Il signor Caruso ha detto parecchie cose improbabili nella sua recente intervista al Corriere, pero' ne ha detto una di giusta, ed e' la seguente:
E allora?
«Allora lì [All'estero, MB] i reparti di polizia danno la netta impressione d’essere perfettamente addestrati».
Faccia un esempio.
«C’è un dimostrante che lancia una lattina? Partono in quaranta, e se lo prendono, lo risucchiano».
Un’azione studiata.
«Ripetuta chissà quante volte. Non come la nostra polizia. Che invece... ».
Verissimo. Poi il signor Caruso, evidentemente sconvolto dall'inusuale momento di lucidita', prosegue con le usuali farneticazioni deducendo, fra le altre cose, che la misura piu' urgente da adottare e' quella di numerare i caschi dei poliziotti in servizio anti-sommossa, cosi' da poterli piu' facilmente identificare.
L'osservazione che il signor Caruso fa la condivido. In tutti i paesi che io conosco, Italia a parte, se un dimostrante lancia un qualsiasi oggetto contro la polizia, o contro i passanti, o contro una macchina, o contro quel che sia, gli arrivano addosso immediatamente 50 (non 40, Caruso conta male) poliziotti che lo fermano e lo portano via. Tale comportamento delle forze dell'ordine ha due effetti: stronca quasi sempre sul nascere le azioni dei facinorosi che cercano di "scaldare" la piazza per provocare lo scontro; limita i danni sia a terzi, che alle forze di polizia, che, alla fin fine, ai manifestanti stessi. Dunque, sarebbe il caso che tali norme di comportamento venissero adottate anche dalle forze dell'ordine italiane, suggerisce il buon Caruso. Condivido.
Ma il nostro teorico dell'insurrezione diffusa non si rende conto che un comportamento di questo tipo richiede l'adozione ferrea di due principi guida:
1) Tolleranza zero. Al minimo sgarro che fai, fosse anche la violazione del divieto di parcheggio della bicicletta, le forse di polizia intervengono immediatamente e ti puniscono con il massimo della pena prevista dalla legge.
2) Uso di forza schiacciante. Ci si muove in 50 per arrestarne uno, anche se ha tirato un sasso: cosi' ai suoi vicini, ed a lui stesso, passa immediatamente la voglia di reagire, sputare e gridare insulti, estrarre la spranga, o semplicemente menar pugni come fece il consumatore di antibiotici nell'esperienza di Bossone.
Infatti, mi sembra ovvio sia dall'esperienza internazionale che da argomenti teorici su dissuasione ed azione collettiva, che questo e' l'unico modo serio di affrontare la violenza anonima e fondamentalmente immotivata (ma cercata e desiderata) che tende a fare da contorno a manifestazioni sportive, musicali, cortei di protesta, raduni vari, in tutto il mondo. La ricerca di tale violenza ed il rischio che essa si materializzi non sono particolarita' italiane - ricordate Seattle? Basta un pelo di tolleranza di troppo, e succede il finimondo. Cio' che e' particolarmente italiano e' la frequenza inusuale con cui tale violenza si realizza e porta a conseguenze gravi.
Perche'? A me pare ovvio: perche' in Italia le due regole elementari di cui sopra non solo non vengono mai applicate, ma sono considerate principi incivili, metodi antidemocratici, mancanza d'urbana tolleranza, e via sciorinando bestialita'. Di conseguenza, in Italia, le partite allo stadio generano guerriglia urbana in tre o quattro citta' ogni fine settimana, i tassisti paralizzano aeroporti e centri di citta' per giorni menando chi protesta o anche solo fotografa, i produttori di latte bloccano grandi arterie ed autostrade assalendo la polizia con i trattori, i dipendenti Alitalia in sciopero strattonano e minacciano chi va a lavorare o anche solo i passeggeri che cercano di far da soli o d'imbarcarsi con un'altra compagnia, ed i vari gruppuscoli di sderenati che vogliono nonsisabenechecosa bruciano dieci cassonetti e sfasciano otto o nove vetrine ogni volta che devono fare un sit-in di supporto al solito "compagno Flavio" o alla solita "compagna Alice" che un poliziotto ha messo dentro perche' rubavano i soldi alle vecchiette per finanziare l'eroina del centro sociale occupato. E le forze dell'ordine che fanno? Guardano, tolleranti, perche' cosi' ha ordinato il questore, a cui l'ha consigliato il prefetto, a cui l'ha raccomandato il signor ministro, al quale sono arrivate telefonate di preoccupazione di altri colleghi di governo, dei deputati della zona, del senatore che s'interessa al caso, del vescovo nella cui diocesi la manifestazione si svolge, del sindaco o dei sindaci del circondario, ed, ovviamente, del compagno Bertinotti e dei segretari generali o particolari di CGIL, CISL e UIL.
Violenze inconsulte ed anonime non sono ne' ristrette
all'Italia, ne' in Italia sono esclusiva del calcio. Basti menzionare
gli incendi di macchine nelle banlieues parigine un anno e qualcosa
orsono, o gli scontri in quel di Alcorcon (banlieue madrilena) due
settimane fa. Queste cose succedono in tutto il mondo occidentale. La
differenza fra Italia e Spagna o fra Italia e Francia e' che in Italia
succedono MOLTO piu' spesso. Affermazione perentoria la mia, non
suffragata da dati statistici. Me ne scuso, ma il tempo per cercarli
non li ho e non so nemmeno dove siano. Ma leggo a sufficienza i
giornali francesi ed ho vissuto a sufficienza in Spagna per essere
abbastanza certo che la perentorieta' della mia affermazione non e'
gratuita. E lo stesso vale per qualsiasi paese OCSE ad Ovest dell'Oder.
Cosa accada ad Est non lo so, e nemmeno m'interessa ora. La differenza e' quantitativa, ma e' cosi' grande che sembra quasi che tali fenomeni siano particolarita' solo italiane.
Ed in un certo senso lo sono, proprio perche' in Italia sono endemici e generalizzati, mentre all'estero vengono percepiti come straordinari, e come tali trattati. In Italia no, in Italia siamo tolleranti. Esiste una (sub) cultura nazionale della tolleranza, e della chiacchera vuota che la condisce, che concima il terreno su cui poi fiorisce abbondante la violenza anonima e di massa. Di tolleranza in Italia si riempiono la bocca sia i ricchi che i poveri, sia quelli di destra che quelli di sinistra, sia i preti che i mangiapreti, sia delinquenti che i poliziotti. Essere tolleranti e ragionevoli ed elastici e non esagerati e' chic, fa bello, e' segno di civilta', di saper vivere. Se non tolleri tutto ed il contrario di tutto sei - lo dice la parola stessa! - un intollerante, un intransigente, un moralista patetico, un calvinista ridicolo, un noiosissimo perbenista, insomma uno che e' cosi' poco furbo e si sa arrangiare cosi' poco che potrebbe anche scrivere su nFA ...
Quanto ci misero a Milano a sgomberare il Caciocavallo? Quante altre proprieta' private sono da anni nelle medesime condizioni in decine di citta' italiane? Quante migliaia di persone comuni viaggiano gratis in autobus o in treno o in metropolitana e, le rare volte che son pizzicati, la fanno franca? Quanti delinquenti saltano il rosso ed investono le vecchiette? Quanti milioni di italiani per bene parcheggiano sul marciapiede? Quanti bar violano le norme sul plateatico? Quante discoteche quelle sull'insonorizzazione e gli schiammazzi? Quanti potenti o potentini si fanno pubblicamente di cocaina o cose simili anche se in Italia sarebbe reato? Quanti macellai e dermatologi evadono le tasse nel plauso collettivo? Quante stelline televisive acquisiscono lavori e favori sulla base del loro meretricio pubblico? Quanti anni di galera o anche solo di radiazione hanno colpito i responsabili di calciopoli? Quanti milioni di italiani gettano le immondizie per strada senza che nessuno dica nulla? Da quanto continua ad essere pubblica una RAI che un referendum popolare aveva deciso, a stragrande maggioranza, che si sarebbe dovuto privatizzare? Quante migliaia di persone lavorano a, e quanti miliardi di euro manipola, un ministero dell'agricoltura che, in base ad altro e vincolantissimo referendum, avrebbe dovuto essere abolito piu' di un decennio fa? Quanti ragazzini e ragazzine fumano nei corridoi dei licei e delle universita', anche se sarebbe proibito? E quanti professori? Quanti degli appartamenti di lusso illecitamente occupati ad affitti ridicoli da politici e sindacalisti vennero restituiti e messi sul mercato ai tempi di Mani Pulite? Per quante giornate hanno sospeso un campionato di calcio che le grida della prima ora volevano cancellato? Quanti degli arrestati per gli incidenti di Catania verranno condannati e per quanti la sentenza verra' eseguita? Quanti anni di galera si fara' il giovanotto che molto probabilmente ha ammazzato a sprangate l'agente Raciti?
In un paese dove tutte le "elites" abusano sfacciatamente e ripetutamente di tutte le norme, leggi e regole,
facendosene vanto nello stile dei signori medievali o, forse gli sembra piu' consono, rinascimentali, perche' mai dovrebbe il "popolo" fare altrimenti?
Visto che Beppe Severgnini e' cosi' gentile da farci pubblicita', mi son messo a leggere la sua rubrica. Durante il week end ho trovato una lettera, di cui riporto i pezzi essenziali,
Ieri più o meno a quest'ora ero a undicimila metri di quota su un aereo
della Finnair. Ad un certo punto il comandante ha letto le ultime news
del mondo.Dopo [...] è passato ad illustrarci sommariamente i fatti di Catania. Mi ha
colpito l'ultima sua affermazione:"Che peccato quest'Italia, così
bella, piena di cultura ma terribilmente feroce e corrotta". Devo ammettere di essermi sentito piccolo piccolo,di fronte a questa verità.
[...] Perchè allora stupirci per i fatti di
Catania se il pianeta calcio è percorso ai vertici da un malcostume
diffuso? Si dice:"Dobbiamo educare i giovani".Belle parole,ma intanto "i
giovani" osservano bene che negli alti pulpiti si corrompono i
magistrati. La società italiana, ci piaccia o meno, è perfettamente uguale
a quella rappresentata dalla televisione. E allora perchè
sorprenderci? Forse che le donne scosciate che ci sorridono dal piccolo
schermo o del politico appena reduce da una condanna sono migliori di
quelli esagitati? Volete sapere perchè gli italiani si riconoscono
totalmente nel calcio? Semplicissimo. Perchè è uno sport dove possono
riversare le frustrazioni accumulate, ingannare con l'imbroglio il
prossimo e colpire chi ci stà di fronte impunemente, come è avvenuto
allo sfortunato poliziotto. Le stesse, identiche prerogative che
caratterizzano la maggior parte dei nostri abitanti.[...]
Sembra psico-sociologia un po' da strapazzo, ed invece, anno dopo anno, episodio dopo episodio, mi sto convincendo che questi due signori (il pilota finlandese ed il passeggero italiano) hanno ragione.
cosa sono le norme sul plateatico violate dai bar?