Nel giorno in cui il peronismo italiano ha ufficialmente il suo partito (ed EGdL, una volta ancora, non capisce cosa succeda però ne parla lo stesso) vale la pena volgere lo sguardo altrove (tanto non c'è alcuna novità degna di commento nel congresso del PdL) e soffermarsi su altri eventi ed altri scritti.
Il 21 Marzo u.s. un giornalista del Corriere ha pubblicato una specie di "elogio di John Maynard Rossi", che non riesco nemmeno a commentare tanto insensato è, ma che vi invito vivamente a leggere e commentare. Dietro allo scritto medesimo, ed al convegno che l'accompagna, vi è, da un lato, l'ambizione personale di Guido Rossi il quale sta smaniando per parlare di cose che non conosce e nemmeno capisce e, dall'altro, la vittoria di Giulio Tremonti nel dibattito intellettuale italiano sulla crisi, le sue cause e le sue possibili cure. Avendo già polemizzato con Rossi, tralascio il primo aspetto. Ciò che conta nell'articolo è la valanga di cazzate - letteralmente: cazzate - che contiene e che vengono spacciate come fatti e/o verità economiche. Cazzate, e qui sta il punto, perfettamente funzionali al discorso peronista tremontiano. Detto altrimenti: il commercialista della sinistra italiana ha deciso, e con lui il Corriere ed il grosso della Milano importante, che occorre cooperare all'invenzione di un Keynes peronista in versione italiota, ad uso e consumo delle smanie di potenza tremontiane. Questo è il fatto interessante.
Il 22 Marzo u.s. Mario Monti ha pubblicato, dopo parecchio tempo che non lo faceva, un editoriale. Se non fosse per lo stile piatto e la mancanza di fuochi d'artificio linguistico-letterari, potrebbe essere stato scritto anch'esso da Giulio Tremonti. Dal refrain iniziale sugli "eccessi della finanza" (non delle banche centrali!) all'attribuzione di una responsabilità specifica nella vicenda all'amministrazione Bush, bollata come "mercatista" in omaggio al nuovo maestro di pensiero, ma non a quella Clinton (sotto la quale, per opera di Rubin e Summers, le principali "deregolazioni erronee" vennero introdotte!) l'incipit è già sufficiente a capire dove il Presidente dell'Università Bocconi intenda andare a parare.
Poi continua parlando di "drammatiche diseguaglianze" che, suppongo a causa della crisi, si vanno manifestando tra i paesi (ma lì, ci assicura il nostro la "comunità internazionale" sa cosa fare ed ha già preso i provvedimenti adeguati ... caschi blu dell'ONU in arrivo?) ed all'interno dei paesi. Ora, sia chiaro, diseguaglianze ci sono oggi come c'erano tre anni fa, ma a quali fenomeni specifici si riferisce Monti? Non è dato sapere, basta il suo tono grave per creare un fatto. Forse avrà in mente anche lui la drammatica crescita della fame nel mondo, che abbiamo dibattuto altrove. Da lì ai molti governi che criticano "giustamente" il "fondamentalismo di mercato" il passo è breve, anche se non si sa a cosa il nostro si riferisca, né a quali governi, né a quale fondamentalismo di mercato (ma non era il commisssario per la concorrenza?). Oddio, a dire il vero se mi ricordo di essere italiano e faccio lo sforzo di ricordarmi come si parla in certi ambienti, la "sottile ed elegante critica" (son sicuro che l'M&M così pensava mentre stilava quelle linee) al precedente governo BS ed all'azione di GT contro i petrolieri l'anno scorso, è chiarissima. In certi ambienti, appunto, si parla come parla Andreotti ne il Divo (e nella realtà) ...
Ma è anche contradittoria: perché, come tutti sappiamo, il governo BS precedente le tasse le ha abbassate per finta, non per davvero, mentre ha continuato a spendere e a spandere. Quello di Prodi, invece, le ha alzate per davvero ed ha continuato a spendere e a spandere. Così hanno fatto anche i vari governi precedenti, a ritroso sino a sempre. E non solo in Italia: in Francia, negli USA, in Germania, eccetera. Insomma, di cosa parla M&M? Mi fermo qui, il resto dell'articolo è sulla stessa linea ed ha la stessa qualità sia logica, che economica, che di corrispondenza ai fatti. L'aspetto rilevante non è tanto cosa dice l'articolo (dice comunque cose trite e ritrite) ma che M&M abbia deciso di metterle per iscritto in pubblico. In certi ambienti ci si parla così ...
Il giorno 25 Marzo u.s. è il turno di Michele Salvati che ci racconta, sempre dalle colonne del Corriere, che i problemi che ci troviamo ad affrontare sono tutti dovuti alla "irrational exhuberance" dei mercati (finanziari) e che l'unica soluzione è ri-regolare strettamente e senza pietà alcuna i medesimi. L'argomento di Salvati è particolarmente divertente: fondamentalmente si rammarica che la "sinistra" europea abbia, negli ultimi anni, scoperto un pelino i mercati ed abbia smesso di essere veementemente anti-capitalista. Se lo fosse rimasta ora potrebbe affermare con orgoglio "visto, avevamo ragione noi" e candidarsi a governare la crisi. Cosa che invece è costretta a lasciar fare alla destra (almeno in Italia, Francia e Germania ... ma, caro Salvati, non negli USA, in Inghilterra e Spagna ... quindi?) la quale si è appropriata della posizione che, chiaramente, Salvati ritiene la più giusta (più stato e regolazione, meno mercato) anche se, purtroppo, condendola con il dio-patria-famiglia d'infausti origine e destino.
Tralasciamo pure i regrets del professor Salvati per la sinistra che avrebbe potuto approfittare ma venne presa in contropiede, non mi interessano. Mi interessa invece la sudditanza intellettuale di Salvati il quale nemmeno prova a chiedersi se, per caso, il problema non sia semplicemente regolare a doppia mandata il sistema finanziario ma, invece, liberalizzarlo per davvero! Si potrebbe, per esempio, provare a prendere misure che lo rendano competitivo e trasparente, cosa che oggi non è, pensando ad una politica anti-trust che sia orientata ad eliminare alla radice il problema del "too big to fail"; si potrebbe, per esempio, rompere il legame corruttivo fra banche ed i loro regolatori, facendo progressivamente sparire le "banche nazionali" e rendendo i mercati finanziari d'ogni paese effettivamente aperti alla concorrenza (secondo voi il settore bancario italiano è competitivo?); si potrebbe, per esempio, eliminare l'enorme rischio morale che gli interventi pubblici hanno creato nel tempo e che genera incentivi folli (ossia, con conseguenze folli) per gli operatori privati; si potrebbe, per esempio, mettere sotto controllo i vari banchieri centrali che vanno a caccia di gloria imperitura giocando con i tassi ed inondando il mondo di liquidità, in modo tale che non lo facciano mai più; si potrebbe ... eccetera.
No, il professor Salvati, che mi dicono essere un economista, non si pone nessuno di questi problemi - che, per esempio, se fossero posti sul terreno della discussione da parte della sinistra politica forse darebbero alla medesima sia una piattaforma di politica economica indipendente da quella di Tremonti sia qualcosa di utile da dire - ma accetta pedissequamente la posizione "tremontiana" secondo cui i mercati sono la fonte del male e lo stato quella del bene! Qui sta il punto: come Rossi, come Monti, come Napolitano Jr. ... come molti altri che non ho tempo di stare qui ad elencare, anche Salvati si allinea alla (ignorante ed insensata) analisti storica ed economica che Tremonti va avanzando, ne fa proprie sia le premesse, che la logica, che le conclusioni operative cercando, disperatamente, di dare alle medesime uno "spin" favorevole alla parte politica con cui egli simpatizza!
Una volta accettata tale posizione è chiaro che rimane solo l'irrisolvibile problema politico (o di marketing, se volete): cosa può fare la "povera sinistra" che aveva provato (anche per consiglio del professor Salvati) a fingersi liberale per recuperare il terreno perduto? Come convincere gli elettori che, sotto sotto, la sinistra (e forse anche il professor Salvati, no?) era rimasta statalista ed anti-mercato ed è quindi, oggi, più credibile della destra come paladina della statalizzazione di tutto quanto arrivi sotto mano ai governanti? Il grande problema, secondo questo maestro del pensiero sinistro italiano, è oggi questo!
Poi si chiedono perché perdono le elezioni e non hanno un'anima! Grazie alla leadership intellettuale di gente come Monti, Napolitano Jr, Rossi, Salvati e compagnia, non ce l'avranno mai un'anima ...
Chiedere ad un politico (o aspirante tale o consigliere del principe o aspirante consigliere) di ridurre drasticamente l'intervento dello Stato, che è la fonte del suo potere, è come chiedere a J.D. Rockefeller di suddividere spontaneamente la Standard Oil e creare delle società in concorrenza tra di loro.