La notizia è che esiste, apparentemente, una rinnovata attenzione dell'esecutivo nei confronti del Mezzogiorno. Tale attenzione, ci viene annunciato, assumerà connotati ''innovativi''. Ma è la solita aria fritta. Niente di innovativo, solo un po' di soldi da distribuire agli imprenditori edili.
Da dove si comincia? Dalla Sicilia, con 4 miliardi di euro. Perché dalla Sicilia? Qui sta il bello. Non si fa nemmeno finta che ci siano buone ragioni economiche per cominciare da lì. Nessuno dice che bisogna cominciare dalla Sicilia perché la carenza di infrastrutture è più forte nell'isola di Lombardo e Micciché piuttosto che in Calabria o in Sardegna. Nessuno dice che l'edilizia scolastica siciliana è peggio messa di quella campana o di quella lucana. No, la ragione per cui si comincia dalla Sicilia è che la casta siciliana ha fatto la voce grossa. Più grossa degli altri. E ha fatto minacce credibili. Per cui, immediato calare di braghe.
Il messaggio è chiaro, ai vari Loiero in Calabria, Mastella e Bassolino in Campania e quant'altri membri della casta sparsi per lo stivale: la strategia Lombardo paga, replicatela e vi sarà dato. Messaggio chiaro anche per gli elettori. Appoggiate gli equivalenti di Lombardo e qualche briciola cadrà pure nelle vostre tasche.
La vicenda è emblematica sotto vari punti di vista e vale la pena di visitarla un po' più a fondo e di trarne la dovuta lezione.
La strategia Lombardo e il porcellum.
Lombardo è un politico di razza, che sa come usare le opportunità offerte dalla legge elettorale. Il porcellum sembra fatto su misura per gente come lui (anzi, adesso che ci penso, il porcellum è stato fatto su misura per gente come lui). Dopo le elezioni del 2008 mi è toccato pure sentire che il porcellum alla fine non è così male, che il suo obiettivo di semplificazione del quadro politico lo aveva raggiunto. Erano sciocchezze. Il limitato numero di gruppi parlamentari uscito dalle elezioni del 2008 è dovuto da un lato alla sfortuna congiunta dell'estrema sinistra e dell'estrema destra e dall'altro a una illusione ottica nelle parti più centrali dello schieramento politico, per cui forze eterogenee si sono fittiziamente radunate sotto un paio di gruppi parlamentari (PD e PdL). Questa illusione ottica si sta dissolvendo. Il porcellum conserva intatto il suo potenziale centrifugo. La legge elettorale, con il premio nazionale di coalizione e la soglia più bassa per i partiti appartenenti alle coalizioni, sembra fatta apposta per favorire il proliferare di partitini che poi contrattano con i partiti più grandi l'appoggio al momento delle elezioni. Qualunque sottogruppo che possa raggiungere visibilità elettorale anche minima ha quindi interesse a ritagliare la propria nicchia per cercare di conquistare maggior potere e maggiori risorse. Tutta la vicenda del ''partito del Sud'' viene da qui. Chi pensa che basteranno 4 miliardi per tacitare Lombardo si illude. Chi pensa che nelle altre regioni, non solo al Sud, l'esempio di Lombardo non venga notato si illude.
Sulla superiorità strategica di Lombardo.
È inevitabile comparare la strategia di Lombardo con quella della Lega. La comparazione è legittima dal momento che la Lega ha fatto una scelta politica molto simile a quella fatta storicamente dall'intera classe dirigente meridionale: reclamare a voce alta sussidi, prebende e posti di potere per il proprio territorio rinunciando a qualunque serio progetto di riforma dello Stato e dell'economia.
La prima cosa che salta agli occhi è la differenza di risultati. Lombardo ha fondato il suo movimento nel 2005. In tre anni è diventato governatore della Regione Sicilia. La Lega Nord invece, che è in giro da più di vent'anni, non è stata capace di otterere un singolo governatorato nelle regioni del Nord. Questo nonostante il fatto che Lombardia e Veneto abbiano entrambe solidissime maggioranze di centrodestra e nonostante il fatto che in queste regioni la Lega prenda percentuali più alte di quelle di Lombardo in Sicilia. È palese quindi che, nella gara per appropriarsi delle rendite pubbliche, Lombardo è assai superiore alla Lega. Ma cosa ha fatto Lombardo di diverso? Due cose.
Primo, il pragmatismo. Lombardo non ha mai perso tempo ad abbaiare alla luna. I leghisti si sono per lungo tempo assurdamente baloccati con idee insensate e prive di via d'uscita come l'indipendenza padana. Hanno perso tutto il tempo speso al governo 2001-2006 per una mediocre riforma costituzionale destinata prevedibilmente a essere bocciata dagli elettori, come puntualmente avvenuto. Continuano tutt'ora con battaglie assurde e palesemente perdenti; fanno la voce grossa contro gli immigrati solo per poi accettare la inevitabile regolarizzazione delle badanti, e così via. Lombardo non abbaia alla luna. Lombardo sa quello che vuole, vuole solo cose credibili e possibili. Vuole i soldi, e va per la giugulare al momento di ottenerli. E li ottiene.
Secondo, la politica delle alleanze. Lombardo ha capito la lezione fondamentale di Andreotti, quella dei due forni. È meglio tenersi le mani libere e dichiararsi disponibili ad allearsi con chiunque perché in questo modo si massimizza il proprio potere di negoziazione. Ma non basta dirlo, bisogna ogni tanto assestare bottarelle qua e là per far capire che si fa sul serio, per risultare credibili quando si minaccia. Infatti Lombardo si è letteralmente alleato con tutti. Ha debuttato alle elezioni comunali di Messina del 2005 facendo un piacere al centrosinistra, svolgendo il ruolo di terzo incomodo li ha aiutati a sconfiggere il candidato del centrodestra. Poi si è alleato con la Lega per le politiche del 2006, presentandosi addirittura con il simbolo della Lega Nord in Sicilia. Prese il 4% a livello regionale e un senatore. Ormai cresciuto e in grado di camminare con le sue gambe si presenta sempre alleato del centrodestra ma con un suo simbolo alle politiche del 2008, ottenendo quasi l'8% a livello regionale. Ne ottiene in cambio l'appoggio del centrodestra alle regionali siciliane, diventando governatore con percentuali bulgare. Questo, si badi, nonostate il suo partito non vada oltre il 14%.
È a questo punto che iniziano i fuochi d'artificio. Lombardo mantiene lo stato di guerriglia permanente nei confronti degli altri partiti della coalizione. Si allea con Storace, dichiarato nemico del governo, per le elezioni europee del 2009; la lista fa male a livello nazionale ma in Sicilia conquista quasi il 16% dei voti. Fa crollare la giunta e nel maggio 2009 annuncia il rimpasto. Annuncia che metterà in giunta magistrati e imprenditori antimafia. Strizza l'occhio al PD e si fa protagonista di una strategia spregiudicata a tutto campo, lasciando intendere che una nuova operazione Milazzo è possibile. Poi alla fine ci infila gente come Nino Strano, mangiatore di mortadella e condannato in primo grado per abuso d'ufficio. Apparentemente per fare un favore a Fini, il quale evidentemente, tra una riscoperta liberale e l'altra, non disdegna i vecchi metodi ed i vecchi arnesi. Fa guerriglia anche a Roma, mettendosi ripetutamente contro il governo, sempre sulla questione cruciale dei fondi.
La conclusione è inevitabile. I leghisti sono dei poveri dilettanti, che si sono legati mani e piedi al carro di Berlusconi e si sono chiusi da soli tutti gli altri forni. Hanno deciso di ingaggiare battaglia sul terreno dell'appropriazione delle rendite pubbliche e sono destinati a perderla. I concorrenti sono troppo meglio addestrati.
La lezione.
Siamo fottuti.
dove il soggetto di "siamo" (ultimo rigo dello scritto che precede questo) e' il noi del nord?
No, è il noi italiani.