I dettagli non sono chiari, come non lo è neppure l’articolato della proposta di legge Sarubbi, Zacchera, Barbi, Mogherini, Pezzotta, Napoli, e Di Stanislao sullo stesso tema. Il senso generale della futura legge si coglie sul blog del primo firmatario, "La premessa è che, tassando dello 0,05%...ogni compra vendita di titoli e strumenti finanziari nella sola UE, si potrebbe registrare un gettito tra i 163 e i 400 miliardi di dollari annui, mentre a livello mondiale il gettito sarebbe compreso tra 400 e 946 miliardi di dollari l’anno”, titoli pubblici, di stato e locali, esclusi. L’appello fatto circolare oggi dalla SIE fa cenno a cifre più basse, con un massimo a 200 miliardi di dollari e l’ammissione che tale cifra richiede di considerare “'ipotesi estrema di riduzioni di volumi di scambi elevate a seguito della sua entrata in vigore.” Il gettito dell’imposta andrebbe per metà alla cooperazione allo sviluppo e per l’altra metà al Fondo nazionale per le politiche sociali. Il medesimo appello ci informa che “Si calcola che ne bastino circa 30 [miliardi di dollari, ossia 20 miliardi di Euro, NdR] per assicurare l'istruzione primaria obbligatoria in tutto il mondo.”
Sono intenti lodevoli che raccolgono una massiccia ed entusiastica adesione sul blog di Sarubbi. Ad esempio petride, il quarto e ultimo che commenta l’iniziativa, afferma
“Bravo Andrea! la tua proposta di tassare le transazioni finanziarie con le due varianti per salvaguardare i piccoli risparmiatori e per non colpire i titoli di stato in un momento di crisi, è ottima e di buon senso, ... BRAVO, PROSEGUI NELLE TUE BATTAGLIE, tu sei fatto per scalare la luna col deltaplano.”
Noi però, poco fantasiosi, mentre siamo sicuri che con il deltaplano ci si possa divertire non siamo altrettanto sicuri che ci si possa andare lontano. Detto altrimenti, gli intenti lodevoli possono avere conseguenze diverse da quelle immaginate da chi formula le proposte. Per questa ragione abbiamo quattro domande, semplici semplici, per i presentatori del progetto di legge e per i firmatari dell’appello “accademico” pure, sempre che vogliano rispondere.
1. Il gettito di una tassa porta dei vantaggi, ma ha anche dei costi, e non solo per chi la paga formalmente. Avete fatto dei conti precisi su costi e benefici ? Se non li avete precisi vanno bene anche quattro conti della serva, anche abborracciati, purchè siano chiare le fonti ed espliciti i metodi di calcolo. Avete un’idea sugli effetti che una tale tassa avrà sui mercati finanziari, sulla loro stabilità, e sulla loro efficienza? La proposta di Sarubbi è l’encomiabile sforzo di un deputato che ha molta esperienza in iniziative generose, poca in economia e nessuna in finanza. Forse sa qualcosa che noi non sappiamo: per esempio nella presentazione della sua proposta, Sarubbi propone di colpire gli speculatori e solo loro. Ha un modo per farlo con precisione, non necessariamente chirurgica, ma almeno non troppo approssimativamente? Ce lo spiega? Se poi il criterio è quello di un cerusico vecchia scuola, va bene lo stesso, quello che ci interessa è capire come si muove la lama che separa la carne malata dalla carne sana. Per esempio, è possibile fare in modo che la proposta non finisca per essere, alla fine, scaricata dai grandi operatori finanziari sul lato debole del mercato, ovvero i piccoli risparmiatori? Oppure, se un piccolo risparmiatore che acquista una quota di fondo comune viene esentato dall’imposta, non finisce poi per pagarla quando il gestore del conto effettua transazioni come da mandato? A proposito, perché gli “speculatori” non toccano i titoli di stato, che sono esenti dall’imposta? O, forse, la “speculazione” su titoli pubblici è commendevole?
2. Abbiamo ormai una esperienza pluridecennale di trasferimenti di fondi dai paesi ricchi a quelli poveri. Molte di queste esperienze sono state deludenti, come dimostra una letteratura sterminata. Per esempio, William Easterly, uno che ci ha creduto ed è un esperto della materia, ha scritto un libro solo su questo. Anzi, ne ha scritti più di uno, ma partiamo da quello ... Avete motivi per credere che questo caso sarebbe diverso? Capiamo che ci prema molto di non fare figuracce con gli obiettivi del Millennium Development Goals, e in particolare con Bono, ma non abbiamo problemi più pressanti?
3. Come vedete il cammino di realizzazione dell’imposta sulle transazioni finanziarie che proponete? Perché firmare la vostra proposta sarebbe un passo in quella direzione? Per quello che capiamo la proposta al momento vale solo per l’Italia. Le stime del gettito delle imposte su transazioni finanziarie sono fatte in genere per proposte che coinvolgono un largo numero di paesi. Una proposta di tassazione in un solo paese potrebbe avere gettito basso, e dare una mazzata a un mercato finanziario nazionale già fragile.
4. Qualcuno potrebbe pensare che, dati i fatti sul terreno, questa finisca per essere una bella proposta bipartisan di cui tutti sanno che finirà nel nulla. Servirà solo a fare una dichiarazione di principio, stile Sarkozy all’ONU per far felice la sua signora, su come sarebbe bello il mondo se tutti fossero buoni. Per un paese che ha un debito pari a quello che produce in un anno e tre mesi, non è un po' un lusso difficile da permettersi? Non è, questa, una lezione che semina cinismo, che suggerisce che la politica non è la scienza di trovare soluzioni che funzionano a problemi seri, ma l’arte di fare affermazioni retoriche che permettono di farsi belli (e buoni, molto buoni e generosi) di fronte all’opinione popolare, lasciando poi il tempo che trovano nella realtà. Affermazioni retoriche che, soprattutto, permettono ai politici di seguire ignorando i problemi gravi che la gente comune deve invece affrontare, giorno dopo giorno? Naturalmente, escludiamo che la proposta sia un misero espediente per comparire sui giornali o in televisione per poi cadere nel dimenticatoio. Proprio perché le questioni che vengono poste meritano un dibattito approfondito - chi lo sa, magari col deltaplano si può andare veramente lontano - scacciamo questo cattivo pensiero e aspettiamo risposte.
Il sito nFA è aperto a commenti. I problemi della povertà nel mondo e anche in Italia sono seri. Parliamone con la dovuta serietà.
Le vicende della crisi finanziaria e i pesanti costi che la stessa sta
facendo gravare sulle finanze pubbliche impongono un serio ripensamento
della ripartizione degli oneri tra mondo finanziario e coloro sui quali
l'aggiustamento dei conti pubblici va solitamente a pesare. Come sapete
la proposta di tassare le transazioni finanziarie a livello
internazionale è sempre più presa in considerazione con interventi
importanti da parte del Fondo Monetario, dell'Unione Europea e di vari
capi di governo (da Sarkozy alla Merkel allo stesso Barroso).
Abbiamo pensato di scrivere questo appello tra i colleghi per
sensibilizzare l'opinione pubblica. Se lo condividete saremo lieti di
una vostra adesione. Le adesioni vanno comunicate a
econometica@unimib.it
La tassa sulle transazioni finanziarie: una questione di civiltà
Sappiamo ormai abbastanza su costi e benefici delle tasse sulle
transazioni finanziarie per prendere una decisione ponderata. Le vecchie
perplessità sulle difficoltà di implementazione di una tassa del genere
sono ormai superate. Una recente rassegna degli studi in materia
pubblicata in un working paper del Fondo Monetario Internazionale
(Thornton Matheson Taxing Financial Transactions: Issues and Evidence
http://timworstall.com/wp-content/uploads/2010/09/imfrobindocument.pdf)
documenta che prelievi simili sono (o sono stati recentemente) in
vigore in 23 paesi del mondo, utilizzati principalmente per finanziare
il funzionamento delle borse locali. L'entità delle somme raccolte varia
sensibilmente ed arriva dallo 0.4 percento del Regno Unito nel
2009 sino al 2.1 percento del Pil nel caso di Hong Kong nel 2008.
Numerose ricerche hanno studiato gli effetti della tassa dal punto di
vista teorico. Alcuni critici temono che essa possa ridurre il valore
delle attività finanziarie sottostanti, far crescere il costo del
denaro e persino aumentare e non ridurre la volatilità dei mercati
riducendo volumi e liquidità delle transazioni. Le simulazioni
effettuate evidenziano però che l'impatto di una tassa molto piccola
(dall'1 al 5 per 10.000) avrebbe un effetto pressoché nullo sul valore
delle attività finanziarie e sul costo del capitale. Inoltre gli
effetti perversi sulla liquidità e sulla volatilità generati dalle
modifiche dello spread tra denaro e lettera sarebbero tutt'altro che
certi e dipenderebbero dalla forma di mercato degli intermediari di
borsa.
Quello che sembra evidente è che una tassa del tipo "Tobin" avrebbe una
buona probabilità di rallentare il volume via via crescente degli
scambi ad alta frequenza in borsa effettuati automaticamente dagli
algoritmi dei computer. Solo dal 2006 al 2009 il volume di queste
transazioni automatiche è aumentato dal 30 al 60 percento sul totale
degli scambi. Ciò sta profondamente modificando la natura dei mercati i
cui movimenti a breve sono ormai inspiegabili in base a logiche
puramente economiche e, in mancanza di eventi importanti, vengono
generalmente interpretati dagli analisti con razionalizzazioni a
posteriori (se il mercato scende si abbina l'andamento alla notizia che
avrebbe potuto provocare la discesa, se sale alla notizia di segno opposto).
Il motivo principale per il quale si pensa possa essere opportuno applicare
questa tassa (sempre più popolare anche presso i leader politici dei
paesi ad alto reddito dopo la crisi finanziaria, vedasi l'ultimo
intervento di Sarkoszy) è quello di ridurre la speculazione sui mercati
finanziari, ma un secondo motivo a nostro avviso ancora più cogente è
quello che tale tassa consentirebbe di raccogliere somme ingenti per
raggiungere gli obiettivi del millennio e finanziare beni pubblici
globali.
I principali studi in materia calcolano che, a seconda della base imponibile
cui dovrebbe essere applicata, la tassa potrebbe raccogliere fino a 200
miliardi di dollari pur considerando l'ipotesi estrema di riduzioni di
volumi di scambi elevate a seguito della sua entrata in vigore. Si
calcola che ne bastino circa 30 per assicurare l'istruzione primaria
obbligatoria in tutto il mondo.
Se una delle finalità principali della tassa diventa quella della raccolta
di risorse per il finanziamento di beni pubblici globali l'efficienza
nell'utilizzo delle stesse diventa un criterio discriminante. Gli
errori della storia recente ci dicono che gli "aiuti possono uccidere"
alimentando parassitismo e corruzione. Ma la storia ci insegna anche
che esistono modi straordinariamente efficaci di utilizzare queste
risorse come quelli per il finanziamento alla ricerca, acquisto e
distribuzione di vaccini o i programmi recentemente applicati da Banca
Mondiale ed altre istituzioni internazionali che legano aiuti
alimentari e scolarizzazione. Una prima ipotesi è quella di utilizzare
i proventi per ridurre il peso dell'aggiustamento delle finanze
pubbliche sui cittadini.
Una delle destinazioni a nostro avviso più efficaci a livello globale è
quella della capitalizzazione delle migliaia di istituzioni di
microfinanza che finanziano l'avvio di microattività imprenditoriali di
individui "non bancabili" con idee produttive ma mancano di garanzie
patrimoniali. Quasi tutti i programmi di recupero e di scolarizzazione
dell'infanzia in aree degradate del pianeta hanno dimostrato che non
c'è aumento significativo delle opportunità dei figli senza aumentare
la capacità dei genitori di creare reddito ed hanno affiancato
programmi di microfinanza a quelli di scolarizzazione. I proventi della
tassa sulle transazioni finanziarie, divisi in migliaia di rivoli, più
difficilmente intercettabili dalla corruzione perché individualmente
poco appetibili, potrebbero andare a patrimonializzare queste piccole
istituzioni finanziarie che operano in territori difficili aumentando
significativamente la loro capacità di concedere prestiti e di
resistere a perturbazioni che riducono le capacità di restituzione dei
beneficiari. In questo senso la tassa migliore potrebbe persino essere
una "non tassa", ovvero una destinazione forzosa e stabile nel
tempo di quelle piccole somme (che restano di proprietà degli operatori
dei mercati o delle istituzioni internazionali) all'acquisto di quote
di capitale delle istituzioni di microcredito.
Sulla tassa sulle transazioni finanziarie si gioca la misura della
nostra civiltà e la possibilità che essa possa essere definita
veramente tale. Di fronte ai problemi del pianeta le esitazioni e i
dubbi sulla sua entrata in vigore hanno dell'incredibile. Per usare
un'immagine di attualità, è come se nel caso dei minatori cileni
intrappolati in profondità per il crollo delle gallerie di risalita, le
autorità non avessero ancora iniziato a costruire la galleria per
consentirgli di tornare in superficie, impantanandosi in una
discussione puntigliosa sul fatto se la galleria debba essere più o
meno larga, sulle sue effettive possibilità di funzionamento o se la
sua realizzazione possa dar luogo ad un'innovazione in grado di essere
applicata in contesti simili in altre parti del mondo.
Analogamente, nonostante gli straordinari progressi di aree emergenti
del pianeta, continuano ad esserci centinaia di migliaia di persone
intrappolate nelle viscere del sistema socioeconomico del pianeta che
aspettano un'opportunità di inclusione e una via d'uscita per poter
superare le barriere di accesso ad istruzione e credito e contribuire
alla creazione di valore economico del pianeta. Come è apparso del
tutto evidente nel caso dei minatori cileni non è più il momento di
discutere ma quello di agire.
Leonardo Becchetti
Luigino Bruni
Lorenzo Sacconi
Francesco Silva
Stefano Zamagni
Lorenzo Caselli
Giorgio Fiorentini
Luca Solari
Elena Granaglia
Alberto Martinelli
Gustavo Piga
Tommaso Valletti
Cristina Montesi
Alessandro Roncaglia
Giovanni Dosi
Alessandra Pelloni
Alessandro Piergallini
Laura Castellucci
Stefano Gorini
Paolo Andrei
Antonio Chiesi
Sergio Di Nola
Donata Gottardi
Rossella Locatelli
Pierangelo Mori
Gianfranco Rusconi
Luca Solari
Roberto Tamborini
Francesco De Antoni
Francesco Saverio Mennini
Federiga Bindi
Maurizio Decastri
Giovanni Doria
Gilberto Turati
Pasquale Lucio Scandizzo
Gilberto Antonelli
Nelle migliori tradizioni dell'italica accademia, si nasconde il braccio, dop aver scagliato il sasso.
L'osservazione, quasi banale, che gli aiuti non servono a nulla (da Trapani a Shanghai) non viene ascoltata, nemmo contestata. Si ripete solamente il mantra di dare piu' soldi a Berlusconi, a fin di bene.
Attendo trepidante la risposta degli accademici.