In realtà non ho molto da aggiungere a quello che ha detto Paul Krugman in un paio di interventi sul suo blog. L'approccio, molto semplicemente, non sta in piedi. La situazione è ben descritta in questa paragrafo tratto dall'articolo del New York Times:
Risk-taking institutional investors, like hedge funds and private equity funds, have refused to pay more than about 30 cents on the dollar for many bundles of mortgages, even if most of the borrowers are still current. But banks holding those mortgages, not wanting to book huge losses on their holdings, have often refused to sell for less than 60 cents on the dollar.
Traduzione: Gli investitori istituzionali che attuano investimenti rischiosi, come gli hedge funds e i fondi di private equity, si sono rifiutai di pagare più di 30 centesimi per dollaro di valore facciale, anche se la maggior parte dei debitori continuano a pagare. Ma le banche che hanno queste ipoteche, poiché non desiderano mettere a bilancio grosse perdite sul proprio attivo, hanno spesso rifiutato di vendere per meno di 60 centesimi per dollaro.
L'approccio di questa amministrazione, e anche della precedente, sembra essere che gli investitori sono irragionevolmente avversi al rischio, o irrazionali, o qualcos'altro, e dovrebbero comprare i ''toxic assets'' ad un prezzo più vicino a quello desiderato dalle banche. Altrimente, vedete, alle banche toccherebbe ''mettere a bilancio grosse perdite ''. Nessuna spiegazione viene fornita su perché il mercato non sta funzionando. La soluzione è semplicemente di colmare il divario tra i 30 e i 60 centesimi con un enorme sussidio pubblico.
Possiamo solo sperare che questo approccio fallisca, così come fallì quando venne inizialmente proposto lo scorso autunno. Si, certo, qualche intervento è necessario. C'è vasto accordo su questo, e io ho trovato questo post dal collega Sandeep Baliga molto chiaro. Ma ci sono molti modi per intervenire. In un post precedente ho cercato di spiegare come creare un meccanismo migliore per la determinazione dei prezzi. Altre idee sono state avanzate. Bulow e Klemperer, per esempio, hanno suggerito un'interessante variante dell'approccio good bank / bad bank. Come minimo, se l'amministrazione Obama proprio non vuole considerare nuove idee (ma perché?), dovrebbe considerare qualche variante dell'approccio svedese: far fallire le banche, prenderne possesso, ricapitalizzarle e rivenderle.
Il piano attuale invece prevede di usare denaro pubblico per aiutare i creditori diversi dai depositanti (i depositi sono già coperti da assicurazione) e gli azionisti delle banche. Nessun tentativo viene fatto per spiegare per quale ragione gli investitori privati sono così riluttanti quando si tratta di comprare questi ''toxic assets''. Cosa succede se invece gli investitori hanno ragione e il valore non supera i 30 centesimi per dollaro? Perché i contribuenti dovrebbero accollarsi tutto il rischio? E chi ci garantisce che, anche così, i soldi pompati saranno abbastanza? In tal caso, dopo aver buttato al vento un mare di soldi avremmo ancora delle banche zombie che non funzionano. L'intera vicenda rende veramente depressi.