I debiti non sono una cosa brutta che fanno le persone cattive o quelle
che non sanno badare alle proprie finanze. I debiti li fanno quelli che
vogliono qualcosa oggi potendo pagare solo domani. C'e' chi li fa per
comprarsi la casa e chi li fa per comprarsi la moto o le tette nuove.
Non ci sono debiti buoni (quelli per la casa) e debiti cattivi (quelli
per le tette). Ci si indebita e si ripaga con un interesse. E se non si
ripaga, si pagano le conseguenze specificate nel contratto, nel codice
civile, e nelle norme sociali (la vicina che ti guarda in cagnesco e la
fruttivendola che racconta a tutti che non paghi). Punto e basta.
E se
tanti non ripagano, le banche o le istituzioni finanziarie che non sono
state attente a chi erogavano i prestiti falliscono. Punto e basta,
anche qui. Se falliscono, che falliscano (con le appropriate forme di
assicurazione dei depositanti, se del caso). Chi si indebita e' grande
(i bambini non possono firmare contratti); che si comporti in modo
responsabile. E le istituzioni finanziarie stiano attente, pena la
bancarotta, come qualunque societa' in una economia competitiva.
Cosi' funziona una economia e societa' solida. Senza mercati finanziari
che funzionano in modo corretto (cioe' cosi' come dicevo) si sta
peggio: ci tocca aspettare a farci le tette nuove quando cade anche il
culo e ci tocca aspettare a comprarci la moto quando non si ha piu' la
forza di tenerla su. E ancora: ci tocca vivere fino a 50 anni in un
buco di casa e non ci riesce di aprire quel ristorante etiope che a
Milano non c'e' e che e' il sogno di una vita.
Ma non e' cosi' che la classe politica e intellettuale pensa nel nostro
paese. Ci si preoccupa paternalisticamente per l'indebitamento della
middle class, si giudicano i consumi buoni e quelli cattivi, si urla al
disastro. E non solo nel nostro paese, per la verita': si incontrano
spesso articoli di intellettuali paternalisti e disperati per
l'indebitamento della middle class anche sul New York Times.
Ecco un recente esempio. Una ricerca, riportata con gran fanfara sul Corriere dell'altro ieri, condotta dall'Associazione per la difesa dei consumatori, una think tank della CISL, ha raccolto dati sull'indebitamento in Italia. Il rapporto che contiene i risultati e' una vera chicca di ignoranza economica crassa congiunta a paternalismo arrogante. Parla liberamente ad esempio di "un'eccessiva fiducia nelle proprie possibilità di recupero finanziario
tale da indurre [...] a non gestire in modo oculato il proprio
budget familiare"; e ancora stabilisce che il "limite
di indebitamento accettabile [...] equivale a un terzo del reddito
percepito". E il reddito permanente? Dov'e' finito il reddito permanente. E se il mio reddito oggi e' basso ma sara' alto in futuro? Non fa niente i signori difensori dei consumatori hanno deciso che e' accettabile solo che io mi indebiti per un terzo del reddito presente. Si parla di "propensione a spendere oltre le proprie possibilità, «approfittando»
degli acquisti a rate". Il segretario nazionale della think tank, che tanto thinking non deve mai aver fatto, tal
Paolo Landi, parla di "emergenza nazionale" da "sovraindebitamento".
A prova che la loro interpretazione e' mossa da paternalismo arrogante e ideologico (e non dai loro stessi dati), il rapporto riporta le principali "cause dell'indebitamento": "le spese mediche (32,2%), la casa
(acquisto, ristrutturazione, arredamento, 31,2%), la perdita del lavoro
(29,5%), esigenze familiari (cerimonie, studio dei figli, computer, 26,6%), investimenti per attività lavorativa (19,9%) quasi a pari merito
con l'acquisto dell'auto (19,2%)". Dov'e' l'emergenza sociale? Mi pare la fotografia di una economia e una societa' normali, niente di strano ne' di patologico. Non vedo debiti per giocarsi soldi al casino' o niente che richieda l'intervento di Catone il censore.
Ma non fa nulla, tanto lo sappiamo, lo dice anche il Papa, che il consumismo ci sta mangiando vivi e che le imprese cattive ci costringono a indebitarci e poi poveretti siamo rovinati. Bisogna fare qualcosa. Ma inutile pensarci, ci ha pensato la think tank:
creare uno strumento legislativo
che «consenta alle famiglie di ricontrattare i debiti e renderli
compatibili con il reddito, una sorta di "concordato" con i creditori»
Chi volesse farsi del male sentendo il signor Landi dal vivo (assieme a uno zoo di segretari, sottosegretari e onorevoli con la proposta di legge gia' pronta) non ha che da cliccare qui .
Tutto giusto, ma siamo sicuri che la concorrenza nei mercati finanziari in Italia stia aumentando? Se cosi' non fosse i dati illustrati sono indice di perdita di potere d'acquisto dei redditi.
No, non lo so se veramente lqa concorrenza sta aumentando. Ma certamente ci sono piu' strumenti finanziari disponibili, specie credito al consumo. Questo lo so perche' ci lavorava mio padre nel settore. Ma anche se cosi' non fosse, non sono affatto d'accordo con la tua implicazione. Ci si indebita adesso se ci si aspetta di poter pagare domani; oppure se si pensa di non ripagare, e allora qualcuno dalla parte dell'offerta ha fatto male i conti. il potere d'acqisto non c'entra proprio niente (in prima approssimazione il livello di debito dipende on dal livello di reddito ma dalla differenza tra reddito domani e reddito oggi). abbiamo gente con pensioni strepitose in Italia, relativamente poche ragioni per risparmiare