La riforma costituzionale approvata dal centrosinistra introduceva potenziali conflitti di competenza tra enti territoriali e non ha condotto a un effettivo decentramento delle entrate.
La riforma costutuzionale del centrodestra aggrava il primo problema e non fa nulla per risolvere il secondo.
Le nuove competenze dello stato e delle regioni sono disciplinate nel nuovo articolo 117. L'articolo ora afferma:
Spetta alle Regioni la potestà legislativa esclusiva nelle seguenti materie:
a) assistenza e organizzazione sanitaria;
b) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche;
c) definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione;
d) polizia amministrativa regionale e locale;
Quindi, devolution su sanità e scuola. La riforma però ha mantenuto il punto m) delle prerogative riservate allo stato, ossia
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
Immagino che il diritto alla salute e all'istruzione rientrino tra i diritti civili e sociali. Per cui, in sostanza, l'articolo m) afferma che in realtà gli standard nella scuola e nella sanità continuano a essere fissati a livello centrale. Oltre a mantener il punto m), la riforma introduce il punto m bis), che include tra le prerogative dello stato
m bis) norme generali sulla tutela della salute; sicurezza e qualità alimentari;
Si mantiene il punto n), che include
n) norme generali sull'istruzione;
Infine, nel punto o) si aggiunge la sicurezza del lavoro tra le materie di competenza dello stato.
Mi sembra un pasticcio orrendo, chiaramente frutto di un pessimo compromesso. Il potenziale di conflitto tra enti, precedentemente esistente, è moltiplicato per 10. Infatti, cosa significa dare alle regioni potere sul sistema scolastico ma poi mantenere l'articolo n)? E perché introdurre la norma m bis) se si vuole decentrare la sanità? Nel caso la riforma dovesse passare l'unica speranza è che tutti facciano finta di niente e continuino a comportarsi come prima, evitando di suscitare vespai.
Per quanto riguarda il decentramento delle entrate, la materia è regolata dall'art. 119. Il testo attuale venne introdotto dalla riforma del centrosinistra, e non viene modificato dall'attuale riforma. I primi due commi affermano
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.
Sembrano buoni principi, ma la verità è che almeno finora non si è visto nessun serio decentramento delle entrate. Mi sarei aspettato che, dopo tanto riempirsi la bocca di federalismo e devolution, la nuova riforma rendesse i principi dell'autonomia finanziaria un po' più concreti, fornendo chiari strumenti per realizzarla. Nulla di tutto questo.
Ho sentito Valerio Onida sostenere che anche sulla questione del decentramento delle entrate la nuova norma fa peggio nel senso che introduce una sorta di livello massimo delle entrate decise dalle regioni, ma non ho capito come funziona. Vabbe' sono jet-lagged.
Anch'io ho sentito cose del genere ma non sono riuscito a trovarla nel testo. E' sicuramente un gran casino.