La boutade di Tremonti non sembra essere cosa particolarmente seria, ma bisogna concedere che almeno la retorica va nella direzione giusta. La domanda che tutti dovremmo porci e su cui tutti dovremmo riflettere è: perché la bozza arriva solo adesso? Le misure contenute (accorpamento delle tornate elettorali, limitazioni dell'uso delle auto blu, cancellazione di alcuni vitalizi ai politici etc. etc.) sono misure che hanno oviamente enorme sostegno popolare, trasversale a tutti gli schieramenti, e che in un paese dalle finanze pubbliche in difficoltà come l'Italia avrebbero dovuto essere approvate anni fa.
Arriva invece solo ora, e credo nessuno possa ragionevolmente dubitare che sia una conseguenza delle brutali sconfitte del partito di Tremonti alle ultime amministrative e ai referendum. Che lezione è giusto trarne?
A mio parere la lezione è molto semplice. Punire i propri rappresentanti che si comportano male è utile, e non c'è bisogno di avere alternative migliori a mano. Per chiarire, sto parlando di una situazione come quella italiana, che con tutti i suoi difetti è pur sempre una democrazia abbastanza matura in cui, nonostante le urla che puntualmente si sentono a destra e a sinistra, il pericolo di un rovesciamento delle istituzioni repubblicane è sostanzialmente assente. Quindi no, per quanto schifo faccia questo centrodestra non è vero che il controllo quasi totale dei media è un'arma infallibile per anestetizzare il paese. Quindi no, per quanto schifo faccia il centrosinistra non è vero che esiste la dittatura delle toghe rosse e che i cosacchi si abbevereranno alla fontana di Trevi quando vinceranno le elezioni.
In questa situazione sbaglia di grosso chi pensa che occorre aspettare un'alternativa migliore per punire la propria parte politica. Il modo giusto di vedere la situazione strategica è quella di un gioco ripetuto tra l'elettore e il suo rappresentante. L'elettore ha normalmente certe preferenze per le politiche da attuare (per esempio alta o bassa tassazione, laicità o meno dello stato etc.) e sceglie in principio la parte politica più vicina alle proprie aspirazioni. Ma c'è normalmente un'altra dimensione, che è quella della onestà e competenza del personale politico. Indipendentemente dalle nostre preferenze politiche, credo tutti dovremmo essere d'accordo che un presidente del consiglio non dovrebbe telefonare alle questure per ottenere il rilascio di giovani criminali, che le auto blu debbano essere usate solo quando necessario, che le date dei referendum dovrebbere essere decise per minimizzare i costi e non per servire gli interessi di una parte politica etc. etc. Si tratta, ripeto, di questioni elementari di competenza e onestà, abbastanza slegate dalle preferenze politiche.
Ora, se votiamo sempre per una parte politica, sulla base dell'argomento che ''gli altri sono peggio'', che incentivi stiamo dando ai politici della nostra parte? Pessimi, come è facile intuire. Più o meno gli stessi incentivi che ha un dipendente il cui stipendio e mantenimento del posto non dipendono in alcun modo da come fa il proprio lavoro.
Tradite, quindi. Tradite spesso e volentieri, o con l'astensione o con il voto per l'altra parte. Tradite senza chiedervi se l'altra parte è meglio o peggio, perché non è questo il punto. Bisogna punirli per mantenerli onesti. E la lezione non la capiranno finché non vedranno punizioni molto, molto dure. E continuate a punirli finché non cambiano sul serio. Le tre paginette di Tremonti, presentate al Corriere anziché al Consiglio dei Ministri, fanno solo ridere. Le chiacchiere stanno a zero. Ben altro devono fare, e sottolineo fare, prima che li si possa riconsiderare.
Sono d'accordo con te, Sandro.
Questa d'altronde è la realtà dei fatti. Per quanto ne so io, negli ultimi 20 anni non c'è mai stato un governo in carica per due mandati di fila, così come per una fazione politica. Se vogliamo incentivare i politici, a mio modesto parere, sono altre le strade da intraprendere, non quella della punizione attraverso il voto dato allo schieramento opposto (che in una democrazia sana, probabilmente, avrebbe maggiore impatto).
Per esempio, non si potrebbe pagare il politico attraverso un meccanismo simile a quello delle stock option? Nella mia tesi di laurea ho ipotizzato un meccanismo di incentivazione (relativo solo alla parte variabile degli stipendi) dei manager attraverso l'uso non solo delle opzioni di tipo call long (as usual nelle società per azioni), ma anche delle opzioni put short. Chi sa qualcosa di finanza, capisce tranquillamente che tale meccanismo incentiva i manager ad agire in un ottica di lungo periodo.
Se trasliamo questa metafora alla politica, il metodo di incentivazione potrebbe indirizzare il politico capo di un ministero o del governo ad agire nell'interesse della società che governa, in quanto direttamente responsabile in solido. Ipotizzando, infatti di legare l'andamento delle opzioni al valore del Pil o altro o, meglio ancora, ad un indice unico che leghi i diversi indicatori di salute dell'economia nazionale (pil, tasso di occupazione, produttività, etc) adeguatamente pesati.
Questa è una semplice e banalissima idea che sono sicuro mi smonterete in due minuti, però credo che un meccanismo simile possa incentivare i politici a indirizzare la propria politica verso il soddisfacimento degli interessi della collettività.