Ci sono essenzialmente 4 modi per ridurre l'indebitamento:
tasse: si paga; cioe' si delinea un piano credibile di rientro dal debito, specificando chiaramente chi dovra' affrontare quali sacrifici quando;
ristrutturazione/default: si fa default; cioe' si ristruttura il debito, affrontando i costi reali e in termini di reputazione per il parziale default;
inflazione: si produce inflazione, cioe' si ripaga il debito ma con una moneta dal minore potere d'acquisto;
svalutazione: si esce dall'Euro e si svaluta la valuta; cioe', anche in questo caso, si ripaga il debito ma con una una moneta dal minore potere d'acquisto (beni esteri sono presenti nel paniere di italiani e non).
Alcuni commenti in calce.
Default veri e mascherati. Le opzioni {ristrutturazione/default, inflazione, svalutazione} sono tutte forme di default: il paese non ripaga il debito appieno. Non per nulla, l'anticipazione di qualunque di questi fenomeni ha lo stesso effetto sul mercato del debito: ne alza i rendimenti.
Aspettative e spirali. Se i mercati anticipano {ristrutturazione/default, inflazione, svalutazione} i rendimenti salgono, per compensare il (rischio) di default vero o mascherato. Perche' quindi {ristrutturazione/default, inflazione, svalutazione} riducano l'indebitamento, essi devono essere non anticipati (o non completamente) dai mercati. Ad esempio, inflazionare il debito nel corso del tempo richiede tassi di inflazione superiori alle aspettative incorporate nei rendimenti e quindi genera con alta probabilita' una spirale inflazionistica.
Effetti redistributivi. Nel caso dell'opzione {tasse}, paga chi viene tassato per ripagare il debito, diciamo in generale i cittadini (in uno stato in cui le tasse sono piu' o meno ben distribuite tra i cittadini); mentre nel caso di {ristrutturazione/default}, paga chi ha prestato al debitore, cioe' allo stato sovrano. In sostanza, in entrambi questi casi gli effetti diretti del rientro dal debito rimangono all'interno degli agenti coinvolti nella transazione - i cittadini che hanno preso a prestito (attraverso lo stato sovrano) e coloro che hanno prestato ai cittadini. Ma nel caso di {inflazione} e/o di {svalutazione} c'e' un'enorme effetto redistributivo al di fuori degli agenti coinvolti nella transazione. Nel caso di {inflazione}, pagano i creditori del debito sovrano, come nel caso {ristrutturazione/default}, ma paga anche chiunque abbia prestato a qualcun altro (a tassi non indicizzati ex post). Questo include chi ha un reddito da lavoro nominale, e cioe' presta il proprio capitale umano ad una impresa in cambio di un salario. Naturalmente, al contempo guadagna chiunque abbia preso a prestito a tassi non indicizzati, incluso le imprese che pagano salari nominali ai propri dipendenti. Il caso {svalutazione} e' simile: paga chiunque consumi beni importati e guadagna chiunque esporti beni per il consumo estero.
Io non so quale sia il modo migliore di ridurre il debito oggi in Italia. So pero' che tutti coloro che tirano la giacca (o i pomodori) alla Merkel perche' permetta di inflazionare il tutto e via, senza minimamente nominare la questione aspettative e spirali ne' gli effetti distributivi di questa strategia, sono dei banditi.
Esistono studi sulle procedure di sterilizzazione dell'aumento di liquidità determinato dall'acquisto di titoli di stato dalla BCE (ad oggi l'unica strategia per contrastare il crollo dei prezzi ed il credit crunch) e soprattutto sui loro limiti? A quanto ho capito per ora si parla di qualche decina di miliardi di euro: cosa succederebbe se la BCE fosse costretta ad accumulare 400-500 o magari 1000 miliardi di titoli - eventualità non del tutto irrealistica se continua così? Riuscirebbe a sterilizzarli? Può la BCE costringere le banche a depositare tutti i surplus di liquidità o può solo consigliarle caldamente?