Ogni previsione sull'esito delle primarie, a questo punto, è ardita. La designazione dei delegati avviene secondo un meccanismo piuttosto complesso che rende difficile il lavoro degli analisti elettorali. Alcuni stati ripartiscono i propri delegati proporzionalmente, altri in modo maggioritario. Inoltre, un consistente numero di leaders di partito partecipano di diritto e con potere di voto al congresso nazionale. Si tratta di una frazione piuttosto consistente dei delegati: quasi il 20 per cento del totale dei delegati al congresso democratico, e più del 10 per cento dei delegati repubblicani. Vista l'incertezza dell'esito nei sondaggi, non è completamente esclusa la possibilità che questi "superdelegati" possano fare da ago della bilancia. A complicare ulteriormente le cose, non è ancora chiaro se i delegati della Florida e del Michigan saranno ammessi al voto: il dirigenti locali del partito hanno deciso di anticiparie le primarie in Gennaio contro il parere della dirigenza nazionale, che ha così escluso dal voto finale i delegati provenienti da questi stati. Interessante vedere se questa minaccia verrà mantenuta nel caso i loro voti siano decisivi.
Cosa dicono i sondaggi? Per quanto riguarda i democratici, Obama e Clinton stanno correndo testa a testa in molti stati. In California per esempio, stato col maggior numero di delegati in palio, i sondaggi forniscono indicazioni constrastanti. I tre più recenti danno Obama vincente 45 per cento contro 41, Clinton vincente 43 a 40 e Clinton vincente 49 a 38. Hillary ha un leggero vantaggio fra le donne, Obama fra le minoranze, ma soprattutto fra i giovani e gli indipendenti. Hillary punta sulla sua esperienza; nei discorsi e nei dibattiti propone idee concrete, per esempio un programma di riforma sanitaria che porterebbe per la prima volta alla copertura sanitaria universale. Lo stile di Obama invece è più da predicatore protestante, con meno sostanza e più appelli alla speranza e al cambiamento. Ritengo i due candidati politicamente indistinguibili, nonostante i media cerchino di esasperarne le differenze. Nonostante il maggiore appeal mediatico di Obama (Hollywood sembra essersi spostata al suo fianco, ma il NY Times si è dichiarato per Hillary), il supporto dell'establishment del partito è diviso pressapoco a metà, ed io penso che la ben oliata macchina elettorale della famiglia Clinton farà la differenza: azzardo di fare l'indovino pronosticando che vincerà Hillary.
In campo repubblicano, McCain ha un discreto vantaggio nei sondaggi su Mitt Romney e su Mike Huckabee. Interpreto che il popolo repubblicano abbia compreso l'ineleggibilità di un candidato di religione mormone, il primo, o di un fondamentalista cristiano che non crede nell'evoluzionismo, il secondo. D'altro canto, McCain è favorevole alla ricerca sulle staminali, è contrario ad un emendamento alla costituzione che proibisca il matrimonio fra gay (questo significa solo che McCain vuole che siano gli stati a decidere, non che abbia una posizione favorevole al matrimonio gay), etc... Queste posizioni da South Park republican sono poco appetibili alla destra fondamentalista del partito che, attratta secondo il disegno strategico di Karl Rove, ha garantito la vittoria di George W. Bush nelle scorse elezioni. Prevedo che Super-Tuesday fornirà un consistente vantaggio a McCain sugli altri candidati Repubblicani, ma sono anche abbastanza convinto che perderà le presidenziali, qualsiasi sia il candidato democratico.
I mercati delle scommesse online sembrano darmi ragione: su intrade.com, il titolo che paga 100 in caso di vittoria alle primarie di McCain viene scambiato a 87,5 (ogni titolo corrisponde a $10 ricevuti in caso di vittoria, meno i costi di transazione). Si può interpretare questo dato come una probabilità di vittoria dell'87,5 percento secondo le previsioni del "mercato". Questi dati mi interessano in modo speciale perché, al contrario dei sondaggi tradizionali, indicano l'opinione di persone che sono disposte a giocarsi il portafoglio sulla bontà delle loro previsioni. Come non credergli? In campo democratico, il titolo che dà vincente Hillary viene scambiato a 60,1. Un margine più modesto, ma solido. Per quanto riguarda la vittoria delle elezioni presidenziali, titolo che dà per vincente il candidato democratico alle presidenziali viene scambiato ad un prezzo di 61,7. I titoli che indicano come vincitori Clinton, Obama e McCain vengono scambiati rispettivamente a 37,9, 35, e 25,4. La somma di questi tre numeri è 98,3, segno che il mercato dà per quasi scontata la vittoria di uno di questi candidati.
Domani sera (mercoledì mattina per gli italiani che ci leggono) ne sapremo di più, anche se probabilmente nessun delegato avrà raggiunto il quorum minimo di delegati necessario ad una vittoria certa. Nel frattempo non ci si può che rallegrare dell'evoluzione e dell'apertura dell'elettorato americano, che per la prima volta candiderà certamente alle elezioni di novembre o una donna o una persona di colore.
Per saperne di più: questo sito oltre a contenere molte informazioni sulle elezioni, raccoglie tutti i risultati dei sondaggi stato per stato.
Aspettavo questo articolo! Sicuramente si è già detto tanto in merito, ma mi piacerebbe conoscere la sua opinione in merito ai motivi della difficoltà repubblicana, dopo aver vinto 5 elezioni nelle ultime 7. L'ideologia conservatrice è (ancora) viva?
Che cos'e' l'ideologia conservatrice?
Filippo, intanto diamoci pure del tu, sempre che non ti dispiaccia. Hai ragione, volevo spiegare perché penso vincerà il candidato democratico, ma poi mi sono dimenticato di scriverlo. Credo che i repubblicani perderanno a causa degli errori di Bush sulla guerra in irak. Ormai il tema della guerra è poco dibattuto, ma resta un fattore importante. L'elettorato USA è meno immobile di quello italiano, e chi sbaglia viene elettoralmente punito. Sarà difficile per qualsiasi candidato repubblicano scrollarsi l'onta dei gravi errori commessi dall'amministrazione Bush.