Si fa un gran parlare in questi giorni nei quotidiani della "gran rinuncia" di d'Alema alla presidenza della camera, del suo senso di responsabilita'; allo stesso tempo, dell'avidita' di Bertinotti che ha bruciato il suo capitale politico non per una delle cause a lui care, ma per una poltrona. Ma quanto vale questa poltrona? Ben poco, secondo me. Se non erro, uno dei pochi suoi poteri effettivi e' quello di presiedere la conferenza dei capigruppo, e quindi avere una voce importante nella decisione dell'ordine del giorno della camera. Per il resto, la carica comporta varie incombenze poco interessanti, il taglio di nastri augurali, accogliere statisti stranieri in visita, ...
Bene ha fatto Prodi a concederla ad una delle figure potenzialmente piu' destabilizzanti della coalizione. Dall'alto del suo scranno Bertinotti si sentira' un grande statista aperto persino al dialogo con l'opposizione (si ricordino per esempio le aperture ai ragazzi di Salo' pronunciate da Violante nel suo discorso d'insediamento alla stessa carica). Quanto a d'Alema e alle sue lacrime di coccodrillo, prima di dichiararlo sconfitto, aspettiamo di conoscere cosa otterra' in cambio. Gia' si parla di presidenza della repubblica, ma credo sia troppo poco: saranno i ministeri chiave a contare, ministeri che molto difficilmente sarebbero stati concessi a rifondazione e che difficilmente ora verranno rifiutati ai ds.
Sono d'accordo. La presidenza del Senato e' stata fondamentale per un personaggio come Pera, che l'ha usata come megafono per dichiarazioni poco intelligenti e ignoranti sulla cultura occidentale. Ma Bertinotti non avrebbe bisogno di megafono per le sue di dichiarazioni poco intelligenti e ignoranti: la stampa ama da tempo i suoi maglioni, la cordicella degli occhiali, la erre moscia, e quant'altro.