Vorrei provare ad aprire un dibattito che prevedo intenso, ma che spero non risulti inutile. Lo faccio perche' mi sto convincendo che il problema musulmano e' di drammatica importanza per il nostro futuro, sia materiale che morale. Molto piu' delle liberalizzazioni in Italia, per importanti che anche queste siano.
La mia analisi e' la seguente.
Nel periodo che va, approssimativamente, dal 1990 al 2000 si e' venuta a determinare, ed e' ora cosa compiuta, un'alleanza non tattica ma strategica fra la maggioranza del mondo politico, religioso e militare USA e (quasi tutto l'arco politico de) lo stato d'Israele. L'alleanza non si e' determinata per caso: in quel periodo vi e stata la prima guerra d'Irak, ed in quel periodo e' sparito l'URSS, lasciando gli USA liberi di muoversi sul grande scacchiere mondiale senza nessuna opposizione militare. In sostanza, in quel periodo e' diventato chiaro che nel Medio Oriente, per i decenni a venire, si fa quello che vogliono le amministrazioni USA. Infine, in quel periodo vengono firmati e, simultaneamente, cominciano a fallire gli accordi di Oslo. Cosa porto' al fallimento finale di Camp David? Son certo che questo rimarra' un punto insoluto di qualsiasi dibattito, per cui suggerisco lasciarlo, per il momento, da parte. Le offerte che Israele&USA fecero, erano un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Non lo so, ogni tanto mi sembra mezzo vuoto ed altre volte mezzo pieno. Portavano alla pace duratura e ragionevole o erano solo una mossa tattica? A chi diamo la resposabilita' del fallimento?
Questa coalizione USA-Israele, per una lunga serie di ragioni che credo sia opportuno elencare (cosa che faro' un'altra volta, altrimenti questo pezzo diventa troppo lungo), ha deciso che il problema palestinese e' un sottoinsieme o un corollario del problema musulmano - o del fondamentalismo musulmano, come preferiscono dire costoro - e che quest'ultimo va affrontato, almeno per ora e per un numero indeterminato di anni, con una ferrea politica militare. E solo con essa. Il problema musulmano, dunque, forse non si risolve interamente ma certamente si affronta, secondo le teorie e gli atti concreti che questa coalizione ha praticato dalla fine anni 90 in poi, con la politica dei bombardamenti e delle invasioni, con tutto cio' che di mostruoso queste scelte implicano per i civili, siano essi libanesi, iracheni, palestinesi, o, quando verra' il loro turno, siriani o iraniani. Sul tutto aleggia infine un dettaglio che noi ci scordiamo facilmente ma che l'opinione pubblica da Teheran a Beirut e da Beirut a Tripoli ha ben presente: la minaccia di una punizione esemplare, ossia atomica.
In una sola parola, che addottero' in quel che segue, la politica che questa coalizione ha concluso essere la piu' appropriata per l'area che noi chiamiamo "Medio Oriente", e che va in realta' dal Pakistan al Libano e dall'Egitto sino alla Somalia da un lato ed il Marocco dall'altro, e' quella della conquest. Questo termine lo devo ad un amico mio che sostiene, a turni alterni devo dire, che non v'e' altra alternativa. No, non scrive in questo blog, e non ci scrivera' perche' non sa l'italiano. Poiche' il termine mi convince (e mi convincono anche i suoi argomenti di perche' e' questa la politica che e' stata scelta e come si sviluppa) lo adotto.
Prima Tesi: Conquest e' condivisa da circa il 60-70% del popolo americano, dal 95% di quello israeliano, dalla grande maggioranza di quello russo; congetturo, verra' progressivamente adottata sia da quello cinese che dall'indiano. A questi ultimi interessa per due ragioni: per il petrolio, di cui hanno enorme bisogno, ancor piu' di noi, e perche' anche loro affrontano un "pericolo musulmano" interno. Fatte le debite somme, siamo a piu' della meta' della popolazione del globo, ed al 90% del suo arsenale bellico. Conquest gode quindi di una superiorita' militare aplastante, come direbbero gli spagnoli.
Seconda Tesi:Conquest potrebbe essere utile anche agli europei, pero' gli europei la rifiutano su basi puramente "ideologiche" - o "etiche", se volete essere generosi. Il rifiuto europeo non conta, al lato pratico, perche' non si concretizza in una politica alternativa a conquest, che sia praticamente fattibile e piu' attraente per le parti coinvolte. Il rifiuto europeo di conquest, che chiamero' non-conquest per sottolinearne il carattere di puro rifiuto, e' quindi un gesto morale apparentemente vuoto di rilevanza concreta. Come la keffiah di ZP l'altro giorno sembra quasi solo un gesto idiota, impotente, e folkloristico. Nondimeno - e qui contraddico e correggo cose che ho sostenuto dalla fine degli anni 90 sino ad un paio d'anni fa - non-conquest va difesa, diffusa e sviluppata. In altre parole, non-conquest e', in questo momento, l'unico punto di partenza, l'unico appiglio da cui costruire una politica che affronti il problema musulmano senza mettere in conto una nuova, piu' grande ed ancora piu' tragica, Shoa.
Terza Tesi:Conquest e' il prodotto di un'ideologia religioso-militare di tipo totalitario, non fondamentalmente differente da quella che tendiamo ad attribuire al fondamentalismo islamico, almeno nelle sua struttura interna. Questa ideologia pone al centro uno o piu' popoli eletti (i coloni USA e quelli israeliti), un messaggio "esclusivo" di tipo religioso che definisce l'identita' fondamentale dello stato nazione (Israele e' e deve rimanere uno stato ebreo, gli USA sono e devono rimanere un paese cristiano) e nega validita' o rilevanza a quell'insieme di principi liberali e laici che tendiamo (meglio detto, tendo) a ritenere fondanti e fondamentali per il tipo di societa' in cui vogliamo (meglio detto, voglio) vivere. Sia chiaro: l'islamismo a cui questo nuovo giudeo-cristianesimo religioso-militare si oppone ha tutte queste caratteristiche negative moltiplicate per 10, ed espresse in modo ancor piu' radicale e brutale. Ma questo e' chiaro a tutti, e tutti lo diamo per scontato, mentre non credo sia chiara la natura totalitaria dell'ideologia conquest.
Quarta Tesi:Conquest sta diventando l'unica alternativa possibile, grazie alla collaborazione fra l'asse Israele-USA da un lato e la nebulosa dell'islamismo totalitario e "jihadista" dall'altro. I cosidetti 'regimi arabi amici' (Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati, Pakistan, il governo fantoccio dell'Irak) non mi sembra giochino alcun ruolo attivo in questo confronto. Da un lato fanno 'alla luce del sole' cio' che il Dipartimento di Stato USA ordina loro, ossia reprimono, mandano soldati incompetenti a far finta di combattere, e pompano l'olio che ci serve. Dall'altro cercano, sottobanco e nell'oscurita', di controllare le proprie popolazioni, evitare l'insurrezione guidata dai jihadisti e rubare il piu' possibile per se stessi ed i loro accoliti. Nei casi piu' estremi, Arabia Saudi, e' perfettamente possibile facciano il doppio gioco. Il resto del mondo non conta, non solo perche' e' minoranza, ma perche', come diceva Stalin, non ha corpi d'armata da schierare. Al piu', appunto, schiera primi ministri con sorriso ebete e keffiah al collo o un gregge confuso di attori-scrittori-finti rivoluzionari guevaristi e dementi anticapitalisti vari. Conquest sembra e vuole essere l'unica scelta a disposizione se non si vuole andare a fare le manifestazioni con Fidel, o con Osama.
Quinta Tesi:Conquest si basa su di una strategia di tipo neo-coloniale, quindi assume ed eleva a proprio simbolo la natura coloniale di Israele. Il fatto che Israele sia il prodotto della fase coloniale classica (fine XIX secolo sino alla fine delle seconda guerra mondiale) e che questo fatto, da tutti rimosso, sia una delle due radici fondamentali del problema palestinese e del problema musulmano e' perfettamente coerente con la nuova scelta strategica. Non e' piu' fonte d'imbarazzo, ma di forza: lo stato religioso-guerriero d'Israele e' l'avamposto di conquest in terra medio-orientale. Lo slogan di conquest e', uno, dieci, cento Israele: Wolfowitz&Co. non hanno teorizzato conquest per caso.
Sesta Tesi:Conquest non e' interessata a difendere Israele per se, nessun complotto delle lobbies ebraiche nelle tesi che sostengo. I gruppi sociali e religiosi USA che erano, nel passato, i piu' antisemiti sono improvvisamente diventati i piu' acerrimi sostenitori dello stato d'Israele. Lo stesso vale in Europa: la destra antisemita, da Fini a Rajoy a Le Pen, e' la grande amica dello stato d'Israele. Magari la lobby ebraica ha aiutato un poco, ma lo spostamento di posizione per questi gruppi e' di natura pratica, ideologica e strategica, non vi sono complotti. Conquest ritiene che il pericolo musulmano sia fatale e gravissimo, per questo offre lip services alla religione musulmana, alle loro pratiche, ai musulmani 'moderati' (o moderatamente musulmani?),
mentre pratica un sistematico razzismo nei fatti. Questo si evince dai films di Hollywood, dai servizi TV e dagli articoli sulla stampa USA, che sembra letteralmente ossessionata dal pericolo dei musulmani. Si evince, infine, anche dalla contabilita' dei morti, dove uno dei "nostri" conta come cento dei "loro" e dove torture e massacri di civili vengono continuamente ed oramai sistematicamente assunti come "danni collaterali." Se uno si riguarda La Battaglia d'Algeri o qualche documentario sul Vietnam, nota come la nostra disponibilita' ad accettare crimini mostruosi nel "nostro" nome ed in "nostra" difesa sia cresciuta a dismisura in questi 40 anni. Cio' che nel 1960 ci faceva orrore e sembrava impossibile, ora lo accettiamo quotidianamente dicendo cose del tipo "ma hanno ucciso 6 ostaggi a Baghdad", "ma hanno rapito due soldati israeliani", "ma hanno mandato un bombarolo suicida sull'autobus". Chiediamoci: perche' non giustificavamo il napalm e le sale di tortura del colonnello Mathieu con argomenti simili? Ne' i vietcongs, ne' il FLN erano angioletti!
Settima Tesi:Conquest non portera' alla soluzione del problema musulmano, questo con probabilita' 98%. Detto altrimenti, conquest portera' con alta probabilita' a ulteriori e continue guerre locali, atti terroristici, repressioni, bombardamenti, invii di truppe, barbarie su barbarie, in un crescendo senza limiti e confini. Non si arrivera' a nessuna 'soluzione stabile' ne' in Palestina ne' altrove, a nessuna democratizzazione di niente (probabilmente, solo ad una maggiore militarizzazione e radicalizzazione dello stato d'Israele), a nessun sviluppo economico, sociale e civile in nessun angolo del 'Medio Oriente' (fatta eccezione per Dubai, che rimarra' una enclave per miliardari, finche' dura.) Con probabilita' 1% puo' portare ad una vera ecatombe 'quasi mondiale', con possibili milioni di morti. Con probabilita' 1% puo' portare ad una 'pacificazione 'neo-coloniale' del mondo musulmano, terrorizzato dalla forza e dalla violenza dell'apparato militare USA+Israele, se questo, dopo Irak e dopo il nuovo 'allargamento difensivo' d'Israele a cui stiamo assistendo, decidera' di invadere qualche altro pezzo di terra abitato dalla gente sbagliata (Siria? Iran? Pakistan se c'e' l'insurrezione jiahdista? Somalia?)
A tutto questo, che mi sembra assolutamente inevitabile in quanto unico equilibrio del gioco che e' stato impostato, credo sia comunque doveroso opporsi per pure e stupide ragioni di decenza etica. Non per prendere lo "high moral ground", di cui m'importa un pimiento, ma per decenza personale. Insomma, giocate pure a conquest sulla pelle del mondo, se vi va, ma non in nome mio.
Alla "conferenza" di Roma - che ovviamente e' stata una festina d'impotenti tanto che Israele, sapendolo, manco ci e' andato: le decisioni erano gia' state prese fra Washington e Tel Aviv - la Rice ha fatto sapere che agli USA va benissimo che Israele finisca il proprio lavoro in Libano, qualunque esso sia. Poiche' ci vorranno settimane per far sfollare tutta la gente che han deciso di far sfollare, niente richiesta di immediato cessate il fuoco - perche', ci dice La Repubblica, "[...]una dichiarazione sulla necessità di una tregua "immediata" sarebbe suonata ultimativa nei confronti di Israele". Tante belle promesse, invece, con l'auspicio che, se fanno i bravi ed obbediscono, "anche [...] al Libano venga data la possibilità di tornare a esercitare la propria sovranità su tutto il territorio nazionale." QED