Volevo mettere in evidenza una notizia che, con tutti i nostri dibattiti su Bersani e su Israele, e' probabilmente passata inosservata. Ossia, che anche in Italia, come in altri paesi europei, il flusso migratorio sta raggiungendo proporzioni veramente notevoli.
Il paragone con la Spagna mi sembra obbligato. La demografia 'naturale' spagnola e' analoga all'italiana, bassissima fertilita' e vita attesa lunga, con rapido declino della popolazione 'autoctona'. In Spagna, negli ultimi dieci anni, sono arrivati praticamente 4 milioni di immigrati, dall'America Latina soprattutto ma anche dal Marocco e dai paesi limitrofi. Questo costituisce l'11% della popolazione. Poiche' di questi, circa 3.5 milioni lavorano, gli immigrati sono ora tra il 15 ed il 20 per cento degli occupati spagnoli. Il "miracolo spagnolo" (crescita del PIB tra il 2.0% ed il 4% annuale dal 1996 in poi, ininterrottamente) si deve anche a questo, oltre a poche ma significative liberalizzazioni. L'arrivo di questi lavoratori a basso costo e non sindacalizzati ha "liberalizzato" de facto il mercato del lavoro spagnolo, ben al di la' delle liberalizzazioni formali fatte da Gonzalez prima e poi, piu' sostanzialmente, da Aznar.
Lo stesso fenomeno sta avvenendo, a mio avviso, anche in Italia seppur con quasi dieci anni di ritardo. Il ritmo crescera' drammaticamente nei prossimi 5-6 anni, questa e' la mia previsione. Il che vuol dire che si offre all'Italia una opportunita' molto grande di ricominciare a crescere: integrando questi lavoratori nel mercato del lavoro e nel sistema sociale, e liberalizzando adeguatamente per poterli accogliere e valorizzare. Un processo, questo, che io credo meriti molta attenzione anche scientifica oltre che politica; non e' ovvio, a me per lo meno, quali siano le misure di politica economica che ne massimizzano le potenzialita' positive per noi e per loro.