Giovedi' pomeriggio ho partecipato ad un pubblico incontro con il Ministro degli Esteri Massimo D'Alema che si e' tenuto alla Casa Italiana Zerilli-Marimo', un'istituzione parte di New York University che si dedica a varie attivita' di promozione della cultura Italiana e dell'immagine del Paese. Devo dire che non ho dovuto rinunciare a molto per andare ad ascoltare Massimo. Le alternative erano andare ad un seminario di Randy Wright o continuare a ripulire un dannato dataset. Pero' ex-post sono stato molto contento di esserci andato.
Massimo e' arrivato con soli 10 minuti di ritardo. Non e' una nota sarcastica; tardare soli 10 minuti ad un appuntamento per le 17:30 a Manhattan e' un segno di professionalita'. Ha intrattenuto una full house per circa un'ora e mezzo, prima esponendo liberamente, e poi rispondendo a domande. Ha sempre parlato a braccio, con grande proprieta' di linguaggio, e senza cenno alcuno ne' della boria Berluscconiana, ne' delle fastidiose esitazioni Prodiane. Ci ha fatto persino ridere, ad esempio quando ha detto con franchezza che "quando si e' all'opposizione si fanno i cortei, ma quando si va al governo si cerca di risolvere i problemi, fino a quando non ti rimandano a fare i cortei". Insomma, mi ha davvero impressionato positivamente.
Dunque, su cosa Massimo ha ragione? O meglio, su cosa concordo con Massimo? Su quasi tutto quello che ha detto. (Devo dire che non mi succede spesso di essere d'accordo con un politico. Forse dovrei preoccuparmi.) Il tema dell'incontro era la politica estera Italiana. Massimo ha attaccato con un approccio sistematico, illustrando i tre cardini della politica estera del nostro Paese: europeismo, atlantismo e multilateralismo. In poche parole, secondo il Ministro saremmo (1) entusiasti supporter dell'integrazione europea, (2) fedeli, ma non supini, alleati degli Stati Uniti, con cui condividiamo quei valori che siamo soliti definire occidentali, e (3) convinti assertori dell'impossibilita' e inopportunita' di soluzioni unilaterali di crisi internazionali. Non male come inizio, non vi pare? Poi, dopo aver incassato il dividendo che gli spetta per il suo ruolo nel contenimento della recente crisi Libanese, ha parlato del significato simbolico che quella vicenda potrebbe assumere nel futuro prossimo. Massimo ha notato che il contingente Unifil schiera truppe Italiane, Francesi, Spagnole,..., accanto a soldati di Paesi a maggioranza musulmana come Turchia, Quatar ed Indonesia. Secondo Massimo, questa innovazione porterebbe un contributo decisivo verso l'isolamento dei movimenti fondamentalisti islamici. Il ministro, bacchettando l'amministrazione Bush, ci ha ricordato che il terrorismo fondamentalista non si vince solamente con le armi, ma anche e soprattutto con il dialogo e con ogni altra iniziativa diplomatica tendente all'eliminazione del sostegno che i terroristi ricevono dalle popolazioni di alcuni Paesi a maggioranza islamica.
Massimo ha anche brevemente parlato di Iran, dando nuove prove della della distanza siderale che lo separa dalla sinistra radicale e di una non comune consapevolezza della teoria dei giochi elementare. L'obiettivo dichiarato e' scongiurare che l'Iran si armi di ordigni nucleari. Seppure il dialogo sia lo strumento principe per raggiungerlo, Massimo si e' detto convinto che anche il bastone possa tornare utile (da leggersi: imposizione di tariffe, embargo, isolamento,...ndr) e che a qualsiasi minaccia di sanzioni fatta dalle Nazioni Unite debba seguire l'implementazione della stessa, pena la perdita di credibilita' di minacce future.
Infine, Massimo ha accennato al fenomeno immigratorio che caratterizza l'Italia ed altri paesi europei. Ci ha detto che le tragedie che si ripetono giornalmente nel Sahara e nel Mediterraneo centrale non si interrompono coi pattugliatori della Marina Militare. Piuttosto, deve esserci una politica tendente al miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi di origine. Questo e' stato il punto in cui sono rimasto deluso. Massimo non ci ha detto nulla di questa politica e, soprattutto, non ha fatto accenno alcuno alla liberalizzazione del commercio internazionale, condizione necessaria, anche se non sufficiente, per lo sviluppo economico dell'Africa. Infine ha parlato del patto che deve concludersi tra lo Stato Italiano e gli immigrati. Il primo si impegna a riconocere pienamente i diritti civili ed economici dei secondi, a garantirne la rappresentanza nei corpi elettivi locali, e a facilitarne quanto piu' possibile l'ottenimento della cittadinanza. I secondi si impegnano al rispetto incondizionato delle leggi dello Stato. Bellissimo, non vi pare? Siamo davvero ad anni luce dall'approccio scioccamente repressivo del precedente governo.
L'articolo e' gia' troppo lungo. Mi fermo qui, nonostante siano stati toccati anche altri argomenti. Ecco la punch line. Non passa giorno senza che mi dolga della pochezza della politica economica del governo Prodi. La condotta della politica estera, al contrario, e' stata finora esemplare. E l'enunciazione degli obiettivi di largo respiro della stessa, di cui sono stato testimone giovedi', mi ha davvero soddisfatto, quasi commosso. Ora c'e' solo da augurarsi che si continui di questo passo.
Grazie, Gianluca, della segnalazione. Effettivamente, mi pare che sia
una delle strategie piu' promettenti, questa di cercare di coinvolgere
sul serio paesi a maggioranza islamica per cercare di "prosciugare il
lago" intorno ai fondamentalisti islamici. E sono pienamente d'accordo
anche sull'atteggiamento di fronte ad immigrazione. Per una volta
dunque, bravo Massimo.