Per colpa del sindacato dei doppiatori (suppongo), l'ho dovuto vedere in italiano. Il film racconta la storia di un postino depresso in una Manchester triste. Ha buone ragioni per esser depresso: per un errore di gioventu' ha lasciato l'amore della sua vita (la prima moglie); la seconda moglie ha lasciato lui e i figli adolescenti; i figli sono delle teppe disperate che lo fanno disperare.
Per tirarsi su, fuma marijuana (che ruba a uno dei figli). Mentre fuma, ha visioni di Eric Cantona, grande ex-star del Manchester United, e suo mito vivente (con l'accento sulla a finale, che e' francese, per gli incolti). Cantona gli parla, passeggia con lui, gli da' consigli ermetici ma intelligenti. E la sua vita comincia a rinascere. Ma uno dei figli (quello della marijuana) ha dei problemi con la malavita locale e lui ricade nell'angoscia esistenziale fino a che (su suggerimento di Cantona, naturalmente) non contatta i suoi amici postini. Non vi racconto la fine per non rovinare la sorpresa, abbastanza piacevole.
In buona sostanza, il classico schema cui Loach e altri nuovi (non piu' tanto) registi inglesi ci hanno abituato: un'ode alla solidarieta' di classe (proletaria), un sogno a che tornino i tempi in cui gli operai andavano necessariamente in paradiso di diritto.
Pero': Cantona e' meglio 'e Bruce Willis! Piu' cool.
A solid movie, dice mio figlio, a cui non puo' importare meno dell'ideologia un po' retrograda che disturba il padre.