1) Il potere reale della chiesa cattolica rimane, in Italia, a livelli incredibili in qualsiasi altro paese europeo. Questo potere di influenzare gli atti del governo non sembra associarsi ad una maggiore "religiosità" degli italiani, indipendentemente dalla maniera con cui la si misuri. In particolare, gli italiani non sembrano essere più "buoni" (nel senso cattolico del termine) di quanto lo siano gli spagnoli, i francesi o i portoghesi (tanto per citare paesi a maggioranza cattolica), anzi ... Eppure da noi i desideri ed i voleri politici, strettamente politici, dei vescovi, dei cardinali e del papa si trasformano rapidamente in leggi, mentre altrove no. Siamo, quindi, il più "iraniano" fra i paesi della UE.
2) La maggioranza degli italiani sembra trovare tutto questo alquanto ovvio. In altri paesi europei simili interventi dei vescovi e del Vaticano, sia per i toni, che per i contenuti, che per il modo, avrebbero creato delle crisi diplomatiche; da noi sono considerati da tutti come legittimi. A nessuno fa specie che il Vaticano sia un paese straniero; a nessuno fa specie che i vescovi, come i mullah, chiedano veementemente allo stato di trasformare le loro opinioni in legge. A molti sembra pura attività di lobbying; in un certo senso lo è, solo che si tratta di una lobby particolare, che rappresenta uno stato estero ospitato sul territorio nazionale, e che viene finanziata dalle tasse degli italiani perché si dedichi a cose altre dalla politica. I sindacati esistono esplicitamente per fare politica, così le associazioni di questo e quell'altro gruppo sociale. Apparentemente, in Italia, anche la chiesa cattolica ha questo ruolo, che in Francia, Spagna o Germania nessuno si sognerebbe di riconoscerle. Da noi è il popolo che ritiene legittimo tale ruolo: siamo un paese "iraniano" perché la cultura del popolo italiano è ampiamente tale.
3) Una bella fetta del paese è clerico-(proto)fascista. Le mie sono parole apparentemente estreme quindi vanno intese letteralmente e non in senso figurato o come insulto; anche per questo ho messo il "proto" davanti a "fascista", perché siamo ancora, in termini relativi, al vitalismo agitatorio e rigeneratore dell'immediato dopoguerra. A chi mi riferisco? Oltre agli ovvi (che lo sono senza il "proto" innanzi, fra cui una buona fetta della gerarchia cattolica che punta al futuro mirando al passato) mi riferisco soprattutto ad una vasta nebulosa che costituisce il corpo visibile ed attivo del PdL e della nuova destra italiana, ed i cui referenti politici sono i vari Quagliarello, Gasparri, Bondi, eccetera. In rete, questa "nuova" versione della destra italiana è ben rappresentata (pur con eccezioni notevoli, che non capisco cosa c'entrino oramai ...) dalla maggioranza della gente che genera Tocqueville (qui, quo e qua) o che collabora a "fondazioni" come Magna Carta o a cose come questa. C'è solo l'imbarazzo della scelta: è una galassia molto ampia ed i cui confini sono senza dubbio indefiniti e certamente non meritori della qualifica 'clerico-(proto)fascista'. Ma il nucleo duro lo è, ed è del nucleo duro che sto parlando, non delle frangie a mio avviso o confuse o transeunti.
Costoro, imitando metodi e contenuti della destra reazionaria USA (il blocco Cheney-GWB-fondamentalisti, tanto per capirsi), si sono riempiti la bocca della parola "libertà" che abusano ad ogni pié sospinto. La cosa divertente è che si vergognano d'essere chiamati "clerico-fascisti" per cui, non potendo negare il loro esserlo culturalmente, argomentano che è sbagliato parlare di "fascismo", perché si tratta di una categoria "superata". La categoria è superata, apparentemente, ma i contenuti non lo sono di certo ... Questo mio è solo un pensierino apodittico, per cui mi fermo qui; se le mie affermazioni avessero bisogno di spiegazioni dettagliate farò un post più completo. Credo, comunque, che il lettore possa trovare interessante dare un'occhiata a quanto costoro scrivono e praticano. Culturalmente, l'aspetto peggiore di questo agguerrito gruppo (estremamente attivo all'interno del PdL) è che, essendosi impadroniti della parola "libertà", si spacciano in Italia come "liberali" o addirittura "libertari", abusando ripetutamente il pensiero e l'immagine pubblica di Hayek, Mises, Friedman, eccetera.
Una cosa che mi incuriosisce molto è la seguente: poiché tale galassia raccoglie molti giovani, quanti di questi sono veramente clerico-(proto)fascisti? Quanti invece sono ingenuamente convinti che il liberismo siano le cose incoerenti ma altisonanti che dicono dei mediocri intellettuali in mala fede come Pera, Quagliarello, Bondi o Sacconi? Difficile dire, ma a leggere i loro blogs sono parecchi, veramente parecchi, i confusi.
4) La politica, in Italia, sembra essere anzitutto retorica vuota di contenuti e ripiena solo di simboli attorno ai quali vengono definiti campi contrapposti di nemici. In questo caso le due parole chiave sono state "vita" e "morte". Coloro i quali volevano proibire per legge che si lasciasse morire EE erano per la "vita", gli altri erano invece per la "morte". Ovviamente si sarebbe potuto tranquillamente argomentare che i primi erano per la "tortura", la "sofferenza" e la "costrizione", mentre gli altri erano per la "compassione", "l'eliminazione del dolore" e la "libertà", ma fa lo stesso. In entrambi i casi si tratta di vuota retorica, visto che di vite se ne sprecano a migliaia ogni giorno, anche in Italia, e nessuno sembra preoccuparsene particolarmente. Questa volta il massimo della retorica è stato raggiunto dalla destra, ma sarebbe ingiusto attribuire a loro il primato assoluto: in altre occasioni (articolo 18, vari provvedimenti Gelmini sulla scuola, eccetera) era la sinistra che parlava della fine delle democrazia, della distruzione della scuola italiana (come se ne avesse bisogno), di schiavismo, dei barbari alle porte, eccetera. Da dove viene questo death wish di parlare a vanvera trasformando tutto in un simbolo senza sostanza alcuna? È solo funzione del fatto che il popolo italiano, come abbiamo ampiamente ricordato svariate volte, è mediamente più ignorante e credulone dei propri analoghi europei? O siamo invece, come i casi di GWB e BO sembrano suggerire, più avanti del resto del mondo, il quale ci sta raggiungendo solo ora nel processo di trasformazione della politica in puro teatro, recitazione, retorica, realtà inventata e mondo parallelo ed autoreferente? A guardare il nuovo presidente USA che, neanche un mese dopo essersi insediato, gira il paese in una nuova campagna elettorale, comincio a pensare che, in politica, sia l'Italia che è avanti.
5) La politica, in Italia, non prevede mediazioni su questioni morali ma solo su questioni economiche. Nel caso Alitalia, per non scontentare neanche l'ultima hostess fannullona, si è fatto di tutto con i risultati che sappiamo. Su aborto, divorzio, cellule staminali ed ora eutanasia, la ricerca di minimi comuni denominatori che facciano sentire la stragrande maggioranza della popolazione partecipe di uno stato le cui leggi fondamentali sono di tutti, di uno stato che riesce ad accettare etiche diverse, sembra essere una cosa impossibile. Vi è invece, sempre, uno scontro fra massimi sistemi, con un conseguente vinto ed un vincitore, e con il vincitore che trasforma in legge dello stato ed in atti concreti delle istituzioni la propria volontà, la propria morale. Gli altri hanno perso e devono solo subire, accettando di comportarsi, anche nella loro vita privata, come il vincitore impone. Il contrario, appunto, di uno stato laico. Ancora, e di nuovo, uno stato "totalitario" almeno per quanto attiene alla morale. L'Iran, di nuovo, o l'Inquisizione, fate voi. Ma una società aperta, quella no: la politica italiana non sembra capace di costruire una società aperta sulle questioni morali. Mentre è bravissima a costruire una società "consociativa" e "collusiva" su quelle economiche. L'opposto, insomma, di quanto gradirei.
6) Sul piano puramente umano rimango basito di fronte ai vescovi ed agli altri prelati. La metto sul personale: io, per esempio, non sono omosessuale, per cui non mi arrischio proprio a discutere dei sentimenti degli omosessuali, dei loro valori, di come si mettono assieme e si mollano. Che ne posso sapere io? Potrei fare altri esempi (tipo: quello che ho imparato da un anno a questa parte avendo un cane) ma credo sia chiaro il concetto. Ora, i prelati sono degli uomini che hanno scelto di rimanere sterili (se anche "sessualmente vergini", è già più discutibile). Bene: che ne sanno, dunque, di cosa si prova ad essere padre, o madre (questo nel caso delle signore suore)? Perché l'hanno studiato sui libri del seminario? Come possono giudicare quei sentimenti, quei dolori, quelle gioie? Non voglio discutere la loro scelta di rimanere sterili, è loro e va benissimo (riduce la concorrenza per quelli come me, tanto per dirne una positiva ...). Ma se non sai per definizione di cosa stai parlando, perché parli e spieghi a chi quella scelta l'ha fatta e se ne è assunto rischi, oneri ed anche gioie, cosa deve provare? Quali sentimenti deve avere? Cosa è giusto o sbagliato che senta? Questa arroganza che si manifesta sul piano più squisitamente umano mi lascia esterefatto: se hai deciso di NON dare la vita che avresti potuto dare, perché dai lezioni a chi la vita l'ha data, pagando per questo? Come puoì essere "per la vita" tu che hai scelto di non darla? Dalla ed accudiscila, poi ne riparleremo.
7) Non esiste opposizione vera nel paese, proprio non esiste. Si oscilla fra il massimalismo dei gruppetti rifondaroli e paraggi e l'assenza totale di un progetto, di un insieme di principi ben definiti e di qualsiasi credibilità politica, del PD. La cosa più stupefacente è stato vedere il PD spaccarsi verticalmente al proprio interno su questioni che, in uno stato laico e di diritto, dovrebbero sembrare elementari. Invece no: una fetta ha risposto obbediente al richiamo vescovile, un'altra ha cominciato a fare distinguo su questo e su quello (perché anche gli ex-comunisti non riescono a non pensare in termini di stato etico in cui ogni norma permessa/proibita deve essere giustificata da valori assoluti, e non da criteri di convenienza e convivenza fra persone con valori e preferenze dissimili) mentre solo una piccola, e poco udibile, minoranza ha provato a dire cose sensate e ferme allo stesso tempo. Paradossalmente, so che a molti questo non piace ma i fatti son fatti, i più coerenti e chiari (per quanto abbastanza poveri di idee sostanziali e positive) sono quelli dell'IdV, che rimangono però "schiacciati" sulla figura tribunizia di Antonio di Pietro. Mi sembra un fatto triste per la democrazia italiana, viste le tendenze oramai apertamente peroniste di BS, ma un fatto mi sembra: il PD è un partito senza anima, senza cultura, senza identità politica, senza programma.
Il che mi fa venire in mente due cose.
Primo: io credo che una fetta larga del paese voti BS (o non voti affatto) per pura mancanza di fiducia nell'attuale dirigenza del PD. Ne ho avuto l'impressione in questi giorni, un'impressione chiarissima. Gente che, a mio avviso, non aveva il minimo interesse nella questione EE da un lato e capiva perfettamente come quella del governo fosse una forzatura istituzionale dall'altro, se n'è stata zitta (o, a volte, ha difeso la posizione di BS) per pura antipatia, sfiducia, fastidio, nei confronti di VW&Co. Credo vi sia una fetta ampia di paese che vede in costoro, giustamente a mio avviso, solo dei funzionari del partito comunista rivestiti a nuovo, o dei vecchi democristiani in vena di ruberie, senza progetto, senza nulla da offrire, senza nemmeno la capacità di amministrare la cosa pubblica con un minimo di competenza (che BS, invece, chiaramente possiede). Per cui questi non si votano, punto. Antico anticomunismo? Forse, ma quello mi sembra più essere la cosa che spinge gli imbonitori dei giovanotti clerico-(proto)fascisti di cui al punto 3). Qui parlo di professionisti, piccoli e medi imprenditori, commercianti, gente che anche "si fa il mazzo" e che quando guarda il PD vede una sfilata di incompetenti. E non ci pensa proprio di votarli. Per cui o non vota o, turandosi il naso e pensando fondamentalmente solo al breve periodo, vota PdL.
Seconda cosa: il PD essendo un partito tradizionale, ossia leninista e controllato dal centro romano, non v'è alcuna speranza che possa cambiare. Potrà solo morire d'inedia, sconfitte, scissioni e cose del genere. Prima succede, meglio è. Mi rendo conto che questo lasci, per parecchio tempo, solo il peronismo di BS come proposta politica per l'Italia, ma l'alternativa non c'è. Io, almeno, non la vedo. Se mai si dovesse agglutinare, lo farà solo sulle ceneri di questo PD che ora occupa inutilmente uno spazio che non sa usare e che spreca, facendo danno al paese. Quindi è utile accelerare la fine del PD con tutti i mezzi possibili; in questo caso vanno bene anche quelli dolorosi: tanto è solo uno zombi in stato vegetativo, un essere umano non lo è mai stato.
Condivido sostanzialmente il tuo post, eccetto in due punti:
Non credo che BS abbia competenza nell'amministrare la cosa pubblica, tutt'al più a girarla ai propri fini.
La creatura è ancora troppo piccola, in altri post, qui si NFA si è parlato delle primarie, e del fatto che dove si sono svolte ha prodotto sorprese due volte: non ha vinto il candidato di Roma,e poi il candidato scelto alle primarie ha vinto le elezioni (è successo a Caserta, ma anche altrove, la Puglia rimane il caso più clamoroso). Il vero problema del PD è la mancanza di una leadership, quella di WV è troppo debole. (vedi vs. post sul cavaliere bianco e il PD).
Adesso vengo ai punti da commentare: "annibale est ad horas" è da sempre la tattica preferita per imporre soluzioni altrimenti sgradite, o non condivise, o addirittura sciocche, GWB, BS e adesso BO non hanno inventato niente, la storia si ripete. Sempre. Solo la qualità degli individui, le capacità, fanno la differenza, BO non ha ancora dimostrato niente, GWB e BS hanno ampiamente dimostrato le loro incapacità, GWB è in via di "condanna" dalla storia, BS è ancora qui (ahimè), BO vediamo.
Infine, poichè non sono un "homo televisivus" guardo poco i TG, ma una frase l'ho colta : BS ha detto " E' la cultura della libertà e della vita contro la cultura dello statalismo e della morte", nessun raccoglitore (chiamarli giornalisti è troppo) ha fatto presente che: "Eluana voleva essere libera di morire", mentre lo Stato italiano voleva impedire questa sua libertà, quindi l'affermazione corretta avrebbe dovuto essere:" E' la cultura dello statalismo e della vita contro la cultura della libertà e della morte". Ma è sfuggito a tutti, così adesso sono tutti convinti che la libertà sia da un lato (quello di BS, come hai fatto egregiamente notare), mentre è l'esatto opposto. Asimmetria o puro calcolo ? Io ho paura in entrambi i casi, quello che mente sapendo di mentire è più pericoloso di un bugiardo inconsapevole.
Credo proprio che Michele fosse ironico in quel punto... :)
Hai colto un punto interessante, non è la prima volta che BS utilizza slogan in questo modo. Mi domando spesso se ha letto "I principi della neo lingua" in "1984" di Orwell (dove,semplificando, si indicava ogni cosa negativa con il suo opposto positivo), se è "talento naturale" o se non si renda nemmeno conto.Voto per la seconda.
Mi hai rubato il pensiero.