Il partito di Pangloss

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Dove raccolgo un paio di dichiarazioni di ministri del PdL tese a spiegarci che in Italia va tutto bene e non c'è bisogno di riforme.

La causa prossima di questo post è un un intervento di Tremonti a Porta a Porta, riportato dal Corriere della Sera, in cui ha spiegato che il sistema delle pensioni in Italia è «ottimo, sta in piedi bene».  L'articolo afferma:

 

«Non è un sistema a rischio, lo si può migliorare: non nella logica di fare soldi, ma nella logica di generazione tra padri e figli. Il discorso vero con il sindacato è quello in funzione dell'età media della vita che sale», ha aggiunto il ministro, chiarendo che il governo è comunque aperto al dialogo con i sindacati.

 

Non so cosa significhi la ''logica di fare soldi'' in opposizione alla ''logica di generazione tra padri e figli''. Non ho speso nemmeno troppo tempo a pensarci perché, conoscendo il modo di esprimersi del ministro, è molto probabile che non significhi nulla. È chiaro invece cosa significa essere ''aperto al dialogo con il sindacato''. Vuol dire che non si intende assumere alcuna iniziativa.

L'intervento di Tremonti mi ha ricordato un'intervista che Brunetta rilasciò al Corriere un paio di mesi fa. Brunetta così descriveva la situazione del mercato del lavoro in Italia:

 

il mercato del lavoro italiano, al di là delle sue contraddizioni, è mirabile, funzionale, efficiente, flessibile, reattivo, intelligente, e a modo suo equo. Molto "italian", ma con più luci che ombre. Con tanta gente che rischia e troppi privilegi, d'accordo. Ma, per come è andato costruendosi nel dopoguerra, con un insieme di pesi e contrappesi, sotto l'influenza di forze imprenditoriali e sindacali, istituzioni, territori, culture, è il più efficace d'Europa. Relazioni industriali e ammortizzatori sociali compresi.

 

Il migliore dei mondi possibili quindi, e nessuna necessità di intervenire in modo sostanziale in alcun settore, ''relazioni industriali e ammortizzatori sociali compresi''.

Non voglio entrare nel merito delle valutazioni esposte dai ministri. Chi legge nFA sa che siamo assai più scettici sulla bontà del nostro sistema pensionistico, sul nostro mercato del lavoro e sul nostro sistema di ammortizzatori sociali. Voglio però fare un'osservazione su quanto sia differente l'impatto dell'ottimismo di maniera sfoggiato sulla congiuntura rispetto a queste dichiarazioni sulle roboanti proprietà strutturali del sistema Italia.

Fare gli ottimisti sulla congiuntura, come questo governo ha fatto fin dall'inizio della crisi, è relativamente innocuo. Si badi, non sto parlando di usare previsioni eccessivamente rosee che poi conducono a buchi di bilancio; questa è cosa pericolosa ma in tutta onestà non mi pare che questo governo lo abbia fatto. Sto parlando invece delle dichiarazioni ottimistiche di maniera sul fatto che bisogna avere fiducia, che la crisi sta per finire etc., compreso qualche goffo tentativo di nascondere le notizie più brutte. Credo siano ben pochi coloro che prendono decisioni economiche importanti in base alle esortazioni dei politici, in Italia come altrove. Fare continuamente gli ottimisti ovviamente riduce la credibilità dei politici che sposano questa linea, ma nemmeno mi pare possa fare grandi danni. Semplicemente, nella stragrande maggioranza dei casi tali dichiarazioni vengono ignorate.

Affermare invece che l'Italia non ha bisogno di interventi strutturali produce danni concreti, anche se magari non immediati. Intervenire sulla spesa pensionistica, o su qualunque aspetto della spesa pubblica, è sempre politicamente difficile. Lo stesso vale per la regolamentazione del mercato del lavoro. A fronte di tali difficoltà, dichiarazioni come quelle di Tremonti e Brunetta hanno effetti devastanti. Tali dichiarazioni implicano che intervenire in questi settori, oltre a essere difficile, è anche inutile se non dannoso. Visto che abbiamo un mercato del lavoro così fantastico, un sistema pensionistico così saldo, perché rischiare di rovinarli mettendoci mano? E qui si chiude il cerchio. L'immobilismo che questo governo ha esibito in campo economico durante il suo primo anno di esistenza, ci assicurano di fatto Brunetta e Tremonti, è destinato a durare per il resto della legislatura. Meglio che ci abituiamo e ci prepariamo a vedere un'altra legislatura buttata.

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Commenti

Ci sono 34 commenti

Non so cosa significhi la ''logica di fare soldi'' in opposizione alla ''logica di generazione tra padri e figli''

Credo che si tratti di un messaggio inviato ai sindacati che significa che il governo non intende ridurre la spesa complessiva (sic!) ma semplicemente si che si potrebbe distribuire in modo diverso tra pensioni attuali e pensioni future o, più probabilmente, tra pensioni (attuali e future) e ammortizzatori sociali.

Non sono un economista, e quindi mi scuso in anticipo se dirò qualche cosa di insensato. Però, ho questa idea fissa da tempo, su cui volevo sentire un parere.

Abbiamo oggi due problemi: da un lato, il sistema pensionistico scricchiola, dall'altro lato c'è l'«invasione» dei cosiddetti «extracomunitari». Ora, secondo me (naturalmente, non sono il primo) la seconda cosa dovrebbe essere la soluzione per la prima.

Infatti, molte categorie di extracomunitari vengono qui, lavorano, stanno un tot di anni e poi se ne tornano nel loro paese di provenienza (dove vivono da ricchi). Ad esempio, secondo quanto mi raccontano alcuni amici equadoriani, il tempo di permanenza medio di un latino-americano in Italia è 10 anni (avete mai visto un sudamericano anziano nelle nostre strade? io no; e cosa dicono i sociologi?).

Questo vuol dire che stanno qua, lavorano, e — si spera! — pagano i contributi pensionistici. Però poi se ne vanno e non prenderanno mai la pensione italiana. Il sistema pensionistico non fa che avvantaggiarsene: a dei contributi versati non corrisponderanno mai pensioni pagate. Però, ho l'impressione che questa cosa si faccia finta che non la si sappia. 

Cioè, le previsioni sulle pensioni da erogare nel futuro si fanno come se tutti coloro che oggi pagano i contributi richiederanno anche la pensione. Ma questo palesemente non corrisponde alla realtà!

Non si potrebbe allora, con un piccolo accorgimento contabile, cominciare a tener conto di questa situazione? Cioè, riconoscere formalmente che una certa parte dei contributi si versano a fondo perduto (si tratta di centinaia di migliaia di lavoratori!). Il futuro del sistema pensionistico si presenterebbe fin da subito molto meno tragico, e questo a costo zero.

Proposta ulteriore (ma politicamente più pesante): incentivare l'assunzione di extracomunitari, magari con dei piccoli sconti sui contributi (sia per il datore di lavoro che per il lavoratore), previa accettazione, da parte del lavoratore, di una specie di accordo con lo stato italiano per cui si rinuncia ad ogni pretesa di percepire la pensione in futuro.

Sembra cinico, ma in realtà non fa altro che rendere formale ciò che già avviene di fatto.

Oppure sto dicendo una banalità? Io però sui giornali non ho mai visto discussioni su questo…

(avete mai visto un sudamericano anziano nelle nostre strade? io no; e cosa dicono i sociologi?).

Essendo l'immigrazione un fenomeno relativamente recente, bisognerebbe aspettare una ventina d'anni per vedere gli immigrati invecchiare in Italia. Inoltre, molti potrebbero raggiungere l'eta' della pensione in Italia ma poi vivere in Sud America (credo che molti dei "cervelli" italiani emigrati all'estero torneranno in Italia una volta in pensione). Comunque concordo che sarebbe interessante quantificare i guadagni per le casse dello stato.

Proposta ulteriore (ma politicamente più pesante): incentivare l'assunzione di extracomunitari, magari con dei piccoli sconti sui contributi (sia per il datore di lavoro che per il lavoratore), previa accettazione, da parte del lavoratore, di una specie di accordo con lo stato italiano per cui si rinuncia ad ogni pretesa di percepire la pensione in futuro.

Credo che la cosa non sia fattibile da un punto di vista legale .... se lo fosse, il contratto dovrebbe comportare zero contributi a cambio della rinuncia della pensione, contributi a fondo perduto e' come se tassassimo il reddito degli immigrati piu' di quella dei lavoratoi "nostrani".

NOTA PER I REDATTORI: il blockquote non funziona e riesco a vedere solo i primi posts .... come se ci fosse un limite massimo alla pagina che il mio computer riesce a visualizzare. Avete alcuna idea del perche'?

 

Se il lavoratore appartiene alla UE, è in vigore il regolamento 883/04 "REGULATION (EC) No 883/2004 OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL of 29 April 2004 on the coordination of social security systems", che dice che i lavoratori stranieri hanno gli stessi diritti di sicurezza sociale di quelli nostrani. In pratica significa che quando il lavoratore chiederà la pensione, ogni Stato Membro (in realtà ogni istituzione di sicurezza sociale) pagherà la sua quota parte di pensione, relativa al periodo di assicurazione. Fonte sito inps.

Fuori dalla UE esistono accordi bilaterali con:Brasile,Repubblica di Capoverde, Repubblica di Croazia, Jersey- Isole del Canale, Principato di Monaco, Tunisia, Turchia e gli Stati della ex Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia (Bosnia Erzegovina, Macedonia, Montenegro). Queste convenzioni garantiscono: la parità di trattamento, il mantenimento dei diritti e dei vantaggi acquisiti, la totalizzazione dei periodi di assicurazione e contribuzione. Fonte sito inps.

Per rispondere (in parte) alla domanda sulla sostenibilità delle pensioni attraverso immigrazione, si tratta di una idea degna di interesse. Kjetil Storesletten ha provato a fare un calcolo di questo tipo per l'economia americana qualche anno fa (Journal of Political Economy, 2000, pp. 300-23). I suoi risultati implicavano che per raggiungere la sostenibilità delle pensioni occorreva modificare piuttosto pesantemente la politica dell'immigrazione più che raddoppiando la quantità di immigrati rispetto alla politica attuale, e assumendo che tutti i nuovi immigrati siano high-skilled e in età "ideale". Questo in un'economia in cui il sistema pensionistico è molto meno insostenibile di quanto lo sia quello italiano, ed in cui attirare immigrati di educazione medio-alta è molto più semplice. Non so se qualcuno abbia ripetuto l'esercizio per l'Italia. 

Copio un paragrafo dall'introduzione che dovrebbe dare l'idea. 

 

I find that selective immigration policies, involving increased inflow of working-age high- and medium-skilled immigrants, can remove the need for a future fiscal reform. In contrast, increased inflow of immigrants with the age- and skills-composition of average current immigrants cannot, in itself, induce long-run budget balance.

As a benchmark, I compute the smallest increase in annual immigration required to balance the budget, given that the government is free to choose the distribution of age and skills of new immigrants, while restricted to keeping the current tax and spending policies unchanged. This minimum change involves increasing annual immigration from 0.44% to 0.62% of the population, or about 1.6 million, provided all new immigrants are high-skilled and 40-44 years old.

Admitting adult immigrants but excluding their children may not be politically feasible, however. If immigrants were instead admitted in family units, the minimum number of immigrants required would increase to 1.08% of the population annually - assuming the head of the family to be high-skilled and 45-49 years old. While admitting 1.6 million immigrants annually might seem like a considerable policy change, it is illuminating to contrast this to an alternative fi scal reform: income taxes would have to increase by 4.4% points if one opted for changing taxes instead of immigration policy or government expenditures. Thus, it seems sensible to consider at least marginal immigration policy reforms as part of a larger fiscal reform package.

 

P.S. Suggerisco ai lettori di interrompere il (nuovo) fenomeno di scusarsi per non essere economista. Nessuno ha il monopolio delle affermazioni sensate o insensate, ovviamente.

 

Meglio che ci abituiamo e ci prepariamo a vedere un'altra legislatura buttata.

 

Io evito accuratamente di entrare nel merito della "querelle" pensionistica, visto che è stata molte volte affrontata, anche su Nfa, con dati e previsioni, mi sembra di ricordare che, a prescindere, il sistema non sia un granchè, e l'aumento dell'età pensionabile quasi un obbligo, ricordo anche che avevamo anche discusso sul fatto che il sistema contributivo prevedeva l'altra "zampa" costituita dal TFR, che eravamo anche d'accordo che chi si è fatto infinocchiare dai sindacati ci ha rimesso una barca di quattrini.

Anche l'idea di far pagare le pensioni agli immigranti non la vedo una grande idea, o li espelliamo in massa al compimento del 60° anno di età e facciamo una legge che chi è espulso non vede il becco di un quattrino, o, essendo noi un paese di immigrazione recente, non siamo in grado di prevedere che cosa decideranno di fare gli immigrati. Forse non vediamo immigrati anziani nelle nostre strade perchè non hanno avuto il tempo di invecchiare..

Invece commento l'ultima frase, quella che ho riquadrato: un'altra legislatura buttata. Purtroppo è vero. Prescindendo dalle idee politiche, per cui io posso essere d'accordo o meno sul senso di una riforma, quello che è venuto a mancare (in un solo anno!) è la spinta propulsiva, quella che ha portato alla riforma della scuola, o i tentativi di Brunetta di incidere sulla PA, adesso si naviga a vista, sparando anche pietose cazzate. E Noemi non c'entra niente, è che mancano proprio le idee.

Poi c'è l'ossesione personale di BS per il consenso: se tocca le pensioni o altri interessi costituiti ha paura di perdere il consenso, per cui tutti fermi, immobili, mi sembra un film già visto. Se non cambia qualcosa sarà l'ennesima occasione sprecata, forse l'ultimo treno perso.

 

quello che è venuto a mancare (in un solo anno!) è la spinta propulsiva, quella che ha portato alla riforma della scuola, o i tentativi di Brunetta di incidere sulla PA,

 

Ma meno male che cotanta spinta è venuta a mancare!

 

Si badi, non sto parlando di usare previsioni eccessivamente rosee che poi conducono a buchi di bilancio; questa è cosa pericolosa ma in tutta onestà non mi pare che questo governo lo abbia fatto

 

Sulle previsioni rosee invito a dare un'occhiata qui, in pratica la manovra "anti-crisi" (quella cosa che il governo aveva previsto e affrontato prima e meglio di tutti...) è tutta finaziata con "big if", poi è quasi comico il finanziamento tramite "maggiori controlli fiscali" per 100 e 200 milioni per i prossimi 2 anni, oltre la revoca dei finanziamenti ex legge 488/1992, visto che le stesse risorse sono state utilizzate anche per l'Abruzzo...

Se questo è l'approccio temo che le sorprese sui "buchi di bilancio" saranno lunghe e continue. Per non parlare poi sulla quantità e tipo di risorse, ovvero i famosi (famigerati) "soldi veri".

Giusto per ricordare cose che sono comunque abbastanza note, almeno a chi le vuol vedere. Il Corriere di oggi riporta i soliti dati preoccupanti sulla spesa pensionistica in Italia.

Salve, sono un nuovo arrivato. Buona giornata/nottata a tutti (essendoci qui persone con fusi così diversi, difficile formulare il saluto).

Volevo anzitutto segnalare una curiosità tecnica. Non so se va fatto qui o altrove. Mi sono appena registrato, e ho ricevuto una mail di conferma dove, tra le altre cose, veniva citato l'idirizzo IP di chi ha effettuato la registrazione, cioè io. Bene, è sbagliato. Invece del mio, compare quello vostro (del pool di THEPLANET.COM, il vostro provider, direi). Niente di che, ma forse c'è un bug da qualche parte.

Mi spiace intervenire in un dibattito che ha una storia anche in altri thread, mi pare di capire, e così tardivamente, riportando le cose un po' alle origini, per così dire. C'è il rischio di riproporre cose già dette. Se così fosse, segnalatemi dove.

Non sono un economista, e capisco le cose a modo mio. Provo a dirle come le ho capite.

In merito al sistema pensionistico italiano, tutti danno per scontato che sia "non sostenibile". La gente campa più a lungo, e dunque il rapporto tra popolazione in pensione e quella attiva aumenta. Dire che il sistema pensionistico non è sostenibile, mi pare, equivale a dire che questo rapporto cresce più rapidamente di quanto cresca la produttività del lavoro. Giusto? Se no, perché non lo è?

Se invece è giusto, chi ci dice che la produttività cresca più in fretta del tasso di inveccchiamento? O che sarà così in futuro? E se anche fosse così, perché aumentare la produttività del lavoro non dovrebbe essere un (il) rimedio?

Questo non significa dire che del sistema pensionistico non si debba toccare niente, ovviamente. Ci sono sicuramente delle cose che non vanno (c'è qualcosa che non presenti possibilità di miglioramenti?). Però, se il ragionamento di cui sopra è valido, almeno in parte, mi pare le cose si presentino in modo molto diverso. Non c'è nessuna "barca che affonda" da salvare. Oppure, se c'è una barca da salvare, forse basta cambiargli periodicamente l'olio al motore, come in genere si deve fare.

Qualche economista (o anche non economista) può darmi dei lumi?

 

 

Qualche economista (o anche non economista) può darmi dei lumi?

 

Domande lunghe da rispondere. Se schiacci la parola pensione, nella nuvola, trovi alcune prime risposte. Qui due cose telegrafiche:

- Sostenibilità è una parolaccia, che la gente seria non usa. Ciò che conta sono gli effetti distorsivi su offerta/domanda di lavoro e scelte occupazionali che un sistema pensionistico troppo grande/piccolo possono determinare. Nel caso di quello italiano tali effetti mi sembrano platealmente dimostrati.

- Esiste un problema di "equità" intergenerazionale, che non è banale. È questo: ai nati negli anni '20, '30, '40 ed anche '50 sono state pagate pensioni alte e per periodi lunghi. Alte rispetto al loro salario durante la vita lavorativa ed ai contributi pagati, per periodi lunghi perché queste persone sono andate in pensione presto ed hanno goduto di una vita pensionistica molto più alta del previsto. Beati loro, si potrebbe commentare. Certo, beati loro. Però queste pensioni le hanno pagate e le stanno pagando i nati negli anni '40, '50, '60, '70, '80 e, fra poco, '90. Ad alcuni di questi è andata pure bene (quelli dei primi decenni) ad altri non sembra proprio che possa andare così. Per niente. Rebus sic stantibus (poi, si sa, basta qualche miracolo e si risolve tutto) i nati dagli anni '70 in poi pagheranno tonnellate di contributi durante la loro vita lavorativa e riceveranno pensioni grame, molto grame. È "giusto" questo? È equo, prima ancora che efficiente (vedi sopra)? A molti sembra altamente iniquo.

- Produttività: certo, SE la produttività del lavoro cresce molto tutto è possibile. Anche lavorare solo 10 anni in tutta la vita e vivere di trasferimenti i rimanenti 60, 70 o 80. Basta che la produttività cresca abbastanza. Il problema è se sia o meno credibile che la produttività cresca abbastanza. Al momento, meglio da circa un decennio e mezzo, sembra non cresca proprio. Vi sono ragioni per credere che tutto miracolosamente cambi prossimamente? Io lo dubito, specialmente se si mantengono le politiche economiche presenti e passate, come si sembra fare. Il sistema di pensioni è una di tali politiche. Quindi, giustificare l'equità e l'efficienza del sistema pensionistico attuale sulla base dell'argomento secondo cui "tanto la produttività crescerà" è abbastanza un argomento vuoto; anzi direi che è una presa in giro dei giovani lavoratori. Tanto vale invocare san gennaro o padre pio, che "ci facciano la grazia": empiricamente parlando le tre soluzioni sono equivalenti.

Interpreto il tuo accenno alla sostenibilità – relativamente alle pensioni – come un tuo disaccordo con il catastrofismo che su questi temi si è fatto da qualche anno a questa parte. Non so se da parte mia sia una forzatura.

"Sostenibilità" comunque è un concetto utile, a mio avviso. Sai, se dovessimo prendercela con le parole perché se ne fa abuso, non ce ne resterebbero per parlare.

Quanto alla produttività, ci andrei piano. Parliamo un attimo solo dell'Italia. Se escludiamo gli ultimi pochi anni (prodromi e sviluppo della crisi), la situazione com'è stata dipinta è la seguente.

La popolazione italiana, nel complesso, diminuisce. Non ricordo quando qualcuno ha decretato che il processo si era arrestato (non nel senso che stava di nuovo aumentando, ma che si era fermata la decrescita) a causa dell'immigrazione. Non è molto, forse un paio di anni. La popolazione attiva diminuisce pure, e direi di più, per due fattori: uno è quello di cui parliamo (la gente va in pensione alla stessa età, ma campa più a lungo). L'altra è la diminuzione relativa della popolazione attiva giovane. La disoccupazione non racconta bene questo fenomeno, per come è stimata (non considera disoccupato chi non cerca lavoro, pur non avendolo). Trascuriamo per ora, per semplicità, la questione immigrazione.

Il PIL, però, cresce sempre, sia pur con fasi alterne di recessione/ripresa. Questo non è vero per l'attuale depressione, ma consideriamola, in questo contesto, un'anomalia (temporanea, si spera). Dunque il PIL pro capite cresce ancora di più.

Mi riesce difficile interpretare tutto questo se non come un aumento della produttività del lavoro, o quanto meno dei fattori. Può darsi che la produttività del capitale sia cresciuta di più (tralasciando la vexata quaestio se anche questa non vada ricondotta a quella del lavoro, e il fatto che è sarebbe un fenomeno negativo che andrebbe corretto). In ogni caso questo significa che le risorse globali, e quelle pro capite, aumentano, e questo pur essendo già in atto il fenomeno di prolungamento della vita in vecchiaia di qui siamo parlando. Anche se il Pil da salario diminuisse, essendo sovracompensato da quello da capitale, si tratterebbe solo di spostare il prelievo verso la fiscalità generale (cosa alla quale ha accennato Bersani proprio in questi giorni).

Tra l'altro, mi pare che tutto questo sia confermato, se non interpreto male i significati, anche dai dati ISTAT che si trovano qui: http://www.istat.it/dati/dataset/20071005_00/

Penso in generale che le motivazioni che stanno dietro le affermazioni non siano un fatto indifferente. Se si sostiene la necessità di una riforma (c'è qualcosa che non necessiti di essere riformato, visto che il tempo passa e tutto cambia?) bisogna anche dire il perché, cosa che fa parte del dire con quale priorità, e “verso dove” si vuole andare, senza di che la parola riforma diventa anch'essa una parolaccia. Ora è un fatto che alcuni hanno sostenuto a lungo non solo che il sistema pensionistico italiano non era sostenibile (c'è tornato sopra Draghi, e qualcuno nel dibattito che mi hai indicato lo cita), ma che erano in generale i sistemi pensionistici basati sul patto intergenerazionale garantito dalla Stato ad essere non sostenibili. Tutti, anche quelli dei paesi i cui sistemi pensionistici costano, rispetto al PIL, la metà dell'Italia. Sarebbero invece sostenibili, non si sa perché, quelli basati sulla capitalizzazione. E così i fondi pensione, invece di toglierli dove ci stanno, sono stati introdotti dove non c'erano. Addirittura gestiti dai sindacati (qui da noi, perlomeno) il che è una pura follia. Io la riforma del TFR non l'avrei fatta. Più che riforma, mi sembra una controriforma. Lasciandoli in azienda almeno avrebbero contribuito alla sua liquidità.

Questa ideologia ha provocato dei veri e propri disastri nella testa delle giovani generazioni alle prime occupazioni (uso il plurale perché è così). Convinti che non avranno nessuna pensione, sentono i contributi (e le tasse) come un sopruso (difficile dargli torto con questa premessa), e sono spinti ad un modo disperato di approcciare il lavoro, attanagliati tra rassegnazione e acquiescenza, e arrivismo becero. Inoltre, sono pronti (speriamo gli ultimi eventi gli abbiano aperto gli occhi) a fare la parte del pollo dei mercati finanziari.

La questione di fondo, mi pare, sia quella che sollevi tu, dell'equilibrio (tra diverse sezioni dello stato sociale). Non capisco però cosa tu intenda con “distorsioni del mercato del lavoro”. Alludi al maggior costo del lavoro? Se è così, il problema è però generale, non dipende molto da questa o quella voce, ed è quindi un soggetto che richiede una discussione più generale, dei rapporti tra oneri sociali e fiscalità generale, dell'efficienza dei servizi pubblici e della corrispondente spesa, ecc. ecc.

Mi riesce difficile discutere il costo del sistema pensionistico senza un'analisi di come sia fatto. Perché da noi costa il doppio? Dove va, questo doppio? Per quanti sforzi abbia fatto, non sono riuscito a trovare niente oltre a tiritere giornalistiche.

 

 

 

Non so se da parte mia sia una forzatura.

 

Lo è. I concetti insensati, insensati sono. Non è questione di parole, ma di concetti ripeto. Se un concetto è insensato non va usato. Se vuoi definirmi "sostenibilita'" in modo coerente, magari poi ne parliamo.

La produttività in Italia non cresce da un decennio: se leggi le tabelle che tu stesso citi ne trovi la conferma. In particolare, guardati la tavola 3: la produttività reale del lavoro nel 2006 era INFERIORE a quanto fosse nel 2000! Oggi è probabilmente ancora peggio. La crisi italiana (mancanza di crescita) è un fatto di lunga durata, nulla ha a che fare con la particolare crisi mondiale degli ultimi due anni.

Sul resto, non capisco il tuo argomento. Di nuovo, abbiamo scritto cose chiare sull'argomento: dove sbagliamo?

Il costo del lavoro è alto SOPRATTUTTO per il costo delle pensioni. Certo, non tutto, ma soprattutto. Piaccia o meno. Poi ci sono, ovviamente, altri costi dell'inefficiente stato italiano, ma non vedo come riconoscere quelli (apparato burocratico inefficiente e costoso, trasferimenti a varie aree e gruppi oltre ai pensionati, eccetera) modifichi l'argomento. Se hai tre tumori che ti ammazzano, ed uno è più grosso e più grave degli altri, beh io direi di cominciare a curarlo invece di continuare a ripetere che ci sono anche gli altri due, di tumori.

Caro Boldrin,

qui ci sono due temi. Uno è di natura linguistica e filosofica, il significato cioè di "sostenibile". L'altro è la questione delle pensioni. Penso non sia  bene mettere troppa carne al fuoco, quindi vorrei separare la discussione: parlare della questione del "sostenibile", e fare solo alcuni accenni metodologici (meta-argomenti) sulle pensioni. Poi mi serve un po' di tempo perché mi piacerebbe sviluppare i miei pensieri (che non sono argomenti, ho delle domande, non delle tesi. Non sono, oltretutto, un economista) facendo due conti sui dati.

Sostenible.

Non vedo perché sia un "concetto insensato". Trovo più insensata una formulazione del genere, semmai.

Ci sono un sacco di meccanismi insostenibili, nel mondo. Non è un concetto (o una categoria, se vuoi, nella misura in cui l'usi per interpretare) proprio solo dell'economia, è un concetto generale. E' insostenibile qualsiasi meccanismo che si basi sull'ipotesi di crescita indefinita di una variabile che non può farlo. Stai cercando di tenere costanti un set di variabili (sustain), ma non ti accorgi che per farlo devi far crescere all'infinito una variabile, che però ha un dominio limitato. Sto qui usando un linguaggio semi-matematico, che presuppone l'esistenza di (sensate) misure di grandezze, o quantomeno di (sensati) ordinamenti su insiemi. Rilasciando un po' la terminologia, la definizione può essere estesa a meccanismi e fenomeni non misurabili né ordinabili, non matematizzabili.

Ora, non vedo cosa ci sia di "insensato" in una formulazione del genere. Non vi vedo nessuna contraddittorietà (è una definizione, non un teorema). Si potrebbe obiettare che è un concetto inutile, perché non si applica (sensatamente) a niente, oppure che, quando lo si applichi, non si trae niente di utile. Non mi pare però sensato affermare una cosa del genere.

Altra questione è quella della scala di tempo. Se un meccanismo non è sostenibile (forse tutti non lo sono, in tempi infiniti, neanche l'Universo), bisogna precisare su quale scala di tempo lo sia. Non è lo stesso se questa scala è un nanosecondo, un anno, cento anni, o quattro miliardi (la scala di non sostenibilità dell'attuale processo di conversione di energia nel nostro sole). Questo non rende però "insensato" il concetto. Invita semplicemente ad usarlo in modo sensato, tenendo conto del fattore tempo, che è una cosa molto importante.

Un mio amico ha passato la sua vita a pagare i vecchi debiti facendone dei nuovi. Questi, ovviamente, dovevano crescere nel tempo. Noi sostenevamo (scusa il bisticcio) che il suo tenore di vita era insostenibile (pur essendo un tenore di vita sostanzialemente costante), e questo perché il suo tenore di vita era in gran parte alimentato dal differenziale del valore dei debiti nuovi rispetto a quelli vecchi. Il meccanismo si è rotto con la sua morte. Buon per lui, dirai. Sua moglie non è dello stesso parere, e ti sconsiglio vivamente di andarla a trovare per farle un'affermazione del genere.

Mi pare che nella finanza vi siano parecchie cose simili. Potrei fare esempi del genere in pollicultura, in ingegneria, in viticolutra, in biologia, ecc. Forse quel che c'è da dire è che è un concetto così elementare, che lo usiamo costantemente senza accorgercene e senza spesso dargli un nome.

Pensioni.

 

dove sbagliamo?

 

Non lo so. Non è detto che sbagliate (voi chi? La pensate tutti nello stesso modo?). Può essere sia io a sbagliarmi, parlando del tutto in generale. O può darsi che la questione non possa essere (sensatamente) sussunta sotto la categoria dell'errore. Io sto cercando di capire. A volte aiuta molto di più discutere con persone che la pensano molto diversamente (nel senso di diversità, non di opposizione: la diversità può essere una differenza disciplinare, oppure il fatto che si vive in due paesi molti diversi, il che dà sguardi diversi).

In generale non discuto per cogliere in fallo l'interlocutore, anche se questa sembra essere in genere la puslione fondamentale che anima le discussione sui mezzi internet.  Questo non significa che mi piacciano quelle discussioni dove non ci si da mai torto, ma non è interessante assumere questo come scopo della discussione. Anzi, lo trovo un fatto nocivo, non solo ai "buoni rapporti", ma alla comprensione del mondo.

A me interessa il problema, tutto qui.

Ci penso su e torno a scrivere. Vedo con piacere che la tecnologia di questo forum permette di postare immagini, tabelle, il che è magnifico. Penso ne approfitterò.