- La guerra in Irak, la questione Iran, la questione Palestinese. Vari aspetti, piu' o meno relazionati. In ordine sparso:
- Quelli che, come me, avevano appoggiato a suo tempo l'invasione dell'Irak, dovrebbero ora fare l'autocritica o dovrebbero invece, nella miglior tradizione socialista, argomentare che l'ideale era ed e' buono/saggio/sacrosanto, solo l'esecuzione concreta non ha funzionato? L'esecuzione dell'ideale, poi, e' fallita per caso o perche' quest'amministrazione USA e' fatta d'imbecilli incompetenti e con tentazioni imperialiste? Insomma, esiste la terza via per l'occupazione manu militari e democratizzazione indotta del Medio Oriente, o siamo costretti ad accettare che l'unica scelta e' fra l'opportunismo suicida di Zapatero e la violenza imperialista di Bush? Ovviamente c'e' anche il pro-islamismo cinico, cialtrone ed ipocrita dell'amico dei dittatori latino americani (da castro a chavez) che presiede la nuova camera dei deputati italiana, ma questo proprio non lo voglio considerare. By the way, vorrei sottolineare l'ipocrisia (o schizofrenia) della nuova maggioranza di governo: in Italia il presidente della camera dei deputati, il simbolo stesso della democrazia parlamentare, e' uno che professa amicizia per dittatori criminali, li riceve in parlamento, ed agisce politicamente perche' la democrazia liberale venga rimpiazzata dal modello chavez-castro-milosevic.
- A questo punto, qual e' il "nostro" (whatever that means, ma forse varrebbe la pena di farsi la domanda: "noi" chi siamo?) obiettivo in Irak? Ammetto di non avere le idee chiare al proposito, e credo di non essere il solo. L'idea che l'Irak si sarebbe spontaneamente "democratizzato" e' evidentemente fallita, sia perche' era impossibile sin dall'inizio, sia per gli sbagli degli USA, e a questo punto non sembra un obiettivo raggiungibile in tempi consistenti con la presenza sul suolo irakeno di truppe straniere. Qual e' l'alternativa? Uno stato federale mi sembra possibile solo se facciamo di baghdad e del potere centrale un protettorato UN, che e' fuori questione. Andiamo via, noi subito e gli americani fra due o tre anni e li lasciamo (gli irakeni, intendo) alla guerra civile? Non riesco a pensare a nessun'altra alternativa, il che mi terrorizza. Ovviamente vi e' l'alternativa ottimista: questo governo, nel giro di sei mesi o un anno, riesce a governare l'Irak senza sostanziali disastri e senza feroce repressione. Se succede comincio a credere ai miracoli. Notare che una situazione non dissimile si sta creando in Afghanistan, solo che li' l'ipotesi "federalista" implica spezzettare il paese in una dozzina di feudi medievali. L'alternativa e' che le truppe occidentali continueranno ad occupare l'Afghanistan per un dieci-vent'anni.
- Iran: come e' noto ho sostenuto privatamente, ed ora m'arrischio di farlo pubblicamente, che ne' USA ne' tantomeno l'UE hanno il "diritto morale" d'impedire a costoro di farsi l'atomica. Lo so, questo sembra folle, ma non vedo alternativa logica. Il fatto che questo regime sia considerato folle e pericoloso (per "noi") mentre quello d'Israele sembra ai piu' (sempre di "noi") ne' folle ne' pericoloso (a me sembra entrambe le cose, e da tempo: non c'era bisogno ne' del muro ne' dell'affamamento dei palestinesi per renderlo evidente) ovviamente non vale nulla dal punto di vista logico, ne' morale. By the way, questo NON vuol dire che io consideri equivalenti i governi israeliano ed iraniano, o che consideri i due sistemi comparabili: se debbo scegliere, non ho dubbi a scegliere israele. Ma questa NON e' la questione; meglio, occorre impedire che la questione venga continuamente posta in questa maniera, o con me o contro di me. A meno che, ovviamente, non si decida di affermare una volta per tutte che la "legalita' internazionale" consiste in questo: chi sta con "noi" puo' fare cio' che vuole, chi sta contro puo' fare solo cio' che diciamo "noi". Questa, almeno, e' posizione coerente ed e', chiaramente, la posizione dell'amministrazione Bush e delle amministrazoni israeliane da sempre, ossia dai tempi di Ben Gurion. Esistono, ovviamente, delle regole internazionali, piu' o meno ratificate a livello ONU, sulla proliferazione delle armi nucleari. Il problema e', e tutti lo sappiamo, che tali regole sono state allegramente violate da una valanga di paesi negli ultimi trent'anni, quindi hanno perso credibilita'. Piu' precisamente, e' un segreto di Pulcinella che Israele ha l'atomica e che l'ONU e la "comunita' internazionale" (i.e., "noi"?) fanno finta di nulla. Non e' impossibile che questo "ci" convenga, ma certo non sembra ne' convenire a ne' convincere gli iraniani (ed i pakistani, gli indiani, gli egiziani, i siriani, e via enumerando). Quindi? Li bombardiamo tutti, sequentially? Contrariamente a cio' che le BR teorizzavano, sembra che "colpirne uno per educarne cento" non funzioni nel mondo islamico: quando ne colpisci uno ne hai contro cento di piu'.
- Il mondo palestinese, sta deflagrando con una rapidita' impressionante. Non improbabile che tutto questo generi una quantita' enorme di terroristi disposti a tutto, oltre ad una guerra civile orribile, eccetera eccetera. "Noi" in tutto questo non c'entriamo nulla e non abbiamo nessuna responsabilita' politica? Pensiamo davvero che le condizioni folli e miserabili in cui il popolo palestinese si e' ridotto siano indipendenti dalle politiche seguite da Israele e da "noi" verso tale popolo negli ultimi sessant'anni? Ovviamente, la guerra civile fra palestinesi conviene altamente ad Israele, ma conviene a "noi"? Ci conviene limitarci a commentare, in compagnia di storici israeliani in vena di revisioni, che i palestinesi son stupidi e che non vale la pena neanche parlarci?
- Anche alla luce del recente ed eroico comportamento olandese con Ayaan Hirsi Ali, della nuova "legislazione Sarkozy" sull'immigrazione in Francia, e della riaffermazione da parte di Bush che in guerra tutto e' lecito e dobbiamo fidarci di lui, viene da pensare che la "nostra" strategia sia la seguente. Calare le braghe vigliaccamente ogni volta che siamo nel mirino e che quello che ci rimette e' un debole non dei "nostri"; chiudere le porte il piu' possibile all'emigrazione islamica; lasciare che gli USA bombardino un po' a casaccio, torturando i sospetti fra un bombardamento e l'altro, tanto loro sono guerrafondai e noi pacifisti. Mica male come strategia per il suicidio collettivo dell'occidente.
- Il caso "AFINSA & Forum Filatelico" in Spagna. E' altamente
interessante, per due ragioni differenti - anzi: tre, l'addizionale
essendo la tentazione di dire "visto, non e' mica solo in Italia che ci
sono gli scandali finanziari tipo Cirio e Parmalat". Sbagliato, ma
questo richiede una discussione piu' lunga di cio' che questo
suggerimento permette. I due aspetti interessanti sono:
- L'incredulita' di massa sull'esistenza di miracoli finanziari, sulla possibilita' di diventare ricchi in massa "battendo il mercato". Notasi che questo non ha nulla a che fare con irrazionalita', hyperbolic discounting, o fregnacce del genere. No, ha a che fare con i beliefs della gente, il loro modello di come funziona il mondo, di quali sono le leggi economiche che lo reggono. Meglio: il desiderio di credere che tali leggi, in realta', valgono per gli altri, non per noi. Noi abbiamo trovato il free lunch: 8% di rendimento annuo netto, nothing to worry about. Serve qualcosa insegnare l'economia a scuola per evitare follie del genere?
- Un ponzi-game puo' durare, incredibilmente, per venticinque (25) anni, sotto gli occhi di tutti, e senza non solo che nessuno lo dica, ma anche senza dare segni di cedimento. Interessante. Sia dal punto di vista teorico, sia dal punto di vista di come si diffonde l'informazione. Alla faccia dell'informazione public good and common, ovviamente: qui c'e' l'uno percento dell'intera popolazione spagnola coinvolta, ovvero una famiglia su 15 o 20, io ho almeno tre conoscenti che hanno messo i soldi in questa cosa. E tutto durava da 25 senza che a nessuno venisse in mente di farlo presente. Paradossalmente, l'allarme alcuni anni fa era cominciato a venire solo da riviste USA tipo Barrons'.
- Le masse truffate son tutte li' a chiedere l'intervento del governo, il rimborso a base di tasse, e via andando. Ed i partiti dell'opposizione, in un attacco di populismo opportunistico spaventoso, sono gia' li ad appoggiarli. Rent seeking alla massima potenza, ma anche un interessante segnale di cio' che succederebbe se andiamo con fondi pensione al 100% e poi crolla la borsa o qualche milione d'illusi decide di investire i propri risparmi pensionistici in hedge funds e cose analoghe. Questo aspetto viene sempre omesso nel dibattito sopra la riforma del sistema di pensioni, e mi sembra un'omissione grave. In particolare, continuiamo ad ignorare il fatto che molti sistemi pensionistici pubblici vennero creati sotto pressione "popolare" al seguito del collasso finanziario di sistemi privati a capitalizzazione.
- Le prospettive di lungo periodo dell'economia europea, ed italiana in particolare.
Ovvero, aldila' delle sparate congiunturali della stampa e dei
governanti di turno - che riescono finalmente a far si che persino il
commercialista di Sondrio dica cose macroeconomicamente giuste, tipo
che la ripresina degli ultimi mesi certo non dipende ne' dall'opera del
suo governo, ne' da quella attesa del governo a venire, ne' dalle
riformette tedesche o dai casotti francesi - proviamo a riflettere su
di un orizzonte di, diciamo, dieci o vent'anni, magari andando a
guardare indietro a com'era la situazione venti o trent'anni fa. C'e'
parecchio da imparare ed anche da studiare e capire. In particolare, il declino si vede chiaramente, ed anche il suo accelerating trend.
Mi sto dilungando, e m'hanno detto che scrivo pistolotti troppo lunghi, quindi non piu' commenti ma solo temi:
- Il problema energetico ed il nucleare come unica soluzione che continuiamo a negare.
- La svolta populista/dittatoriale in Latin America, ed i disastri che verranno.
- Il commercio con la Cina e l'India, i dazi, i vantaggi comparati.
- Il fenomeno "Da Vinci Code" e la relazione schizofrenica delle masse con la religione ed il mito.
-
Sono d'accordo sulle considerazioni rispetto al'irak (anche se viene da chiedersi, ha senso la democratizzazione a tutti i costi, imposta dall'alto o dall'esterno, senza dei mercati che funzionino almeno un po'? Vedi la storia recente - algeria, irak, palestina, magari anche afghanistan - e meno recente - germania e italia fra le due guerre);
Sono d'accordo anche sull'atomica dell'iran, considerato che una dottrina di deterrente puo' essere efficace (probabilmente) anche contro il terrorismo di stato;
Sono d'accordo sull'osservazione che Israele si e' sovente comportato in modo orribile con i palestinesi;
Non sono invece d'accordo sull'equiparare il regime iraniano ultimo con quello israeliano, visto che c'e' una differenza fondamentale: il governo attuale dell'iran ha come dottrina esplicita la distruzione dello stato d'israele, mentre (che mi risulti) quello israeliano non vuole distruggere (esplicitamente) nessuno.
Riguardo alla questione della legalita' internazionale mi sembra che si possano creare quanti tribunali internazionali vogliamo, ma l'equilibrio resta fondato su rapporti di forza fra paesi o coalizioni piu' o meno "loose" di paesi, ciascuno avendo in testa la salvaguardia dei propri interessi. Non essendoci nessuno che possa credibly commit a fare da poliziotto sovranazionale, mi pare che questa situazione sia ineluttabile (tornano in mente, fra le tante, le immagini di Srebenica...)