Nel suo pezzo intitolato "La sovranita' limitata ", apparso oggi sul Corriere, Pietro Ichino ritorna sulla vicenda dei tassisti e, piu' in generale, sul fatto che in Italia spesso si finisce con il salvaguardare interessi particolari a discapito di quello generale. Per Ichino, il problema sta nel "difetto di quel senso del bene comune e di quella cultura delle regole, che sono requisiti essenziali per l'esistenza e la prosperita' di una nazione". Per quanto facili ed attraenti (o attraenti perche' facili), questo tipo di considerazioni paiono perlomeno sterili, se non peggio. Sarebbe pertanto cosa buona e giusta lasciarle ad antropologi e sociologi.
Quella che propongo e' un'interpretazione da Econ 101. Prendiamo ancora una volta in considerazione la vicenda dei tassisti. Ad (ovvio) rischio di eccessiva semplificazione, limitiamo a tre le parti in causa: il governo, i tassisti e i consumatori.
Come ricorda Ichino, i tassisti si sono resi protagonisti di una lunga serie di violazioni della legge vigente. Non c'e' bisogno di spiegare perche' l'hanno fatto. Per la perizia che hanno dimostrato nel difendere i loro interessi, si meritano davvero un 10. D'altro canto, il governo ha ritenuto di non avvalersi degli strumenti che la legge stessa gli attribuisce per prevenire e punire una buona parte di queste violazioni. Perche?
Per non cadere nella banalita', cominciamo con l'assumere che Bersani non sia ne' uno stupido ne' un pusillanime. (Sinceramente, mi sembra uno dei migliori, in questo governo) Viste queste ipotesi, dobbiamo concludere che, ex-post, abbia ritenuto ottimale, visti i suoi obiettivi personali, non indugiare nella battaglia. Quali sono questi obiettivi? Non dubito che Bersani abbia nobili intenti, ma non dubito neppure che abbia interesse a rimanere sulla sedia il piu' a lungo possibile. Certo, l'interesse dei consumatori (che in questo caso sono tutti tranne i tassisti) avrebbe avuto una migliore chance di prevalere se Bersani avesse tenuto duro, al rischio di una prolungata e costosa vertenza. E, soprattutto, se la battaglia l'avesse realmente combattuta, a forza di precettazioni e di cariche della Celere. E' chiaro, comunque, che una tale strategia avrebbe anche comportato un incremento della probabilita' che, a lungo andare, il ministro si sarebbe visto costretto alle dimissioni. Vista la risicata maggioranza, sarebbe stato sufficiente che un manipolo di senatori rifondaroli si fossero opposti alla "strategia repressiva" del governo. Uno dei problemi, dunque, e' la chiara mancanza di allineamento tra gli interessi dei consumatori e quelli di Bersani: per i consumatori, i costi di breve periodo (mancanza di taxi piu' probabilita' di dimissioni del ministro) erano infinitamente inferiori ai benefici di lungo periodo che sarebbero loro derivati dalla sconfitta dei tassisti, non solo per le ricadute positive sul servizio, ma anche e soprattutto per l'effetto annuncio nei confronti della altre categorie protette. Per Bersani, il costo di breve periodo (le dimissioni) si e' rivelato piu' alto dei benefici.
Ora guardiamo al futuro. Visto che (1) a tutti i ministri piace stare attacati alla poltrona il piu' a lungo possibile e visto anche che (2) in futuro maggioranze risicate saranno piu' la regola che l'eccezione, come si puo' agire sul sistema degli incentivi delle parti, in modo tale che la tanto agognata efficienza prevalga? Il problema e' un classico in economia: come far si' che si implementi una riforma che va a beneficio del 99.9% della popolazione e a discapito dello 0.01%, quando il beneficio individuale degli uni e' largamente inferiore alla perdita individuale degli altri? Quando, come in questo caso, la riforma ha l'effetto di incrementare l'efficienza, la stessa produce risorse sufficienti per indennizzare la categoria 'perdente'. Ichino accenna a questa possibilita' nel suo articolo. Penso che questa soluzione (e qui usciamo dall'economia per addentrarci nella politica) non troverebbe alcun favore tra il 99.9% dei beneficiari, visto che a nessuno fa piacere essere derubati. Altro? Invece di rispondere 'altro' (che a Bologna significa che 'non c'e' altro' ), rispondo che si possono dare strumenti e incentivi al 99.9% per proteggere i loro interessi. Per esempio, si puo' rendere conveniente per i privati cittadini, individualmente o in associazione con altri, l'adire vie legali contro individui e sindacati che violano la legge. Esempio: se un bel giorno atterro a Linate e i taxi, occupando la sede stradale, impediscono all'auto NCC che ho prenotato di prelevarmi, la legge deve assicurarmi non solo il diritto, ma anche gli incentivi, a fare causa ai tassisti stessi. Pongo l'enfasi sugli incentivi. Il diritto gia' viene assicurato dalla legge. Il motivo per cui nessuno ne usufruisce e' che il vantaggio atteso che comporta e' largamente inferiore al costo atteso. Si puo' agire sull'uno e sull'altro. Ecco alcune semplici proposte: (1) consentire class-action lawsuits, cioe' azioni legali che vengono portate da una pluralita' di individui, a difesa di un interesse diffuso; (2) far si' che, limitatamente ad alcune materie, la parte sconfitta non debba farsi carico delle spese legali della parte prevalente; (3) ovviamente, adoperarsi per la riduzione dei tempi di definizione della causa.
Ichino conclude scrivendo che "...Gli sviluppi della vertenza (dei tassisti) paiono indicare che alla Repubblica Italiana oggi è inibito di scegliere sovranamente la soluzione più ragionevole di questo conflitto di interessi,
per ragioni di ordine pubblico." Con tutto il rispetto per il Professor Ichino, queste considerazioni le potrebbe fare anche il mio barbiere (se fosse di Miramare, invece di Gerusalemme). La sfida e' cercare di comprendere le motivazioni che spingono le parti a certe azioni e quindi agire su queste (le motivazioni, non le azioni).
non capisco perche' non sia possibile indennizzare il .001%, i tassisti. non che non sarebbe piu' utile/giusto fargli male....(per le stesse ragioni per cui michele farebbe male agli israeliani), ma perche' non indennizzarli? non ho capito il punto, sorry.
Ciao Alberto, devo essermi espresso male. Certo che e' possibile indennizzare i tassisti, e cosi' raggiungere la frontiera. Mi chiedevo se ci fossero meccanismi che spingano la scelta pubblica verso un'allocazione (sulla stessa frontiera) in cui noi stiamo meglio e loro (i tassisti) peggio. Non sono necessariamente alla ricerca di miglioramenti paretiani. Infatti, non mi e' chiaro perche' si debbano tutelare i diritti acquisiti, quando questi non sono altro che rendite monopolistiche. Immagino che non sia chiaro neanche a te. I Savoia non sono stati indennizzati quando sono stati cacciati... o sbaglio?