli anni '90 proprio a Nord e proprio nelle aree dove si e' affermata la Lega Nord c'e' stato un movimento di massa contro la corruzione del potere.  Se aspettavano che si svegliassero Roma e il Sud oggi avremmo ancora Craxi, Gava, Andreotti e Pomicino al potere. Per favore non stravolgiamo i fatti, o almeno indica delle date sensate per le tue affermazioni.  Il movimento di protesta di Mani Pulite se vogliamo si e' esteso nelle aree leghiste fino al 1999 almeno, con la LN da sola alla elezioni del 1996 e contro Berlusconi, la dichiarazione di indipendenza della Padania e cosi' via.

 

Ma lo sdegno per la corruzione, sdegno che al Nord accompagnò l’ascesa leghista di inizio anni ’90, in realtà cos’era? Una richiesta forte e consapevole di moralità nella politica, o solo l’inutile urlo di un’infertile frustrazione di massa che diceva "voemo anca niantri i schei robai"?

 

Questa frase in veneto e' scorretta e tendenziosa. La frase corretta, e sicuramente sentita da molti residenti nel Nord Italia e' "vogliamo indietro i nostri soldi che lo Stato centralista ci ha rubato e ci ruba", e se vuoi la contabilita' del furto basta che leggi "Il sacco del Nord" di L.Ricolfi. Se non risolvi questo problema di base e ti limiti a fare giochi di parole come questo vedrai che la Lega Nord continuera' a fare il pieno dei voti. E' vero che la LN non ha per nulla risolto questo fondamentale problema, il piu' grande dello Stato italiano, assieme al malfunzionamento della giustizia in particolare civile, ma almeno lo sottolinea e non cerca di nasconderlo come altre forze politiche alternative di qualita' piu' scadente.

Caro Alberto,

purtroppo Brighella ha ragione. La prima cose significativa fatta dalla Lega a livello nazionale è chiedere una parte della tengente Enimont. Ricordi il "pirla" Patelli? Ecco, quello definisce in modo chiaro il programma della Lega di allora: avere un posto a tavola.

 

 

 

Se aspettavano che si svegliassero Roma e il Sud oggi avremmo ancora Craxi, Gava, Andreotti e Pomicino al potere.

 

E invece oggi grazie (anche) ai voti del nord abbiamo al governo figuri che quei personaggi li stimano pubblicamente e li sdoganano come esempi di grandi statisti. Gente affidabile insomma. Alla faccia del passo avanti.

 

 

A parte saltuarie manifestazioni, non vi è traccia di alcun movimento di massa che dal Nord abbia denunciato la corruzione del potere.

 

Di cosa stai parlando??? Alla fine degli anni '80 e inizio degli anni '90 proprio a Nord...

 

Appunto, dal 2000 in poi ci han rinunciato ed assistono passivamente all' applicazione a nord dei metodi clientelari meridionali.

Ha ragione Marco Esposito, questi stan terronizzando il nord.

E noi lasciam fare.

PS: risparmiati le filippiche sulle alternative che non sono migliori, ecc.: concordo ma il problema resta.

 

Ma lo sdegno per la corruzione, sdegno che al Nord accompagnò l’ascesa leghista di inizio anni ’90, in realtà cos’era? Una richiesta forte e consapevole di moralità nella politica, o solo l’inutile urlo di un’infertile frustrazione di massa che diceva "voemo anca niantri i schei robai"?

 

Questa frase in veneto e' scorretta e tendenziosa. La frase corretta, e sicuramente sentita da molti residenti nel Nord Italia e' "vogliamo indietro i nostri soldi che lo Stato centralista ci ha rubato e ci ruba"

 

Alberto, nessuno mette in dubbio che questa sia la posizione tua e di molti altri leghisti.Però quello che interessa alla dirigenza leghista attuale è segare qualche clientela a Cuffaro in Sicilia per crearne una in padania.Quelli che non si allineano (es. Pagliarini) li han silurati.

 

A parte saltuarie manifestazioni, non vi è traccia di alcun movimento di massa che dal Nord abbia denunciato la corruzione del potere.

 

Di cosa stai parlando??? Alla fine degli anni '80 e inizio degli anni '90 proprio a Nord

 

Alberto, stai scadendo nel ridicolo e mi intristisce.

Il testo del paragrafo di Brighella da cui tu citi è il seguente:

 

In questi anni di governo nazionale, il Nord leghista ha colpevolmente e ripetutamente votato leggi che contribuiscono gravemente allo sfascio del sistema della legalità: [...] A parte saltuarie manifestazioni, non vi è traccia di alcun movimento di massa che dal Nord abbia denunciato la corruzione del potere. Ma lo sdegno per la corruzione, sdegno che al Nord accompagnò l’ascesa leghista di inizio anni ’90, in realtà cos’era? Una richiesta forte e consapevole di moralità nella politica, o solo l’inutile urlo di un’infertile frustrazione di massa che diceva "voemo anca niantri i schei robai"?

 

Il significato è chiaro: parla del comportamento leghista dal 2001 in poi (e dell'opinione pubblica leghista/nordista durante lo stesso periodo) contrapponendola agli eventi dei primi anni '90!

Fai come quelli de Il Giornale, citi un pezzo in maniera intenzionalmente distorta e poi critichi quello che l'autore non dice per poter difendere (nella tua mente) la tua indifendibile parte politica.

Davvero pensi valga la pena macchiare così la propria reputazione di ricercatore obiettivo ed acuto? Davvero ne vale la pena per difendere quattro ladri, ignoranti, venduti e razzisti?

Intervento ammirevole, egregio Brighella.

Solo una piccola personale annotazione: ma doveva metterlo in rete proprio di sabato mattina? Ho avuto l'ingenuità di leggerlo all'inizio di un we in cui, come sempre, cerco di dimenticare il senso di totale e impotente frustrazione che siamo costretti ad ingoiare tutti i santi giorni già leggendo i giornali, prima ancora di cominciare ad arrabattarsi.

Lei parla di tonnellate di vasellina, alludendo a quello che subiamo. Ma mi creda non serve più a niente, sa come dicono a Firenze dove vivo (è volgare ma efficace), dicono che quel che veramente ci vorrebbe è ormai un culo nuovo.

 

Ottimo intervento. Anch'io ebbi, nei lontani anni Novanta, qualche simpatia per la Lega (ed in Toscana era sicuramente più difficile che in Veneto) salvo ricredermi subito. D'altra parte, il personale politico della Lega, anche all'inizio (e quindi al netto degli opportunisti e dei carrieristi che poi si sono uniti), era di modestia culturale assoluta. Bossi è un genio della tattica politica e della propaganda, ma, anche se lo volesse, non è in grado di formulare un programma sensato di riforma e modernizzazione del paese. E la Lega è Bossi

 

D'altra parte, il personale politico della Lega, anche all'inizio (e quindi al netto degli opportunisti e dei carrieristi che poi si sono uniti), era di modestia culturale assoluta. Bossi è un genio della tattica politica e della propaganda, ma, anche se lo volesse, non è in grado di formulare un programma sensato di riforma e modernizzazione del paese. E la Lega è Bossi

 

C'e' del vero in quello che scrivi, ma per fare un singolo esempio ai decreti sul federalismo, per esempio allo studio e alle norme sui bilanci degli Enti locali ha lavorato Luca Antonini, che e' una parsona ritengo valida e competente, non Bossi.  Cio' che conta non e' tanto l'istruzione dei politici stessi, ma la loro abilita' di scegliere persone competenti, oltre all'indirizzo generale di impulso alle riforme.  Con cio' non dico che la LN sia ottima in questo riguardo, anzi e' mille miglia distante da cio' che io personalmente riterrei ottimo, nondimeno aver elaborato delle norme sui bilanci degli enti locali e sulla "punizione politica" degli amministratori locali che causano dissesti finanziari e' merito della LN, e non di altri partiti, per quel che risulta a me.

 

Dopo aver commentato su alcuni dettagli faccio un commento veloce sull'impianto generale dell'articolo

 

La prima balla è che l'aver mantenuto, ed il continuare a mantenere, B al potere sia solo un piccolo prezzo per il Nord.

L’altra balla è che i cittadini del Nord riceveranno in cambio di questo compromesso la liberazione da una politica arraffona e corrotta.

 

I governi italiani, sia quelli di sinistra come quello del 1996-2001 sia quelli di destra come quello del 2001-2006, sono di scadente qualita' e amministrano e legiferano in modo sostanzialmente novico e scadente, tanto e' vero che le maggioranze di entrambe le partiu politiche sono state sempre sconfitte alle elezioni successive il loro operato.

Certamente la LN potrebbe non associarsi a Berlusconi, come nel 1996.  Ha ottenuto solo che andasse al potere il centro-sinistra, che questo non risolvesse i problemi italiani come ad esempio un decente anti-trust nelle TV private possibilmente mollando il controllo politico di 1-2 canali TV della RAI, e ha ottenuto che sinistra, destra, imprenditori assistiti e magistratura collaborassero al fine di 1) elaborare una legge elettorale il piu' possibile dannosa per la LN 2) usasseso leggi penali per perseguire opinioni politiche portate avanti in forme pacifiche e democratiche (per quanto verbalmente discutibili).

Siccome i politici della LN sono uomini e non eroi ultraterreni si puo' capire che abbiano scelto di giocare nel sistema associandosi a chi ha offerto di meglio. Sono sicuro che per molti "meglio" significava una qualche forma ragionevole di federalismo (e sull'approvazione di pezzi di riforma federale, per quanto discutibile, non si puo' negare che Berlusconi ha sempre mantenuto i patti).  Ricordo anche che nel 1995 si sono alleati in vario modo con la sinistra (regionali di Lazio e Toscana) e Bossi voleva allearsi coi cattolici di centro, quindi hanno tentato diverse opzioni, non solo andare soli o con Berlusconi.

 

a)   Il federalismo è la torta su cui la dirigenza leghista si appresta a far banchetto. La strategia leghista è semplice: a Roma il nostro potere di mangiare la torta è del 10%, mentre al Nord è del 40%. Non preoccupiamoci, quindi, di ridurre la dimensione della torta ma spostiamola dove ne possiamo mangiare di più. La torta è rappresentata solo in parte dalle risorse fiscali aggiuntive che i politici del Nord potranno trattenere nei loro forzieri. Difficile qui dare cifre, almeno finché i decreti attuativi non saranno dettagliatamente esaminati, ma una “educated guess” porta a pensare che molto probabilmente queste risorse si fermeranno al massimo ad uno o due punti percentuali di PIL (del Nord). Il grosso della torta sta invece nel piano di  ingerenza e di tosatura dell’economia privata del Nord da parte della dirigenza leghista. Che questo piano sia in atto da tempo non è frutto di fantasia o preconcetto, è un fatto per chiunque lo voglia vedere. Qualche esempio basta per spiegare la questione.

 

Tutta la retorica del momento si basa su non aumentare le tasse, e sono sicuro che cercheranno di farlo per quanto possibile (e sicuramente meglio dei politicanti della sinistra) perche' per quanto limitati possano essere nell'analisi economica si rendono conto che la pressione fiscale esistente e' gia' oltre il limite di rottura.  Solo Padoa Schioppa, Vendola e Ferrero, oltre ai signori delle tessere del Sud, stentano ancora a capire questa banalita'.

Sullo spostare maggiori risorse al Nord, anche se se le volessero mangiare personalmente a colazione, si tratta di un fatto dovuto e sacrosanto che non potra' che far bene a tutto lo Stato italiano, di certo lo sviluppo recente di Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo non ha nulla a che fare con quello che lo Stato italiano oggi e negli ultimi 150 anni ha fatto con la ricchezza sottratta al Nord. Restituirne una parte anche infinitesima al Nord non sono e' stra-giusto ma fara' bene a tutti, ribadisco.

Concordo che le risorse effettivamente spostate appaiono infinitesime e molto incerta appare la loro entita' nel periodo di transizione e col c.d. "federalismo fiscale" a regime.  Inoltre sono fortemente contrario a questo ridicolo "federalismo fiscale" che e' tutto basato sull'enforcement statal-centralista dall'alto: si rendono conto che domani potrebbero essere al potere proprio i fautori del tassa a Nord e spendi al Sud? Mah... Comunque va detto che la stupida costituzione c.d. "federale" dell'Ulivo del 2001 li forza a all'impostazione statal-centralista al livello di decreto attuativo, non c'e' molto da fare.  In ogni caso ci sono due rilevanti progressi: 1) i bilanci degli enti locali vengono unificati nell'impostazione e nelle regole 2) ci sono norme per punire efficacemente chi manda enti locali in dissesto economico.  Questi sono i reali progressi, non da poco, che si stanno completando.

 

Il grosso della torta sta invece nel piano di  ingerenza e di tosatura dell’economia privata del Nord da parte della dirigenza leghista. Che questo piano sia in atto da tempo non è frutto di fantasia o preconcetto, è un fatto per chiunque lo voglia vedere. Qualche esempio basta per spiegare la questione.

Partiamo dalle banche, così parliamo di cose che san tutti. Ad aprile 2010 Bossi dichiara: “È chiaro che le banche più  grosse del Nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice ‘prendete le banche’ e noi lo faremo

 

Questo e' profondamente sbagliato ma allora perche' non critichi il PD che da tanto tempo ha attraverso la fondazione il 51% del Monte dei Paschi di Siena?  Al confronto, l'influenza della LN attraverso le fondazioni sulle banche italiane e' infinitesimo. Nessuna banca oltre al Monte dei Paschi e' controllata al 51% da una fondazione. Seconda domanda: quale partito italiano di una certa consistenza sostiene coerentemente la riduzione dell'invasione statale nell'economia?

 

La strumentalizzazione dell’etnicità, spesso inventata di sana pianta, rischia di rafforzare una cultura che accetta di buon grado un sistema delle rendite, purché tali rendite vadano in tasca ai "locali", ai "nostri".

 

In linea generale cio' e' vero ma va sempre confrontato col sistema esistente, in cui le rendite pubbliche hanno effetti devastanti particolermente nel Sud Italia, dove ci sono moltitutidini disposti a lavorare gratis per anni, oltre che ad imbrogliare, per averle, senza contare le distorsioni che sempre a causa delle rendite pubbliche avvengono nel settore dell'istruzione (esamifici e votazioni superiori alle competenze, mali che affossano in particolare il Sud Italia).

Se proprio vogliamo vedere i fatti empirici abbiamo un buon esempio di divisione "etnica" delle rendite pubbliche: l'Alto Adige, che riserva ai tedeschi (prevalentemente locali) una quota proporzionale di rendite pubbliche.  Anche tenendo conto dell'entita' assurda di maggiori risorse spese dallo Stato italiano in quella provincia, risulta comunque che la funzionalita' del settore pubblico in quell'area sia uguale o migliore (per esempio il tribunale) alle migliori realta' italiane.  Non trova quindi fondamento empirico il timore che segmentare per es. regione per regione le rendite pubbliche possa peggiorare una situazione che - ricordiamo - e' gia' molto deteriorata, oltre a indurre serie distorsioni specie nel Sud Italia.

 

Concludo la mia invettiva, è sabato anche per me dopotutto, con uno sguardo al futuro. Arretratezza democratica e miopia politica sono i mali che affliggono da decenni la classe dirigente del Nord. Quale ne sia la ragione storica non mi è chiaro. Non mi è neanche chiaro quanto tale male sia radicato, ma vari segnali portano a sospettare che non sarà facile liberarsene. In tal senso, la fine del berlusconismo o l’introduzione del "federalismo comunale" tanto caro a Tremonti (nessuno se ne è reso conto o lo ha ammesso, ma ha stravinto lui!) non coincideranno con un momento di rinascita del Nord. La cui classe dirigente continuerà, molto probabilmente, ad avere nella Lega e in ciò che rimarrà dei profughi berlusconiani la più alta (si fa per dire) rappresentazione della propria civiltà politica.

 

Quando approvato finora e' estremamente ridotto e labile e si basa, come gia' sottolineato in passato, sulla capacita' di controllo statal-centralista sugli enti locali.  Ci sono tuttavia dei progressi modesti ma significativi dal lavoro svolto (non va dimenticato che alcune parti di riforma hanno avuto voto positivo dell'IDV e astensione del PD) tra cui elenco le norme di bilancio unificate per gli enti locali e il principio normativo della "morte politica" per gli amministratori degli enti locali responsabili di dissesti finanziario.

Ovviamente non vedo nessuna luce in fondo al tunnel, l'Italia va male e il Nord Italia va male esattamente come il resto dell'Italia (sarebbe ora di smetterla con le balle che il Nord Italia e' una delle aree piu' ricche del mondo, lo sara' come PIL PPP anche perche' il Sud abbassa i prezzi nazionali medi, ma come reddito disponibile e' su livelli mediocri, non molto superiori alla Spagna, e in declino).  La gran parte dei provvedimenti governativi fanno abbastanza schifo e sono legati ad interessi personali.  Tuttavia non vedo all'orizzonte forze politiche sia abbiano sufficienza onesta' e competenza per identificare i maggiori guai italiani su cui la politica puo' agire e cioe'

  • il saccheggio della ricchezza prodotta a Nord per comperare consenso politico a Sud, sussidiare igli imprenditori padani assistiti e coprire d'oro i livelli dirigenziali pubblici centrali e locali
  • il malfunzionamento a livelli africani della giustizia, specie civile, nonostante le risorse statali impiegate siano uguali o superiori ai Paesi civili, con le usuali indennita' iperboliche degli alti dirigenti, e una sostanziale autonomia tuttora non intaccata dalla politica.

La LN ha almeno il merito di sottolineare il primo punto.  Si faccia avanti chi offre di meglio. Personalmente predo di astenersi buffoni e pagliacci che negano l'esistenza dei problemi elencati.

Quando uno ricorre all'aargomento "ma anche gli altri fanno così" sta ammettendo di non avere altri argomenti. Il desiderio della Lega di mettere le mani sulle banche è ovvio e confessato. Perfettamente in linea con l'ispirazione originale della Lega: sedersi al tavolo del potere per prendere la sua parte di rendite. La Lega è profondamente allergica al mercato e all'astenersi dal mettere le mani in pasta quanto gli altri partiti italiani di una certa rilevanza. Ma il fatto di essere in numerosa compagnia non giustifica in alcun modo i tuoi lunghi post in cui cerchi di difendere l'indifendibile, ricordando come Bossi sia stato condannato per finanziamento illecito e non per corruzione o ricordando che anche Fassino e il PD cercarono di mettere le mani sulle banche. Tu dici che sono buffoni e pagliacci coloro che negano i problemi. Sono d'accordo con te. 

 

Quando uno ricorre all'aargomento "ma anche gli altri fanno così" sta ammettendo di non avere altri argomenti.

 

Oltre ad ispirarsi (volutamente o no) a chi uso quest'argomeno in parlamento nel 1992, giusto prima di ricevere una pioggia di monetine.

Interessante il dibattito ed il pluralismo di opinioni. Vorrei che mi si facesse un esempio, magari con un disegno per farmi capire dal 2001 ad oggi quale delle norme sprecone definite piani per lil sud sono state bloccate o chiosate dalla Lega. Quante delle norme che hanno significato aumenti di costi di servixi sono stati contrastati dalla Lega. Quante norme contro l'ingerenza asfissiante dello stato sono state contrastate, Quale legalità è stata perseguita oltre alla tolleranza zero per gli emigrandi. Quali le politiche anticorruzione che la Lega ha proposto. Mi fermo qui. Aggiungo solo che il supporto fornito a berlusconi per la devastazione della legalità e del livello morale della politica è imperdonabile.

Sennò parliamo di sesso degli angeli e finiremo con il dire che craxi era uno statista. Perchè è la stessa cosa.

Modificato ore 14,25 per aggiungere il seguente link Quanto piace alla Lega la cultura coi soldi pubblici

 

Il continuare a dire che il sud si mangia i soldi del nord non è propriamente esatto ed è anche piuttosto razzista. Che al sud ci siano molti problemi siamo tutti d'accordo, che il sud invece sia un pozzo di S.Patrizio è tutto da verificare. Faccio un esempio, prendiamo Pompei. Beh il sito archeologico più famoso del mondo potrebbe rendere parecchio in termini di soldoni se solo 1) fosse restaurato a dovere, 2) se ci fossero le strutture adeguate anche commerciali. La Lega Nord dice semplicemente "basta soldi al sud" ma così cosa risolve? Niente! L'approccio giusto al contrario sarebbe: ok, servono tot milioni di euro per sistemare Pompei? Eccoli, ma se non vengono spesi bene la persona fisica a cui li diamo e che li deve utilizzare allo scopo se ne va in galera senza condizionale. In una parola serve responsabilità, i soldi non si danno ad un ente o a qualcosa di astratto di cui nessuno risponde, si danno ad una persona e questa persona ne deve rispondere fino all'ultimo centesimo. La Lega però questa responsabilità non la vuole, e lo vediamo tutti i giorni con i guai di Silvio e con la Lega che vota ogni porcata sia a lui favorevole. Ma ammettiamo che la Lega abbia bisogno di B. per i suoi scopi. Bene, quali leggi sulle amministrazioni locali che responsabilizzino (anche penalmente) i pubblici ammministratori ha mai proposto la Lega? Come mai la burocrazia si è ancora di più incasinata negli ultimi dieci anni invece di semplificarsi permettendo la trasparenza?

La Lega ce l'ha con chi mangia i soldi del nord. Brava! Finalmente qualcuno che si ribella allo sfruttamento delle regioni ricche. Peccato che si concentri solo su un soggetto, un soggetto facile, alimentato da un sano razzismo, il sud. L'amministrazione pubblica che è il vero succhiatore di sangue, con le sue spese inutili, i privilegi, le consulenze ecc. invece non si tocca. Qui al nord che più al nord non si può perchè oltre c'è la Svizzera, molti comuni sono nei guai per i costi gonfiati delle consulenze esterne. Molti sindaci sono leghisti (impossibile!!!!) eppure nessuno, ripeto nessuno, di questi sindaci si è dimesso. Ma come, la Lega combatte gli sprechi e gli arraffamenti e poi fa altrettanto e non contenta non pretende neppure le dimissioni dei suoi che han sbagliato? Così fan tutti. A Como poi dove abbiamo un sindaco che ha svuotato le casse comunali, che ha deturpato il paesaggio con opere assurde (vedere il famoso muro), che non ne combina una giusta, da chi è sostenuto? Toh, dalla Lega, che tra l'altro fa pure il giochetto sporco, con dichiarazioni pubbliche che fulminerebbero il sindaco all'istante salvo poi in aula accordargli sempre la fiducia.

Che la Lega poi sia faziosa e a senso unico ce lo dimostra l'altro grande succhiatore di sangue padano ma che non si prende gli strali del senatur, anzi va pure a trovarlo. Chi è costui? O bella, lo sappiamo bene, è il grande capo della più grande multinazionale del mondo, roba da far impallidire Nestlè, Dupont ed Exxon messe insieme, quel Joseph Ratzinger meglio conosciuto come Benedetto XVI. A dire il vero agli albori della storia, quando ancora il senatur non era ancora senatur ma una giovane promessa varesotta il Vaticano qualche bello strale se l'è beccato ma da quando la Lega ha assaggiato il miele del potere ci va invece a braccetto, anzi è diventata una strenua sostenitrice delle cause vaticane.

Se però il denaro padano va difeso, è inutile difenderlo da una parte e farlo uscire il doppio dall'altra, come sta avvenendo ora, con un sistema amministritavo che succhia più di vent'anni fa ed una chiesa che fa altrettanto. Possibile che non ci si renda conto che la storiella del sud mangiasoldi, che in parte è vera sia chiaro, è solo fumo negli occhi per meglio spolparci fino all'ultimo osso?

 

Che al sud ci siano molti problemi siamo tutti d'accordo, che il sud invece sia un pozzo di S.Patrizio è tutto da verificare.

 

Cosa ci sarebbe da verificare? I costi della sanità? L'irpiniagate? La percentuale degli impiegati statali per abitante in Sicilia rispetto a quella del mondo civile? Non confondiamo il fatto che la Lega non sia la soluzione con il fatto che non ci sia il problema.

Perchè a Pompei dovrebbe intervenire la Lega Nord, eletta nel Nord Italia !? Non vanno a votare a Pompei? Siamo un paese strano dove, se i libici si ribellano, non bisogna intervenire perchè son fatti loro, se invece al sud nessuno dice niente bisogna intervenire per aiutare***.

E parliamo di Pompei che è una ricchezza; una fonte di guadagno! Figuriamoci dove effettivamente ci sono problemi.

E, perfavore, smettiamola di dire che parlare degli sprechi al Sud è razzista. I soldi che dal Nord vanno al Sud sono anche quelli di milioni di emigrati meridionali, che il Sud lo hanno lasciato tra mille difficolta per venire al Nord a lavorare. Cornuti e mazziati.

***Per Marco Esposito: si fa un discorso di principio so come la pensi su Pompei.

 

 

Va bene, se sputate in faccia alla Lega Nord io mi accodo volentieri, ma poi vi prego di venire a fare la fila qui per picchiare selvaggiamente i politici meridionali, perchè sputarli in faccia non basta.

Sono giorni che cerco di analizzare i bilanci comunali di Roma, Milano e Napoli per tirarne fuori un post e capire cosa potrebbe succedere con il "federalismo del campanile" e mi sono imbattutto nella rogna dei "debiti fuori bilancio", per cui penso che mi arrendo, quindi la norma sulla trasparenza sui bilanci comunali e la responsabilità degli amministratori, secondo AL di marca leghista, mi va bene, così, giusto per dire che anche i leghisti son capaci di dire cose di buon senso.

Ma su tutto il resto concordo con Brighella, e ricordo ad Alberto Lusiani, la cui lucidità come fisico ed argomentatore economico è elevata, ma la cui "fede" nella Lega Nord alle volte incide sulla capacità di giudizio, che il senso del post è: cosa guadagna la Lega dall'appiattimento sulle posizioni berlusconiane ?

Non è in discussione il 1994, o il 1999, o il 2001, è in discussione l'oggi, il 2011. Secondo Brighella la LN ci guadagna una rendita politico/economica nei territori da lei controllati (la Balena Bianca Veneta è scomparsa ? o è riapparsa sotto altre forme?). Di tutti i problemi reali, soprattutto la perdita di competitività, la LN semplicemente se ne fotte, e se qualcuno pensa che spostare risorse fiscali dell'1% del PIL fa recuperare la competitività vuol dire che ne capisce poco di economia, soprattutto quando non c'è assolutamente alcun vincolo di destinazione.

Semplicemente quelle risorse serviranno per acquistare ulteriore consenso per rafforzare la propria egemonia politica. Benvenuti al Sud.

 

cosa guadagna la Lega dall'appiattimento sulle posizioni berlusconiane?

 

Contro Berlusconi, nel 1996, la LN ha preso tanti voti ma ha ottenuto solo che Berlusconi, Fini, Casini, l'Ulivo, col supporto dei giornali confindustriali, lavorassero tutti assieme appassionatamente per una legge elettorale calibrata apposta per 1) rendere estremamente difficile perfino la presentazione delle liste 2) escludere quanto piu' possibile la LN dalla rappresentanza parlamentare. Ovviamente il risultato si otteneva con artifizi all'italiana indegni di un contesto democratico, col supporto giulivo dei giornali confindustriali.  Nel frattempo la magistratura, nonostante il mostruoso arretrato di reati molto piu' seri ed urgenti, molestava con inchieste sulla "depressione del sentimento nazionale". Questa era la situazione al contorno nella Repubblica delle banane, quando la LN era contro sia la destra che la sinistra.  Aggiungo che quando era contro Berlusconi la LN non solo era sputtanata da tutti i benpensanti e giornali assortiti di sinistra, ma anche da quelli di destra.

Con Berlusconi dal 2000 in poi la LN ha vinto e rivinto elezioni, ha avuto potere, e' riuscita ad approvare qualcosa del suo programma, ha perfino fatto una apprezzabile (per quanto con punti criticabili) riforma costituzionale.  Fai un po' tu.  Sono le condizioni al contorno esistenti nella Repubblica delle banane che hanno quasi costretto la LN a scegliere. Ma ti ricordo e ti sottolineo che dalla fine del 1994 al 1999 la LN e' stata schierata contro Berlusconi, ottenendo solo che gli altri collaborassero con Berlusconi stesso, in maggior o minore misura ma sempre con Berlusconi e contro la LN.

C'era una postilla che volevo metter nel post, ma poi ho lasciato perdere. La postilla diceva piu' o meno cosi': E per facore asteniamoci da commenti del tipo 1) "tutti i partiti rubano, la Lega finora ha rubato un po' di meno", oppure 2) "tutto vero, ma la classe dirigente del Sud e' peggio di quella del Nord".

Prendiamo 1). Messa cosi' porta ad un pessimo modo di confrontare i partiti politici, se proprio questo vogliamo fare. Un modo decente di farlo sarebbe prendere il totale di quello che hanno rubato diciamo il PD e dividerlo per esempio per il numero di politici nazionali e amministratori locali che il PD ha. Calcoliamo poi lo stesso rapporto per la Lega e confrontiamo. Chi fa peggio? Boh, non so. E non sto facendo vuota retorica. Voglio solo sottolineare che la Lega ha goduto al Nord di un'aura di "pulizia" rispetto agli altri partiti principalmente perche' di potere, e quindi di abilita' di ingrassarsi, ne aveva poco. Il banco di prova per la pulizia di un partito sta nel vedere quanto ruba in percentuale del potere che ha. I punti che indico nel post fanno ben capire, a mio avviso, che non appena il potere politico della Lega e' aumentato, il suo atteggiamento e' risultato molto simile a quello tenuto dai partiti politici che e' riuscita a rimpiazzare e scalzare. Un ragionamento del tipo 1) e' quindi assolutamente inconclusivo riguardo alla qualita' della dirigenza leghista, e' anzi fuorviante.

Prendiamo 2), su cui Fausto ha gia' correttamente commentato. Posso pacificamente accettare che la governance al Nord sia meglio di quella al Sud. So what? Ma vivono meglio i cittadini del Nord sapendo che la loro governance fa schifo, ma e' sempre meglio di quella, per esempio, dello Zimbawe? Ma cosi' ragionano al Nord (risposta mia: si', credo proprio di si', e qui sta il dramma)? 

Lo sappiamo tutti che c'e' una mancanza di decenti alternative politiche (questo non giustifica pero' il dire che tutti sono uguali, il devasto del sistema giudiziario fatto da B e appoggiato dalla Lega e' unico nel suo genere). L'aspetto interessante e' il tono apologetico che ho sentito circolare in giro per il Nord: "fan tutti schifo, scegliamo il meno peggio".  A me questo discorso quadra fin tanto che si sta dentro certi limiti, e questi limiti secondo me sono stati abbondantemente superati. L'esistenza del limite e' dovuta al fatto che il sistema dell'offerta politica ha certo delle rigidita' (rendite di posizione accumulate dai partiti) nell'aggiustarsi. Finche' lo schifo del popolo non supera certi livelli, queste rigidita' magari dominano e possiamo pure prendere l'offerta politica come "esogena" alla societa'. E lamentarci che abbiamo partiti un po' di merda. Tuttavia, quando lo schifo supera un certo limite, le rigidita' (che non sono insormontabili in un sistema con un minimo di democrazia come quello italiano) possono benissimo essere spazzate via da nuovi gruppi politici che meglio rappresentano le preferenze dei cittadini. La Lega, non a caso, e' un fenomeno endogeno al Nord, e come tale si e' sviluppato negli anni '90 fino ad oggi.

Allora guardiamo pure al risultato di questo partito "endogeno" e cosa ne esce? Che fa davvero schifo, che replica, nella pratica, la politica dei partiti che ha spazzato via. Capite che a questo punto la logica che "le cose fan schifo perche' l'offerta politica e' esogena e fa schifo" non vale piu'. E si insinua il ragionevole dubbio che le cose fan schifo perche' a fare schifo e' la cultura politica della classe sociale che fa da ago della bilancia nella lotta politica (la classe media, imprenditoriale, di professionisti etc...). Ogni espressione endogena e' un frutto che alla fine fa sempre e comunque schifo (con epsilon di variazione rispetto ai precedenti) proprio perche' e' l'albero che fa schifo. A mio avviso questo e' il dramma del Nord (ognuno poi faccia i propri conti riguardo al fatto che un simile ragionamento si possa applicare, mutatis mutandis, al Sud). Se e' la cultura e la capacita' di ragionamento economico e politico della classe dirigente del Nord che e' malata, allora son guai seri, perche' queste sono malattie che non passano con una settimana di aspirine e di riposo a letto. 

Quindi Alberto (parlo in particolare a te perche', oltre a sembrarmi persona corretta e ragionevole, sei quello che finora ha piu' "giustificato" - passami l'espressione, lo so bene che su alcuni punti sopra sei invece stato molto critico - le scelte politiche del Nord), da dove viene questo tono apologetico del Nord nei comfronti dei suoi rappresentanti politici? Da dove viene questo stanco accettare di volare cosi' basso? Viene dal fatto che purtroppo l'offerta politica e' esogena, oppure dal fatto che e' endogena, che davvero il livello culturale della classe media del Nord fa parecchio schifo, e che tale classe non vede oltre al suo naso?

 

Viene dal fatto che purtroppo l'offerta politica e' esogena, oppure dal fatto che e' endogena, che davvero il livello culturale della classe media del Nord fa parecchio schifo, e che tale classe non vede oltre al suo naso?

 

La mia "giustificazione" della LN non viene da queste considerazioni ma dal semplice confronto empirico con le alternative politiche reali di fronte a quelli che ritengo i principali problemi italiani, il saccheggio del nord per comperare voti a Sud e lo sfascio della giustizia, specie civile.

In riferimento alla natura esogena o endogena dell'offerta politica ci sarebbe molto da dire. Ho iniziato ma mi rendo conto che dovrei scrivere un libro.  La natura della politica nel centro-nord Italia e' principalemente endogena (e anche nel sud) nel senso che le elites sono completamente screditate da secoli (a parte quelle di Venezia, storicamente, che pero' non esistono piu') e quindi dai tempi del suffragio universale occorre in qualche modo comunicare con le masse e ottenere il loro consenso assecondandone in certa misura la mentalita'.  Cattolici, socialcomunisti, fascisti sono tutti stati in grado di far presa sulle masse analfabete italiane. Recentemente, Berlusconi comunica con le TV e usando il linguaggio della Gazzetta sportiva, Bossi aveva le sue narrazioni (che pero' prendono spunto da identita' e problemi reali). Tutto cio' vale primariamente per il centro-nord, in gran parte del Lazio e nel Sud invece il consenso e' gestito con metodi clientelari tramite rapporti personali o col controllo militare delle associazioni criminali.

La politica nel centro-nord Italia e' quindi condizionata dalla necessita' comunicare e assecondare in qualche modo le masse (storicamente analfabete e ora con istruzione superficiale, spesso di cattiva qualita' perche' premoderna e idealistica, senza interiorizzazione del metodo scientifico e dell'empirismo). A questo condizionamento si somma la bassa qualita' delle elites, condizionate anch'esse da cultura premoderna e idealistica, e con una speciale inclinazione per usare lo il potere, lo Stato, la legge (meglio se complessa e poco comprensibile) a danno dei sudditi e per i propri vantaggi personali.

Su queste basi che ho descritto non vedo proprio come possano realizzarsi movimenti politici di massa di qualita' comparabile a quelli dei Paesi civili, che invece generalmente hanno elites istruite, moderne, con un certo livello "civico", che riscuotono la stima delle masse che a loro volta hanno istruzione piu' antica e sedimentata rispetto agli italiani, come Inghilterra, Germania, Svezia, Svizzera, Olanda, Austria, in qualche misura anche la Francia e la Spagna. Senza rinunciare all'idea di migliorare, bisogna giocoforza prendere atto della situazione e scegliere facendo dei confronti chi in qualche modo ne esce meglio.

Al momento la LN almeno denuncia uno dei maggiori problemi italiani.  Gli altri partiti, piu' o meno, giocano tutti ad aggravare il problema, reale, che la LN denuncia e da cui trae consenso. Finche' non sara' trovata una qualche soluzione al saccheggio del nord ritengo sia impossibile un reale progesso civile ed economico dell'Italia, per cui non credo daro' il mio consenso ad alcuna entita' che si limiti a criticare la LN senza 1) riconoscere l'esistenza del problema e la sua nocivita' 1) proporre una soluzione convincente e non ridicola come ad es. il recupero dell'evasione fiscale ... dove le tasse sono pagate piu' che in Svezia!

L'aspetto interessante e' il tono apologetico che ho sentito circolare in giro per il Nord: "fan tutti schifo, scegliamo il meno peggio".  A me questo discorso quadra fin tanto che si sta dentro certi limiti, e questi limiti secondo me sono stati abbondantemente superati.

Ma anche il tuo discorso non porta molto lontano. Periodicamente ci sono delle elezioni. L'elettore si trova davanti una scheda che riporta un certo numero di candidati e/o di partiti. A questo punto si tratta di scegliere, e di scegliere fra i candidati e/o i partiti presenti sulla scheda, e non altri. E se non sceglie il meno peggio, evidentemente sceglie il peggio. Non andare al seggio, annullare la scheda o lasciarla in bianco non sono opzioni efficaci: si abbassa il quorum e basta.

Pertanto da quando ho il diritto di voto ho (quasi) sempre votato ed espresso un voto valido, senza per questo essere del tutto convinto di aver scelto bene.

"l'impressione è che il problema sia solo la figuraccia che l'harem di B fa fare al Paese. Non fosse stato per le mignotte, grandi mal di pancia non se ne sarebbero visti nei confronti dei problemi, a mio avviso ben più gravi, che ho citato sopra."

 

 

Concordo..ed è la cosa più grave perchè vuol dire che quelli veramente capaci e che si sono accorti degli altri problemi o sono veramente pochi, o sono dei bugiardi corrotti.

Fra l'altro, in molti (dell'opinione pubblica) non si scandalizza dell'harem, anzi..e questa è una cosa al di fuori dal mondo...

 

...ampolle d'acqua sporca e razzismo anti-immigranti che rasenta oramai i toni degli anni '30 (vi invito a girare per Feisbuc per avere un'idea delle opinioni e dei sentimenti che la Lega è riuscita a far "emergere" dalla pancia profonda del mio Veneto medesimo).

 

Il che naturalmente contribuisce a limitare il sostegno ad un qualsiasi ragionevole progetto di riforma federalista e di responsabilita' fiscale che spiazzi l'immobilismo PD e la propaganda PDL/LN. Giu' al Nord molte persone di estrazioni politiche alquanto diverse, che pur darebbero il loro sostegno a tali progetti, non possono proprio riconoscersi in ampolle, odino e razzismi vari.

E altro che anni '30. A confronto con il livello di questa propaganda (polenta e moschee) la petizione anonima presentata all'autorità di governo veneziana contro l'istituzione di un Fondaco per ospitare i mercanti d'origine turca dell'Aprile 1602 di cui parla B. Lewis appare quasi un ragionamento. In essa si lamenta che: “La presenza di un forte numero di turchi riuniti in un sol luogo potrebbe risultare pericolosa in quanto potrebbe portare alla costruzione di una moschea e, quindi , all'introduzione del culto di Maometto, scandalo ancora piu' grave di quello già provocato dalla presenza degli ebrei e dei protestanti tedeschi; il comportamento lascivo dei turchi trasformerebbe il Fondaco in un covo di vizio e un ricettacolo d'iniquità; la loro presenza potrebbe altresi' favorire le mire politiche dei turchi i quali, potendo contare su una flotta temibile ed essendo guidati da un valoroso sultano, potrebbero mettere in pericolo le sorti della repubblica piu' di quanto non possano fare gli ebrei, minoranza disprezzata e priva di guida; e da tale istituzione non potrebbe derivare alcun vantaggio commerciale poiché le merci che i turchi spediscono da Istanbul sono di scarso valore” (I musulmani alla scoperta dell'Europa, pag. 157). Per la cronaca, alla fine il Fondaco fu inaugurato nel Marzo del 1621.

 

Il che naturalmente contribuisce a limitare il sostegno ad un qualsiasi ragionevole progetto di riforma federalista e di responsabilita' fiscale che spiazzi l'immobilismo PD e la propaganda PDL/LN. Giu' al Nord molte persone di estrazioni politiche alquanto diverse, che pur darebbero il loro sostegno a tali progetti, non possono proprio riconoscersi in ampolle, odino e razzismi vari.

 

Che ci siano molte persone veramente molto interessate ad un federalismo "pulito", ma che non vogliono sporcarsi le mani con la LN non lo credo.  Se esistessero e fossero un minimo rilevanti nella societa' si sarebbero associate e coordinate con G.Pagliarini, e prima di lui con l'APE di V.Gnutti, persone serie, oneste e senza ampolline per la testa.  Se non sono capaci di fare nemmeno quello, questi fantomatici federalisti sono di fatto irrilevanti e dubito possano contribuire a proporre e portare a compimento una qualsiasi riforma.

 

Occorre smetterla con questa balla truculenta che tutti ripetono compreso Alberto Lusiani: questa riforma "federalista" NON è. Non c'è neanche il mitico "qualcosa", non c'è nulla. Si stava meglio prima. È una riforma REGRESSIVA!

 

I decreti (gli ultimi li devo ancora leggere) non hanno quasi nulla a che fare col federalismo come lo intengo io, cioe' una divisione dei poteri sullo stile degli Stati Usa o cantoni svizzeri, ma contengono tuttavia alcuni elementi positivi come le regole comuni di bilancio per gli enti locali e forti sanzioni contro gli amministratori locali che provocano dissesti finanziari. C'era soprattutto all'inizio il principio utile e corretto di finanziare i servizi erogati in base a costi standard, che spero non si sia perso completamente nelle contrattazioni. Sulla pressione fiscale complessiva a livello di parole le norme approvate prescrivono che non aumenti, obiettivo che si potra' controllare quanto la legge sara' attiva.

e regole comuni di bilancio per gli enti locali e forti sanzioni contro gli amministratori locali che provocano dissesti finanziari.

tutto questo poteva essere fatto senza scomodare il federalismo , che come ammetti , non c'è.

Hai idea allora perchè continuino a parlare di federalismo , forse per ingannare i più sprovveduti che li votano?

I decreti approvati riguardano:

- fabbisogno standard per i Comuni;

- fiscalità municipale;

- Roma capitale;

- federalismo demaniale.

Di questi si è gia parlato qui e altrove. In due parole: qualcosa di positivo solo nel decreto sui fabbisogni standard.

Per gli altri - quelli cioè su costi standard (Regioni), sanzioni e premi e armonizzazione -, essi sono ancora in fase di discussione. Dai testi disponibili quello che si evince è:

- i costi standard vengono introdotti, ma nella formula di ripartizione dei fondi entrano sia al numeratore che al denominatore, cancellandosi. I fondi saranno ripartiti secondo altri criteri;

- ok sanzioni e premi ma... le sanzioni per i cattivi amministratori prevedono l'ineleggibilità. Mettiamo anche che sia corretto: cosa di federalista ha tutto ciò? Il centro decide che un amministratore è incapace e si sostituisce alla volontà degli elettori (locali) per non correre il rischio che questi rieleggano l'amministratore. Ripeto: può essere anche corretto, ma di che cosa stiamo parlando?

- la pressione fiscale sarà immutata per legge. Anche qui: mettiamo che sia vero. Ma sarà necessariamente immutata quella totale, non certo quella di ogni singolo contribuente! Quindi bisogna capire chi ci perde e chi ci guadagna, anche a pressione fiscale costante. Ad esempio, l'IMU sposta, in ogni città, un po' di pressione fiscale dalle famiglie alle imprese.

una simpatica vignetta

Nel frattempo, nel sondaggio de Il Gazzettino il 75% dei partecipanti ritiene che con il "federalismo municipale" si pagheranno "più tasse".

Si tratta ovviamente di sondaggi senza valore statistico, anche se in questo caso la maggioranza sembra aver visto giusto. Credo che aiuti il fatto che ormai nessuno, nemmeno il leghista più incallito, ha il coraggio di dire che con il federalismo le tasse andranno giù. La gente ovviamente non conosce bene la legge, ma il cambio di passo nella propaganda si nota.

Non pensavo trovare nessun dubbio al riguardo della questione effetto sulla pressione complessiva delle tasse.

Mi sorprendo che possiate indugiare sugli effetti perversi che tale decisione porterà. Nessuno degli organi istituzionali (devo pure precisare che non sto a parlare dei gioielli di qualchedun eh...) accetterà di vedere la sua raccolta fondi diminuire senza cercare le solite furbate per pretendere il pagamento di qualsiasi tassa: già si erano evidenziate le esagerazioni dei sistemi di controllo delle infrazioni (e successivo rilevamento fotografico) ai semafori, in cui il tempo di  cambio id colore dall'arancione al rosso era stato taroccato cosi tanto da non permettere al malcapitato di reagire tempestivamente (frenando) e di ritrovarsi autore della medesima infrazione.

E ovvio che il federalismo comunale porterà ad un aumento delle tasse complessive: non è stato accompagnato della ripartizione delle competenze e figuriamoci se le istituzioni si metteranno d'accordo da sole, in modo 100% indolore per noi!

 Questa iniziativa è una enesima scemenza made in Italy: pur di spilocciare schei ai contribuenti, la creatività è sempre alle stelle. Per tirar fuori il paese dalla sua posizione invece ... non ci sono neuroni disponibili eh!

"Si possono ingannare tutti per qualche tempo e si può ingannare qualcuno per sempre. Ma non si possono ingannare tutti per sempre"

 

e forse al Nord lo stanno capendo:

da Affari Italiani

La Lega Nord ha poco da festeggiare. Nel giorno del tanto atteso (dai padani) via libera al federalismo municipale, con la Camera costretta a votare l'ennesima fiducia al governo per evitare il pericolo dei franchi tiratori, esce un sondaggio che vede un tracollo del consenso elettorale del Carroccio. Stando ai numeri della ricerca di Tecnè srl, pubblicati da Affaritaliani.it, il movimento guidato da Umberto Bossi precipita clamorosamente sotto il 9%, attestandosi a fine gennaio all'8,7%. Si tratta di un dato nettamente inferiore al 10,2% delle Europee del 2009 e molto al di sotto dell'11 o addirittura 12 per cento stimato nei mesi scorsi.

 



Marino, i numeri del sondaggio dicono l'esatto contrario di quanto scritto nel pezzo. La Lega in un mese passa dal 8,2 all'8,7 (non sono nemmeno sicuro che sia statisticamente significativo il cambiamento, non vedo l'ampiezza campionaria). Questa Tecné non l'ho mai sentita e il sondaggio mi desta enormi dubbi. Non ci credo che SeL sia al 3% quando praticamente tutti gli altri sondaggi la danno tra il 6 e il 9. Inoltre in  tutti gli altri sondaggi la Lega sta tra il 10 e il 12, in netto aumento sulle politiche del 2008 e in linea con le regionali del 2010 (vai su www.sondaggipoliticoelettorali.it).

Prima o poi la gente del Nord si stuferà di esser presa per i fondelli dalla Lega. Ma non sta ancora succedendo.

Temo che il tracollo sarà marcato prima dai forconi che dai sondaggi.

Se si esaminanano i dati delle regionali si vede che la LN tiene meridionalizzandosi ( rispetto alle ultime europee )

 

In Lombardia la LEGA e' passata da 1.221.087 voti a delle ultime EUROPEE a 1.117.227 delle regionali perdendo un elettore su 12 : in provincia di Sondrio ne ha persi 1 su 4 , 1 su 6 a Brescia ( effetto "trota" ?) e Mantova.

In Piemonte ha perso 1 elettore su 6 ed in Liguria 1 su 10.

In Veneto nonostante il traino di un ministro popolarissimo candidato alla presidenza aumenta di 22000 su 2,3 milioni di voti validi.

Infine nel quadrilatero rosso ( Emilia - Toscana - Marche ed Umbria ) realizza un aumento ( sempre rispetto alle ultime EUROPEE ) di 16000 voti su 4,8 milioni di voti validi.

E' vero che c'è stata l'astensione ma un partito con il vento in  poppa dovrebbe risentirne meno degli altri

Quanto al radicamento sul territorio le  stesse elezioni rapportate ad alcune comunali svoltesi in contemporanea lo smentiscono :

 

ho elaborato i dati dei 12 comuni lombardi con piu' di 30 sezioni elettorali in cui si è votato per il comune paragonando i dati delle Comunali ha quelli delle regionali , ebbene :

Lega reg 48374 voti com 41174 voti -14,9%

PdL reg 81609 voti com 70221 voti -14,0%

PD reg 61054 voti com 58354 voti -4,5%

Credevo che un partito radicato sul territorio avesse performances migliori negli enti più piccoli e più vicini all'elettore ( comune ) : credevo male, forse.

I due dati parrebbero suggerire che più li conosci più li eviti!

Per quanto riguarda i partiti "buffoni" sempre citati da Alberto Lusiani avevo deciso per l'astensione : mi sono bastate le performances sincronizzate della Mussolini e di Dario Galli ( presidente leghista della provincia di Varese ) stamattina ad Omnibus per farmi cambiare di nuovo idea.

I due vedono le competizioni elettorali come un derby Milan-Inter.

 

 

 

 

 

 la carta di circolazione veneta

apparentemente è una caz..., però mi fa pensare questo dettaglio:

 

Per tutta risposta i militari portano Gabriele De Pieri, 43 anni, in caserma, per contestargli una serie di verbali di multa, oltre a una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. «Ho esibito la nuova patente veneta - racconta l'uomo - non valida, dicono. Ma io ribatto che a casa nostra è validissima e che qui loro non hanno sovranità». De Pieri è talmente convinto della sua tesi da aver fatto verbalizzare ai carabinieri di dichiararsi «cittadino del popolo veneto e titolare di sovranità originaria» e in quanto tale non asservito «all'autorità dello Stato italiano». Tanto che si è dichiarato «prigioniero politico».

la storia dei "sovereign citizens" l'ho già sentita in contesto USA, cfr. http://www.redcrayons.net/ e sinceramente nei avrei fatto a meno.

dovevamo importare pure questa subcultura da redneck paranoici che può finire molto male per "abbattere il centralismo di Roma ladrona" (disclaimer: where I hail from...)? 

Marino vorrei dirti che questo qui è un "mona", in Veneto ne esistono (tanto che hanno coniato il termine), così come esistono quelli che chiedono di saltar la coda perchè "semo de' Roma 'a capitale".

In realtà, "mona" rimane "mona", però ci sarebbe da domandarsi come mai, a 150 anni dall'unità d'Italia, in Veneto tanti si sentano "occupati" ed i carabinieri siano spesso percepiti come esercito straniero (se ne era accorto persino Dario Fo).

Non sarebbe un'esercizio poi così sterile.

A me ricorda non solo "i redneck paranoici" ma anche La Boétie, Thoreau, Gandhi, don Milani, Pannella, e, imparo da wikipedia, Howard Zinn. Ancora wikipedia mi ricorda la "jury nullification" di leggi ingiuste. Sarà un mona (anzi lo è senz'altro perché paga di persona) o un paranoico ma non manca di precedenti illustri.

I problemi li conosciamo tutti, carico fiscale, spesa pubblica, corruzione, mancanza di crescita, ecc. ecc.

Ma, se il federalismo fosse proprio la risposta sbagliata, solo uno shibboleth identitario imposto all'agenda politica? Non lo dico per ostilità preconcetta (mi sono letto Cattaneo e i Federalist Papers), ma sulla base di qualche evidenza empirica. Intanto, non stiamo parlando di federalismo all'americana, in cui perfino le leggi penali e i diritti civili possono variare da stato a stato. In Europa funzionano bene sia la Germania federale che la Francia centralista, quindi forse il federalismo in sè non è questa grande discriminante. "Mettere il governo il più possibile vicino agli elettori" può essere giusto, ma dipende dalle materie. Vedi ad esempio qui in materia di logistica.

Ed è tutto da dimostrare che la governance locale sia meglio di quella centrale. Posso sbagliarmi, ma ho l'impressione che a livello locale lobbies, interessi particolari e gruppi di pressione abbiano forse più potere che a livello nazionale. Costruttori e tassisti a Roma, CL in Lombardia...

Anche l'altro mantra sul "trattenere la ricchezza sul territorio" magari non fa i conti con la globalizzazione (magari ho la direzione a Milano, uno  stabilimento in una provincia lombarda a scelta, un altro in Romania, uso prestiti di una banca tedesca, servizi informatici dall'India e vendo dappertutto. E magari si tratta di una SpA con azionisti dovunque). 

Oltretutto, nel "federalismo" leghista io ci vedo una pericolosissima torsione populista/organicista, "ein Land, ein Volk, eine Partei", cioè c'è un unico vero "popolo" legato al territorio (gli altri sono meteci ) di cui un solo partito è l'espressione autentica. 

E qui viene il discorso sulla LN. Di fatto stanno al governo da 15 anni, hanno agitato il "federalismo" come soluzione a tutto, "anche il cancro, oh yeah " e non si è visto niente. Eppure sarebbe bastato imporre come condizione sine qua non a qualunque alleanza l'introduzione in Italia del disposto dell'art. 115 della Grundgesetz tedesca, quello che impone bilancio in pareggio e limiti stringenti al finanziamento tramite il debito. Ma le quote latte, o mettere i bastoni tra le ruote a phone center e kebabbari  erano più importanti... 

Tralasciando la Lega e parlando di stato federale vs stato centrale penso che entrambi i sistemi possono funzionare, con vari pro e vari contro. Uno stato federale dovrebbe essere più attento alle esigenze del territorio ,mentre per uno stato centrale le grandi  opere strutturali dovrebbero riuscire più agevoli.

Personalmente credo che per un paese così "variegato" come l'Italia un sistema federale sarebbe stato la soluzione migliore; le lobby locali forse avrebbero avuto più potere ma, sicuramente, i "danni" sarebbero rimasti a carico della zona che li ha generati.

Detto questo espongo una delle mie idee che non condivido:  cambiare la ricetta aiuta, ma se gli ingredienti son scarsi...

 

 

Oh, finalmente! Federalismo o centralismo possono essere il meglio o il peggio, tutto dipende da come si governa. Agitare queste due bandiere e farne una guerra di religione è una follia, una sbornia di slogan per dimenticare il problema fondamentale, che non è sentirsi lombardi o calabresi, ma come essere concretamente governati.

Personalmente, per quel che può valere, ho cominciato la mia carriera di elettore votando liberale alle politiche del '68 (e posso assicurare che non era molto di moda) proprio perchè il PLI di Malagodi era l'unico partito che si opponeva all'attuazione dell'ordinamento regionale.

Ero un ragazzino e capivo naturalmente poco, anche se leggevo molto (anche Cattaneo!) ma ero convinto che, a cent'anni dall'unificazione politica, l'unità vera del paese fosse ancora lontana. E pensavo che occorresse uno sforzo ulteriore di buon governo per promuoverla, uniformando la nazione sulle migliori pratiche disponibili invece di incoraggiare un ordinamento federale o pseudofederale che avrebbe consolidato, localmente, le peggiori.

Non è andata così, e non sarò certo io a cambiare le cose. Ma sarebbe bene dirsi che il federalismo vero (quello della Bundes o degli SU) è tutt'altra cosa dalle sbandierate "riforme" bossiane, per ora costituite solo da una confusa serie di farraginose modifiche dell'ordinamento fiscale che prima ancora di andare a regime (fra anni, oltretutto) faranno impazzire l'amministrazione. Non è di questo che ha bisogno l'Italia, direi. Giustissimo il riferimento alla Costituzione (dichiaratamente federale) tedesca, che in un solo articolo mette in riga la gestione di bilancio da parte dei governi locali o centrale che siano.

E ugualmente condivido l'apprensione che viene dal concetto ein Land, ein Volk, eine Partei...eppure qualcuno sbandiera che la LN è un partito "radicato sul territorio"...anche Hamas lo è, se quello è il modello stiamo freschi.

 

Che lo stato italiano attuale (e la nazione italiana, infatti, per come oggi si definisce) sia, al 75%, un prodotto del ventennio è un fatto misurabile.

 

Riconosco la mia ignoranza, ma sinceramente vorrei capire come si misura questa percentuale, come è disaggregabile questo 75%  e in cosa consiste il 25% residuo e da cosa è stato prodotto.