Come il suo successo nella stampa dimostra, Obama e' un uomo affascinante: colto, raffinato, forse non brutto, abilissimo con le parole. Io ne sentii parlare anni fa, quando faceva i primi passi politici e insegnava alla Law School della University of Chicago, perche' una mia amica all'universita' (una anziana signora) se ne era follemente innamorata e gli prognosticava un grande successo politico.
Obama, oltre al fascino, ha vari altre varie catteristiche che lo rendono eleggibile: e' nero ma con madre bianca ("come il latte" ama dichiarare) cresciuto coi nonni bianchi, e' religioso, ha una bella famiglia, e come dicevo, parla bene. Soprattutto, non e' Hillary: appare quasi inesperto politicamente, fuori dalla "macchina" democratica, e appare chiaramente giovane-nuovo-fresco e abbastanza diretto, almeno piu' diretto di Hillary e Bill Clinton (ad esempio, "ho inalato da giovane", dice, per differenziarsi dal famoso tentativo avvocatesco di Bill Clinton di uscire da una domanda difficile sull'uso della marijuana).
Poi il fatto che sia eleggibile non e' poi cosi' rilevante, come giustamente pronostica Gianluca, perche' potrebbe vare il vice di Hillary (anche se di solito il vice si sceglie per le sue connessioni politiche, e di esse Obama probabilmente scarseggia).
Detto questo, la domanda fondamentale e': ha idee nuove? Ha appena pubblicato un libro, "Audacity of Hopes" che e' una mossa di pubbliche relazioni per misurarne l'eleggibilita'. Io lo ho comprato e ho provato a leggerlo. Come ci si doveva aspettare e' ben scritto e pieno di (vuote) incitazioni al buonismo, verso i poveri, i neri, i latinos,.... Non dice nulla sugli italiani all'estero, ma quasi. E' impossibile per me arrivare in fondo a un libro cosi'. Troppo vuoto di sostanza e pieno di parole in bella forma. Ho allora cercato di leggere selettivamente le parti in cui parla della sua visione dell'economia americana.
Io non ci ho trovato alcuna idea nuova. Un mucchio di aneddoti (anche piacevoli; ma davvero un mucchio). Tante citazioni dai padri forndatori su politica-economia-societa'. Una visione dell'intervento dello stato nell'economia quasi da libro di testo: lo stato produce infrastrutture, garantisce un welfare state, risolve "market failures". Cosa ha in mente piu' di preciso? Ecco alcuni esempi.
Nelle infrastrutture include energia e anche la scuola. Suggerisce un aumento dei salari agli insegnanti, oltre 100,000 per quelli di matematica e scienze al massimo della carriera. Questa e' mossa tipicamente da "macchina del partito democratico", che da sempre e' legata a nodo doppio con il sindacato degli insegnanti, uno dei pochi negli U.S.A. che (s)funziona come quelli italiani. Il risultato e' che gli insegnanti nelle scuole pubbliche tendono a essere sovrapagati, anche quelli che fanno schifo. Per' Obama richiede in cambio dell'aumento dei salari proprio piu' flessibilita' nei licenziamenti e piu' incentivi nella forma di salari differenziati.
Il welfare state dice che lo vuole piccolo piccolo (giusto un po' piu' grande di quello che voleva Reagan, fa capire; ma poi sembra dire che lo vuole anche un po' piu' grande di quello di Clinton). Racconta di una sua visita a Google per farci intuire (senza dirlo) che capisce che affirmative action (la legilazione che avvantaggia le minoranze nelle scuole e nel lavoro a base essenzialmente di quote) ha effetti negativi sulla competizione delle imprese.
Quando parla di market failures dice di avere in mente soprattutto rendite di monopolio.
Nulla di nuovo qui, ma neanche di irragionevole. Una specie di bilanciamento alla Clinton: lo stato interviene a aiuta ma sappiamo che spesso fa male e quindi non deve intervenire molto e soprattutto quando interviene deve badare agli incentivi. Non ci ho trovato nemmeno filippiche contro "outsourcing" (le "imprese che trasferiscono lavoro americano in India"), o contro la perdita della base industriale del Midwest, o contro il libero commercio. Anche qui, a sinistra ma con judicio: ad esempio, suggerisce di rallentare la globalizzazione ma di non fermarla. Un po' di necessarie (per un politico democratico) lamentele. E questo e' bene. Un po' di confusione nella discussione su come affrontare la competizione economica con la Cina.
Insomma, mi fermo qui. Mi par uno che veste bene idee e politiche classiche da partito democratico clintoniano, molto abile nel "a sinistra pero' anche a destra, e anche un po su' e un po' giu'." Nulla da eccitarsi ma nemmeno da stracciarsi le vesti. Poi vedremo. Non ho guardato le menate etiche. Non so quanto vada a raccogliere voti tra i neri religiosi. Anche li' vedremo.
ho pranzato con Obama una volta (per caso, per puro caso e quando ancora non era la superstella che è adesso ma un bravo politico) e dopo i convenevoli (dovuti al fatto che sua figlia, o nipote o chessoio, trovava divertente gettare qualunque cosa sul mio tavolo) gli ho detto di evitare che Dean prendesse il sopravvento nel partito democratico. Si è messo a ridere... con occhio complice. Speriamo.