hRiporto da Il Foglio del 22 giugno 2010:
"Il Foglio per il diritto alla privacy La dignità della persona, le regole della convivenza civile, la potenziale deriva orwelliana del nuovo mondo tecnologico
La legge sulle intercettazioni, affidata alla dialettica politica e parlamentare, è controversa. La nostra opinione è che non debba essere offuscato o marginalizzato, nel conflitto intorno al testo della legge, il principio liberale e costituzionale della riservatezza delle comunicazioni, perno della privacy.
Gridare “intercettateci tutti”
- significa dimenticare il massacro di umanità che si è compiuto nel corso del Novecento per la pretesa del potere di interferire nelle vite degli altri, e gravemente sottovalutare la potenziale deriva orwelliana del nuovo mondo tecnologico
- significa ritenere che lo Stato possa ogni cosa, anche penetrare nei luoghi più reconditi e sacri del privato, calpestando quella dignità della persona su cui devono fondarsi leggi e regole della convivenza civile
- significa cancellare l’articolo 15 della nostra Costituzione, che sancisce il diritto alla riservatezza La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione fu considerata dai Costituenti inviolabile. Bisogna salvaguardare l’efficienza delle indagini penali contro ogni forma di criminalità e la libertà della stampa e degli altri mezzi di comunicazione di massa. Ma non c’è mobilitazione che possa svolgersi nel disprezzo di questo basilare diritto del cittadino."
[Firmato da: Pierluigi Battista, Giovanni Belardelli, Margherita Boniver, Alessandro Campi, Luigi Compagna, Aldo Canovari, Carlo Cerami, Francesco Cundari, Alain Elkann, Mattia Feltri, Tommaso E. Frosini, Giancarlo Galli, Ernesto Galli della Loggia, Benedetto Ippolito, Luca Josi, Raffaele La Capria, Luciano Lanna, Carmen Llera, Roberta Mazzoni, Piero Ostellino, Angelo Panebianco, Giampaolo Pansa, Roberto Papetti, Flavia Perina, Sergio Pizzolante, Luca Rigoni, Carlo Ripa di Meana, Andrea Romano, Carlo Rossella, Giovanni Russo, Susanna Tamaro, Umberto Silva]
Nota mia. E chi mai prenderà le parti del fratello, non la scemenza televisiva, ma il fratello di "1984", dittatore di Oceania e così via. Il Foglio rimanda a Brandeis, al diritto di esser lasciati da soli e in pace etc. Il sottoscritto, che si scusa per parlare in prima persona, produsse un argomento formale per limitare esattamente il diritto ad esser lasciati in pace di servitori del pubblico, cosidetti, governanti, banchieri centrali, e così via. L'idea non è cosi sconvolgente, risale niente po' di meno che al padre fondatore di molto liberalismo etico-morale. Si veda I. Kant in "Zum ewigen frieden" (Verso la pace perpetua, 1795).
Si può sviluppare il suo argomento verso una severa limitazione di un diritto cosidetto fondamentale. L'argomentazione è un po' troppo tecnica e tediosa, anche se al fondo auto-evidente. La conclusione è semplicissima, invece, ma meno evidente. Ed è la seguente: anche se si accetti come presupposto che il diritto alla privatezza sia fondamentale e non negoziabile va ristretto ed in modo molto severo per tutti coloro che, per loro stessa scelta, si pongano in condizione di agire in nome di altri.
L'argomento è semplice. Vi sono due interessi in conflitto. Uno è (s'ammetta pure) il diritto "fondamentale" alla riservatezza. Il secondo è il diritto di sapere che cosa si sceglie. Nel caso dei politici (o almeno così pensa il sottoscritto) il secondo ha priorità logica. Perché? Perché lo status contrattuale tra il votante e il votato è cieco e asimmetrico. Non sa nulla il votante di che cosa sia il votato, tranne le informazioni, per ragioni ovvie fortemente inquinate, che il candidato da votare presenta su se stessa.
La cecità è immensa, non fosse altro perché non si sa che cosa sia il compito di un governo. Per dare solo un esempio, tra i recenti. G.W. Bush 2nd fu votato su un programma di conservatorismo con compassione. Nessuno, ma proprio nessuno, prevedeva o immaginava che l'amministrazione si sarebbe trasformata in una specie di Sparta con controlli sui prestiti nelle biblioteche (cfr. il "patriot act".)
Di fronte ad esempi come questi è, a mio avviso, altamente preferibile sapere che il candidato, ad esempio, ascolta la voce di dio che parla a lui. Si noti che é perfettamente legittimo per me non voler rivelare che converso con dio. Non è legittimo invece che celi o la mia preferenza per i travestiti in gonnella o per i patriarchi in sottana, se mi sottometto a giudizio pubblico. Ergo il diritto alla riservatezza va severamente limitato per i candidati politici e per i politici serventi il loro mandato.
Vi sono dozzine di maniere per eseguire in termini di politiche e di meccanismi giuridici il programma di restrizione. Alcuni sono in atto anche adesso (dovere in molte amministrazioni di rendere pubbliche le fonti di reddito e proprietà che un politico ha.) Alcuni sono da metter in atto, a mio avviso.
Sviluppai il tutto in maggior dettaglio, se la cosa interessa, in questo scritto in inglese, tuttavia, facile facile...
Questo lo dicevano anche i Greci, che per la loro concezione della Polis non ammettevano neppure lontanamente che si potesse mettere becco nell'"ordine naturale" delle cose familiari, e quindi, in particolare, sul fatto che «gli animali domestici fossero sottomessi agli umani, i figli fossero sottomessi ai genitori, e la moglie fosse sottomessa al marito».
Invece, guardino un po', la Polis moderna è penetrata anche in quel luogo recondito e sacro del privato, per imporre il suo Diritto. Questi liberali hanno proprio ragione a menar scandalo, sono davvero loro gli autentici, veri, interpreti della dignità della persona.
RR