Non ho potuto per ragioni di tempo intervenire del dibattito seguito al post scritto con Alberto sulla manovra. Per rimediare, eserciterò le mie prerogative di redattore rilanciando la discussione mediante un post. Come sempre ci sono state molte riflessioni interessanti che meritano di essere commentate. Andrò per punti.
Primo. Un tema caldo di dibattito è quanta parte della colpa dobbiamo assegnare all'establishment politico e alla variegata corte intelllettuale che gli sta intorno. Abbiamo esagerato nel dare dei cialtroni e dei ciarlatani a questi signori? È la classe politica semplicemente lo specchio del paese, e quindi senza particolari colpe rispetto a operai, imprenditori, professori e quant'altro? Sul primo punto rispondo che sì, abbiamo fatto bene. Sul secondo rispondo che la questione è largamente irrilevante. Provo a spiegarmi.
Riguardo al primo punto, va detto anzitutto che nel paese non c'è la percezione di quanto distanti i suoi comportamenti siano da una democrazia normale. Una vicenda come quella del tentativo furtivo di Berlusconi di inserire la norma salva-Fininvest nella manovra avrebbe condotto alle dimissioni immediate dell'esecutivo in qualunque altro paese industrializzato. Ma la cosa ancora più triste è che simili, incredibili, episodi sono continui e ripetuti. Circa un anno fa, tanto per dire, questo governo cercò di inventarsi un ministero solo per evitare il processo a un criminale che risponde al nome di Aldo Brancher. Fallito il tentativo, detto criminale è stato condannato pochi giorni dopo per ricettazione e appropriazione indebita, condanna già confermata in appello. E non parliamo neanche delle telefonate in questura. Niente di lontanamente simile accade in Francia, Inghilterra, Germania e chi più ne ha più ne metta. Al contrario, simili vicende condurrebbero inevitabilmente non solo alla caduta del governo ma alla permanente emarginazione politica di tutti gli attori implicati.
In questa cornice di eversione dall'alto, si è aggiunta la mala gestione economica del paese. Nessuno dei problemi strutturali del paese è stato minimamente sfiorato, e per giunta ci è toccato sentire per anni le dichiarazioni autocongratulatorie dei nostri governanti su quanto bene stavano gestendo la crisi (e, quindi, di quanto inutili fossero le riforme invocate da più parti). In questo contesto, il giudizio di ciarlatani e cialtroni, per i nostri governanti e per i cosidetti intellettuali che hanno cercato e cercano di nascondere le loro colpe è ampiamente meritato. Quasi troppo poco, infatti. Il livello di disonestà intellettuale è stato e continua a essere a tali livelli che forse parole più forti sarebbero adatte. E, per favore, niente facili accuse di populismo, qualunquismo, atteggiamento antipolitico o altre simili menate. Non stiamo menando fendenti a vuoto e non stiamo semplicemente ventilando la nostra rabbia. Abbiamo le idee molto chiare, a differenza di qualunquisti e populisti di ogni sorta, sulle cose da fare e sappiamo anche che molte di queste sono dolorose e politicamente difficili. Ma sappiamo pure che l'attuale classe politica semplicemente non è adatta alla bisogna. È, in effetti, una drammatica zavorra per il paese di cui è necessario liberarsi il prima possibile.
Sul secondo punto, la ragione per cui ritengo irrilevante che la classe politica sia lo specchio del paese è che, dal punto di vista operativo, questo non aggiunge niente. È una caratteristica comune di tutti gli argomenti del tipo ''poverino, non è colpa sua, è colpa della società''. Se un ragazzo va in giro rubando e ammazzando, bisogna acchiapparlo e metterlo in galera. Se poi scopriamo che viene da una famiglia disfunzionale, che è cresciuto tra povertà e abusi familiari, che non ha mai avuto una decente possibilità di ottenere un'educazione, questo ci farà provare umana pietà e ci richiederà di pensare a come fare perché situazioni di degrado che conducono al crimine diventino meno frequenti. Ma tutto questo non toglie che il ragazzo vada tenuto in galera e debba pagare per i suoi crimini. Esattamente lo stesso ragionamento si applica alla classe politica. Chiaramente questi signori sono espressione di una società in cui il senso morale è fortemente indebolito (non fosse così, come osservato prima, lo sdegno popolare avrebbe già condotto alla cacciata di questi cialtroni tempo fa). Chiaramente la loro ignoranza e incultura sono la spia di un atteggiamento antiscientifico assai diffuso nella società italiana. E allora? Dobbiamo forse per questo tollerarne i comportamenti? No. Al pari del criminale che va messo in galera indipendentemente dal suo background familiare, i politici cialtroni e ciarlatani vanno mandati via, punto e basta. Certo, la situazione della società rende più difficile (più difficile, non impossibile; ne abbiamo avuti di ministri assai migliori di Tremonti, Brunetta, Calderoli e del resto della banda attuale) sostituirli con altri più decenti. Ma questo non deve far deviare dal principio fondamentale per cui le cattive azioni vanno punite. Ossia, ripeto, i politici cialtroni e incapaci vanno mandati via. È un punto elementare di teoria degli incentivi. Non punire le azioni indesiderate significa fomentare tali azioni. E poi, consentitemi lo sfogo, l'Italia sarà anche piena di difetti ma io proprio non ce la faccio a credere il paese non sia meglio di personaggi come La Russa.
Secondo. La chiamata all'azione. Lo ha fatto in modo eloquente Filippo Bruno, che è un caro amico. Parliamone. Ma vorrei che fosse chiaro che qui il problema, più che intellettuale è politico, nel senso in cui la politica è sangue e merda. Possiamo fare tutti i calcoli che vogliamo e stilare tutti i programmi che vogliamo, ma alla fine la domanda sarà sempre la stessa, che è quella che Stalin pose al Papa: quante divisioni avete? Costruire un programma di politica economica coerente e sensato non è difficile. Di proposte concrete, anche su questo sito, se ne sono fatte diverse (limitandomi alle cose che ho scritto io si veda qui, qui, e qui). Proposte sensate escono regolarmente dalla Banca d'Italia e da altri think tanks. Elaborarle in un insieme coerente non è complicato, anche se richiede un po' di tempo e pazienza. Ma poi? Poi le proposte vanno vendute al paese, e questo sì che è complicato. E va cercato il personale politico in grado di portare avanti le proposte, cosa ancora più complicata.
Non è un caso che Berlusconi, quando programmò la discesa in campo, si occupò principalmente della parte di comunicazione e propaganda; il programma era irrilevante. E, alla fine, il personale politico lo reclutò direttamente dai rimasugli del pentapartito e nelle sue aziende, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Per lui ovviamente andava bene così, l'unico obiettivo era la conquista del potere.
Ma quella esperienza è abbastanza rappresentativa di ciò che serve se si desidera intervenire nel gioco politico. Alla fine quando vuoi costruire una forza politica, quando vuoi diventare rilevante nelle scelte politiche di questo hai bisogno: potenza di fuoco mediatica (che in Italia vuole ancora dire in buona misura accesso alle televisioni, non certo al nostro blog casereccio) e gente sul territorio che ha contatti e muove voti. Io sono più che disponibile ad ascoltare proposte e opinioni al riguardo, ma vorrei fosse chiaro fin dall'inizio che fare politica attiva è un mestiere complicato, e non è il mio mestiere. Ci vuole qualcuno che il mestiere sappia farlo e che ponga anche tra le priorità l'attuazione di politiche economiche sensate.
Terzo. Questo non è un punto che è stato sollevato nel dibattito, ma ce lo metto io. Riguarda il valore della teoria economica e le costanti polemiche sulla sua utilità o meno. Il 30 giugno io e Alberto abbiamo scritto un post in cui affermavamo che la manovra mancava di credibilità e che pertanto generava il rischio di una crisi di fiducia nel debito italiano. La cosa che ci tengo a sottolineare è che noi (certamente non io [nemmeno io, alberto]) non abbiamo previsto che la crisi di fiducia si sarebbe verificata in meno di una settimana. Fossimo stati capaci di tanto avremmo venduto allo scoperto una montagna di Btp e adesso staremmo avidamente contando i nostri guadagni. Quello che avevamo detto e previsto è che in una situazione in cui il debito pubblico è elevato e i governanti hanno un track record ormai decennale di bassa crescita, incapacità di fare riforme e incapacità di contenere la spesa, una manovra che ritarda a dopo le prossime elezioni il grosso degli interventi genera sfiducia e instabilità. Tale situazione con alta probabilità conduce a una crisi di fiducia, anche se è impossibile dire quando esattamente ciò può accadere. Risulta che alla fine è successo subito. Ma noi non sapevamo che sarebbe successo subito, anche se lo ritenevamo possibile.
Questo è quello che la scienza economica può fare. È tanto o è poco? Decidete voi. Chi continua a chiedere predizioni puntuali (crescerà la borsa domani? in che data esattamente gli investitori perderanno fiducia in un governo sprecone?) inevitabilmente resterà deluso, e decreterà che l'economia non serve a nulla. Chi invece vuole ragionare, capire e trarre le dovute prescrizioni normative (per esempio: è stupido gracchiare sui conti ''messi in sicurezza'' quando il debito è alto e crescente, è invece opportuno avviare riforme strutturali per la riduzione del debito) troverà ottimi e utili strumenti. Forse non è tanto, ma a nostro avviso è molto meglio di qualunque alternativa esistente. Certo meglio degli idioti che ci hanno intimato ''silete economisti''.
Le cose da fare : proviamo a fare un elenco breve e ragionato ? partiamo dal fatto che un intero decennio è stato buttato via da questo paese di cialtroni.
Da li, dalla situazione di dieci anni fa bisogna ripartire soprattutto sotto l’aspetto economico, perchè i peggiori danni del tremontismo-berlusconismo-leghismo li vediamo nella parte economica del paese ormai quasi completamente bloccata.
Esistono però delle ovvie priorità di tipo istituzionale, estremamente urgenti, per evitare che quello che è appena successo possa ricapitarci addosso : elenco solo i titoli :
- riforma elettorale (evitando pasticci all’italiana : semplicemente scegliere tra maggioritario uninominale inglese oppure maggioritario con ballottaggio oppure, se ci vogliamo tenere un sistema fondamentalmente parlamentare , allora proporzionale alla tedesca con sbarramento).
- regolamentazione del possesso di televisioni e giornali;
- incandidabilità/ineleggibilità per concessionari pubblici (i proprietari, non i managers)
- riforma della giustizia civile in una logica di maggiore efficienza/efficacia, ristrutturando la magistratura , abolendo un grado di giudizio, togliendo alla difesa tutte le possibilità di procrastinare il giudizio definitivo adeguandosi alle legislazioni più diffuse nella comunità europea.
Fatto questo, bisogna tornare all’economia : la cattiva notizia è che dopo 10 anni ignominiosi toccherà di nuovo alla sinistra tentare di mettere i conti a posto, cosa che significa gestire il bilancio in una logica di rigore: quella di ciampi, prodi, padoaschioppa e visco…sperando che la sinistra radicale, da un lato,abbia la pazienza di aspettare i frutti di questo lavoro – cinque anni… almeno – e quello che resterà dell’armata brancaleone berlusconiana leghista, dall’altro lato, non riesca a ricominciare a fare danni troppo presto.
Parliamo di economia e bilancio.
Dal debito pubblico non si rientra mai : l’obbiettivo deve essere, impedirne la crescita ulteriore e gestirlo in termini fondamentali cioè mantenendo una velocita di sviluppo dell’economia (che si misura purtroppo con il pil) ben maggiore della crescita del debito (è questa la grande truffa di tremonti : ha bloccato la crescita, ma nonostante i cosiddetti tagli, solo il debito è cresciuto costantemente mentre lo sviluppo è sparito).
Per ricondurre la gestione del debito pubblico entro canali di sopportabilità economica bisogna ridurre la spesa pubblica e attivare politiche di sviluppo, di forte crescita del pil (che è fermo al livello di 10 anni fa);
Per incentivare la crescita bisogna modulare un intervento di revisione fiscale che riduca la imposizione sui produttori di reddito (aziende e lavoratori), che colpisca l’evasione fiscale, che incrementi l’imposizione sui percettori di rendite.(per chi vive di rendita e si guarda bene dal lavorare o avere una attività imprenditoriale oggi l’italia è un vero paradiso fiscale al 12.50%).Considerando l’elevata imposizione sui consumi (non progressiva e ingiusta per le classi meno abbienti) le azioni sono semplici : copertura della riduzione delle aliquote sui produttori (aziende comprese) con incremento delle aliquote sulle rendite; contemporanea deducibilità dal reddito di tutte le tasse sui consumi (iva) pagate durante l’anno e se possibile dei costi sostenuti: in questo modo il grosso dell’evasione fiscale si recupera perchè tutti pretenderemo ricevute,fatture e scontrini da parte di quei produttori/venditori di beni e servizi che possono facilmente evadere ed eludere.
Ovviamente non basta perchè la spesa pubblica deve essere ridotta nel suo ammontare assoluto, cosa che si può ottenere solo con una razionalizzazione e ristrutturazione della pubblica amministrazione.
Deve essere chiaro che il cosidetto federalismo non otterrà questo obbiettivo.Per ridurre il costo della pubblica amministrazione bisogna eliminare uno dei quattro livelli di gestione (comune-provincia-regione-stato) e ognuno di loro razionalizzato.
Non cosi’ difficile se lo si vuol fare davvero :
- a livello comunale : azzeramento circoscrizioni, comunità montane, etc; fusione obbligatoria dei piccoli comuni in comuni di almeno 15.000 abitanti; riduzione, privatizzazione,razionalizzazione delle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni;
- province : abolizione delle province delle grandi città e costituzione delle “città metropolitane” come risultante dell’aggregazione amministrativa di comune e provincia di Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna,Firenze, Bari , Palermo, Genova.Se questo desse come risultante la nascita di qualche nuova provincia dei comuni limitrofi non è un problema, le province non fanno nessun danno e le piccole province funzionano molto bene in generale, costando molto poco : sono quelle collegate alle grandi città che non servono a nulla.
- abolizione regioni a statuto ordinario e speciale : questo è il punto fondamentale.
le regioni oltre ad essere l’alibi di uno psuedofederalismo-regionalismo mal pensato e mai teorizzato, storicamente infondato e funzionalmente disastroso, sono la struttura più inefficace, incontrollata, produttrice di debito, di dipendenti pubblici inutili, di governatori e parlamentini inutili, costosi e corrotti.
Deve essere ben chiaro che chi voglia tentare di far ripartire il paese deve buttare tutto quello che ha cercato di fare il centro destra, a partire dal ridicolo federalismo senza un progetto e azzerare tutto.Si deve riportare la pubblica amministrazione ad una dimensione che si sarebbe potuta ottenere con una robusta informatizzazione, quindi fortemente ridotta e senza il livello amministrativo regionale.So che molti preferirebbero un abolizione delle province : è un alternativa forse accettabile, ma io sono fortemente convinto che le province siano meno dannose delle regioni.Da uno che si vuol far chiamare governatore diffiderei comunque, a prescindere.
Prima del 74-75 le regioni non c’erano e lo stato funzionava meglio di ora, nessuno ne sentiva la necessità: la loro nascita coincide con l’esplosione del debito pubblico, con l’implosione della pubblica amministrazione che perde la capacità gestionale di un governo centralizzato e non acquisterà mai la capacità operativa di una struttura federale,perchè l’italia non ha mai avuto una storia federalista. L’italia è un paese troppo piccolo e poco dinamico per potere sopportare una sovrastruttura federalista.
Gli italiani cosi’ come non sono mai stati in grado di controllare l’attività e l’efficienza dei parlamentari nemmeno sono in grado di valutare quello che si fa nei capoluoghi di regione ( ed i partiti lo sanno benissimo ); invece per vecchia tradizionale comunale gli italiani sanno controllare i sindaci ed i presidenti delle province … che infatti – a parte le grandi città dove sono sostanzialmente inutili ed uno spreco – funzionano benino e con pochi soldi.
Certo a patto di avere una forte e seria maggioranza.
Visto il risultato penoso del berlusconismo, avere una forte maggioranza potrà essere anche possibile : che sia fatta da gente seria, competente e decisa…è tutto da vedere
Con la soppressione delle regioni , a questo punto cadrebbe la logica del senato federale, quindi si potrebbe rinunciare ad bicameralismo perfetto ed avere solo una camera dei deputati.
Provate a immaginare questo paese senza la sovrastruttura pesantissima ed inutile delle regioni e con una modalità di gestione logica della sanità ( che non ha affatto bisogno di una dimensione regionale, ma deve organizzarsi per distretti razionali di utenti e territori), di colpo vi sembrerà un paese più leggero e con qualche speranza.
E’ chiaro che in questo modo dovranno andare a casa e possibilmente a lavorare i presiudenti di regione , i costosisssimi parlamentini regionali e naturalmente vanno a casa ed a lavorare i dipendenti delle regioni, in particolare i 100.000 siciliani che non fanno nulla alla regione sicilia : tenete presente che con il federalismo alla bossi la modalità di gestione della regione sicialia diventerà – INEVITABILMENTE E GIA’ SE NE VEDONO I PRIMI SEGNALI – il paradigma gestionale di tutte le regioni, nonostante i bla bla anche di gente seria come Ricolfi, la produttività efficienza delle regioni è zero e comunque inutile, le stesse cose le facevano prima, e meglio, stato e province.
Ultima ma molto impostante: chi vuol far ripartire il paese sulla base di una serie di riforme vere efficaci e serie lo deve fare nei primi 100 giorni di governo, con una cura da cavallo e con il massimo impatto possibile, quindi i progetti si fanno prima e dal primo giorno si governa con approvazioni di legge a tambur battente, coni passaggi parlamentare previsti ma senza perdite di tempo: il momento di progettare è questo; una volta vinto si cambia il paese senza tentennamenti.
Rispondo ancora prima di leggere il resto.
Come ho scritto e documentato su nFA e come ha mostrato recentemente anche Roberto Perotti sul Sole24Ore, dal 1996 ad oggi hanno governato per ~7 anni il centro-sinistra e per ~9 anni il centro-destra, con risultati sostanzialmente identici economici di crescita del PIL e di deficit pubblico (e aggiungo io, anche riguardo l'evasione fiscale), quando i numeri vengono confrontati anno per anno con la media UE oppure di Francia e Germania.
Per quanto la propaganda e disinformazione diffusa da parte del circo mediatico italiano sia simile a quanto scrivi, si tratta di un'analisi radicalmente errata del recente passato, frutto dell'usuale miscuglio di incompetenza e disonesta' che anima l'informazione e la politica italiana.
Cio' non toglie che questa maggioranza (come quelle passate di centro-sinistra) sia incompetente e nociva, ma ripeto per quanto riguarda gli effetti misurabili questa maggioranza risulta essere tanto incompetente e tanto nociva quanto le passate maggioranza di centro-sinistra.
Ripeto quanto gia' scritto (e documentato altrove): sia Visco che Padoa Schioppa quando hanno governato hanno ottenuto gli stessi pessimi risultati del centro-destra riguardo la decrescita dell'Italia rispetto a Francia e Germania e riguardo il maggior deficit pubblico dell'Italia rispetto a Francia e Germania. Credere che possa essere radicalmente diverso domani, e' illusione non supportata dall'analisi empirica dei dati disponibili (se non peggio).
Concordo. Il rapporto spesa pubblica (inclusiva di interessi) diviso PIL va ridotto, e ormai deve essere ridotto anche se non c'e' crescita, perche' la spesa anti-ciclica l'hanno gia' fatta nei decenni passati, tutta quella possibile e anche quella impossibile, senza risultati.
Eliminare un livello di governo non serve quasi a nulla a meno che non sia lo Stato centrale. Va ridotta l'invasione statale nell'economia, vanno tendenzialmente equiparati gli stipendi statali a quelli del settore privato, a parita' di mansione, provincia per provincia, vanno adeguati ai livelli europei riscalati per il PIL nominale i compensi dei politici e ogni altro compenso pagato con soldi pubblici (per esempio quello dei magistrati specie di anzianita' elevata). Inoltre il numero di dipendenti pubblici per abitante va reso uguale per tutta italia, riducendo gli esuberi nel Sud.
Deve essere buttato (quasi) tutto quanto fatto dal centro-destra e anche (quasi) tutto quanto fatto dal centro-sinistra. Pensare che lo sfascio italiano sia solo responsabilia' del centro-destra e' parte del problema italiano.
Vero è che in percentuale del PIL, in Sicilia o a Sud del Liri il settore pubblico conta più che in Padania, Veneto o altrove, ma è pure vero che questo tralascia di mettere in luce che ci sono milioni di persone che con il settore pubblico non hanno nulla a che fare. I famosi 21 mila regionali in Sicilia (non 100,000! E certamente non sono tutti siciliani ...) sono lo 0.4% della popolazione siciliana.
Anche a voler stimare che ogni dipendente regionale mantenga 2 altre persone (stima oltremodo ottimistica), siamo all'1.2%.
E l'altro 98.8%?
Tutti impiegati comunali, provinciali, pensionati sociali, invalidi, insegnanti nelle scuole e bidelli?
Per quanto si possa allargare l'area di beneficiari diretti o indiretti dei trasferimenti statali più o meno assistenziali e clientelari, e senza nemmeno considerare problemi accessori stile la mancata applicazione di certi articoli dello Statuto, prima o poi bisogna arrivare alla conclusione che la stragrande maggioranza dei Siciliani non porta a casa la pagnotta grazie al pubblico.
Anzi, l'utilizzazione clientelare delle risorse trasferite per assistenzialismo e clientelismo invece che in infrastrutture e servizi dovrebbe farci capire che la stragrande maggioranza dei Siciliani porta a casa a "ustedda" nonostante il settore pubblico ...