La causa prossima di questo post è un un intervento di Tremonti a Porta a Porta, riportato dal Corriere della Sera, in cui ha spiegato che il sistema delle pensioni in Italia è «ottimo, sta in piedi bene». L'articolo afferma:
«Non è un sistema a rischio, lo si può migliorare: non nella logica di fare soldi, ma nella logica di generazione tra padri e figli. Il discorso vero con il sindacato è quello in funzione dell'età media della vita che sale», ha aggiunto il ministro, chiarendo che il governo è comunque aperto al dialogo con i sindacati.
Non so cosa significhi la ''logica di fare soldi'' in opposizione alla ''logica di generazione tra padri e figli''. Non ho speso nemmeno troppo tempo a pensarci perché, conoscendo il modo di esprimersi del ministro, è molto probabile che non significhi nulla. È chiaro invece cosa significa essere ''aperto al dialogo con il sindacato''. Vuol dire che non si intende assumere alcuna iniziativa.
L'intervento di Tremonti mi ha ricordato un'intervista che Brunetta rilasciò al Corriere un paio di mesi fa. Brunetta così descriveva la situazione del mercato del lavoro in Italia:
il mercato del lavoro italiano, al di là delle sue contraddizioni, è mirabile, funzionale, efficiente, flessibile, reattivo, intelligente, e a modo suo equo. Molto "italian", ma con più luci che ombre. Con tanta gente che rischia e troppi privilegi, d'accordo. Ma, per come è andato costruendosi nel dopoguerra, con un insieme di pesi e contrappesi, sotto l'influenza di forze imprenditoriali e sindacali, istituzioni, territori, culture, è il più efficace d'Europa. Relazioni industriali e ammortizzatori sociali compresi.
Il migliore dei mondi possibili quindi, e nessuna necessità di intervenire in modo sostanziale in alcun settore, ''relazioni industriali e ammortizzatori sociali compresi''.
Non voglio entrare nel merito delle valutazioni esposte dai ministri. Chi legge nFA sa che siamo assai più scettici sulla bontà del nostro sistema pensionistico, sul nostro mercato del lavoro e sul nostro sistema di ammortizzatori sociali. Voglio però fare un'osservazione su quanto sia differente l'impatto dell'ottimismo di maniera sfoggiato sulla congiuntura rispetto a queste dichiarazioni sulle roboanti proprietà strutturali del sistema Italia.
Fare gli ottimisti sulla congiuntura, come questo governo ha fatto fin dall'inizio della crisi, è relativamente innocuo. Si badi, non sto parlando di usare previsioni eccessivamente rosee che poi conducono a buchi di bilancio; questa è cosa pericolosa ma in tutta onestà non mi pare che questo governo lo abbia fatto. Sto parlando invece delle dichiarazioni ottimistiche di maniera sul fatto che bisogna avere fiducia, che la crisi sta per finire etc., compreso qualche goffo tentativo di nascondere le notizie più brutte. Credo siano ben pochi coloro che prendono decisioni economiche importanti in base alle esortazioni dei politici, in Italia come altrove. Fare continuamente gli ottimisti ovviamente riduce la credibilità dei politici che sposano questa linea, ma nemmeno mi pare possa fare grandi danni. Semplicemente, nella stragrande maggioranza dei casi tali dichiarazioni vengono ignorate.
Affermare invece che l'Italia non ha bisogno di interventi strutturali produce danni concreti, anche se magari non immediati. Intervenire sulla spesa pensionistica, o su qualunque aspetto della spesa pubblica, è sempre politicamente difficile. Lo stesso vale per la regolamentazione del mercato del lavoro. A fronte di tali difficoltà, dichiarazioni come quelle di Tremonti e Brunetta hanno effetti devastanti. Tali dichiarazioni implicano che intervenire in questi settori, oltre a essere difficile, è anche inutile se non dannoso. Visto che abbiamo un mercato del lavoro così fantastico, un sistema pensionistico così saldo, perché rischiare di rovinarli mettendoci mano? E qui si chiude il cerchio. L'immobilismo che questo governo ha esibito in campo economico durante il suo primo anno di esistenza, ci assicurano di fatto Brunetta e Tremonti, è destinato a durare per il resto della legislatura. Meglio che ci abituiamo e ci prepariamo a vedere un'altra legislatura buttata.
Credo che si tratti di un messaggio inviato ai sindacati che significa che il governo non intende ridurre la spesa complessiva (sic!) ma semplicemente si che si potrebbe distribuire in modo diverso tra pensioni attuali e pensioni future o, più probabilmente, tra pensioni (attuali e future) e ammortizzatori sociali.