L'ultima Relazione Unificata sull'Economia e la Finanza pubblica (RUEF per gli amici) è apparsa la sera del primo maggio. La tempistica è un po' inusuale e fa pensare alla vecchia tattica di pubblicare notizie scomode quando vengono notate di meno. La notizia non sarà sui giornali del due maggio perché in tale data i giornali non escono. Magari ne parleranno alle televisioni; noi non riusciamo a vederle ma i lettori ce lo racconteranno. Comunque qualche lavoratore indefesso nei giornali c'è, e la notizia è stata immediatamente ripresa da Corriere e Sole 24 Ore; al momento in cui scrivo la notizia non è ancora apparsa su Repubblica, La Stampa e Il Giornale.
Perché è tanto circospetto il ministero? Andate sul sito del ministero, scendete un po' fino alla sezione Documenti e Pubblicazioni. Trovate la relazione, un malloppone di quasi 300 pagine. Non me la sono letta tutta, e forse ne varrebbe la pena. Comunque, se andate a pagina 45, sezione 3.1.2. ''Stime e tendenze per il 2009 e anni successivi'', trovate quanto segue.
Per le stime di finanza pubblica esposte nella presente Relazione si assume un’ipotesi di riduzione reale del PIL del 4,2 per cento inferiore di 2,2 punti rispetto a quella posta alla base dell’aggiornamento del Programma di stabilità.
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Il nuovo quadro previsivo porta a stimare un indebitamento netto pari al 4,6 per cento del PIL per il 2009 superiore di 0,9 punti percentuali alla stima elaborata, sulla base di risultati provvisori per il 2008, per l’aggiornamento del Programma di stabilità.
Andate poi alla Tabella 3.1.2.2‐2 di pag. 60, per vedere cosa ci aspetta negli anni a venire. Per il 2010 la stima di crescita del PIL è di +0,3%, per il 2011 è +1,2%. Si tratta di crescita anemica, ma a questo punto c'è da sperare che il ministero abbia ragione. Se veramente il PIL crescerà in base a tali previsioni il rapporto deficit/PIL sarà del 4,6% nel 2010 e del 4,3% nel 2011. Possiamo solo sperare che non si verifichi un rialzo dei tassi di interesse. Questo è quanto si afferma nell'introduzione, a pagina 5.
Per il prossimo biennio 2010‐2011 il profilo di evoluzione dell’indebitamento è condizionato da un peso crescente degli interessi la cui incidenza sul PIL è attesa elevarsi dal 5 per cento nel 2009 al 5,2 per cento nel 2010 e al 5,5 per cento nel 2011: conseguentemente, pur in presenza di un avanzo primario crescente dallo 0,4 per cento nel 2009 allo 0,6 per cento nel 2010 e all’1,1 per cento nel 2011, il livello dell’indebitamento nel 2010 si attesterebbe sullo stesso livello del 2009, per iniziare a scendere a decorrere dal 2011 anno in cui dovrebbe collocarsi al 4,3 per cento.
Direi che è abbastanza. Perché il governo non voglia dare troppa pubblicità alla cosa credo sia chiaro. La linea comunicativa finora è stata più o meno quella di dire che la crisi non è troppo grave, comunque meno grave di quella di altri. All'inizio di marzo, quando il centro studi confindustria aveva previsto un calo del -3,5% del PIL per il 2009, il ministro Sacconi si era arrabbiato. Stime opiniabili disse, aggiungendo che c'è gente che si «esercita con il piacere del peggio». Chissà se anche i tecnici del ministero appartengono a questo strano club sadomaso. Tremonti aveva invece acutamente osservato «Non credo che sia un momento in cui è ragionevole fare previsioni congiunturali». Chissà se adesso pensa che il momento sia arrivato.
Essendo il Primo Maggio, avra' pensato: "lavoratori di tutto il Belpaese, fottetevi".