L'anno scorso, attraversando in macchina con un amico (che guidava, ma non sa guidare) un'amena cittadina di mare, ho avuto la sventura di avere un incidente. Poca cosa. L'auto che ci era venuta addosso era guidata da un signore che ho subito riconosciuto come grosso commerciante di pesce della zona, quello da cui tutti i ristoranti si riforniscono.
Quando il mio amico, professionista milanese vestito da professionista milanese, chiese gentilmente al commerciante di stilare la constatazione amichevole dichiarando la sua ovvia colpa, questi diede fuori di matto. Prese a urlare (cito) che lui non si sarebbe fatto fottere da dei "fighetti milanesi", che lui era sì un "pescivendolo" ma uno di quelli svegli, che non avrebbe firmato un accidente, "maledetti avvocati milanesi". Io ero allibito; non riuscivo a comprendere la violenta reazione scaturita dal nulla (il mio amico non sa guidare, ma aveva ovviamente ragione, e si era comportato molto educatamente). Non riuscivo a comprendere, dicevo, finché non mi si avvicinò una signora molto elegante (di quelle con la erre moscia) che possiede un negozio di scarpe, anch'esso molto elegante, a fianco della pescheria. Era appena arrivata sul luogo, attratta dagli schiamazzi, assieme alla polizia e mi disse "ma lo lasci stare, non vede, è un povero pescivendolo".
Stamattina ho aperto il giornale, e sono rimasto allibito davanti alle urla di Tremonti, ancora una volta contro gli economisti. Ma poi mi ha telefonato un amico, economista italiano, e m'ha detto: "hai visto Tremonti? Ma dai, non prendertela, lascialo stare, non vedi, è un povero contabile".
Almeno Tremonti fosse un contabile, mi risulta che sia un avvocato tributarista.
Mah, infatti più che un conta-bile a me sembra un conta-balle.