'<h' . (('3') + 1) . '>'Aneddoto'</h' . (('3') + 1) . '>'
Qualche tempo fa mi trovavo su un treno delle ferrovie dello stato italiano. Sul regionale 2363 per la precisione che pur chiamandosi “Freccia del Biferno”, non ha niente a che vedere con le più blasonate frecce rosse di cui l’azienda va orgogliosa. Per intenderci si tratta di un treno alimentato a gasolio vecchio di una quarantina d’anni in circolazione tra Roma ed Avellino. Su questo tipo di treni, se fai il biglietto su internet devi esibirne una stampa perché il controllore non dispone del palmare. Lo spunto che vi riporto mi è venuto nel momento in cui, una delle rarissime volte in cui il controllo è avvenuto, mi è stato richiesto di esibire un documento d’identità. Istintivamente ho pensato che quel signore fosse un rompicoglioni.
A mia discolpa potrei dire che le verifica dell’identità è un cavillo inutile, perché senza il controllo con il palmare del codice, chiunque può realizzare con poca fatica al pc una stampa simile a quella che ho esibito. Potrei aggiungere che l’idea del cavillo mi è venuta in seguito, quando per 5 minuti ho assistito al pistolotto nei confronti di due signore sedute di fronte a me che non avevano timbrato (mai fare la multa per carità, intendiamoci, solo il pistolotto). Ma sarebbe nascondersi dietro un dito.
La verità è che mi è sembrata pedanteria il fatto che il controllore facesse semplicemente il suo dovere. Peggio, non lo ha neanche fatto il suo dovere (le tipe senza timbro andavano multate), mi è sembrato pedante perché ha fatto un pò più del quasi nulla a cui sono abituato. Inutile stupirsi per l’ennesima ‘italianata’ folkroristica? Io dico che una piccola riflessione si può fare.
'<h' . (('3') + 1) . '>'Morale'</h' . (('3') + 1) . '>'
Secondo me quello che ho sperimentato in treno è una delle innumerevoli manifestazioni del ‘Monopolio della Mediocrità’ un meccanismo per il quale la tolleranza nei confronti delle irregolarità si autoalimenta crescendo progressivamente e produce una selezione avversa nei confronti del merito individuale e del rispetto delle regole. Non credo sia esagerato affermare che questo fenomeno costituisca una delle determinanti principali, se non la principale della cosiddetta questione meridionale. Penso che il fenomeno meriti attenzione perché ha una rilevanza di carattere generale: alcuni ingredienti del disastro del sud Italia sono presenti anche al nord e nel resto dei paesi sviluppati, forse comprendendo più a fondo il male sarebbe possibile individuare una cura. Non a caso più volte su questo sito si è parlato di "meridionalizzazione del nord" o, recentemente, dell’Europa (molto efficace la metafora della piscina). Citando dal mio articolo preferito di nFA:
« la Questione Meridionale è LA Questione Nazionale»
'<h' . (('3') + 1) . '>'Qualche approfondimento'</h' . (('3') + 1) . '>'
L’idea di fondo è che si tratti di un processo graduale di progressiva degenerazione in cui il combustibile principale è la tolleranza verso il mancato rispetto delle regole. L’infrazione commessa da un singolo individuo viene tollerata dagli altri perché non riconoscono nella violazione un danno immediato e perché confidano nella possibilità di ricevere altrettanta tolleranza in futuro. Perché un meccanismo del genere possa essere antimeritocratico è descritto in questo paper e brevemente riepilogato qui (sono venuto a conoscenza di entrambi grazie a Ne’elam). In estrema sintesi si tratta di un tacito accordo tra gli individui in base al quale, stante una diffusa tolleranza delle irregolarità, è possibile consegnare prestazioni minori o di minore qualità rispetto a quelle per le quali ci si è impegnati.
Tuttavia un minimo grado di tolleranza delle irregolarità è presente un po’ ovunque, gli esseri umani non sono macchine. Quand'e che inizia la degenerazione? Perché Palermo e Napoli SONO una cosa diversa da Torino e Milano, mentre Roma è un’altra cosa ancora? Come si propaga questo ‘virus della mediocrità’? Perché Milano e Torino di 30 fa, sotto questo profilo, erano diverse da oggi? Perché non è avvenuta la stessa cosa a Chicago? Suppongo che gli economisti e gli scienziati sociali si siano interrogati da tempo attorno a quale questione. Domando, esiste una risposta o, almeno, un insieme convincente di ipotesi? In particolare, esistono rimedi che funzionino, oppure no? Da dilettante, forse ingenuo ma curioso, propongo qui il mio punto di vista.
Io credo che la svolta avvenga nel momento in cui la tolleranza si estende da chi alle regole dovrebbe attenersi a chi le regole dovrebbe far rispettare; nelle "regole infrante" includo, ovviamente ed anzitutto, le leggi. È banale, ma a mio avviso è tutto lì: quando il tutore della legge la viola, la legge, la regola comune, perde qualsiasi significato e qualsiasi potere vincolante sui soggetti che dovrebbero semplicemente rispettarla. Come "rispettare" ciò che anche i tutori non "rispettano"?Il meccanismo fondamentale, a mio umile avviso, è "top-down", dal vertice alla base, non viceversa. Se non altro per ragioni di osservabilità: è più facile che tutti vedano ciò che fanno i pochi al vertice che non viceversa.
A quel punto la maleducazione o la disobbedienza evolvono in illegalità e crimine; l'intero tessuto sociale diventa un incubatore per la criminalità organizzata e per le caste corporative. Anche un pensionato tranquillo può diventare un corriere (sottomarino) che porta lo stipendio alle famiglie dei malavitosi. L’estorsione e la corruzione diventano elementi di ordinaria amministrazione. La criminalità organizzata trova l’infrastruttura ideale per crescere: non solo bassa manovalanza (anche quella), ma soprattutto gente capace e intelligente con un'etica elastica e un ambiente che la ospita invece di espellerla. La casta segue la stessa logica della mafia, con la differenza che al posto delle attività criminali ci sono le rendite di posizione. Ma il metodo che le impone è il medesimo: la violazione, prima occulta e poi palese, delle regole che teoricamente dovrebbero essere comunamente accettate e che dovrebbero servire da filtro selettivo, da strumento di selezione per l'entrata e l'uscita dal vertice.
Infatti, appena casta e mafia sono state svezzate, avranno le risorse e tutto l’interesse a preservare e incoraggiare il monopolio della mediocrità ed il cerchio si chiude. Chi è esterno a questi gruppi di potere - a queste "elites": sia la casta che il crimine organizzato elites sono - non ha altra scelta che adeguarsi. Nel linguaggio degli economisti credo si tratti di "strategia dominante", di certo è almeno un equilibrio di Nash. L'altra cosa che vorrei notare è che queste elites non sono contestabili e non sono esposte, in genere, a free entry; insomma sono scarsamente generate da un meccanismo competitivo, o di mercato, o meritocratico. Questo è un punto che Saviano coglie molto parzialmente, direi che proprio non lo coglie, nella sua analisi della camorra. Egli la interpreta come il prodotto di un meccanismo di mercato basandosi puramente sul fatto che i camorristi vogliono arricchirsi (come se i signorotti medievali fossero dei pauperisti) mentre non vede che la camorra è figlia della negazione del mercato competitivo e delle regole trasparenti che sole lo possono sostenere.
Infatti, queste "elites della mediocrità" si formano attraverso processi "medievali" di selezione (chi scrive le leggi e deve farle rispettare NON è tenuto a rispettarle) ed attraverso un meccanismo di "anti-mercato" (l'omogeneizzazione servile) si preservano. Una volta che le elites del tipo "casta" si formano, esse creano barriere all'entrata e sollecitano la diffusione della mediocrità, intesa come violazione massiva e diffusa delle regole ufficialmente condivise. Il tutto è retto invece da regole informali, non scritte, arbitrarie e modificabili quando non più utili alla casta stessa. Un lampante esempio si ha nella discussione, quasi ventennale, sulle leggi elettorali italiane le quali non sono mai state modificate usando come criterio la "efficienza" del sistema democratico ma, piuttosto, la "incontestabilità elettorale" degli incumbents che già appartengono alle elites politiche. Il corpo elettorale come reagisce? Chiaccherando al bar disprezza le leggi elettorali (che sono una "truffa") ma ci si adegua e vota, cercando favori e prebende all'interno del gioco che esse definiscono.
'<h' . (('3') + 1) . '>'Conclusioni'</h' . (('3') + 1) . '>'
La strada per Gomorra comincia quando non allacci le cinture di sicurezza o chiedi il ‘favore’ di farti annullare una contravvenzione. Il bivio fondamentale che distingue tra una società malata e una marcescente lo determina l’estensione della ‘interpretazione flessibile delle regole’ alla legge e a chi deve farla rispettare. È dalla testa che comincia a puzzare il pesce.
Se questa analisi è corretta l'implicazione è palese: oltre che a livello orizzontale, nei rapporti quotidiani, il circolo vizioso va spezzato anche e soprattutto in linea verticale nella tolleranza applicata alle elites. Prima di applicarla in basso la tolleranza zero va applicata in alto. Per combattere l'evasione fiscale occorre PRIMA combattere l'illegalità, gli abusi ed i privilegi commessi dalle e concessi alle elites nell'uso delle risorse che l'imposizione fiscale raccoglie.
Oggi più che mai è necessario che “La moglie di Cesare sia al di sopra di ogni sospetto.”
Altri, in rapporto al medesimo argomento, parlavano di "soglia di trasgressione" che si poneva più in alto man mano che la mitridatizzazione all'illegalità-irregolarità cresceva. Ma al di là di questioni nominalistiche, frequentando per lavoro la Germania, mi veniva da osservare che il formalismo strutturato della lingua tedesca insegnato con teutonica diligenza sia uno strumento che fornisce una sorta di schema mentale di disciplina agli scolaretti. Un pò come avveniva con l'insegnamento di Latino e Greco. Non dico che bisogna reintrodure latino e greco. Forse aiuterebbe insegnare rigorosamente l'italiano con le sue regole e le sue eccezioni essendo esigenti sin dai primi cicli scolastici per creare un humus mentale ordinato ed allenato a riconoscere immediatamente errori grammaticali e sintattici. Su questa base di abitudine alle regole di uno strumento onnipresente come la lingua, si potrebbe fondare il resto. Non so se dico una sciocchezza, ma credo che uno degli aspetti su cui lavorare sia questo. Augurandomi di essere riuscito a spiegare ciò che intendo.