Anche gli ultimi giorni ci hanno confermato - non che ne sentissi il bisogno - che la classe politica italiana è la più statalista ed anti-mercato vi sia nel mondo occidentale. Da Napolitano che attacca le università private a Fini e Rutelli che fanno a gara per mantenere in vita, attraverso i soldi che VV sifona dalle tasche di chi lavora, quell'immondezzaio di nullafacenti romani conosciuto come Alitalia; da VV che, in preda ad un delirio transilvanico, scheda tutto ciò che gli italiani fanno all'intero arco politico che, sempre con soldi che VV sifona dalle tasche di chi lavora, vuole continuare a pagarsi il gineceo cum stupidario parlamentare chiamato RAI. E nessuno dice nulla, assolutamente nulla. A tutti sembra normale che così sia, ed a me sembra d'impazzire (non solo a me, apparentemente, anche agli altri cinque che fanno nFA, come si vede qui, qui, e qui.)
L'Italia sembra differente dagli altri paesi, anche da quelli europei. Una diversità che, invece di diminuire, lungo gli anni sembra crescere, crescere, crescere... come il tumore maligno che è. Persino i francesi, alla fine, hanno voluto che Air France venisse privatizzata e risanata, idem per gli spagnoli con Iberia. Entrambi hanno delle TV pubbliche, ma molto più piccole della RAI (anche se si privatizzasse un canale, RAI rimarrebbe più grande di TVE, non so rispetto a France 2 e France 3). In Spagna nessuno, di certo non Juan Carlos Borbon, si permette di blaterare contro le università private o di imporre per legge che certe transazioni economiche non possono effettuarsi in contante. L'elenco di differenze è infinito, meglio lasciar stare: assumo ci sia consenso sull'esistenza di una diversità che, dagli anni 80 in poi, si è andata accentuando.
Quello che vorrei cercare di capire è perché l'intero spettro politico italiano è così follemente "out of touch" con il resto del mondo. Non solo, e non tanto: ciò che veramente mi turba è che l'opinione pubblica italiana, le elites intellettuali ed economiche, ed i cittadini in genere, siano molto, ma molto più statalisti del resto del mondo. A mio avviso l'unico paese che arriva relativamente vicino a noi è la Francia, ma anche lì sono meno statalisti, sono solo più "francesi" di noi. Però conosco la Francia tanto poco quanto conosco l'Inghilterra, quindi è possibile mi sbagli ed invito a mettere in evidenza il mio errore. Rispetto alla Spagna, invece, son certo: la differenza è già grande e dal 1986 in poi sta diventando abissale. In Spagna io mi sento in un paese molto più simile, quando si viene a questioni economiche e d'intervento statale, agli Stati Uniti che all'Italia, sia nell'atteggiamento delle elites che del cittadino medio. Userò quindi la Spagna, che conosco bene ed è "culturalmente" simile a noi, come termine di paragone. Questo eviterà la solita tiritera di "Ah, negli USA ..." che a volte deprime ed annoia anche me.
Il paragone con la Spagna mi forza ad eliminare molte risposte "naturali", il che mi lascia a corto di cartucce. Quali sono tali risposte naturali? Il fascismo corporativo-statalista: ce l'hanno avuto più a lungo di noi e sino a trent'anni fa. La monarchia, ce l'hanno ancora (ma i Borbone sono decenti, ed i Savoia fanno ribrezzo, questo è vero). Il cattolicesimo, perché non hanno il papa ma i loro vescovi sono, se possibile, più medievali degli italiani. La presenza di piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, in misura sproporzionata rispetto agli altri paesi avanzati: ci battono o sono pari. Il localismo economico/culturale, in Spagna continuano davvero a parlare lingue diverse dallo spagnolo in almeno tre aree (Galiza, Euskadi, Catalunya) e, nella città di Madrid per esempio, quelli di Vallecas (un quartiere) hanno la squadra di calcio che oscilla fra la serie A e la B (si chiama Rayo Vallecano) ed odiano il Real, tipo quelli del Chievo. L'attaccamento alla famiglia, simile al nostro: i trentenni spagnoli vivono con la mamma quasi quanto gli italiani. La concentrazione del potere nella capitale: qui occorre distinguere. Sul potere politico non c'era differenza ma ora c'è, ossia: il potere politico era concentratissimo a Madrid sino al 1978, poi la decentralizzazione "federalista" c'è stata, molto efficace, e continua alla grande. Però l'argomento non funziona con quello economico: c'era meno concentrazione a Madrid trent'anni fa che ora, ora Madrid è davvero la capitale economica della Spagna. Barcelona, che piaccia o meno ai catalani, è economicamente periferica anche se importante, mentre Bilbao è sparita ed il resto (Sevilla, Valencia, Zaragoza, Vigo) rimane piccolo in confronto. Il lungo feudalesimo e l'assenza di una rivoluzione liberale: peggio di noi, senza dubbio alcuno, almeno sino al 1978. Le brevi parentesi degli anni precedenti la guerra civile sono state proprio brevi. Però, tomar nota, la "transizione" del 1975-82 è stata vera, molto vera: in Spagna tra il 1982 e sino a Zapatero essere "liberali" era di moda. Ovviamente questo è "endogeno", non è una condizione di partenza, però forse si può cercare di chiedersi perché lì è successo e da noi no. Con ZP, il liberalismo è meno di moda come parola-simbolo, ma le politiche economiche continuano a farle Pedro Solbes ed il buon Miguel Sebastian, che ha un Ph.D. da Minnesota e non da una delle due Cambridge. Il processo di industrializzazione e l'uscita dalle campagne: molto simile, ed anche più ritardato per quanto riguarda il declino agricolo, del nostro. L'unica differenza che riesco a vedere è che le banche, almeno in parte, erano private e politicamente aliene al potere politico, almeno dopo Franco. Ma prima erano culo e camicia con il regime, e la crescita della banca privata forte ed internazionale (BBVA, BSCH) è venuta post 1978. Sistema elettorale: la Spagna ha, alla fin fine, un proporzionale. Sarà sporco perché ha uno sbarramento al 3% e tende a premiare la governabilità, però non hanno certo un sistema elettorale puramente maggioritario. Eppure sono arrivati al bipolarismo (con aggiunte dei partiti locali) oramai molto solido. Il potere della banca centrale: sto raschiando il fondo del barile; ad ogni buon conto: il Banco de Espana era molto forte sia con Franco che negli anni seguenti, senza dubbio (l'imponenza dell'edificio nella Plaza de Cibeles è lì a testimoniarlo). Ora, però, è sempre meno potente ed influente, ma, di nuovo, questo è un fenomeno endogeno che fa parte dello de-statalizzarsi della Spagna, non certo una condizione iniziale. Il "machismo": sono chiaramente alla frutta, lo ammetto. E, come dice la parola stessa, la radice è "macho" che è parola spagnola, mica italiana!
Altre spiegazioni "naturali" non sono del tutto eliminabili, e forse aprono degli spiragli da cui la luce d'una spiegazione può cominciare a filtrare. Forte partito comunista e sindacati: quest'ultimi sono (quasi) tanto forti quanto in Italia, il PCE è morto, è vero, ma Izquierda Unida non è dissimile da Rifondazione&Co, ed i sindacati son forti. Però, ci son due però: i loro sindacati son cambiati molto dal 1978 al 2006, e sono molto meno corporativi (con eccezioni) dei nostri; inoltre, cosa secondo me molto più importante. il PSOE è sempre stato la forza dominante della compagine di sinistra. Da sempre è il PSOE che guida e domina i governi di sinistra, ed il PSOE è altra cosa sia dal vecchio PSI che dai DS o come diavolo si chiamano. Il PSOE è quel partito che, per liberalizzare, s'è beccato vari mega-scioperi generali già negli anni 80, mentre qui da noi sono i sindacalisti a scrivere le finanziarie. In ogni caso, i sindacalisti in Spagna non vanno in pensione facendo i politici e gli amministratori di enti pubblici di tutti i tipi, ed il dibattito politico-economico interno al PSOE non lo determina il sindacato sin dai tempi di Felipe Gonzalez. Qui c'è una possibilità seria, su cui occorre riflettere. Continuando con i partiti, il partito cattolico: ce l'avevano subito dopo il 1975, ma è evaporato molto rapidamente e nel 1982 era di fatto sparito (Suarez ne era il leader). La destra spagnola, ossia il Partido Popular, è strapieno di cattolici e dialoga stretto con i vescovi, ma non è la Democrazia Cristiana. È laico per costruzione e statuto, ed è sia più di destra (la componente nostalgica di Franco è non piccola) sia più liberale (si vede meno dal 2004 in poi, ma negli otto anni che ha governato il PP, Rato&Co erano potenti e controllavano i ministeri economici) di quella cosa rara che è la CdL italiana. L'industria di stato: ce l'avevano tanto grande quanto la nostra, ma loro l'hanno privatizzata per davvero e molto rapidamente, incluse le banche statali. Però le casse di risparmio rimangono e creano problemi, anche se non sono, decisamente, una fonte di incredibili conflitti e statalismi inefficienti come lo sono le italiane. Differenze regionali: anche qui, trent'anni fa la differenza fra Extremadura e Catalunya era uguale a quella fra Sicilia e Lombardia, ora non più. In Spagna da 30 anni c'è convergenza regionale alla grande, e questo è un altro elemento di possibile spiegazione, dunque; però, non scordiamoci che è "endogeno", ossia che gli spagnoli la loro questione meridionale se la sono risolta con scelte politiche valide, e noi abbiamo scelto di non risolverla.
Ecco, mi fermo qui! Ma come, direte voi, che &$% di articolo hai scritto? Tutte domande con risposte negative e nessuna risposta positiva? Beh, qualche spiraglio c'è, e la risposta convincente io non ce l'ho ancora, ma la sto (ri)cercando. Se qualcuno ne ha qualcuna, ben venga.
Intanto io continuo a domandarmi "perché proprio in Italia ‘sta sfiga dello statalismo"? Come diceva quell'altro: se sapessimo già cosa stiamo facendo non la chiameremmo di certo ricerca, giusto?
Due reazioni rapide rapide.
1) Quando visitai la Spagna per la prima volta, nel lontano 1984, la cosa che mi colpi' soprattutto fu quanto giovane sembrasse la popolazione. Mi sembrava, ad occhio, che ci fossero molti piu' bambini, ragazzi, adolescenti, giovani che non in Italia. Credo che questo sia vero anche nei dati, ovvero che la composizione demografica (per eta', intendo) in Spagna e in Italia negli anni ottanta fosse molto diversa. Puo' la repubblica geriatrica italiana essere parte della spiegazione?
2) Questa non e' un'osservazione scientifica, ma in Spagna mi sembra che ci sia semplicemente piu' serieta'. Ovviamente questo non fa che spostare la domanda indietro di un passo: ma perche' in Spagna sono piu' seri che da noi?