L'ERC e' una istituzione comunitaria che eroga finanziamenti consistenti (intorno a 2 milioni di euro a progetto) in tutti i campi del sapere sulla base di criteri rigorosamente meritocratici: ciascun progetto viene rivisto da molti referees (tra 5 e 7), su due turni di valutazione e le procedure sono gestite da commissioni formate da accademici con curricula di altissimo livello e reclutati in tutto il mondo.
A pagina 3 della Newsletter compare questa figura.
La figura rivela che dei circa 3000 finanziamenti concessi a partire dal 2007, un totale di 190 (il 6% circa) sono stati allocati a ricercatori attivi presso istituzioni italiane, nelle discipline delle scienze naturali, fisiche, sociali e umanistiche. Questo valore e' poco sopra quello spagnolo (un paese un po' piu' piccolo), e poco sotto quello di Svizzera e Olanda (due paesi molto, molto piu' piccoli). Il numero dei progetti allocati in Germania (un paese la cui popolazione e' molto meno del doppio di quella italiana) e' il doppio del nostro, cosi come in Francia (circa 410). Oltre il triplo dei progetti giunti in Italia sono stati allocati nel Regno Unito (quasi 700). Questi numeri forniscono un quadro comparativo sulla performance delle eccellenze. Questa e' la prima brutta figura. E' vero che questo indicatore non dice nulla, di per se', sulla qualita' media dei ricercatori, ma considerato il modo in cui funziona la ricerca scientifica sarebbe sorprendente se la performance delle eccellenze non fosse positivamente correlata a quella del resto dei ricercatori.
La stessa Newsletter contiene, a pagina 11 un interessante focus sui ricercatori italiani. Sebbene il numeri di progetti proposti da ricercatori che lavorano in Italia e finanziati dal 2007 siano 190, i finanziamenti allocati a ricercatori di nazionalita' italiana sono 296: di questi, 170 sono arrivati a italiani che lavorano in Italia mentre 126 a italiani che lavorano all'estero. Per contro, gli stranieri che hanno portato un finanziamento presso strutture italiane sono solo 20. Un conto e' presto fatto: dei 425 milioni di euro di finanziamenti vinti dai nostri connazionali, solamente 276 sono arrivati in Italia. Questa e' la seconda brutta figura.
Riassumendo, se i grant ERC sono un indicatore della qualita' della ricerca e delle strutture amministrative che la supportano, allora l'universita' italiana produce poca ricerca eccellente, meno di Svizzera e Olanda, la meta' di Germania e Francia. I ricercatori italiani fanno molto bene, ma oltre il 40% degli assegnatari dei grant ne usufruisce in un altro paese. Cioe' molti nostri talenti se ne vanno (il che, per certi versi, e ' normale) senza che riusciamo ad attrarne da fuori (il che e' patologico).
Chissa' se almeno questo dato puo' essere un punto di partenza condiviso per analizzare cause e pensare ai rimedi o se invece qualcuno lo riterra' coerente con l'ipotesi che, tutto sommato, l'universita' italiana funziona decentemente.
Nota della redazione: l'autore del post e' modesto e non ha accennato al fatto che ha recentemente vinto un Advanced ERC grant. Congratulazioni a Francesco e in bocca al lupo per la sua ricerca.
Se non dai da mangiare ad un atleta, non meravigliarti se non corre. Chi può, sta fuggendo dall'Italia. Gli ultimi concorsi di I e II fascia sono stati banditi nel 2008. L'anno prossimo, si profila il dissesto economico di buona parte (metà?) degli atenei italiani (http://www.roars.it/online/2013-lanno-del-dissesto/). È probabile che molti degli italiani che hanno vinto i grant ERC siano stati formati dall'università italiana, ma che stiano fuggendo da un paese che da anni sta perseguendo la deliberata distruzione del suo sistema universitario (nFA ne sa qualcosa?). Verreste a spendete il vostro ERC in una nazione dove viene dato credito a Luigi Zingales?
Sotto: Zingales dispensa le sue ricette. Persino Briatore sembra allibito.
http://youtu.be/HUAFbAFYNBc?t=1h46m59s
L'italia NON da alcun credito a Luigi, infatti. La logica, la logica, De Nicolao.
Solo quei fascistelli di Chicago lo fanno. Tutto si tiene allora.
De Nicolao! Piuttosto amara, mi sembra. Se l'Italia non riforma radicalmente (tra l'altro) l'Università nel senso che Zingales auspica, nessuno sarà interessato alle nostre biotecnologie mentre molti continueranno a interessarsi a Roma, che sarà anche molto meno cara. E' così difficile capirlo?
Mi dispiace Giuseppe, queste tecniche non fanno onore alle tua capacità. So bene della tua polarizzazione politica ma, nonostante questo, bisogna conservare quell'equilibrio di valutazione che è necessario per contribuire, tutti assieme, alla ripresa economica, sociale e etica del Paese.
Mi sono dovuto ascoltare buona parte della puntata di quel furbacchione (e immeritatamente molto ricco) di Santoro per capire il contesto dell'affermazione di Zingales e debbo dire che il ragionamento non è così disdicevole. E' semplicemente una possibile soluzione (che casomai non condividi) in alternativa agli sprechi per la conservazione di attività improduttive. Come ti ho detto anche pochi giorni fa dopo il consiglio di dipartimento e quando abbiamo preso il caffè assieme, sarebbe necessario che ROARS e tutti gli universitari comincino a chiedersi quale è il ritorno dell'investimento e il contributo dell'Università e della ricerca per la società.
Ti ho dato miei scritti che sollecitano in quella direzione. E' il ritorno dell'investimento e la customer satisfaction quella che ci deve guidare e non la presunzione di essere utili e l'assunzione di fare cose giuste. Invece di criticare Zingales fai proposte costruttive e inizia, usando anche ROARS, quel difficile processo che spiega alla gente (con i fatti e non con le parole) dell'importanza della conoscenza per uscire dalla crisi che ci soffoca. Ti ho anche mandato il pdf del libro "The Effective Executive". Questa polemica che tu inneschi è il classico esempio di cattivo uso del tempo.
Buon Natale!